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7 ottobre 2025

“La Ricostruzione” è finalmente disponibile su Amazon !!!





È ufficiale!
Il mio romanzo “La Ricostruzione” è finalmente disponibile su Amazon Kindle Direct Publishing in tre edizioni:
📖 Copertina flessibile
📚 Copertina rigida
📱 Ebook Kindle

👉 Lo trovi qui: https://www.amazon.it/dp/B0FQTBSRCR

Ma non solo:
per chi vuole avvicinarsi alla storia di Marta, Giulia, Marco, Annalisa e Raffaele prima dell’uscita completa, ho deciso di condividere in anteprima i primi capitoli gratuitamente su Wattpad.

📖 Inizia a leggere qui: https://www.wattpad.com/story/400359863-la-ricostruzione

💬 Se ti appassiona, fammelo sapere con un commento o condividendo il link: ogni passaparola aiuta!

Un GRANDE GRAZIE a tutte le amiche e gli amici che hanno letto il manoscritto e mi hanno aiutato coi loro consigli e le loro impressioni!





4 ottobre 2025

Ciao, sono Marta: vuoi leggere la mia storia?

Marta

 

Ciao, sono Marta.

Questo è il mio volto e l'AI è stata anche troppo generosa a disegnarlo così.

Perché quello vero è molto peggio.

Non ve l'aspettavate, vero? 

Le mie immagini che avete visto fin qua vi farebbero pensare a tutt'altro e, in effetti, a volto coperto sono una gran figa col fisico da super top model che mi ritrovo.

Che ironia: qualche centimetro di coscia in meno, di tette in meno ma anche di naso in meno e magari la mia vita sarebbe stata normale.

Il (primo ?) libro sulla mia storia è appena stato pubblicato.

Una storia che non è non solo mia.

A chi può interessare la storia di una ragazza materana di periferia, povera, bullizzata a scuola ed abusata a casa che trova conforto solo nello scautismo e nello studio?

Tanto per cominciare, a tutte le PERSONE che si sentono fuori posto.

Non mi riferisco solo all'orientamento sessuale, questioni di genere o di accettazione del proprio corpo.

Ma al bullismo, alla solitudine, all'incapacità di incastrarsi con gli altri.

Sia per un corpo non standard, sia per un pensiero non conforme.

E anche a chi il successo ce l'ha, ha ricevuto dai geni un bell'aspetto ed una parlantina da influencer ma sente che tutte le sue relazioni sono in bilico, provvisorie, se non fasulle.

E' per chi non accetta che ci sia un ultimo, un escluso, qualunque sia la ragione.

Questo libro parla anche di scautismo, inteso come medicina, rimedio, cura.

Ma non parla solo di scautismo.

Parla di lacerazioni e di come si possono ricomporre.

Almeno un po'.

Volete conoscere la mia storia?

Eccola qua!




3 ottobre 2025

La Ricostruzione: Rebuilding Marta esce tra poche ore!

 


Il Romanzo "La Ricostruzione: rebuilding Marta" sta per arrivare! 🚀 Esce domani, 4 Ottobre!

L'ebook può essere prenotato anche subito, mentre la versione cartacea (e copertina rigida) sono acquistabili da questa notte.

Siete pronti a condividere con me l'avventura di Marta?

Un grazie di cuore a chi vorrà sostenermi e diffondere la notizia! 🙏

Il libro può essere acquistato qua.

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2 ottobre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 8

‘Adesso arriverò lì, ci sarà l’incontro e la fantasia diventerà realtà’.

E invece no: non sono mai arrivata lì.

«E con la faccia pulita cammini per strada mangiando una mela coi libri di scuola».

La sua voce, mai sentita dal vivo fino ad ora.

Proveniva dalle mie spalle e sobbalzai per la sorpresa.

Mi voltai.

Aveva un sorriso meraviglioso.

«Che bello vederti, Marta, sei uno splendore».

«Grazie».

«Beh, e non ricambio il complimento?»

Ero sovraccarica, ma mi ripresi subito:

«Scusami, mi sono emozionata, sei bellissima Annalisa».


