6 luglio 2025

La Guerra è un crimine ma chi è il criminale?




«I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi»

Così scriveva Alessandro Manzoni.

Ed io sono completamente concorde.

Senza, però, assolvere del tutto le conseguenti azioni degli offesi.

La guerra è un crimine.

Anche quella difensiva, solo che in questo caso è un crimine commesso per forza maggiore.

Ma resta un crimine.

E' un crimine obbligare qualcuno ad uccidere, forse anche più che uccidere di per sé.

Ecco, io la penso così.

Per impedire la guerra l'unica via è quella della deterrenza che diventa obsoleta solo nei rapporti tra democrazie mature.

In questo contesto, non esistono i crimini di guerra come li intende la popolazione Occidentale il cui stato di allucinazione permanente l'ha convinta che la guerra debba essere simile ai giochi gladiatori: un grande spettacolo tra soli militari.

Il che, non solo non è. 

Ma non è mai stato.

Mai.

In realtà, eccetto l'attacco premeditato ad ospedali e scuole o altre infrastrutture umanitarie in cui l'attaccante sa per certo che non ci sono obiettivi militari in mezzo, il resto non sono crimini di guerra ma solo crimini e basta dato che la guerra stessa è un crimine contro l'umanità.

Secondo la legge di Dio, temo, dato che il 24/02/2022 il diritto internazionale post Seconda Guerra Mondiale è defunto. 

Tutti gli eserciti sono macchine di morte e la differenza è solo tra chi fa cose organizzate come Auschwitz e i massacri/stupri di massa in Germania orientale nel 1945 e l'avanzata dell'US Army in Francia nel 1944.

Il 99% degli eserciti, in guerra, si comporta in maniera intermedia.

L'1%, appunto, come le SS.

Non esiste un esercito di boy scout (e il fondatore dello scautismo ha partecipato alla Seconda Guerra Borea dove gli inglesi non usarono certo guanti gialli e riguardi alla popolazione civile).

Quindi, cara opinione pubblica occidentale, delle due l'una.

O ci sono differenze o non ci sono.

E se non ci sono, l'uso della violenza è sempre ingiustificato (e allora dovremmo riconsiderare perfino il giudizio morale sulla Resistenza. Ma davvero vogliamo farlo?).

Ovviamente, le differenze ci sono, eccome se ci sono.

Ma per coglierle serve competenza e studio.

Per individuare quei rari casi in cui la violenza è stata trattenuta in nome dell'umanità.

Vi lascio questo esempio:

https://invernoerosa.blogspot.com/2024/01/operation-carthage-war-war-never-changes.html

Una tragedia immane, forse un crimine di guerra, ma sicuramente non pianificato come tale.

Fate pace con la matematica: o non c'è differenza tra le SS e chi ci liberò da loro o i crimini commessi da questi ultimi sono responsabilità ultima delle SS e di Hitler.

Scegliete il mondo in cui volete vivere: quello in cui chi si difende è  colpevole come chi aggredisce o quello in cui i crimini di chi è obbligato a difendersi sono responsabilità ultima di chi ha costretto a commetterli: l'aggressore.


La Pace non ammette ignoranza.

