25 agosto 2009

Istanbul, un nuovo mondo


Le ferie ad Istanbul sono state uno spettacolare successo.
Nonostante la disavventura myair e il relativo incremento calcistico dei costi, siamo pienamente soddisfatti della scelta fatta. La città, immensa ( 13 milioni di abitanti ), affascinante, pulita ed accogliente, ci ha conquistato. La sua gente, la sua ospitalità, la sua cucina e i suoi monumenti ci hanno rapito. Nove giorni non sono stati sufficienti per saziarsi dei suoi vicoli, del suo fascino, dei suoi odori, dei suoi tesori.
Certo, abbiamo visitato la Splendida Moschea Blu, il palazzo di Topkapi, ma abbiamo visitato anche i quartieri popolari lontani dai monumenti in prima pagina sulle guide turistiche. La vita brulicante nelle stradine affollate ci ha colpito, l'efficienza e la puntualità dei servizi pubblici meravigliato, i sapori delle spezie ( e anche quello della cipolla cruda ) saziato.
Una città da vivere, non da visitare!

7 agosto 2009

Ferie in VPN

Beh, con un pensiero al Clan in Route, un altro pensiero, decisamente meno piacevole, alla Sala Macchine, con una mano sulla valigia ed un'altra sulla tastiera del netbook che non si sa mai, Chiudo per ferie lavorative, non mi cercate fino al 16 sera, buon riposo e buon divertimento...

3 agosto 2009

il Daltonismo, la pillola del giorno dopo e Don Peppino Diana ( per tacer del Papi)

L'Onorevole Pecorella dice quello che dice su Don Peppino Diana, martire della Fede.
Silenzio.
Pillola del giorno dopo:
feroce reazione.
Il Papy fa venir fuori dei suoi sollazzi.
Silenzio.
Il Papy da trent'anni sta modellando l'Italia a sua immagine.
Silenzio.
Ce li compriamo un paio di occhiali decenti?
Altrimenti, sarebbe meglio chiudere tutti e due gli occhi piuttosto che vivere come se quello che ci rifiutiamo di vedere non esistesse.
Che dire, magari solo per evitare brutte figure coi fedeli di altre nazioni...

30 luglio 2009

Materadown: tagliamo gli alberi invece di rifare l'asfalto.

A Piccianello il comune ha tagliato tra maestosi e grandi alberi.
Le loro radici provocavano dei dossi sull'asfalto, dossi "pericolosi" per gli automobilisti, motociclisti, ciclisti, carrozzine ed affini.
Pare che un sacco di gente abbia avuto incidenti a causa delle radici.
Però mi sorgono un po' di dubbi:

  1. non sarebbe stato più semplice ripristinare l'asfalto con un dosso e lasciare lì gli alberi?
  2. Come mai i miei concittadini sentono l'esigenza di viaggiare a velocità sostenute in perfetta corrispondenza con un incrocio? Il Comune spende denaro per piazzare dossi artificiali per rallentare gli automobilisti e toglie quelli naturali a ridosso del quadrivio di Piccianello con annessa immissione dal benzinaio...
  3. Ovviamente, i bellissimi alberi non ci sono più da giorni, i dossi causati dalle radici sono ancora lì a ' mettere a rischio l'incolumità dei cittadini '... L'asfalto non si sono degnati di ripristinarlo.
  4. Nel migliore dei casi, gli alberi sono stati tagliati inutilmente... C'è chi il deserto ce l'ha nel sangue.

