18 febbraio 2018

Energia ed Equità: elogio della bicicletta, di Ivan Ilich

Questo breve saggio (qui una versione online abbastanza completa) è stato scritto nel 1973 da Ivan Ilich, filosofo (e molto altro, tra cui Sacerdote) austriaco.
Erano i tempi dello shock petrolifero, quando l'Effetto Serra era molto in basso rispetto all'Inverno Nucleare nella lista delle paure collettive.
Erano i tempi in cui in Italia c'erano più famiglie che macchine.
Eppure, queste parole sono pensate per il futuro.
Per oggi.
Devo premettere che so molto poco di Ivan Ilich e che queste pagine hanno molto solleticato la curiosità verso il suo pensiero.
Iniziamo, tuttavia, dai numeri.
Vi alzate, vi fate un caffè, vi lavate, vi vestite ed uscite di casa.
10 morti.
Passate la giornata in ufficio.
80 morti.
Sono numeri reali, tristissimi, scandalosi.
Ogni ora, in Italia, 10 persone muoiono prematuramente a causa dell'inquinamento atmosferico.
Ivan Ilich ha previsto questa catastrofe in tempi non sospetti.
Ma il titolo italiano è fuorviante.
Infatti, parla ben poco della bicicletta e assolutamente non ne parla da un punto di vista della 'bellezza'.
Il titolo originale del testo, infatti, è "Energia ed Equità".
Ilich parla della bicicletta solo verso la fine, come esempio di strumento di mobilità equo ancor prima che sostenibile.
Infatti, se le preoccupazioni per la mortalità da traffico sono ben presenti nel suo Pensiero, Ilich ci ricorda che 
"Anche ammettendo che una potenza non inquinante sia ottenibile e in abbondanza, resta il fatto che l'impiego di energia su scala di massa agisce sulla società al pari di una droga fisicamente innocua ma assoggettante per la psiche"

Di fatto, Ilich da per scontata ed acquisita la letale attitudine dell'automobile ad uccidere sia per via meccanica che per inquinamento e si spinge a dimostrare, invece, l'esistenza di un rapporto ben preciso tra livelli di energia adoperati da una società ed il suo livello di equità.
La bicicletta, in pratica, viene citata solo perchè è uno dei pochi strumenti che consentono un risparmio di energia rispetto al semplice gesto di camminare.
Infatti, "non appena la velocità di certi veicoli ha superato la barriera dei 25 chilometri orari, ha cominciato ad aggravarsi la penuria di tempo legata al traffico"
E, guarda caso, 25 km orari è la velocità di crociera massima di una bicicletta in pianura.
Il calcolo è semplice:
"Per trasportare un grammo del proprio peso per un chilometro in dieci minuti, consuma 0,75 calorie... L'uomo in bicicletta può andare tre o quattro volte più svelto del pedone, consumando però un quinto dell'energia: per portare un grammo del proprio peso per un chilometro di strada piana brucia soltanto 0,15 calorie"
Ilich neppure calcola il bilancio energetico dello stesso spostamento per una automobile, in quanto operazione irrazionale ed iniqua.
"Inoltre la bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un'auto, se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un'unica vettura. Per portare 40.000 persone al di là di un ponte in un'ora, ci vogliono tre corsie di una determinata larghezza se si usano treni automatizzati, quattro se ci si serve di autobus, dodici se si ricorre alle automobili, e solo due corsie se le 40.000 persone vanno da un capo all'altro pedalando in bicicletta".
E' necessario, tuttavia, leggere in proprio il testo per assorbirne la determinazione e la profondità.
Mi permetto, tuttavia, un'ultima citazione:
"L'alta velocità capitalizza il tempo di poche persone a un tasso spropositato, ma paradossalmente lo fa deprezzando il tempo di tutti gli altri...
La spesa complessiva di tempo assorbita dal trasporto in una società cresce assai più in fretta del risparmio di tempo conseguito da un'esigua minoranza nelle sue veloci escursioni. Il traffico aumenta all'infinito quando diventano disponibili mezzi di trasporto ad alta velocità. Al di là d'una soglia critica, l'output del complesso industriale costituitosi per spostare la
gente costa alla società più tempo di quello che fa risparmiare. L'utilità marginale dell'aumento di velocità d'un piccolo numero di persone ha come prezzo la crescente disutilità marginale di questa accelerazione per la grande maggioranza."

Se dovessi riassumere ancor più brevemente:

"Oltre una velocità critica, nessuno può risparmiare tem­po senza costringere altri a perderlo."

45 anni dopo la pubblicazione di questi pensieri  le più fosche previsioni di Ilich sono realtà: morte, per incidenti ed inquinamento. Ore ed ore di immobilità nel traffico. Una trasversale, profonda e violenta distorsione della realtà a tutti i livelli e responsabilità della Società.
Infine, disuguaglianza, nella più pazzesca percezione di equità tra i milioni legati come schiavi alle cinture di sicurezza, in fila, che invece di portare i massi per costruire la piramide dell'imperatore dio, languono tra le lamiere spendendo tempo e reddito in sacrificio perenne all'automobile e al modo omicida con cui è usata oggi.
Perchè, mentre avete letto queste righe, qualcuno, di intossicazione da auto, probabilmente è morto.



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