4 luglio 2025

Bye bye bike to work





Giugno 2014, Maggio 2025.
Tanto è durato il mio assiduo e quasi compulsivo uso della bicicletta come mezzo di trasporto per il tragitto casa ufficio.
E siccome c'è solo buono o cattivo equipaggiamento e non buono o cattivo tempo ci sono andato anche con la neve e sotto la pioggia battente (arrivando in ufficio asciutto).
Ma ora non ne posso più.
Ho ceduto causa trasferimento a Castenaso per cui i quasi 3 km (di cui molti di ciclabile anche se l'intersezione tra via del Pilastro e via Larga prima e quella tra via Larga e via dell'Industria poi sono stati progettati da  un sadico anticiclista) sono diventati 8 di cui pochissimi di ciclabile e moltissimi di strada statale.
Ho ceduto non solo per l'aumento della distanza, ma anche per l'impossibilità di gestire in sicurezza due bambine che vanno a scuola in due città differenti.
Se prima, in caso di mal di pancia, mi bastava tornare a casa dall'ufficio, lasciare la bici in cantina e in 2 minuti di orologio arrivare a scuola, ora non è più possibile. Per non parlare del rischio di portare una bambina sul seggiolino in strada statale.
E queste sono le motivazioni razionali.
Il vero guaio è un altro.
Avevo paura ad andare in bici.
E' diventato troppo pericoloso.
Il pericolo maggiore sono gli automobilisti: inutile aspettarsi né il rispetto del codice della strada su distanze di sicurezza, precedenze agli attraversamenti ciclabili e neppure la razionalità di considerare un ciclista un'automobile in meno in coda, un parcheggio in più. 
No: il ciclista è un nemico da intimidire perché vogliono poter stare in coda al semaforo rosso 45 secondi invece che 30.
La mia cam sul casco ha registrato scene che voi umani ...
E negli ultimi mesi sono stato travolto dall'ansia al solo pensiero di salire in bici.
Un'ansia crescente e nel tempo direi piuttosto invalidante (rispetto all'uso della bici).
Ma non è tutto.
Non ne posso più nemmeno degli altri ciclisti il cui comportamento è diventato identico a quello degli automobilisti (ma proporzionalmente alla massa e al quadrato della velocità, molto meno pericoloso).
Ciclisti contromano sulla ciclabile, senza luci, che ti vengono addosso con la stessa arroganza degli automobilisti: in via del Fresatore un tipo ha lasciato la sua ciclabile per venire quasi a sbattermi addosso mettendosi contromano sulla mia corsia, ovviamente lui senza luci io con luce accesa e pure reelight lampeggianti ad induzione.
In Via Pirandello, una via con parcheggio a pettine, sono stato investito da un ciclista contromano.
Una via in cui andare contromano, dati i parcheggi a pettine, è un tentato suicidio.
Beh, devo dire che anche di costoro mi sono sufficientemente rotto. La prossima volta che un buontempone del genere tenta di entrare in collisione con me per gioco esattamente come fanno gli automobilisti correrà il rischio di investire non i 77 kg del sottoscritto + bici ma una utilitaria: non ne posso più di rischiare la pelle per il bene di gente che nel migliore dei casi mi disprezza, in media tenta di ammazzarmi per distrazione e nel peggiore gioca con la mia vita.
Devo ammettere che, da quando vado in macchina in ufficio, mi sento meglio.
Non fisicamente, anzi, per il mancato esercizio dovrò presto trovare una soluzione e anche piuttosto drastica ed in fretta.
Mentalmente.
Non ho più l'ansia di uscire di casa e rischiare la vita.
Buffo, no?
Un'automobile, uno degli oggetti più pericolosi per se stessi, il prossimo e l'ambiente, che mi ha tolto l'ansia che si era fatta insopportabile negli ultimi mesi.
Ma così vanno le cose a Bologna.
Non me ne volgano i pochi amministratori che si sono impegnati per rendere questa città ciclabile, ma la sicurezza del mio tragitto casa vecchia lavoro non era sufficiente e quello tra casa nuova e lavoro è inesistente.
Ma non ho certo appeso la bici al chiodo: ho fatto un paio di giri in bici a Castenaso (anche se solo in orario non di punta) e mi sembra che la situazione sia molto più tranquilla.
Ho usato la bici per fare qualche commissione e non ho nessuna intenzione di arrendermi: sto solo sopravvivendo per tornare a combattere un'altra battaglia: questa è perduta.
Tra 3 anni, quando la prole andrà a scuola tutta a Castenaso, potrei tornare al bike to work se le infrastrutture ciclabili abbasseranno il rischio a sufficienza.
Per ora non è cosa, ma la speranza muore anche dopo i ciclisti.


