Infuria la polemica, in queste piccole piazzette scout del web italico, sull'accordo tra AGESCI e Marina Militare.
Tutte le news e le opinioni in merito le potete trovare facilmente sul web, dal sito AGESCI passando per la stampa e vari blog sparsi in rete.
Approfitto del fattaccio per fare un po' di (contro)informazione, invece, su un argomento relativamente mainstream:
lo scoutismo miltiarista.
E' un ossimoro
Gli scout saranno pure, secondo il metro degli standard vigenti nel Bel Paese, quasi sicuramente fessi.
Ma militaristi no.
Gli scout vestono una uniforme e non una divisa.
Ma militaristi no.
Gli scout vestono una uniforme e non una divisa.
Uniforme da unus forma, ossia la stessa forma
Divisa, da divisione.
I Soldati indossano una divisa, noi scout no.
L'unforme serve solo in piccola parte come strumento educativo ma più efficamentente come segno di fratellanza ed uguaglianza davanti alla Legge Scout.
Qui ci vuole molto poco ad abbandonare la retorica per scadere subito nel pratico.
La classica domanda "Ma come, vi mettete la divisa coi pantaloncini corti anche in inverno e anche se piove?" contiene in sè il germe dell'errore.
Prima di tutto sono rari gli interlocutori che apprezzano la differenza tra divisa ed uniforme (e vorre ben vedere in un Paese che non distingue Berlusconi da Pisapia).
Poi, non è l'uniforme a fare garanzia di scoutismo, ma è un fattore che consente a tutti, Ragazzi e Capi, di affrontare la giornata secondo standard di uguaglianza.
E la parola uguaglianza noi la prendiamo molto sul serio.
E' vero, sarebbe molto più comodo fare attività sotto la pioggia o nella neve dotati di equipaggiamento tecnico individuale, ma sarebbe estremamente costoso per le famiglie.
Ed emarginante per chi non
Invece, l'uniforme, comoda, economica, pratica anche sotto la neve (provate a camminare un'ora nella neve in uniforme scout e in jeans e vi renderete conto che le gambe nude sono meno 'assideranti' dei jeans bagnati e gelati) permette l'accesso alle attività a tutti.
Cosa c'è di miltiaristico in questo?
L'uniforme scout, coi fazzolettoni colorati diversi da gruppo a gruppo, con i distintivi simboli di progressione personale e non di grado, è la perfetta antitesi alla divisa di un soldato, imposta dallo Stato al singolo.
Gli Scout, quando si incontrano, si mettono in cerchio: non sono irregimentati ad ascoltare l'arringa del duce di turno.
E quando vanno in fila lo fanno per motivi di sicurezza: per non essere investiti e per non perdere nessuno camminando al passo del più lento.
E non è tutto.
Il Militarismo non è nemmeno patrimonio di tutti gli eserciti.
Con un po' di buona volontà (leggendosi, per esempio, Stephen Ambrose: Cittadini in Uniforme, vs Neitzel Sönke; Welzer Harald: Soldaten) si può arrivare ad apprezzare l'enorme differenza tra l'Esercito USA della Seconda Guerra Mondiale paragonato a quello tedesco.
L'Esercio USA era fatto di cittadini in divisa fino ai più alti gradi nemmeno professionisti.
L'Esercito USA del 1930 era minuscolo, quello del 1945 gigantesco ma la Società USA del tempo era quanto di più antitetico possibile a quella nazista della Germania.
I soldati americani nemmeno sbattevano i tacchi quando si mettevano sull'attenti...
Noi scout non abbiamo gradi e non lavoriamo per fabbricare individui stereotipati in un ruolo, lavoriamo per educare, ossia per tirar fuori il meglio da ognuno.
Certo, un capo che si mette a usare metodi da sergente può sempre capitare, ma è assolutamente in errore.
Già Baden Powell, il fondatore dello Scoutismo, Generale Inglese, considerava costoro gente che urla per nascondere la propria incapacità.
Lo Socutismo è un antidoto al militarismo e chi lo considera parte del militarismo può anche tatuarsi in faccia la bandiera della pace ma così facendo si mette dalla parte del problema e non della soluzione.
