30 marzo 2023

Siamo fortunati che ci abbia scelti


<<Ma non scrivi più di cose scout?>> 

Beh, per quanto riguarda la 'robba scout' ne scrivo, ne scrivo, ma su Proposta Educativa: una media di 4 articoli l'anno negli ultimi 3,5 anni.

Ecco perché, su queste pagine, ne scrivo molto poco.

Inoltre, l'impegno di Capo in servizio attivo in branca L/C è piuttosto totalizzante e non resta molto altro tempo per scrivere di scautismo.

Tuttavia, vorrei fare una mezza eccezione per commentare, con inevitabile ritardo dati gli impegni di cui sopra, la notizia di un ennesimo caso di stupida discriminazione verso un ragazzo disabile.

Un ragazzo che 'da fastidio'.

Il titolo della stampa: 

"Una mamma denuncia: «L'hotel a Primiero ci ha proposto di mangiare in disparte perché mio figlio è disabile»"

Dato che non ho modo di immedesimarmi nel ragazzo in questione, vi propongo un altro punto di vista: non quello della mamma o dell'albergatore.

Ma quello delle persone a cui il disabile 'da fastidio'.

Hanno lavorato, si possono permettere una vacanza, se ne stanno lì finalmente a pranzo con la famiglia e vengono disturbati da urla nel luogo del relax.

Ed è vero: le urla non sono piacevoli.

Ma perché danno fastidio o perché suscitano qualcosa di peggio in cuore?

Pensateci: al ristorante non c'è certo silenzio. 

Tante persone che parlano a voce crescente per farsi sentire dal vicino nel brusio di tante altre persone che parlano.

No, dubito molto che sia il rumore delle urla a il problema.

Io penso che il problema sia la paura.

La paura di trovarsi, prima o poi, rifiutati come la persona che si sta rifiutando in quel preciso momento.

E quando ci troviamo di fronte a qualcuno che è scartato per natura, il solo vederlo, il solo sentirlo, terrorizza chi ha paura di finire scartato a sua volta.

Se è così, cari ospiti dell'albergo incriminato, io vi comprendo, vi capisco.

Perchè quelle urla fanno paura anche a me.

Anche io ho paura di essere scartato.

Anche agli scout.

La Cultura dello Scarto è forte proprio perchè viviamo nel terrore di essere scartati.

Ecco, ci sono molte persone che si oppongono a tutto ciò.

Posso parlare per me: ci sono arrivato attraverso il Vangelo ma non mi azzardo ad affermare che faccio certe cose per Amore.

Forse sì, forse solo perché non sopporto la Paura.

Né in me stesso né negli altri.

Stare accanto a chi non capisce la propria condizione, o, peggio ancora, la capisce benissimo, e ne è terrorizzato, non è per niente facile.

Non è rilassante.

Non è consolante.

Ma, una volta che hai deciso di farlo, di farlo sul serio, senza compassione, senza pietismo, il peso della paura ti cade dal respiro.

Di botto.

Posso dare una spiegazione cristiana, ma in realtà preferisco darvi la mia spiegazione animale: se il dolore di un bambino è insopportabile, ma spesso e volentieri non ci si può fare niente, la paura in un bambino è intollerabile e mi suscita emozioni violentissime.

E la paura di un bambino che si scopre diverso, escluso, solo, beh, quella posso affrontarla.

E distruggerla.

Non sempre e non ovunque.

Ma in quelle tre ore di riunione, in quella domenica di Volo, in quella settimana di Campo Scout, la paura starà alla larga.

Da quel bambino, è vero.

Ma anche da me.

Alla fine, ospiti dell'albergo, per quella famiglia esclusa, scartata, reclusa in una stanza diversa, avete fatto il male.

Per voi stessi, invece, avete fatto il peggio: avete nutrito la vostra paura.

E il vostro terrore guiderà ancora di più le vostre azioni.


Fumetto del giorno: Non è te che aspettavo, di Fabien Toulmé.

Uno dei tanti antidoti contro la paura.

27 marzo 2023

Pacifisti e no. Il Disegnino.

Se non del tutto giusto...


La mia sintesi, senza pretesa di esattezza e completezza. 
Ma con certezza di ottima approssimazione.