24 luglio 2009

Le Benevole, di Jonathan Littell

In realtà, io lo sapevo già.
Come tutti, avrei voluto non sapere.
Come tutti, diciamo, piuttosto, come molti.
"Le Benevole" è un romanzo storico ambientato nei primi anni Quaranta. E' l'autobiografia di un ufficiale superiore delle SS sopravvissuto alla guerra che è riuscito a farsi una nuova vita. La Shoà raccontata dalla parte del Demone. Il brutale dettaglio con cui sono narrate le vicende del nostro eroe rende la lettura a tratti fisicamente nauseante. Intendiamoci, credo che il romanzo sia bellissimo ed avvincente, la nausea non è causata da deficienze letterarie ma dalle terribili e sinistre implicazioni nel raffronto tra la realtà romanzata, quella storica e quella del mio piccolo vissuto quotidiano.
Chi di voi ha visto Schindler's List?
Pensateci.
Rivedetelo se occorre.
Il comandante delle SS assieme ai suoi accoliti è descirtto come un folle sadico ed amorale a capo di un sistema di insensata e selvaggia crudeltà come l'umanità non ha mai visto prima e dopo.
Schindler's List ti fa tirare un sospiro di sollievo: per quanto gli uomini siano perversi e malvagi, qualcuno si alzerà ad affrontarli e terrà viva la speranza.
E già qui casca l'asino.
Perchè, dal 1945 in poi, non è che le cose siano andate tanto tanto meglio da queste parti dell'universo.
Le Benevole è centrato su un'estensione di quanto espresso da Hannah Arendt ne " la banalità del male": nessuno si sente responsabile del mucchio di cadaveri che dalle camere a gas va nei forni: ognuno fa solo il proprio lavoro: a prartire da chi, con gli ebrei, neppure entra in contatto: il poliziotto che alza la sbarra della caserma per far passare il camion con gli ebrei rastrellati, il macchinista che guida il treno blindato, il capostazione che regola l'orario dei treni, l'addetto alla catena di montaggio che sforna il gas zyclon B. Senza di loro lo sterminio non è possibile, ma tutti questi uomini collaborano senza fiatare. L'Autore porta parecchi esempi, nel suo romanzo, sul funzionamento della macchina di morte nazista. Le SS si disgustano a fucilare a migliaia donne e bambini, si deprimono, si suicidano, dopotutto sono persone normali! Ed ecco che volenterosi burocrati propongono le camere a gas, proprio per alleviare le sofferenze di vittime e carnefici assieme. L'industrializzazione della morte come progresso per l'umanità ferita dalla 'necessità' dell'abominevole sterminio. Il caso stabilisce chi, in quella particolare giornata, sia vittima, sia complice, sia assassino.
Il perfetto carnefice non è un sadico assetato di sangue, ma è un uomo disposto ad ogni sacrificio per il bene di sua moglie e dei suoi figli, ligio alle leggi del suo paese ed indifferente al destino altrui.
Tutto qui.
Il dramma non è che sia successo, ma che succede tutt'ora continuamente. Ogni giorno. Ogni ora che passa. E non solo in paesi lontani: mai sentito parlare di quello che succede a Lampedusa e dei respingimenti? del G8 a Genova? Della Diaz?
La figura di SS ' demone incarnato ', contrapposta a quella di SS ' persona comune che commette atrocità per caso' esce perdente dal romanzo. Purtroppo. Ed anche dall'analisi storica del passato e della contemporaneità.
Che vi sia sovrabbondanza di sadici criminali è fuor di dubbio. Che vi sia una prevalenza ottusa di persone disposte al peggio in cambio di nulla lo è ancor meno.
"Le Benevole" non è un romanzo la cui lettura possa lasciare indifferenti, se non altro perchè contiene una valida dimostrazione che la Shoà non è un caso isolato. Ma il primo caso, il primo maligno frutto di un'umanità che si prodiga ad emulare l' Obersturmbannfuhrer Maximilien Aue qui, in Italia, come in tutto il resto del mondo.

14 luglio 2009

15 giugno 2009

La Bellezza e L'Inferno: siamo tutti coinvolti.