3 luglio 2025

9 anni al Pilastro, cronaca di una possibilità



Sono andato ad abitare al Pilastro a metà maggio del 2016 e a fine giugno 2025 ho traslocato.

Perché? 

Mi serve più spazio.

E da quelle parti il tipo di casa che mi serve non c'è.

Come vive un materano nato a Piccianello e cresciuto a Serra Rifusa al Pilastro?

Beh, non si sente a casa: i marciapiedi non sono sconnessi e sbrecciati come a Matera.

Il Pilastro è un rione di periferia di una delle città più ricche d'Italia.

Ha un sacco di servizi e la mia opinione è che si faccia davvero molto per risolvere i problemi.

Probabilmente, il Pilastro è una delle migliori periferie italiane.

Di fronte al mio vecchio appartamento c'è una casa di quartiere che ha cambiato il volto di quella parte del rione. E' sempre circondata di ragazzi che sono, se non seguiti, quanto meno monitorati.

Da quando c'è quel presidio la situazione è visibilmente migliorata.

E non è l'unico.

C'è la biblioteca, il Circolo "La Fattoria" con annessa pizzeria Porta Pazienza, il poliambulatorio, l'altra casa di quartiere vicino il Meraville e poi la fattoria urbana.

I problemi ci sono e non sono più quelli del 'Pilastro'.

Sono quelli delle città italiane, da Torino a Palermo.

Come si riassumono nove anni?

Partiamo dalla sicurezza: mi sono sentito più in pericolo sotto i portici del centro di Bologna di giorno che al Pilastro tornando a casa a tarda notte dalle riunioni di Comunità Capi.

E' un quartiere dove si parcheggia facilmente ed ha tutti i servizi ma è inutile nascondersi dietro al dito: i problemi ci sono e non sono di facile soluzione. Non invidio gli amministratori.

In prima battuta ti vien da chiedere un po' di repressione, tanto per essere di moda.

Ma dopo un po' vuoi solo che i problemi siano risolti.

E, sarà sciocco, partendo dai più piccoli: non lo spaccio (ormai universale nelle nostre città), ma i cartoni di pizza abbandonati in strada o le urla dei giovincelli nelle notti d'estate.

La casa di quartiere e la biblioteca sono  sicuramente più utili di un controllo di polizia anche se non guasterebbe evitare un po' di maleducazione anche oggi e non solo limitarsi a sperare che i ragazzi della casa di quartiere non siano maleducati domani.

Comunque, pare che la caserma dei carabinieri diventerà operativa a giorni e la faccenda non è banale, probabilmente potrebbe contribuire ad innescare un circolo virtuoso che porterà le cose a migliorare ulteriormente.

Si può proseguire con la narrazione di un matrimonio, l'acquisto di una casa, la nascita delle figlie, l'incontro con l'universo del Nido, della scuola dell'infanzia e della scuola Primaria.

L'incontro  con le persone alle feste di quartiere, alla casa gialla dietro il Meraville, le albe in bicicletta per andare a lavoro e le partenze nella notte per le vacanze di Natale.

Gli arrivi con due culle nel giro di quattro anni e anche i tempi terribili del covid.

Tutto passato.

Auguro al Pilastro e alla sua gente di progredire.

E di star bene.

Al Pilastro è possibile star bene. 

E noi siamo stati bene.

Come a Piccianello, dove sono nato.

Come a Serra Rifusa, dove sono cresciuto.

Ma ora è arrivato il tempo di un'altra periferia, con vista su un campo di grano.

L'importante è essere fuori dal centro.




31 maggio 2025

Male di miele (di Hamas)




Premessa:

Sono a favore della soluzione due popoli, due stati.

Se qualcuno volesse chiedermi come ci si arriva direi che il mio esempio iniziale è questo qua.

