16 giugno 2012

Quale legge Regionale per Software Libero ed Open Data?

Lunedì 25 Giugno si terrà qui a Matera questo convegno:



Arrivare ad organizzarlo ci è costato parecchio.
In tempo, energia e pazienza.
Non ne sono sicurissimo, ma credo che questo sia il primo convegno del genere in Basilicata.
Un consigliere regionale ed un senatore che sono decisi ad abbracciare la causa del software libero e degli open data non sono propriamente merce comune nell'Italia del 2012.
Ed è di persone così che abbiamo bisogno.
Perchè una buona legge può essere scritta ed ispirata dalla Comunità che si è formata organizzando i 5 Linux Day materani, ma deve essere approvata da una maggioranza politica.
Certo, prendo atto che, secondo taluni, una legge regionale - nazionale su software libero ed open data si dovrebbe materializzare nei codici per Grazia di Dio senza dover passare per le assemblee legislative, pazienza, un ostacolo in più sulla via dell'abbandono delle licenze commerciali e del relativo sperpero di denaro e competenze di giovani lucani.
Supereremo anche questo.
Ora, il mio invito a partecipare al convegno è ovvio, meno ovvio è l'invito a considerare questo evento solo come la fine di una fase (quella dei Linux Day, per intenderci) e l'inizio di un'altra: quella dell'applicazione pratica.
Il Linux Day è solo un giocattolo, una festa per nerd e geek se non porta a risultati pratici rilevanti:
Abbiamo bisogno di una legge.
Abbiamo bisogno di una legge completa, innovativa, con un duplice ambito e con un duplice obiettivo:
Software Libero ed Open Data assieme per un obiettivo di Libertà Civile e Ricaduta Economica.
Abbiamo disperatamente bisogno di reinvestire le nostre risorse economiche e di lavoro nel territorio.
E abbiamo disperatamente bisogno di difendere la Libertà Politica gravemente minacciata da monopoli di potere economico.

Aiutateci a cambiare il Paese 
per non dover cambiare Paese


Per non venir meno alla mia tradizionale logorrea, qui di seguito allego una specie di "appendice" contenente un riassunto sommario delle mie conoscenze e della mia posizione politica con cui entro nel convegno scritto per lettori completamente digiuni della materia. Spero bene di uscire dal convegno con conoscenze ed opinioni differenti.
Buona Lettura:

Per Software Libero si intende, tecnicamente, un programma di cui è pubblicamente disponibile il codice sorgente, ossia che ogni utente può:

  • Eseguire
  • Studiare e modificare
  • Copiare
  • Migliorare ridistribuendo pubblicamente le migliorie apportate