Ho acquistato il libro per solidarietà a Roberto Saviano. Generalmente, non sono attratto dalle raccolte di articoli giornalistici. Quindi, ho preso il libro con l'intenzione di porlo direttamente accanto a Gomorra e lì lasciarlo. Mi son detto: leggiamo almeno l'introduzione... E invece...
Pagina dopo pagina sono arrivato fino in fondo in una sola domenica di mare...
Gli articoli di Roberto non sono pezzi di cronaca, ma veri e prorpi minisaggi indipendenti in cui con poche righe l'argomento viene affrontato organicamente, dimostrando che, se la camorra assedia tutti gli aspetti della società, è in tutti gli aspetti della società che va combattuta, dallo spettacolo allo sport, dalla musica al teatro.
Passando per eventi ed incontri di cui le parole di Roberto hanno, per me, un sapore di testimonianza Cristiana prima di ogni altro punto di vista.
Perchè, purtroppo, la coerenza tra la fede praticata e i comportamenti reali, tende ormai a zero. L'andare a messa tutte le domeniche quanto ti rende cattolico se, pubblicamente, esalti il Papy e le ronde, la mercificazione del corpo della donna, l'adulterio istituzionalizzato, i respingimenti dei migranti in Libia e chi più ne ha più ne metta? Gli italiani si sono assuefatti a non scandalizzarsi più delle menzogne evidenti negate il minuto dopo che sono state pronunciate. Infatti, come diceva Mario Silvestri:" Il fascismo è la menzogna che crede di essere Verità ". Ma, se Papy può anche permettersi il comportamento che adotta, tanto i suoi corrispondenti sono quello che sono ( gli elettori italiani ), ben più rischioso è imitare il suo esempio nella lotta alla criminalità che avvelena l'intera Comunità. Perchè la Camorra, la Mafia e compagnia bella nascono anche dall'incosciente capacità di dire una cosa e poi contemporaneamente negarla senza turbamento alcuno. Germinano nel parcheggiare in doppia fila anche se i parcheggi liberi sono due posti più in la. Si rafforzano nella debolezza dell'impegno civile.
Libro bellissimo, indipendente da gomorra, vale la pena di possederlo e leggerlo.
Ma, soprattutto, vale la pena rendersi conto che il fatto di vivere a Matera, non ci rende immuni da quanto capita a due passi da casa nostra.

9 giugno 2009

La bellezza e l'inferno: la Verità Esiste

Scrivere, in questi anni, mi ha dato la possibilità di esistere e se qualcuno ha sperato che vivere in una situazione difficilissima potesse indurmi a nascondere le mie parole, ha sbagliato. Ho scritto in una decina di case diverse. Tutte piccolissime e buie. Le avrei volute più spaziose, luminose, ma nessuno me le fittava.
Non potevo girare per cercarle e nemmeno decidere da solo dove abitare. E se diventava noto che io stavo in quella via ero subito costretto a traslocare. E' la situazione di molti che vivono nelle mie condizioni. Ti presenti a vedere l'appartamento che con fatica i carabinieri hanno selezionato, ma appena il proprietario ti riconosce, la risposta è sempre la stessa: "La stimo moltissimo, dottore, ma ho già molti problemi. Capisce, qui la gente ha paura". Però accanto a questa paura, copertura vile per non voler essere ascritti a una parte - alla mia - , ci sono stati anche i gesti di molti che non conoscevo, che mi hanno offerto un rifugio, una stanza, amicizia, calore. E anche se spesso non ho potuto accettare le loro proposte, ho scritto pure in quei luoghi ospitali e colmi di affetto.
Molte delle pagine riunite in questo libro non le ho nemmeno scritte in una casa, ma in camere d'albergo. Buie, senza finestre da poter aprire, senza aria. All'estero è capitato anche che non vedessi nient'altro che quelle camere e il profilo della città dietro i vetri oscurati di una macchina blindata. Non si fidavano a lasciarmi uscire e spesso non si fidano nemmeno a lasciarmi nello stesso albergo per più di una notte. Più la criminalità e le mafie sembrano lontane, più ti trattano come qualcosa che potrebbe esplodergli sotto gli occhi. Con dei guanti che non sai se sono da cerimonia o da artificieri. E tu non capisci se sei più un pacchetto regalo o un pacco-bomba.
Più spesso ancora ho scritto in caserma. Nel ventre quasi vuoto e immobile di una grande, vecchia balena fatta per operare. Mentre fuori intuisci movimento, c'è il sole, è già estate. Sai che se potessi uscire, in due minuti passeresti davanti alla tua vecchia casa, la prima dove ti dissero "Finalmente te ne stai andando!", e in altri cinque saresti al mare. Ma non puoi farlo.
Però puoi scrivere. Devi e vuoi continuare. Il cinismo che contraddistingue molta parte degli addetti ai lavori lascia intravedere sempre una sorta di diffidenza per tutto quello che non ha uno scopo preciso. O il distacco di chi vuole solo fare un buon libro, limare le parole sino a ottenere uno stile bello e riconoscibile. E' questo ciò che deve fare uno scrittore? Questa è letteratura? Allora, per quanto mi riguarda, preferirei non scrivere.