Sappiate che non apprezzo i coloni e gli ultrasuperturbo ortodossi che non fanno manco il militare e mandano altri a coprire i propri soprusi.

Trovo oscena ogni ipotesi di deportazione della popolazione palestinese da Gaza.

Non ho una sola parola da dire a favore dei governi israelini dopo quello di Barak.

Su quello che succede oggi laggiù non intendo parlare, non perché non abbia una mia opinione, non perché non abbia voglia di condannare (come ha fatto meglio di me Liliana Segre) i crimini di guerra di Israele.

Ma perché c'è pochissimo da dire stante l'attuale clima di caccia alle strghe che farebbe apparire moderato il maccartismo.

Se non avete voglia di dare un occhio al link o se pensate che quello del 7 Ottobre sia stato un atto di resistenza e non uno di genocidio (vero) lasciate perdere.

Vi auguro il meglio ma auguro a me stesso di avere il meno a che fare possibile con voi. Non perché siete cattivi, ma perché vedete un ponte dove c'è un crepaccio e capirete che non è saggio stare sull'autobus con uno di voi alla guida …

Fine della premessa.

Quindi io, italiano, ho pochissimo da dire/fare sulla situazione di Gaza, di cui non parlerò: ci sono già tantissimi che sanno farlo meglio di me.

Parliamo di noi, invece.

Di noi italiani/europei di sinistra e progressisti.

E magari pure ambientalisti.

Ecco la mia tesi:

la questione palestinese sta devastando, oltre che milioni di vite laggiù, decine di milioni di vite quaggiù distruggendo l'essenza di una proposta politica riformista e progressista.

La cosa si sposa perfettamente con il mancato supporto alla resistenza ucraina e anche al silenzio su tutto il resto del sangue sparso per il mondo. 

Proprio oggi: la guerra in Sudan è un fatto sconosciuto ai più ma il  relativo conto del macellaio è esorbitante.

Non mi riferisco all'antioccidentalismo genetico e viscerale che addossa i mali del mondo ai paesi liberi, ma a un livello successivo.

Quello della scorta a Liliana Segre, dei cartelli discriminatori sui negozi, della violenza fisica contro studenti ebrei.

Partiamo da rifiuto della Storia, non solo quella del conflitto arabo israeliano in cui prevale una narrazione basata su fatti scelti ad hoc escludendo il contesto (e, ovviamente, gli altri fatti non coerenti con la narrazione di cui sopra).

Ma proprio della stessa Storia d'Italia. Ormai non si riconosce nemmeno la banalità del dato di fatto di come l'Italia sia stata liberata dai nazifascisti. Anche questa è narrazione e guai a far notare che gli alleati non facevano certo passare convogli di viveri per la Germania e che l'Italia è stata liberata a furia di bombardamenti, artiglieria, carri armati e città rase al suolo. 

A questo punto sottolineo alcuni punti fondamentali:

Il rifiuto del dato storico e l’accettazione acritica delle narrazioni ideologiche:

Che cos'è accaduto in Terra Santa dal 1917 ad oggi non è roba interpretabile. 

E' Storia ben documentata che, però, è completamente ignorata, sia che si tratti dello slogan 'non è cominciato il 7 ottobre nel 1948' (che a rigore sarebbe il 1947), sia che si tratti del ritiro da Gaza del 2004: i fatti sono regolarmente ignorati né più né meno di come fanno i novax.

Poi non vi lamentate quando i fascisti fanno il saluto romano in piazza perché anche loro interpretano a modo loro una storia invece chiarissima. Se i fascisti di oggi sapessero che fine hanno fatto i fascisti di ieri per colpa dei capi fascisti dell'epoca di fascisti oggi ce ne sarebbero molti meno. 

Al momento, la sinistra effettua una selezione mirata di fatti che supportano la tesi precostituita, ignorando tutto il contesto e agendo in base ad una narrazione autocostruita.