 

23 marzo 2023

Mirage: mediocrità da dieci e lode

Mirage III E







Cosa pensereste di un intercettore ognitempo i cui piloti, per la frustrazione dai continui guasti e assoluta inaffidabilità ed inutilità, fanno rimuovere il radar controllo tiro, sostituendolo con la zavorra?

E il cui motore era notoriamente meno potente di quello dei diretti concorrenti (MiG-21 ed F-104)?

E i cui missili aria aria erano ancora meno affidabili di quelli che armavano i suddetti (AA2 "Atoll" e AiM-9B/F "Sidewinder")?

Tutte cose vere, eh!

Il Mirage III, intercettore supersonico francese con ala a delta dei primi anni '60, non era particolarmente sofisticato.

L'ala a delta era già stata usata dall'F106 americano e non era sofisticata come quella dell'F-104.

Per viaggiare a Mach 2 aveva bisogno di un motore a razzo supplementare che aveva propellente solo per pochi minuti, mentre il MiG-21 sovietico raggiungeva la stessa velocità senza ausili.

Insomma, in prima battuta sembrava che i cugini francesi avessero fatto il passo più lungo della gamba con la solita gallica supponenza.

E invece...

Dato che gli USA/UK non ne volevano sapere di vender loro aerei (ebbene sì, l'appoggio USA ad Israele si manifestò solo anni dopo), agli israeliani si dovettero accontentare dei francesi.

Comprarono una sessantina di Mirage III prima serie e si resero immediatamente conto dei difetti del loro nuovo jet.

Insomma, un pacco.

Ma per Israele la difesa aerea non era qualcosa da trattarsi all'italiana, era roba di vita o di morte.

I piloti israeliani iniziarono a testare pregi e difetti del Mirage iniziando a sviluppare tattiche adeguate e ad addestrarsi ad usare l'aereo al meglio in base all'avversario di turno (un bisonico MiG-21 o un vecchio e subsonico MiG 17).

Risultato?

Una carneficina di MiG, anche quando erano pilotati da 'volontari' russi.

Più di centocinquanta MiG Arabi vennero abbattuti durante la Guerra di Attrito, la Guerra dei Sei Giorni e la Guerra del Kippur, per non parlare dei 140 abbattuti dal clone israeliano del Mirage, lo IAI Nesher (ma questa è un'altra storia e ve la racconterò quando mi capiterà di costruire lo IAI Kfir, roba da 007...).

Ah, ovviamente, per la maggior parte, coi cannoni e non coi missili...

L'uso razionale dello strumento e l'adeguato addestramento allo stesso resero il Mirage III un best seller a livello internazionale.

Ne furono costruiti 1400 senza parlare dei derivati.

A dimostrazione di quanto detto prima su addestramento ed uso razionale, gli stessi Mirage fecero una figura barbina durante la guerra delle Falkland quando una decina di jet argentini furono abbattuti dai subsonici Sea Harrier inglesi.

Il Successore, il Mirage F-1 ebbe minor fortuna commerciale.









Ma si prese le sue belle soddisfazioni. Venduto in gran copia all'Iraq di Saddam Hussein (già, anche 'sta volta la vulgata degli aerei americani venduti all'Iraq è solo propaganda pacifinta) riuscì ad abbattere anche un discreto numero di supercaccia F-14A iraniani (venduti dagli USA in chiave anti URSS allo Scià di Persia prima della rivoluzione islamica).

Di Mirage ce ne furono altri: il Mirage 5, il Mirage IV da bombardamento strategico, il Mirage 2000 e posso citare anche il Super Mirage 4000 rimasto a livello di prototipo. 

E vi ho già accennato dei cloni israeliani...

Ma ho abusato fin troppo della vostra pazienza e la loro interessante storia dovrà essere raccontata un'altra volta.


Mirage IIIE a sinistra, Mirage F-1C a destra




13 marzo 2023

Fiat CR 42 Falco ed Aermacchi MC 200 Saetta: il fascismo fatto aereo

Fiat CR 42 Falco a sinistra, Macci MC 200 Saetta a destra

Fiat CR 42 Falco a sinistra, Macci MC 200 Saetta a destra


Quale dei due aerei qui sopra ha volato per primo? 

