3 febbraio 2024

Il Cavallo Rosso: Vita e Destino in Brianza



Mi sono accostato a Eugenio Corti per caso: ho scovato, su una bancarella, una vecchia copia de "Gli ultimi soldati del Re", un suo romanzo autobiografico ambientato tra i soldati italiani che combatterono i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Sono stato attratto soprattutto dall'argomento, dato che i libri sulla lotta al nazifascimo da parte dell'Esercito Italiano sono pochissimi, soprattutto se confrontati con quelli sulla lotta al nazifascimo da parte dei partigiani.

Trovo solo malafede in chi vorrebbe contrapporre in qualsivoglia misura questi due esempi di sacrificio e lotta per la Libertà.

Ma poi sono stato coinvolto dalla sua scrittura.

Dal suo pensiero.

E ho deciso di affrontare il suo romanzo più famoso.

Non sapevo nulla de "Il Cavallo Rosso", solo quello che riportava wikipedia.

Beh, quando mi sono trovato di fronte un tomo di oltre mille pagine (1080 per la precisione) ho immediatamente pensato che sarebbe stato un bel viaggio.

E così è stato.

Il Cavallo Rosso è il "Vita e Destino" degli italiani.

Perché, è vero, c'è una parte del romanzo che è completamente obsoleta (quella sulla morale sessuale cattolica), ma tutto il resto, purtroppo per noi tutti, è terribilmente attuale.

Il romanzo è una saga plurifamiliare che inizia con la Seconda Guerra Mondiale e si conclude nei primi anni '70.

I momenti più drammatici sono quelli legati alla ritirata di Russia e alle disumane condizioni in cui erano tenuti non solo i prigionieri di guerra italiana, ma una rilevante fetta della stessa popolazione sovietica vittima della ferocia di Stalin.

Se Vita e Destino è il romanzo della Libertà, Il Cavallo Rosso è quello della responsabilità.

La responsabilità fraterna.

La responsabilità dell'uomo verso l'uomo, sia il prossimo che lo sconosciuto.

La responsabilità che attanaglia l'industriale, lo scalpellino, il contadino, l'ufficiale e persino lo scrittore.

La responsabilità duplice della testimonianza cristiana e del benessere materiale di chi ci circonda, incluso l'Ambiente.

Un elemento originalissimo è quello della trascendenza nell'aldilà che Corti inserisce nel testo come elemento naturale della Vita.

Ma c'è un altro aspetto che ci tengo a sottolineare:

la Brianza e Milano.

Devo confessarlo: fino all'esperienza nella redazione di Proposta Educativa i milanesi sono stati piuttosto indecifrabili ai miei occhi.

Nel senso che ne avevo conosciuti da vicino un paio, ma non mi tornavano i conti.

Ecco, il Cavallo Rosso contiene una descrizione della fibra morale di una comunità che è sopravvissuta, minoranza tra le minoranze, alla Milano da bere, al ventennio berlusconiano e alla catastrofe edonistica del XXI secolo.

Non credo siano rimasti in molti, oltre agli scout per intenderci, a vivere secondo quell'etica industriosa e cristiana.

Ma penso che siano ancora abbastanza tanto da dar seme e portar frutto.

Capisco bene come un capolavoro come Il Cavallo Rosso abbia incontrato l'ostracismo della sinistra (e della destra se è per questo).

E' un romanzo che si oppone alle ideologie del XX secolo considerandole, proprio come in Vita e Destino, due facce della stessa medaglia: quella della disumanità del totalitarismo.

Non è un romanzo semplice e non è qualcosa che farei leggere nelle scuole (ma all'università sì).

Ma è una lettura che dovrebbe far parte del bagaglio di chi fosse intenzionato a ricostruire un'etica condivisa estranea a scelte ideologiche, base per una proposta politica che vada ad incunearsi tra i populismi e i resti ideologizzati di una sinistra completamente incoerente e priva di lungimiranza.

Sì, mi riferisco all'antioccidentalismo per partito preso e alle femministe/movimenti LGBTQ che marciano per Hamas.

Non ho gli strumenti per una critica ragionata e tecnica, quindi non vado oltre.

Probabilmente qualcuno storcerà il muso di fronte al mio paragone tra l'opera di Corti e quella di Vasilij Grossman. Ma prima di farlo suggerisco di leggere entrambe le opere soprattutto alla luce della crisi legata all'ascesa delle dittature neofasciste/ neostaliniste di questi anni.

E dedico queste righe a Vanda di Marsciano Corti,  Moglie di Eugenio, venuta a mancare proprio questa settimana.









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