Vale per Israele come per l'Ucraina. Non vale per il Sudan (che evidentemente non esiste), e vale anche per lo Yemen, Taiwan e la Corea. Memoria selettiva. E pure falsa.


L'inefficacia dell'azione politica della Sinistra:

come mai diritti, lavoro, innovazione, ambientalismo, cavalli di battaglia di questa Sinistra, segnano il passo?

Temo che una gran parte della causa sia proprio nell'incapacità politica della Sinistra che applica a queste faccende gli stessi criteri che applica ad Hamas. Su, compagni, se voi trattate le questioni della scuola, del lavoro e dei diritti con lo stesso occhio antiscientifico con cui vi approcciate alla storia della questione Palestinese non credo che farete fortuna. Ah, non ne state facendo da un po'? Strano ...

L’abbandono delle donne e la normalizzazione dell’integralismo.

Già, perché quello che Hamas ha fatto alle donne israeliane il 7 Ottobre non ha riconoscimento alcuno tra le femministe nostrane con un atteggiamento suicida e giustificazionista degno del miglior patriarcato da barzelletta. 

Per non parlare di quello che Hamas ha fatto, fa e farà alle donne palestinesi. 

Il tutto per dar contro agli ebrei.

Sagaci.

Ma anche prima del 7 Ottobre c'era poco da stare allegri. Il femminismo si è completamente arreso al patriarcato (ma solo quello islamico però). Ve le ricordate le donne afghane? E quand'è stato che in Afghanistan le donne potevano andare a scuola eccetera? Facciamolo un piccolo sforzo di memoria. Ma anche questa memoria è ad orologeria.

Prima viene l'antioccidentalismo. Poi nulla, poi nulla, poi ancora nulla. Poi vengono i diritti delle donne palestinesi yementite iraniane afghane ... Immigrate in Italia? (cit.)

I diritti civili sacrificati

Ma non ci sono solo le donne. Abbiamo anche il diritto di voto, i diritti delle persone LGBTQ+, i diritti dei bambini all'educazione, il diritto di parole e di pensiero. Tutto abdicato per sostenere l'antisionismo (su cui non dico nulla perché ho promesso di non parlare di quella tragedia lì).

Anche in Occidente se i diritti umani sono messi al di sopra di religioni e cultura si rischia l'accusa di fascismo (sic.).

Anche in questo caso prima l'antioccidentalismo, poi nulla poi eccetera idem come sopra.

Conclusioni:

In Israele un sacco di gente è contraria a Netanyahu e al suo governo e pure alle colonie e ovviamente alla Guerra. 

Non due o tre. 

Milioni.

Quindi se, come me, siete contro Netanyahu e il suo governo e pure alle colonie e ovviamente alla Guerra, siete in compagnia di milioni di Ebrei Israeliani e Arabi Israeliani.

Il problema non è protestare contro Israele, ma non aver mai protestato contro l'Hamas di turno.

Nemmeno contro i missili degli Houti (e Israele non mi risulta abbia mai occupato lo Yemen).

E gli israeliani lo sanno.

L'ABC del pacifismo è nel mettersi nei panni degli altri per individuare una via di mediazione. Ma 'sta faccenda proprio non trova cittadinanza da queste parti. Anni fa, il Clan del mio gruppo scout è andato in Terra Santa e nell'ambito delle attività preparatorie in cui sono stato coinvolto solo di striscio mi è capitato di parlare con un italo israeliano. Il suo punto di vista (ormai datato) è che dopo il ritiro israeliano da Gaza, (già, questo fatterello  è uno dei più pervicacemente ignorati) che cosa ha avuto Israele in cambio? Missli, razzi, sangue e guerre. Quindi, che incentivo hanno gli israeliani alla nascita di uno stato palestinese in Cisgiordania se le premesse sono queste?

Insomma, tutto 'sto sbandierare pace gronda sangue (ebraico e soprattutto palestinese) fino alla falda acquifera.