Quelle qui sopra esposte sono definite come le 4 libertà del Software Libero.
Invece, nel sentire ‘comune’ per software libero si intende prima di tutto Linux, che descriverò dopo e poi si intende una famiglia di programmi gratuiti alternativi a quelli proprietari a pagamento.
In genere, i programmi liberi sono gratuiti e dotati di un controllo di qualità del tutto paragonabile a quelli commerciali.
Come esempio classico ci riferiamo al programma libreoffice nel raffronto con l’universalmente noto Office ma tali considerazioni sono estendibili a tutti i programmi di uso comune.
Libreoffice è una suite di produttività del tutto paragonabile a Microsoft Office, ma è gratuita e supporta sia i formati proprietari che quelli aperti. Inoltre, è multipiattaforma, ossia esiste per Windows, per Mac e anche per Linux.
Se Office può costare tra i 250 ed i 1000 € a seconda della versione, Libreoffice è gratis.
Due parole, quindi,  sull’appena nominato e famigerato Linux.
Linux non è un unico programma, bensì è una famiglia di sistemi operativi (come Microsoft Windows o Mac Os X) che rispetta le specifiche de software libero.
E’ un sistema operativo gratuito, immune ai virus di windows, leggerissimo (funziona su PC vecchi anche di 10 15 anni anche con le ultime versioni, un po’ come se Windows 8 funzionasse su un PC del 2000 ) e scalabile: funziona sui servers come sui pc e sui cellulari ma anche i router adsl che abbiamo a casa.
Linux è il sistema operativo di Internet: su Linux girano le relative infrastrutture e la stragrande maggioranza dei siti web.
I cellulari android funzionano con Linux.
Il router telecom o fastweb che abbiamo a casa funzionano con linux.
I navigatori satellitari funzionano con Linux.
I siti web funzionano con linux.
I supercomputers dell’Istat o del CERN funzionano con Linux.
Linux è diffuso ovunque ma non come potrebbe e dovrebbe sui PC delle case e degli uffici.
Un PC equipaggiato con Linux si blocca assai meno di un PC equipaggiato con Windows per ragioni tecniche che non sto qui a spiegare
Inoltre, con Linux, posso far funzionare in maniera sicura, veloce e gratuita un PC per almeno 10 - 15 anni contro i 3 -5 per cui sono ‘pensati’ per funzionare bene i PC basati su Windows, legati al ciclo di rilasci ‘obbligatori’ della Microsoft.
Il bello è che non è necessario abbandonare windows in maniera ideologica per migrare convenientemente al software libero dato che gli applicativi di Linux esistono quasi tutti anche per Windows, cosa che semplifica ed accelera la migrazione: se ho comprato un pc con windows e ho pagato tutte le licenze non devo mica buttarle via, conserverò Windows ed Office aggiungendovi Libreoffice, smetterò, però, di comprare windows e faccio la migrazione sul nuovo. Poi, quando i pc con windows saranno invecchiati un po’, invece di buttarlo e comprare un nuovo pc con windows ci metto su linux e resuscito il vecchio pc come se fosse nuovo.
Esempio pratico: Comune di Matera che ha 300 PC.
Se ne cambiasse solo 30 all’anno (mia affermazione arbitraria in quanto non sono riuscito ad ottenere alcun dato in merito nè dagli impiegati nè dal bilancio) in modo da vivere un ciclo decennale, possiamo ragionare su numeri di questa entità:

  • Soluzione “Proprietaria”: 1500€ per PC con in più canoni di abbonamento annui per servizi software vari come gli antivirus, costi nascosti per virus, blocchi di sitema ecc
  • Soluzione Linux o Windows con software open source: 500€ per PC senza antivirus se con Linux e senza i problemi di cui sopra.

Si tratta di 30mila € all’anno di risparmio... E di questi 30mila € una parte sono effettivi, un’altra va de facto reinvestita in formazione a cura di personale locale e migliori criteri dei canoni di assistenza. Nel caso “Proprietario” il comune spende un sacco di soldi (che vanno quasi tutti all’estero mentre alle imprese fornitrici materane resta meno del 10%) mentre nel caso “Software Libero” il comune non solo spenderebbe un po’ meno, ma, in termini assoluti, spenderebbe di più in risorse che restano alle imprese locali.
Ossia, conviene anche alle imprese che la Pubblica Amministrazione usi linux perchè se prima incassavano 100 di cui 90 di costi ora incasseranno, ad esempio, 70 di cui solo 30 di costi.
Quindi il Software Libero non è solo “Risparmio sui costi di licenza”
è anche:

  • Aumento dell’occupazione Locale.
  • Sviluppo di imprese che fanno in locale il lavoro che fa Microsoft dagli USA.
  • minor produzione di rottami hardware dato che i PC durano almeno il doppio.
  • Maggiore efficienza della rete e dei servizi per il cittadino dato che i PC non si bloccano e non sono soggetti ai virus.
  • Maggiore sicurezza informatica.
  • Indipendenza dalle scelte pro domo sua delle multinazionali straniere.


Per Open Data, invece, si intende una dualità di significato:

  • una tipologia di dati liberamente accessibili al pubblico.

  • un formato di dati definito e gestito da un ente di standardizzazione non  soggetto a limitazioni e restrizioni legali per il suo utilizzo.