Annalisa


Marta incontra Annalisa alle bancarelle

つづく


Il resto della storia è disponibile qui su Amazon a partire dal 4 Ottobre.

Grazie per aver seguito questa anteprima.


In ogni caso, Marta tornerà.


Annalisa


29 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 7

 


Mi feci il caffè sul fornello elettrico, tirai fuori uno degli ultimi e stantii pezzi di ciambella

di mia madre

e iniziai a controllare tutto due volte.

Mi ero preparata con cura e filò tutto liscio.

Mi feci la doccia come ultimissima cosa.

All’uscita, in portineria, non c’era nessuno.

Decisi di prendere il tram invece che andare a piedi, non avevo intenzione di presentarmi

grondante di sudore.

Presi il numero 10 alle 08:05 e timbrai il biglietto.

Marta, ricordati di fare l’abbonamento la prossima settimana’. 

Dovetti concentrarmi parecchio per contare le fermate fino a Corso Inghilterra.

Il mio stato d’animo era completamente diverso da quello della sera prima.

Somigliava a quello che provavo durante le interrogazioni, quando rispondevo ad una domanda

difficile per cui ero preparata.

Somigliava al primo giorno di route, quando tutto sembra così difficile eppure a portata di mano.

Lo stavo facendo, senza costrizioni, lo stavo facendo davvero.

Pensavo solo a Corso Siccardi e a quello che sarebbe cominciato lì.

Scesi e mi avviai verso via Cernaia, riparandomi dal Sole all’ombra dei portici.

Ero in anticipo e non aveva senso affrettarsi, non aveva senso sudare.

Sudare più di quello che mi stava facendo sudare l’eccitazione.

Distrarsi era impossibile e a un certo punto mi venne addirittura in mente la divina commedia

nei versi in cui le anime dannate si affrettano a raggiungere l’inferno.

Mancava un quarto d’ora all’appuntamento.

Le bancarelle erano tutte chiuse.

Un po’ ci speravo, non avrei voluto attirare l’attenzione del libraio.

Un po’ lo temevo: tra i libri mi sento forte.

Otto minuti.

«Tra otto minuti devo trovarmi qui, all’angolo con Via Cernaia».

Lo dissi a me stessa ad alta voce, lo ricordo perfettamente.

Mi incamminai attraverso le due file di bancarelle chiuse, direzione centro.

Gli alberi, ancora in pieno rigoglio estivo, rendevano fresco il mio camminare

tra le serrande abbassate.

Arrivai in fondo al Corso, guardai l’orologio.

Cinque minuti.

Invece di voltarmi indietro avrei potuto attraversare la piazza, raggiungere il centro storico.

Prendere un gelato, entrare in una libreria.

Godere il tepore degli ultimi giorni d’estate.

Telefonare a Marco, scrivergli una mail o addirittura una lettera.

Se gli scrivessi che mi manca?’.

Uscii dall’ombra e la luce del Sole mi fece starnutire.

No, oggi non scriverò a nessuno’.

Mi voltai e mi incamminai verso il mio destino.

Guardai dritto davanti a me, verso il luogo dell’appuntamento, oltre le bancarelle.

I pensieri erano evaporati.


つづく

26 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 6

 


Mi chiusi in camera per iniziare i preparativi: fondamentalmente una lunga e

dolorosa seduta di depilazione.

Per gli abiti non c’era nulla da fare: non avevo trovato niente di economico

che potesse soppiantare la mia unica gonna rossa al ginocchio e anche a voler

disobbedire e presentarmi all’appuntamento con la mia unica minigonna

non sarei mai riuscita a passare inosservata davanti ai cerberi della Portineria:

per le suorine sarei dovuta sempre essere la brava ragazza cattolica da manuale dei boy scout.

In camera non c’era la TV e non riuscivo a concentrarmi su nessuna lettura.

Man mano che la sera avanzava e tutti i dettagli del mio piano andavano a posto,

l’ansia cresceva fino a divorarmi le viscere.

Vorrei dire che l’ansia e la determinazione si contendevano il mio corpo ma non era così.

L’ansia per quello che sarebbe accaduto l’indomani non era contrastata dalla mia determinazione

a proseguire. 