Non c'è niente di utile (se si volesse la pace, cosa in cui non credo più) nel proporre costantemente, ad orecchie israeliane, la distruzione di Israele. E non è una questione di minoranze estreme ma di maggioranze silenziose che non si oppongono, che so, alla persecuzione dei cittadini italiani di religione ebraica (a Torino siamo arrivati alle botte).

Si parla di soluzione a 2 stati mentre le azioni suggerite dagli slogan puntano alla distruzione di Israele e a un secondo olocausto e basta (dal mare al fiume questo significa). Ma anche se la soluzione a due stati fosse quello che si ha nel cuore (e francamente, dopo gli attacchi a Liliana Segre, non ci credo) nessuno pone la questione centrale che la tragedia di Gaza dimostra come irrinunciabile nel momento in cui si dovesse chiedere agli israeliani un ritiro dalla Cisgiordania (e, finalmente, una volta per tutte, da Gaza): che succede se dallo stato palestinese partono attacchi ad Israele? 

Senza una risposta a questa domanda le premesse sono inutili.

E che cosa ci resta, quindi?

Ci resta una Sinistra che a parole è contro ma nei fatti agevola patriarcato, omofobia, antisemitismo pur essendo convintissima di essere in antitesi rispetto a tutto ciò.

Ci resta una catastrofe culturale che non solo è ben evidente nei risultati elettorali e nei sondaggi, ma che è anche evidentissima nel livello del dibattito e nei risultati concreti portati dalle istanze riformatrici inquinate da antisemitismo e simpatie (di fatto) per le autocrazie.

E quindi?

E quindi niente.

Queste parole sono state scritte per un unico scopo: testimonianza per il dopo.

Dopo le macerie.

Quelle di Gaza e quelle morali da queste parti:

La Pace non ammette ignoranza.

25 maggio 2025

Area 51 (esimo compleanno)



E così sono 51.

51 primavere, 51 rivoluzioni attorno alla stella più vicina, 51 volte che non ho assistito al mio Primo Contatto.

E, per dirla con Mario Vargas Llosa: <<Era un uomo giunto nel fiore dell’età, la cinquantina, e nella sua persona - fronte spaziosa, naso aquilino, sguardo penetrante, rettitudine e bontà nello spirito - la correttezza etica traspariva da una gagliardia che gli valeva sin dal primo momento il rispetto della gente>>

Più o meno!



11 maggio 2025

Il museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle. Una gemma nascosta (& una lezione di antifascismo aerospaziale)



E' stata proprio una bella gita.

Il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle è una perla della nostra Repubblica.

Un vero e proprio tesoro di scienza, tecnica, storia e cultura.

Eccovi una piccola galleria:


Modello di F-35

C-47

F-104 e Atlantic

F-104

Atlantic

S2 Tracker


MC-72


MC200 saetta



SM79 Sparviero
































Il museo è stato ristrutturato di recente e penso proprio che meriti una visita ed una maggior pubblicità. 

Devo aggiungere un episodio carino che mi è capitato.

Mentre entravamo al museo ci si è affiancato un Clan di MONTECASTRILLI 1 (Terni).

E mia moglie ha sorriso: <<Giorda': scout e aerei! Oggi proprio di lusso!>>

Mi sono trovato a fare da guida al Clan davanti ad uno specifico aereo.






Il CR-42 Falco.

La storia che ho raccontato è questa e mi sono sentito veramente 'Capo Scout in Servizio' a dare una Testimonianza di Antifascismo.

Seppur aeronautico.

I ragazzi sembravano davvero interessati e poi nel corso del resto della visita ho anche ricevuto qualche altra domanda.

Complimenti ai Capi che hanno avuto anche il coraggio di portare i ragazzi in un luogo così inconsueto per una Route di Pasqua.

Unica pecca del museo i prezzi del merchendaising: roba da gioielleria. 

Una T-Shirt da 110€!

Mi sono dovuto accontentare della calamita da frigorifero