I Dati in possesso della Pubblica Amministrazione sono dei tipi più disparati:
Documenti di testo e fogli elettronici, dati geografici e geologici, dati sanitari, tutti ricavati col denaro del contribuente.
Pertanto, tali dati non possono essere negati ai cittadini per le proprie attività.
Inoltre, se i dati sono stati immagazzinati in un formato proprietario, non sono più di esclusiva proprietà, nei fatti, della Pubblica Amministrazione, cioè dei Cittadini, bensì sono soggetti ai diktat commerciali delle case di produzione del software proprietario che possono costringere le Pubbliche Amministrazioni ad onerose spese di stampo neocolonialista, in quanto è la ditta straniera produttrice del software ad imporre i cicli di migrazione dello stesso.
Ci sarà spesso capitato, inoltre, di non riuscire ad aprire un file creato con una versione precedente o successiva del software proprietario che stiamo usando.
Esempio pratico: con office 2003 non è possibile aprire i file di office 2007.
Quindi, va distinto l’uso del formato dati proprietario da quello di dato della Pubblica Amministrazione da mantenere segreto (dati sanitari dei pazienti per esempio) o da pubblicare.
Per esempio, un modello di domanda per un servizio pubblico è un dato aperto, ma può essere scritta in .doc, notoriamente il formato proprietario di Microsoft dei documenti di testo.
Noi, invece, ad esempio, intendiamo per Open Data che:

  1. il modello di domanda sia disponibile in tempo reale sul web
  2. sia scritto non in .doc, formato proprietario, ma in odt, formato aperto

Lo stesso ragionamento va applicato a tutti (o quasi) i dati della Pubblica Amministrazione. Devono essere disponibili online ed in formati aperti. In altre parole, io non devo costringere il cittadino ad acquistare Office o  a piratarlo, commettendo un reato penale, per compilare una domanda.
Nè posso acquistare da una società, ad esempio, un servizio di ortofotogrammetria di un territorio regionale senza rendere disponibile quelle ortofoto ai contribuenti che le hanno pagate nè renderle disponibili in formati proprietari o mediante procedure macchinose.
Perchè Office posso acquistarlo, costa qualche centinaio di €. Invece, per leggere i dati geografici i costi salgono di un paio di ordini di grandezza usando software proprietario.
Dal punto di vista della trasparenza, del rispoetto dei diritti del cittadino, del concetto di “Bene Pubblico”, gli Open Data sono anche più rilevanti del Software Libero.
Anche gli Open Data generano lavoro e sviluppo.
Esempio a caso: mettiamo che io voglia creare una applicazione turistica su Matera per cellulari. Se i dati geografici di Matera fossero aperti nel senso qui descritto io potrei usarli per creare lavoro. Se invece il comune coi soldi pubblici acquistasse tali dati geografici e se li tenesse nel cassetto e/o con formati proprietari tale opportunità non sarebbe possibile.
Ecco perchè è cruciale che la Normativa Regionale in progetto non lasci le cose a metà occupandosi dell’uno o dell’altro elemento ma integrandoli in un’unica ottica di progresso sociale, economico e tecnologico.


Gli obiettivi della Legge che vogliamo realizzare (ovviamente non incisi nella pietra):

La norma deve consentirci di conseguire i seguenti obiettivi pratici:

  1. Forte ridimensionamento della spesa per licenze software proprietarie e relativo ciclo dell’Hardware (risparmio)
  2. Presa di coscienza delle implicazioni dell’uso di software proprietario (informazione e conoscenza)
  3. Reinvestimento dei risparmi in lavoro. (occupazione)
  4. Aumento dell’efficienza dei Sistemi IT Regionali e di tutte le infrastrutture collegtate
  5. Aumento della Sicurezza dei Sistemi IT Regionali e di tutte le infrastrutture collegtate
  6. Creazione di un portale opendata.basilicatanet.it contenente in maniera accessibile tutti i dati amministrativi e geografici del patrimonio regionale in formato aperto
  7. La Regione deve interagire coi cittadini e con le altre P.A. usando solo formati aperti
  8. Indipendenza delle P.A. locali dalle decisoni commerciali delle multinazionali straniere
  9. Creazione di un meccanismo virtuoso di incentivo alla migrazione di tutti gli altri enti locali
  10. Definizione di tempi, modi e risorse per l’implementazione di quanto qui scritto



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