Due campi di battaglia diversi.

Avrei capito solo dopo qualche tempo che la determinazione veniva da me stessa,

l’ansia da mia madre, l’avrei capito quando avrei imparato a trasformare l’ansia in eccitazione

e poi in piacere.

Provai con un po’ di musica, provai anche a vedere un film in divx sul portatile,

neppure giocare mi aiutò: il tempo si era, ormai, alleato con l’ansia e non ci fu nulla da fare

fino alle ore piccole.


Marta legge per addormentarsi

Mentre, sdraiata sul letto, leggevo senza capire nulla «La Strada delle Stelle»

(il giorno dopo sarei stata costretta a rileggere tutto) mi venne anche l’ansia di non riuscire

a svegliarmi in tempo.

Misi la sveglia all’orologio, al cellulare, pure alla vecchia radiosveglia che avevo trovato

in camera.

Mi addormentai verso le tre e alle sette fui strappata da due sveglie diverse al sonno

di ragazza per entrare nel giorno che mi avrebbe visto diventare donna.


つづく

24 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 5

 

Marta chiama i genitori la sera prima dell'incontro


Arrivò il venerdì sera.

Ricordo bene l’uscita dalla Sala da Pranzo, il rumore di posate sbattute dal vassoio infilato nel binario del raccoglitore.

Ricordo la luce del tramonto, la telefonata ai miei dal telefono a gettoni.

Ricordo la telefonata ma non le parole.

‘Mi dispiace, papà, ma domani ci vado. Fottiti, mamma, domani ci vado’.

Era tutto quello che pensavo mentre rispondevo meccanicamente alle solite domande: «Cosa hai mangiato, dove sei stata, cosa hai fatto, dove vai ora, dove andrai domani, mi raccomando, domenica vai a Messa, non uscire la sera».

Esco di mattina, mamma.

Passai dalla saletta di informatica.

Avevo già iniziato a fare le mie ricognizioni tecniche e le suore, o chi per loro, non si erano sprecate in protezioni.

I cinque computer erano sotto proxy, ma c’erano un sacco di prese di rete libere che avevo l’intenzione di testare con il mio portatile: ero piuttosto sicura di riuscire a bypassare il proxy.

Se avessi potuto usare il mio portatile, poi, ero sicura di potermi fare i fatti miei senza problemi.

Ma per quello che dovevo fare non c’era bisogno di andare oltre le solite precauzioni: controlla la posta elettronica e non trovai disdette.

L’appuntamento era confermato.



つづく

21 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 4

 



 «Oh Marta, pare siano usciti i risultati del test, andiamo a vedere?»

«Cavolo sì, mi metto le scarpe, prendo la borsa e facciamo una volata».

«Ma no, sono su internet, dai scendiamo in sala informatica».

Ci precipitammo a passo svelto per le scale.

Lei era piuttosto agitata e mi lasciai contagiare in maniera del tutto irrazionale dai suoi timori.

Il Collegio si stava riempiendo: oltre alle 4 matricole c’erano già le prime studentesse degli anni successivi che rientravano per gli esami.

Tutti i computer erano occupati ma un’altra matricola stava consultando la pagina web dei risultati e ci cedette la tastiera immediatamente: eravamo passate tutte e 4.

Di fronte al nostro allegro entusiasmo, una studentessa più anziana, pallida nonostante fosse ancora estate, interruppe le nostre risatine di gioia:

«Aspettate a festeggiare!»

Ricordo ancora i dettagli della scena.

I capelli castani raccolti in una coda con un semplice elastico, una maglietta a maniche corte larga e informe, due occhi stanchi dietro occhiali rotondi dalla montatura dorata.

La ragazza sollevò gli occhi dal monitor, si stiracchiò e si alzò.

«Entrare al Poli è facile, il difficile è uscirne! Meh, mi vado a fare un caffè».

E ci lasciò così, più indispettite che preoccupate.

Ovviamente chiamai subito casa, mandai un SMS a Giulia, una delle altre matricole propose addirittura di andare ad un pub vicino a festeggiare.