Per quanto, poi, riguarda l'oggetto del contendere, ossia l'accordo tra Agesci e Marina Militare posso solo ricordare che non ci sono molti Italiani sulla faccia della terra che abbiano salvato più vite e difeso più innocenti dei marinai italiani.
E che quando si cambierà la Promessa da "Verso il Mio Paese" a "Verso quello che mi piace" ne riparleremo.
Nel frattempo, se non mi pare il caso prendere motu proprio certe decisioni senza consultare gli organi collegiali elettivi, mi da terribilemnte fastidio la spocchia pacifinta di certe posizioni al di fuori della realtà dei fatti della vita.
La classica domanda "Ma come, vi mettete la divisa coi pantaloncini corti anche in inverno e anche se piove?" contiene in sè il germe dell'errore.
Prima di tutto sono rari gli interlocutori che apprezzano la differenza tra divisa ed uniforme (e vorre ben vedere in un Paese che non distingue Berlusconi da Pisapia).
Poi, non è l'uniforme a fare garanzia di scoutismo, ma è un fattore che consente a tutti, Ragazzi e Capi, di affrontare la giornata secondo standard di uguaglianza.
E la parola uguaglianza noi la prendiamo molto sul serio.
E' vero, sarebbe molto più comodo fare attività sotto la pioggia o nella neve dotati di equipaggiamento tecnico individuale, ma sarebbe estremamente costoso per le famiglie.
Ed emarginante per chi non
Invece, l'uniforme, comoda, economica, pratica anche sotto la neve (provate a camminare un'ora nella neve in uniforme scout e in jeans e vi renderete conto che le gambe nude sono meno 'assideranti' dei jeans bagnati e gelati) permette l'accesso alle attività a tutti.
Cosa c'è di miltiaristico in questo?
L'uniforme scout, coi fazzolettoni colorati diversi da gruppo a gruppo, con i distintivi simboli di progressione personale e non di grado, è la perfetta antitesi alla divisa di un soldato, imposta dallo Stato al singolo.
Gli Scout, quando si incontrano, si mettono in cerchio: non sono irregimentati ad ascoltare l'arringa del duce di turno.
E quando vanno in fila lo fanno per motivi di sicurezza: per non essere investiti e per non perdere nessuno camminando al passo del più lento.
E non è tutto.
Il Militarismo non è nemmeno patrimonio di tutti gli eserciti.
Con un po' di buona volontà (leggendosi, per esempio, Stephen Ambrose: Cittadini in Uniforme, vs Neitzel Sönke; Welzer Harald: Soldaten) si può arrivare ad apprezzare l'enorme differenza tra l'Esercito USA della Seconda Guerra Mondiale paragonato a quello tedesco.
L'Esercio USA era fatto di cittadini in divisa fino ai più alti gradi nemmeno professionisti.
L'Esercito USA del 1930 era minuscolo, quello del 1945 gigantesco ma la Società USA del tempo era quanto di più antitetico possibile a quella nazista della Germania.
I soldati americani nemmeno sbattevano i tacchi quando si mettevano sull'attenti...
Noi scout non abbiamo gradi e non lavoriamo per fabbricare individui stereotipati in un ruolo, lavoriamo per educare, ossia per tirar fuori il meglio da ognuno.
Certo, un capo che si mette a usare metodi da sergente può sempre capitare, ma è assolutamente in errore.
Già Baden Powell, il fondatore dello Scoutismo, Generale Inglese, considerava costoro gente che urla per nascondere la propria incapacità.
Lo Socutismo è un antidoto al militarismo e chi lo considera parte del militarismo può anche tatuarsi in faccia la bandiera della pace ma così facendo si mette dalla parte del problema e non della soluzione.
Per quanto, poi, riguarda l'oggetto del contendere, ossia l'accordo tra Agesci e Marina Militare posso solo ricordare che non ci sono molti Italiani sulla faccia della terra che abbiano salvato più vite e difeso più innocenti dei marinai italiani.
E che quando si cambierà la Promessa da "Verso il Mio Paese" a "Verso quello che mi piace" ne riparleremo.
Nel frattempo, se non mi pare il caso prendere motu proprio certe decisioni senza consultare gli organi collegiali elettivi, mi da terribilemnte fastidio la spocchia pacifinta di certe posizioni al di fuori della realtà dei fatti della vita.
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