Il bisogno di distruggere tutto ciò che possa essere desiderio e voglia: questo è il cinismo. E' l'armatura dei disperati che non sanno di esserlo. Che vedono tutto come una manovra furba per arricchirsi, la pretesa di cambiare come un'ingenuità da apprendisti stregoni e la scrittura che vuole arrivare a molti come una forma di impostura da piazzisti. Nulla può essere tolto a questi signori diffidenti e perennemente con il ghigno di chi sa già che tutto finirà male, perché non hanno più nulla per cui valga la pena di lottare. Ma nel privilegio delle loro vite disilluse e protette, non hanno idea di che cosa possa veramente voler dire scrivere.
Scrivere è il contrario di tutto questo. E' riuscire a iscrivere una parola nel mondo, passarla a qualcuno come un biglietto con un'informazione clandestina, uno di quelli che devi leggere, mandare a memoria e poi distruggere: appallottolandolo, mischiandolo con la tua saliva, facendolo macerare nel tuo stomaco. Scrivere è fare resistenza.
La mia vicenda di questi anni mi ha permesso di incontrare molte persone che non potrò mai dimenticare. Mi ha dato la possibilità di trovarmi con Enzo Biagi, di capire che quell'uomo anziano aveva ancora tanta voglia di interrogarsi e di capire il mondo.
E poi Miriam Makeba, la grande "Mama Africa", la voce che cantava la libertà di un continente e invece è morta a Castel Volturno, dopo un concerto per ricordare sei fratelli uccisi dalla camorra e per esprimere la sua vicinanza a me, che non aveva mai incontrato, bersaglio di un nemico di cui lei non conosceva nemmeno il nome.
Nello stadio del Barcellona ero scortato dai Mossos, i corpi speciali della polizia catalana che volevano portarmi a vedere la partita circondato da un cubo di vetro antiproiettile e che poi, mossi a compassione, mi hanno risparmiato quel nuovo tipo grottesco di prigione. Lì ho incontrato Lionel Messi, l'attaccante argentino del Barça, che è riuscito a rifare, identico, il gol più bello di Diego Armando Maradona. Faccia da bimbo che non dice nulla delle sofferenze che ha patito, delle cure dolorose che gli hanno permesso di crescere e divenire il più grande giocatore dei nostri giorni.