Beh, una birra ci stava tutta, ma l’espressione della studentessa pallida mi stava suggerendo che ogni festeggiamento sarebbe stato prematuro e declinai l’invito.

Cedetti solo quando Suor Agata intervenne e disse esplicitamente: «Andate pure a festeggiare, ragazze, Marta, non ti isolare: ti farà bene una birra. Una sola però».





La serata fu piacevole e la birra aveva il sapore del successo.

I successivi due giorni li passai leggendo, giocando e a spasso con Alessia alla ricerca di qualcosa da mettermi.

La missione fallì, ma, almeno, il tempo passò più in fretta.


                                                                                                                                                                つづく

18 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 3

Marta alle bancarelle di libri usati

 


Le bancarelle di libri usati erano disposte su due file al centro del Corso, come una piccola fortezza circondata da auto e mimetizzata tra gli alberi.

C’erano anche libri recenti, ma costavano ben più di diecimila lire per tre copie.

Alcune bancarelle erano specializzate: arte, fantascienza, fumetti.

Mi persi tra gli scaffali decisa a spendere bene il mio budget.

In biblioteca avevo letto (senza portarmi a casa, ovviamente) Histoire d’O e ne cercai invano una copia.

Ripiegai su copie abbastanza usurate di Dune, la Peste e IT.

Il libraio era un tipo dall’aspetto viscido e untuoso, alto, con occhiali rettangolari dalla montatura dorata e sottili baffi a sormontare un pizzetto rado.

Non c’erano altri clienti alla bancarella e aveva iniziato a fissarmi appena avevo iniziato ad aggirarsi tra gli espositori.

Ma quei libri a due lire!

Avevo la sensazione di poterli comprare tutti.

Dimenticai lo sguardo del libraio e passai al setaccio gli scaffali.

Quando, titubante, mi avvicinai alla cassa, il libraio attaccò sì bottone come prevedevo, ma la conversazione fu una piacevole sorpresa.

«Che bel tris, Signorina: fantascienza, letteratura immortale, l’origine del male».

Io, che mi aspettavo quasi il solito che bel davanzale.

Mi prese in contropiede e non sapevo cosa dire.

L’uomo viscido e untuoso che mi ero immaginata era solo un libraio cortese che scrutava con la doverosa diffidenza dettata dall’esperienza una cliente sconosciuta che poteva essere benissimo una ladra di libri.

«Ho letto ‘il primo uomo’ al Liceo e mi è piaciuto molto, Camus è proprio speciale».

«Eh, ma anche le altre letture sono interessanti. King è molto bravo, non è Camus ma è uno scrittore serio, di sicuro molto sottovalutato. Secondo me vale. Ha letto altro?»

«Non molto, in biblioteca di classe, a scuola, non c’è e anche alla biblioteca non lo avevano».

«Biblioteca? Quale?»

«Quella di Matera»

«Ah, beh, ovvio: sei qui per il Politecnico. Ah, abituati: tutti ti diranno quanto è bella la Basilicata e quanto è magica Matera. Ma poi votano Lega Nord».

Era una battuta che non ero preparata a comprendere.

Lo avrei fatto negli anni successivi quando, se non proprio il razzismo, mi trovai di fronte l’ostilità di negozianti che fingevano di non capire il mio italiano.

«E la strada delle stelle? Perché l’hai preso? Conosci gli autori?»

«No, mi ispira la storia».

«Che ha anche un seguito, aspetta un attimo che te lo regalo».

Ovviamente, rifiutai: «Ma no, grazie lo stesso, non posso accettare, io…»

Fece due passi, pescò a colpo sicuro un volume con la copertina d’oro scuro e lo appoggiò sulla mia piccola pila di libri.

«Ho capito che sei una brava ragazza meridionale educata, ma i Torinesi non insistono mai: quando qualcuno ti inviterà a casa e ti offrirà un caffè o un cioccolatino, non rifiutare come faresti dalla nonna, qui nessuno insisterà e resteresti a bocca asciutta».

Questa volta sorrisi alla battuta.

