21 marzo 2017

L'invenzione della Bomba Atomica, di Richard Rhodes

Ho da poco terminato la rilettura di un Classico della divulgazione storica e scientifica:
"L'invenzione della Bomba Atomica" di Richard Rhodes.
Avevo letto questo imponente saggio  per la prima volta molti anni fa.
Ammetto di non essere rimasto soddisfatto della mia prima lettura.
Cercavo una storia tecnica, la storia degli esperimenti, dei test.
Non ero interessato al Processo.
Il Processo di trasformazione di calcoli matematici in una detonazione nucleare.
Una seconda rilettura, in età matura, mi ha lasciato intravedere l'attualità di questo saggio.
Un primo piano di lettura è, ovviamente, l'alba dell'era nucleare.
Un secondo è l'alba di tutte le tecnologie sufficientemente avanzate figlie della Scienza Pura in grado di consentire all'Umanità di modificare profondamente l'ecosistema.
Chi erano gli uomini che inventarono la bomba atomica?
Erano tanti.
Di continenti diversi.
E nessuno di loro, singolarmente, ha inventato la bomba.
La bomba atomica è stata la conseguenza di anni ed anni di scoperte nella fisica atomica, nella matematica, nella termodinamica, nella chimica e nella metallurgia.
La conoscenza umana, ad un certo punto, ha raggiunto la massa critica per cui la bomba era inevitabile.
I maggiori tra gli scienziati della prima metà del XX Secolo (Einstein, Fermi, Szilárd, Bohr) non desideravano certo che venisse usato il frutto delle loro ricerche per massacrare centinaia  di migliaia di innocenti.
Eppure fu Einstein a dare il via a tutto scrivendo a Roosvelt per chiedergli di battere la Germania Nazista nella corsa alla bomba.
E furono i più miti e brillanti tra gli uomini che, applicando la scienza pura, spezzarono l'atomo e lo imbrigliarono in little boy e fat man.
L'invenzione della bomba atomica, quindi, non è un fatto accidentale, ma un processo tecnologico di accumulo.
Un accumulo di conoscenze che producono la medicina nucleare e la bomba.
Il razzo per andare sulla Luna e l'ICBM.
Il volo low cost per le masse e i bombardieri strategici intercontinentali.
Il calcolo automatico delle onde d'urto di innesco della fissione e i computers.
Le stesse equazioni che donano il Progresso Tecnologico ed il triplicarsi della vita media seminano anche la morte.
Questo libro è stato scritto negli ultimi anni della Guerra Fredda.
L'Opinione Pubblica Occidentale poneva la minaccia di un olocausto nucleare in cima ai propri pensieri, ancor più di quanto oggi si tema (irragionevolmente: è molto più pericoloso attraversare la strada) il terrorismo islamico.
La bomba esisteva nella coscienza collettiva.
Oggi non è più così.
Il programma nucleare iraniano e persino gli esperimenti nucleari e missilistici nordcoreani o la corsa agli armamenti tra Pakistan ed India occupano pochissimo spazio nella consapevolezza (anche elettorale) delle opinioni pubbliche occidentali.
Eppure, il fallimento della non proliferazione nucleare ha notevolmente alzato la soglia di rischio.
Ma lascio al lettore considerare se il maggior rischio sia nella proliferazione nucleare in sè o nella scomparsa di consapevolezza da parte della popolazione mondiale.
Nel 1985 la paur.a della guerra atomica sarebbe stata nella top ten di un Occidentale (o Russo) medio.
Oggi, probabilmente, viene molto dopo la paura degli zingari.
Che, appunto, non dispongono di armi nucleari al contrario della Corea del Nord.
Inoltre, si fanno sempre più insistenti le voci che vedrebbero la Germania, con appoggio e collaborazione degli altri stati dell'Europa Centrale, incamminata sulla via della fabbricazione di una bomba tedesca per sostituire l'ombrello atomico USA dell'era Trump e quello Anglo Francese in tempi di Brexit e Front National, per non parlare dello sciovinismo russo.
Gli scienziati dell'età dell'oro della fisica costruirono la bomba perchè era inevitabile e per battere la Germania, con la palese speranza che la bomba rendesse lo stesso concetto di guerra obsoleto.
L'esperienza dimostra che non è andata così.
Ma, fino a quando il monopolio dela bomba è rimasto ben saldo confinato tra i due blocchi Est Ovest, la bomba non è mai stata per davvero un'arma.
La probabilità di un attacco nucleare intenzionale da parte di una delle due parti è sempre stata piuttosto bassa, soprattutto dopo la Crisi di Cuba.
L'effetto della bomba non è stato quello di annullare la guerra ma di annullare se stessa.
L'autore, trent'anni fa, sosteneva che, almeno in Occidente, caduto il potere temporale delle religioni, l'organismo transnazionale, anzi, supernazionale, è la scienza.
Purtroppo i fatti hanno dimostrato che un altro Padrone si è affacciato  sulla scena fino a superare il potere degli Stati Nazionali:
il Capitale.
Per settant'anni la bomba è rimasta un tabù.
Ma oggi?
Il Vaccino inoculato nell'Umanità a prezzo del sacrificio degli innocenti di Hiroshima e Nagasaki sta perdendo effetto.
Speriamo non siano necessarie dosi di richiamo.

La Tzar Bomb Sovietica https://it.wikipedia.org/wiki/Bomba_Zar



12 marzo 2017

La Legge della Giungla di Enrico Brizzi

Ho appena finito di leggere questo divertente romanzo autobiografico e ne sento già nostalgia.
Nostalgia di quelle pagine in cui è stato fin troppo facile trasfigurare la mia vita parallela di esploratore nel Reparto Sagittario nella seconda metà degli anni '80.
Una delle cose che più mi è piaicuta è il modo esemplare con cui Brizzi traduce lo scoutese a chi è completamente digiuno di scoutismo.
L'altra, questo filo invisibile che mi ha condotto qui e che è evidente nel romanzo.
Anche io possiedo ed ho letto più volte "Il Manuale del Trapper" di Andrea Mercanti, Scout bolognese.
Indosso lo stesso fazzolettone del gruppo di Baffo 001.
Ho provato l'ansia dell'ingresso, del passaggio, la gioia infantile del primo distintivo guadagnato sul campo, l'euforia di un attacco sul fianco ben riuscito (e ho buone speranze che anche le Coccinelle, quest'anno, si educhino allo schwerpunkt) e la meraviglia del primo cielo stellato in solitudine.
Sapevo cosa fossero gli SS20, ho temuto per Chernobyl, ho ancora gli incubi dopo aver visto The Day Afther e ho attraversato la trasformazione dell'Italia da Paese di speranza a Nazione di disperazione.
Suggerisco la lettura di questo breve romanzo a genitori di Lupetti e Coccinelle, a Capi Scout e anche a chi considera quest'ultima isola di resistenza umana in questo paese, in cui ci sono più razzisti che uomini, come parte del problema e non di una sempre più lontana soluzione.