E quale dei due aerei qui sopra è entrato per primo in servizio con l'Aeronautica Italiana?

Mentre ci pensate, vi ricordo che quest'anno è il centenario dell'Aeronautica Militare Italiana.

E ho deciso di iniziare a fare modellini di aerei che hanno prestato servizio con l'Arma Azzurra iniziando proprio da questi due modelli della Seconda Guerra Mondiale.

Sono stato titubante per molto tempo, in parte per ragioni che saranno più chiare alla fine del post, in parte perché i fasci littori delle insegne stonano con la mia libreria. 

Torniamo ai due caccia.

Il biplano è un Fiat CR 42 Falco. Primo Volo: 23 maggio 1938, entrata in servizio l'anno dopo, nel maggio del 1939.

E il Monoplano? Macchi MC 200 Saetta. Primo Volo: 24 dicembre 1937, entrata in servizio: 1939...

Il biplano, in pratica, fu un aereo più nuovo (ma, ovviamente, non più moderno) del monoplano.


Fiat CR 42

Fiat CR 42

Fiat CR 42

Macchi MC 200 Saetta

Macchi MC 200 Saetta


Macchi MC 200 Saetta


Vi dirò di più: il monoplano MC 200 fu l'aereo vincitore del concorso per il nuovo caccia italiano indetto nel 1936. 

E il biplano CR 42? Quando mia moglie ha visto il modellino pensava fosse di un aereo della Prima Guerra Mondiale, non della Seconda.

E non posso darle torto. Certo, anche gli inglesi, soprattutto in teatri secondari come il Mediterraneo, all'inizio della Guerra usarono dei biplani (i Gloster Gladiator, ad esempio).

Ma, appunto: aerei obsoleti alla fine della vita operativa, non aerei nuovi freschi di tavolo di progetto.

Ricapitoliamo: c'è un concorso per un nuovo caccia. Lo vince il MC 200. E il  Fiat CR 42? Non era in concorso. Non era nemmeno sul tavolo da disegno. La Fiat partecipò a quel concorso con un suo modello, il G50 "Freccia".

E che cosa successe a questo aereo perdente?

Ma venne ordinato dall'Aeronautica come se fosse stato il vincitore: perbacco, vorrai mai dare un dispiacere all'Agnelli di turno in Italia?

Si sa, la Fiat, l'Italia,  altri tempi, poi al potere c'erano i fascisti, la corruzione era endemica, sì, sì e bla bla bla.

Come se certe cose fossero cambiate.

E ancora non siamo arrivati a parlare di questo benedetto CR 42.

Ma perché l'aeronautica, pur avendo in produzione un caccia vincitore, pur avendo deciso di dare un contentino anche alla FIAT ordinando anche il suo monoplano, ordinò, l'anno dopo, anche un nuovo ma antiquato biplano?

Durante la Guerra di Spagna, i 'volontari' italiani che combattevano per i fascisti di Franco si trovarono benissimo con il FIAT Caccia CR 32, biplano.

Il CR 32 era, ai tempi, il caccia standard dell'Aeronautica Italiana.

Ne furono fabbricati più di mille nei primi anni '30 e alla FIAT, a Torino, c'era una grande linea di produzione di questo caccia.

Tuttavia, i successi di questo aereo furono ingannevoli, come dimostrò il successivo conflitto mondiale.

La dottrina militare dell'aeronautica italiana, ispirata a questi presunti successi, privilegiava il duello individuale acrobatico e non gli attacchi in formazione. Per i nostri generali le radio non servivano e bastavano due mitragliatrici leggere (mentre all'estero se ne usavano anche otto per non parlare dei cannoni).

E che succede quando un soldato addestrato ed equipaggiato per la guerra che sta combattendo ne incontra uno addestrato ed equipaggiato per una guerra immaginaria che è solo nella sua testa? Questo secondo soldato è un uomo morto.

E, infatti, così andò durante la guerra: i nostri abilissimi piloti (abilissimi nelle acrobazie) furono macellati a bordo dei loro agilissimi biplani da meno abili ma meglio addestrati (e assai meglio armati) piloti alleati.