«Ecco qua ‘l’Occhio del Gigante’. Non è all’altezza del primo ma è carino. Ah, quando tornerai, se ti sono piaciuti, ti metto da parte una copia de Il giorno dell’invasione: Niven e Pournelle qui hanno sfiorato il capolavoro!»

«Ehm, grazie, grazie mille. Quant’è?»

«Come quant’è, non insegnano a leggere a Matera? Tre libri, diecimila lire».

Il relativo cartello era presente su ogni scaffale.

Al ritorno mi scoprii un po’ stanca, pranzai e mi chiusi in camera a leggere. 

Iniziai da La Strada delle Stelle e sarei andata avanti fino a sera se non fosse arrivata Alessia a dirmi che: «Oh Marta, pare siano usciti i risultati del test, andiamo a vedere?»


つづく

15 settembre 2025

Capitolo 3: l'incontro, parte 2

 

Marta si prova il vestito per l'incontro


«Comunque vieni vestita da femmina. Non da troia, da femmina, mi affido al tuo buon gusto. Non mi interessano lingerie o altre sofisticatezze: niente trucco niente inganno».

Questo era un problema mica da poco.

Il mio vestiario era costituito per lo più da jeans, magliette di mezza taglia più grande, camicette e golfini.

Avevo una longuette di lino rosso e il mio minuscolo guardaroba trasgressivo, ma non avevo nulla che avrei etichettato ‘da femmina ma non da troia’.

La famosa minigonna era  in valigia ma, da un lato mi sembrava eccessiva, dall’altro non conoscevo la città e non avevo idea di quali fossero i posti in cui non era il caso di andare in giro in canotta e supermini.

«Mi hai scritto che il test ti sembra andato bene, non avevo dubbi. Se ti annoi inizia a girare la città, è molto bella. Per unire l’utile al dilettevole, vai in Corso Siccardi, ci sono delle bancarelle di libri usati e con diecimila lire, te ne porti a casa tre. Ci vediamo sabato mattina alle 9 proprio alle bancarelle, mi raccomando sii puntuale e se hai ripensamenti scrivimi, ti dico già che se mi avvisi per tempo ne riparliamo, ma se mi dai buca non provare più a contattarmi».

Ovviamente ci andai subito, quello stesso mercoledì mattina.

Con la borsa di studio non c’era certo da scialare, di sicuro non in anticipo.

Ma avevo il mio gruzzoletto: diecimila lire per tre libri si potevano trovare.

E poi i soldi mi servivano per altro.

All’epoca consideravo un sacrilegio entrare in un Bar per dissetarmi con un succo di frutta e affrontai la calura protetta dalla mia vecchia borraccia scout che avevo infilato in borsa prima di uscire.

Sandali, jeans e maglietta, ero pronta per esplorare Torino.

Dal Collegio, nei pressi di Largo Orbassano, a Corso Siccardi è una bella scarpinata, ma la affrontai col cuor contento della lettrice che va in libreria, con la leggera sensazione che mi sarebbe diventata familiare entro pochi mesi: quella di un esame superato.

Torino era pulita e maestosa, piena di verde e di ordine.


Marta passeggia per Torino

Forse fu proprio durante quella passeggiata in cui assaporavo il mio primo successo universitario che mi innamorai della Città.

Arrivai davanti al Politecnico. 





Solo a guardare l’imponente facciata mi veniva il cuore in gola. 

Lì dentro c’era la Scienza, la Tecnica, il mio futuro. 

Il Sapere.

Lì dentro c’era uno stipendio sicuro, la possibilità di tornare a vivere a Matera.

Lì dentro c’ero io.

Non ci pensavo proprio a cambiare idea e a dare buca. 

Ma era solo mercoledì e sabato mi sembrava lontanissimo.

Ogni tanto mi fermavo a guardare le vetrine dei negozi di vestiti, ma i prezzi erano da divieto di accesso.

Mi sarei spostata a cercare qualcosa in periferia o in un grande magazzino.

Abituata agli asfittici alberi di Via dei Peucezi, i larghi viali di Torino sembravano una vera foresta.