A volte però mi trovo a guardare indietro. E allora so a chi questo libro non è destinato. Non va a tutte quelle persone con cui sono cresciuto, che si sono accontentate di galleggiare, di tirare a campare in giorni tutti uguali. Non va ai rassegnati, fermi a scambiarsi le fidanzate, scegliendo tra chi è rimasto spaiato come le scarpe dentro scatole impolverate. A chi crede che per diventare adulti bisogna caricarsi in groppa i fallimenti di un altro, piuttosto che rilanciarsi insieme in una sfida. Io non scrivo mandando lettere verso un passato che non posso né voglio più raggiungere. Perché se guardo indietro so che rischio di finire come la moglie di Lot, trasformata in statua di sale mentre guardava la distruzione delle città di Sodoma e Gomorra. E' questo quel che fa il dolore quando non ha nessuno sbocco: ti pietrifica. Come se i tuoi pianti, a contatto col tuo rancore, si rapprendessero in tanti cristalli divenendo una trappola mortale. Allora, quando mi guardo indietro, l'unica cosa in cui mi riconosco sono le mie parole.
Questo libro va a chi ha reso possibile che Gomorra divenisse un testo pericoloso per certi poteri che hanno bisogno di silenzio e ombra. A chi ha assimilato le sue parole, a chi si è ritrovato nelle piazze per leggerne delle pagine, testimoniando che la mia vicenda e le mie parole erano diventate di tutti. Senza di loro non ce l'avrei fatta a continuare a esistere pensando a un futuro. Sapendo che la mia vita blindata era comunque una vita. Senza i miei lettori non avrei mai avuto le prime pagine dei giornali, le telecamere in prima serata. Devo a loro se ho compreso l'importanza del confronto con i media. Quando dietro non ci sono il vuoto, la trama di finzioni che non fanno altro che distrarre e consolare, ma ci sono la voglia e il desiderio di tanti di sapere e di cambiare, perché non possono essere usati tutti i mezzi di comunicazione possibili per unificare le forze? Perché averne tanto sospetto o paura?
Paura. In tutte le interviste, in tutti i Paesi dove il mio libro è stato pubblicato, mi chiedono sempre se io non abbia paura che mi possano ammazzare. "No" rispondo subito, e lì mi fermo. Poi mi capita di pensare che chissà quanti non mi crederanno. Invece è così. Perché la peggiore delle mie paure, quella che mi assilla di continuo, è che riescano a diffamarmi, a distruggere la mia credibilità, a infangare ciò per cui mi sono speso e ho pagato. Lo hanno fatto con chiunque abbia raccontato e denunciato.
C'è una frase di Truman Capote, vera e terribile: "Si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte". Se ho avuto un sogno, è stato quello di dimostrare che la parola letteraria può ancora avere il potere di cambiare la realtà. La mia "preghiera", grazie ai miei lettori, è stata esaudita, ma sono anche divenuto altro da quel che avevo immaginato. E questo è stato difficile da accettare, finché non ho capito che nessuno sceglie il suo destino. Però può sempre scegliere la maniera in cui starci dentro. E per quanto mi riesca, voglio provare a fare il mio lavoro nel migliore dei modi, senza sconti e semplificazioni, perché è questo ciò che sento di dovere a tutti coloro che mi hanno sostenuto.
Il titolo di questo libro vuole ricordare che da un lato esistono la libertà e la bellezza necessarie per chi scrive e per chi vive, dall'altro esiste la loro negazione: l'inferno che sembra continuamente prevalere. Ad Albert Camus appartiene una piccola frase apparentemente senza peso. Per me, invece, ne ha molto perché mi ricorda quanto Giovanni Falcone diceva a proposito della mafia e del suo essere un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani delimitato da un inizio e da una fine. Ecco allora quel che scrisse Camus: "L'inferno ha un tempo solo, la vita un giorno ricomincia".

E' quello che credo, spero, voglio e desidero anch'io.

© 2004-2009 by Roberto Saviano
Published by arrangement with Roberto Santachiara
Agenzia Letteraria
© 2009 Arnoldo Mondadori Editore S. p. A., Milano.

4 giugno 2009

Il Vento - Litfiba: Piazza Tienammen, 20 anni fa

L' orizzonte e' nello specchio
l' orizzonte e' dentro me
ho distrutto tutto il tempo
perche' il tempo e' solo mio
cielo basso sui capelli
l' orizzonte e' dentro me
ho scolpito sulla pelle
che chi piange ridera'.
Sono libero, come il vento sono libero
Questo mostro ha cento occhi
cento occhi come spie
ma quei bastardi ridono
mi hanno tolto mani, bocca e occhi,
occhi... occhi, occhi... occhi, occhi...
occhi, occhi...
Sono il vento, sono libero come il vento,
senza fine ah ah ah
sono libero, sono libero
Con il cuore in quella piazza
tiene a mente Tienammen
la morte la porta la liberta' e la violenza perdera'
e ogni gabbia uccide un uomo ma la rabbia fa' resistere
e ha scolpito sulla pelle che chi piange ridera'.
Sono il vento, sono libero come il vento, senza fine
sono il vento, sono libero come il vento, seno libero ah ah ah.

Rispetta la mia scelta rispetta la mia scelta.

Libero, libera, libero, libera libero, libera, libero, libera.
Libero, libera, libero, libera libero, libera, libero, libera.

Sono libero