E non ne parliamo a livello industriale, come evidente da tutta questa giungla di sigle. La Germania ebbe due modelli di caccia principali, l'Inghilterra lo stesso, gli USA: tre. L'Italia? 6 o 7 e credo anche di più. Il che implicava bassi ratei di produzione e gravissime difficoltà nella gestione della logistica dei ricambi.

E, fianlmente, arriviamo al CR 42, evoluzione del CR 32:  quando la FIAT propose alla Regia Aeronautica l'ultima evoluzione del biplano CR 32 che tanto aveva ben figurato in Spagna e che tanto piaceva ai piloti, gli ordini fioccarono.

Anche se Germania, Inghilterra e Francia avevano già abbandonato da un pezzo i biplani e il caccia tedesco Messerschmitt Bf 109, monoplano, aveva avuto pure lui successo in Spagna.

Anche se c'era un vincitore del concorso per il nuovo caccia MC 200.

E direi, soprattutto perché la linea di produzione del CR 42 era praticamente la stessa del CR 32 che, altrimenti, sarebbe stata chiusa.

"E che ce ne facciamo, caro Duce, di tutti quei capannoni, attrezzi, maestranze, mica li vogliamo buttar via. E aggiornarli per produrre altri aerei costa..."

E questa fu una costante: l'industria Italia era a conoscenza di soluzioni tecniche all'avanguardia (ES: saldatura vs rivettatura) ma preferiva non implementarle perchè adottarle avrebbe implicato investimenti che il sistema semifeudale e corruttivo del fascismo rendeva inutili.

Così, il biplano CR 42, obsoleto ancor prima di lasciare il tavolo da disegno, fu l'aereo più prodotto dall'Italia in assoluto: 1800 e passa esemplari.

Era privo di radio, di corazzatura, con un armamento poco più che simbolico, ma ai piloti piaceva tantissimo. Ai piloti italiani piaceva anche tantissimo il tettuccio aperto nonostante la maggior resistenza aerodinamica e la minor velocità che implicava. Il tettuccio aperto piaceva così tanto che quando l'MC 200 ebbe problemi di qualità con le vetrature speciali autarchiche, invece che per risolverlo i piloti premettero per usare anche sul ben più veloce monoplano un tettuccio aperto. Tanto, in mancanza di radio, si comunicava a gesti.

Già: i piloti inglesi si accordavano via radio per attacchi in massa coordianti, ai piloti italiani dovevano bastare i gesti...

Ecco perché sono titubante a costruire modellini di aerei italiani: mi ricordano la quotidianità kafkiana di questo Paese in cui, nello specifico, pur potendo costruire un caccia modesto ma almeno decoroso nei confronti dei concorrenti diretti, per favorire i profitti privati del potente di turno e secondo una logica non scientifica si mandarono al macello i piloti su aerei nuovi di zecca ma obsoleti.

Per non parlare delle nostre città lasciate indifese dai bombardamenti alleati.

Insomma, mi vengono i nervi a ripensare alla follia criminale di queste decisioni e i modellini li faccio per svago non per farmi venire l'ulcera.

Comunque, il CR 42 nei primi mesi di guerra in Mediterraneo e Nordafrica, opposto a velivoli inglesi altrettanto obsoleti, si comportò decorosamente.

Quando fu mandato a duellare con gli Spitfire fu il massacro.

L'MC 200 si comportò bene fino a quando non fu surclassato in numero e prestazioni dai più moderni caccia alleati.

Curiosità: l'MC 200 era complicato da produrre e per farlo occorrevano il quadruplo di ore/uomo di un caccia tedesco ME-109.

L'italietta produsse poco più di mille MC 200, la Germania 35mila ME-109...

Ora, concludo con una nota che mi piacerebbe fosse letta da quella gente che terrebbe volentieri un busto di Mussolini in ingresso.

L'aeronautica, all'epoca, era l'arma fascistissima per eccellenza.

Per tutti gli anni 20 e 30 era famosa per imprese eroiche e guasconate spettacolari ma di scarsissimo valore militare, alla prova dei fatti.

E i suoi piloti erano crème de la crème, l'elite, il fior fiore della gioventù fascista.

Gente che, alla prova dei fatti, si mostrò coraggiosissima e tenace.

Ma il loro amato Duce li mandò a morire in un vecchio biplano nuovo di fabbrica per non far smontare, all'Agnelli di turno, le sue linee di produzione obsolete.