つづく

12 settembre 2025

Capitolo 3 L’incontro, parte 1

 

Marta riceve una email


Ora so perché mi sono presentata agli esami quasi sempre calma e tranquilla: ho consumato tutto il nervosismo e l’ansia di una vita in quella settimana di settembre passata nell’attesa.

La vissi in uno stato di eccitazione e terrore fusi assieme, determinazione e codardia abbracciati, speranza di trovare una persona seria e paura di trovarne una troppo seria.

Il Collegio aveva una saletta informatica con ben cinque computer operativi e un paio in disuso.

Io avevo il mio portatile, ma non era ancora il momento di avanzare richieste particolari a Suor Agata, dovevo prima dimostrare di essere degna di fiducia.

Quindi, mi abituai ad usare uno dei computer del collegio mettendo in atto tutte le precauzioni del caso per cancellare le mie tracce.

Il Lunedì pomeriggio riferii dei miei successi, il martedì avevamo fissato la data dell’incontro: la mail di conferma del martedì pomeriggio era scritta in maniera pacata: «Cara bambina: io lavoro, devi aver pazienza fino a sabato mattina».

L’appuntamento era fissato  alle bancarelle dei libri usati di Corso Siccardi.

Alle nove in punto.

Meglio evitare il caos delle bancarelle (all’epoca a me sconosciute) di via Po, meglio evitare il centro.

Faceva caldo anche se era Settembre, un caldo estivo appiccicoso che speravo di aver lasciato mille km più a sud.

E invece no.

«Ah, già, allo studentato vivi in doppia, vero? Vedi di ritagliarti un po’ di privacy e di mandarmi qualche fotografia, ti lascio la scelta della posa».

Per il momento ero sola. 

La mia compagna di camera sarebbe arrivata a metà mese per l’ultimo appello estivo.

Avevo tutta la privacy che volevo e, se quel Sabato le cose fossero andate nel modo giusto, non ne avrei avuto più bisogno.

Scattai qualche foto, le cifrai, poi le copiai su un floppy e le spedii da un pc della saletta informatica.


10 settembre 2025

Capitolo 2 Primo Volo, Giulia, Domenica 2 Settembre 2001

 

Giulia parla con Michela, la Capo Fuoco


Per Giulia, andare a Messa senza Marta fu estraniante.

La sera prima le aveva scritto una lettera e non aveva ancora capito se, dopo, si era sentita meglio o peggio. Aveva guadagnato il suo solito posto nel coro ma, al suo fianco si era seduta la Capo Fuoco e non quella specie di armadio ambulante a cui somigliava la sua più cara amica.

Michela si era seduta di proposito nel posto lasciato vuoto da Marta: il muso lungo di Giulia era così evidente che le chiese subito: «Stai bene uagne’?»

Michela aveva quella odiosa capacità di farsi raccontare la verità, parlando così, senza preamboli, diretta e sorridente anche quando rivoltava il coltello nella piaga.

«No, mi manca assai Marta».

«Dovete seguire le vostre strade e poi siamo a messa tutti assieme, noi qui e lei a Torino. Oh, non ti sto dicendo che è la stessa cosa eh, solo che non è mica morta. Per ora è così, vi vedrete a Natale, poi, nel tempo, che ne sai?»

«Non sei molto rassicurante».

«No. Sono pagata per farti vivere felice, non per rifilarti pietose bugie».

«Pensavo che i Capi lavorassero gratis».

«Sono pagata in millimetri quadrati di Paradiso».

Ci fu un breve silenzio. Giulia aveva iniziato a intuire quali fossero le motivazioni dei capi scout che si accollavano gratuitamente un carico di lavoro enorme, ma non aveva ancora un’idea precisa. Poi, Michela proseguì: «Giulia, un’amicizia come la vostra potrebbe durare tutta la vita o spegnersi. Dipende da te, da Marta e anche dal caso. Puoi serenamente fare di tutto per starle vicina anche a mille km di distanza mentre vai avanti per la tua strada. Ma alcune delle mie più care amiche dei tempi del Clan vivono a Matera e sì e no se ci salutiamo per strada».

Giulia pensò che le parole della Capo Fuoco non fossero di grande aiuto.

Ma, almeno, erano vere.

Dopo la Messa si trattenne con Luca e Marco. 

Lo squilibrio si notava già.

Marta poteva uscire di casa praticamente solo dopo la Messa domenicale per un aperitivo e aspettava questa occasione per tutta la settimana.

In teoria, poteva uscire anche il sabato sera, eccetto il piccolo dettaglio che per lei il coprifuoco scattava alle 23, ossia all’orario in cui i suoi coetanei uscivano di casa.

I ragazzi andarono lo stesso a prendere l’aperitivo e a Luca venne un’idea: 

«Oh, chiamiamo Marta? Vediamo come sta?»


Giulia, Luca e Marco al bar


«No!» 

Giulia aveva risposto d’impulso.

Secca.

Luca non replicò.

«Ci starebbe troppo male, dopo». 

Lo precisò con una voce molto più morbida, quasi a scusarsi dello scatto di poco prima.

«E poi domani ha il test d’ammissione, lasciamola studiare, sarà per un’altra volta».

Marco annuì e i tre amici parlarono d’altro.


7 settembre 2025

Capitolo 2 Primo Volo, tarda estate 2001Marta, primi di settembre 2001

Marta davanti al collegio

 

Il viaggio fu molto faticoso, tra famiglie che tornavano dalle ferie e altri studenti che, come me, partivano per la grande avventura dell’Università.

Ci mancavano solo le mestruazioni.

Arrivata a Torino, trascinai le mie valigie fino al Collegio delle suore dell’Immacolata cambiando due autobus piuttosto affollati.

L’edificio mi dava soggezione ma l’interno non era squallido come avevo temuto.

Dalla reception uscì Suor Agata, con cui avevo già parlato al telefono qualche giorno prima.

Era una donna sulla cinquantina asciutta ed energica.


Marta e Suor Agata


A giudicare dalle foto di missione nel suo piccolo ufficio, non aveva fatto sempre la balia alle studentesse di ingegneria.

Mi accompagnò in camera a lasciare le valigie, poi mi fece fare un giro del Collegio: la sala mensa, quella informatica, le cabine telefoniche, la sala tv, la biblioteca, le sale studio e la cappella.

Il mio status di Scolta AGESCI referenziatissima mi aveva garantito l’iniziale benevolenza di Suor Agata.

Quella donna mi diede una forte impressione di coerenza, forza e assoluta mancanza di ipocrisia.

Il regolamento del Collegio aveva questo incipit: Sono ammesse ragazze che siano in grado di fornire testimonianza di sicura moralità, proseguiva con riferimenti a introdurre, ritenere, diffondere stampa giudicata pornografica e  a mantenere un comportamento ed un abbigliamento consoni e coerente all’ambiente religioso. 

Ma non mi sembrava niente di terribile rispetto a casa mia.

«A parte il regolamento ho solo un’altra cosa da dirti: se non riesci a studiare vieni da me, se hai nostalgia di casa, del fidanzato, vieni da me: non te ne stare in camera da sola».

Oltre che di conservarne la benevolenza, mi venne voglia di conoscerla.

Ringraziai e mi diedi da fare per pulire a fondo la stanza già più che decorosa e a svuotare le mie due valigie riponendo il contenuto nei miei spazi. Avevo preferito la doppia alla singola per poter risparmiare ben duecentomila lire  al mese sulla mia borsa di studio.

Mia coinquilina sarebbe stata una ragazza di un paesino vicino Cuneo. Era al secondo anno di ingegneria aerospaziale e tornava a casa sua tutti i venerdì per presentarsi a Torino il lunedì mattina.

A pranzo mi ritrovai, più che in una mensa, in una grande sala comune con un’unica gigantesca tavolata a ferro di cavallo a cui le venti studentesse ospitate dal Collegio potevano sedersi senza sgomitare.

Oltre a me c’era solo un’altra matricola, altre 2 sarebbero arrivate l'indomani.

Alessia veniva dalla Sardegna e in due facevamo tre nostalgie.

Il pranzo, cucinato da Suor Francesca, fu squisito.

Stremata dalla notte di treno, mi addormentai per un paio d’ore e mi svegliai stordita e malinconica.