Il fascismo è un crimine capace di annoverare tra le sue vittime i fascisti stessi direttamente mentre il crimine lo compiono.




8 marzo 2023

Io, fiore tenace: il Progetto Educativo di Gruppo del Villanova 1

 



La prossima settimana il mio Gruppo Scout Agesci Villanova 1 presenterà alla Comunità il Progetto Educativo di Gruppo a cui sono lieti di invitarvi. 

La prenotazione è obbligatoria. 

Sul  sito del Gruppo trovate le informazioni per la prenotazione oppure seguite direttamente questo link per effettuarla. 

5 marzo 2023

English Electric Lightning e un ricordo d'infanzia










Cinque minuti.

Cosa si fa in cinque minuti?

Ci si prepara un caffè, si va in bagno, ci si lava la faccia.

Oppure si salta su un English Electric Lightning, si da tutta manetta e si accelera decollando fino a raggiungere mach 2 ad alta quota.

Dopodiché, si torna indietro con la manetta al minimo se no si finisce il carburante.

Oggi parliamo dell'English Electric Lightning, da non confondersi con il P-38 della Seconda Guerra Mondiale o con l'attuale F-35

E' stato un caccia intercettore per la difesa di punto inglese. 

Era pensato per difendere gli aeroporti inglesi da cui sarebbero decollati i bombardieri strategici Victor, Vulcan e Valiant dai corrispettivi russi Badger e Blinder.

Non come caccia a lungo raggio e nemmeno come caccia da superiorità aerea.

Una missione soltanto: decollare, accelerare, intercettare.

In origine il Lightning era equipaggiato anche con 2 cannoni da 30 mm, ma, obbedienti alla filosofia 'tutto missili' americana, gli inglesi li rimossero nella seconda versione (quella del modellino, appunto) per poi introdurli di nuovo nella terza.

2 Missili Red Top erano un po' pochino

Ricordo il Lightning per alcune caratteristiche: 

iniziamo dai motori: il Lightning era un bimotore, certo ma... coi propulsori sovrapposti e non affiancati. Era una vera rogna per la manutenzione (per smontare il motore superiore guasto bisognava smontare anche quello inferiore perfettamente funzionante) ma, in compenso, in caso di guasto di un motore in volo la spinta non era asimmetrica. Inoltre, per risparmiare il poco carburante imbarcato, spesso i piloti in crociera spegnevano un motore.

Poteva montare serbatoi di carburante ausiliari non sganciabili... SOPRA le ali (ma non per operazioni di combattimento).

Era velocissimo (supersonico senza postbruciatori), 

Molto manovrabile (grazie agli alettoni perpendicolari al flusso aerodinamico) e... 

E ... perennemente in ritardo.

Essì, perché le radici dell'italianizzazione dell'Inghilterra c'erano già negli anni '60. Me li vedo due generali della RAF parlare di questo Jet: "Vecchio mio, il nostro Lightning avrebbe bisogno di un radar nuovo e missili migliori" "Non ne vale la pena, lo ritiriamo dal servizio tra 2 anni". 2 Anni dopo: "Ma non lo dovevamo ritirare dal servizio?" "Eh, mi sa di no, aggiorniamolo!" "Ma quegli aggiornamenti sono già vecchi! Non ne potremmo pensare di nuovi?" "Eh, no, non abbiamo una lir.. ehm una sterlina!" E così per quasi vent'anni: gli italiani, con l'F-104 (prima o poi ne racconterò la saga), fecero male. Ma gli inglesi, con il Lightning, peggio.

Cambiamo discorso: è da tanto tempo che volevo scrivere le righe che seguono.

Aspettavo di riuscire a fare un modellino di buona qualità, ma mi sono reso conto che sarebbe un'attesa vana.

Ecco, ci tengo a ricordare qui due persone a cui devo la mia passione per il Modellismo e la Tecnologia.

Tobia Vanalesti per il modellismo e mio zio Stacchio Locantore per la tecnologia.

Preferisco che i miei ricordi restino privati, ma è bene ricordare e rendere pubblico che la conoscenza e la passione per il bello e la complessità si testimoniano e si tramandano.

Quindi dico Grazie.