Mi preparai un caffè e, prima di metterlo sul fornello elettrico, andai alla ricerca di Alessia, ma non era in camera.

Dopo il caffè mi sentii meglio. La stanza era praticamente a posto.

Mi sedetti alla piccola scrivania e aprii il libro dei temi d’esame di ammissione.

Iniziai a studiare e non smisi per anni.

Verso le sei bussarono alla porta. 

Pensavo fosse Alessia, invece era suor Agata che approvò visibilmente la scrivania coi libri aperti e gli appunti.

«Vieni a prendere il tè freddo di Suor Francesca, lo fa lei, non è comprato. E qui dentro fa così caldo».

Non me lo feci ripetere due volte.

Mentre scendevamo le scale (io ero al secondo di 4 piani) mi fece qualche domanda esplorativa iniziando dal motivo per cui avevo scelto il Politecnico.

Spiegai che avevo scoperto di avere un certo talento per la programmazione, i computer e l’informatica e che in quel momento avrei potuto solo scegliere tra Torino e Milano. Mio Padre mi aveva incoraggiato.

Ed eccomi qua.

In refettorio trovai anche Alessia e devo ammettere che le suore fecero di tutto per farci sentire accolte e tranquille fino a nominare ex convitte che, dopo la laurea in Ingegneria, erano tornate felici e contente a vivere con un buon lavoro nel paesello di provincia da cui erano state strappate.

Ricordo nitidamente quel primo Sabato sera torinese.


Marta alla sua scrivania in collegio



Sola, nella mia camera, non squallida ma di certo nemmeno accogliente, guardavo l’immenso flusso di macchine sul vicino Corso.

Faceva molto caldo.

Per fortuna c’erano le zanzariere alla finestra, altrimenti sarei stata dissanguata da quegli odiosi insetti che si affollavano alla frontiera.

A quell’epoca, chiamare (e ricevere telefonate) dai cellulari era costosissimo e mi guardai bene dal cedere alla tentazione di sentire Giulia o Marco.

Mandai un sms a Giulia, dalla cabina telefonica a scheda chiamai i miei e fu tutto.

Per risparmiare sul peso mi ero portata solo un vecchio tascabile che avevo quasi finito di leggere durante il viaggio, l’indomani sarei andata a cercare qualcosa in biblioteca.

La stanchezza mi aiutò a prendere sonno presto mentre i rumori alieni di una città sconosciuta mi ricordarono fino all’oblio che non ero più a casa.

Dopo colazione andai in cappella per la Messa ma erano anni che un sacerdote non veniva a celebrare l'Eucaristia la domenica: saremmo andate nella vicina Parrocchia di Santa Teresa.

Scortate da 4 suore, mi incamminai di buona lena con Alessia e, dopo pochi minuti, entrammo in Chiesa.

Il Cielo era nascosto dalle grandi chiome degli alberi che erano ovunque, non ero abituata a tutto quel verde.

Dopo la Messa chiamai i miei, chiesi la cortesia di far visita in biblioteca e riuscii a scovare una copia di Quo Vadis. Dopodiché,  mi asserragliai dietro i libri e studiai fino a sera.

Lunedì 3 Settembre 2001, di buon’ora entrai al Politecnico per il test di ingresso.

L’elenco dei nomi era affisso in più bacheche nel gigantesco cortile esterno del Politecnico.

Di fianco al mio c’era scritto: Aula 3. 

La cercai sulla grande mappa all’ingresso e ci misi pochi secondi ad orientarmi: quasi 12 anni di scautismo qualche frutto lo avevano pur dato.

L’Aula 3 era enorme, mi sembrava anche più grande del Cinema Duni.

Corpi e Voci  erano ovunque.

Poi le voci svanirono, anche i corpi. 

Anche il mio.

Il test iniziò e iniziò il mio futuro.

Se il buon giorno si vede dal mattino, il mio giorno tra quelle mura iniziava abbacinante.

Andai avanti domanda dopo domanda con pochi dubbi.

Finii il test con mezz’ora di anticipo e corsi a dare la lieta novella ai miei: ero sicurissima di essere passata.


つづく