12 novembre 2013

La Terza Guerra Mondiale: Teatro Europa

Ok, questo sarà un post un po' insolito, ispirato, probabilmente, dalle elezioni regionali, dal congresso PD o, che so, dalla devastante sensazione che l'Italia sia l'ultimo paese superstite del Patto di Varsavia...
Sarò logorroico, anche secondo i miei standard, siete avvertiti.
Parliamo di Terza Guerra Mondiale.
Ma non quella economica attualmente in corso, parliamo di quella mai combattuta tra NATO e Patto di Varsavia.
Come al solito le fonti principali faranno riferimento a wikipedia.
Iniziamo a delimitare un po' il campo: non ci occuperemo, in questo articolo, di cose alla "The Day After" o "Alba Rossa".
Anche se, con orrore, dovremo considerare l'uso di scenari nucleari, resteremo il più possibile nell'ambito raccontato nel romanzo "Uragano Rosso" di Tom Clancy e in vari saggi di fantapolitica, come "La Terza Guerra Mondiale" di John Hackett.
Ora, non mi metterò, qui, a snocciolare cifre e a fare elenchi di divisioni e piani di battaglia.
Quello che mi interessa è ricordare a tutti un pezzettino di Storia che fa da fondamenta al nostro quotidiano e che sembra negletto nel sentire comune.
Dunque, da dove cominciare?
Per prima cosa da un invito a farvi un bel giro su wikipedia e leggervi le voci relative alla Guerra Fredda, a NATO e a Patto di Varsavia
Per capire meglio certe mie affermazioni, poi, sapere anche come sono andate le cose durante la Seconda Guerra Mondiale da un punto di vista militare sul Fronte Orientale non guasterebbe, eh!
Ero ragazzino negli anni 80 e ricordo bene la dicotomia tra la retorica filosovietica allora (allora?) spacciata per pacifista e la terrorizzante prospettiva di un'armata corazzata gigantesca accampata senza soluzione di continutià dal Mare del Nord al Mar Nero pronta ad invadere l'Europa Occidentale.
Per non parlare dell'angoscia generata da The Day After riguardo l'Olocausto Nucleare: ancora ho gli incubi almeno un paio di volte all'anno e non scherzo.
Insomma, io ricordo benissimo di aver avuto nove anni e di sapere che a due passi da casa mia c'era un bersaglio primario del Patto di Varsavia: l'aeroporto di Gioia del Colle ... Eccovi qui sotto una simulazione di quello che sarebbe l'effetto di una bomba all'idrogeno da 1 Megaton sulla base aerea pugliese al netto di onda d'urto e fallout radioattivo, in genere una scia che si muove dal punto di impatto verso est ...




Se volete "divertirvi" a nuclearizzare una città e vedere che effetto che fa potete trovare quello che vi serve qui.
Torniamo a bomba...
Dal 1945 al 1990 l'Unione Sovietica e i suoi alleati soggetti del Blocco Orientale (Germania Est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria) schieravano sui confini dell'Europa Occidenale un esercito grosso modo tre volte più grande di quello schierato dalla NATO.
Questa è una semplificazione, molte divisioni erano di seconda qualità, a effettivi incompleti  fino all'eventuale mobilitazione generale e/o con equipaggiamento di vecchia generazione, tuttavia, dato che in molti eserciti NATO le cose andavano più o meno allo stesso modo può essere accettata in prima approssimazione.
Gli eserciti del Patto di Varsavia sono andati via via crescendo nel corso del tempo fino ad arrivare, poco prima del crollo del regime sovietico ad una massa di qualcosa come duecentocinquanta divisioni (210 sovietiche) contro una settantina della NATO (facciamo 90 includendo anche le truppe USA dall'altro lato dell'Atlantico).
Ecco qua un'infografica valida per la metà degli anni '80.



Ma le cose stavano davvero così?
No.
Sveliamo il thriller e poi lo spieghiamo, va.
Dunque, è mia ponderata e fondata opinione che l'URSS e i suoi alleati sarebbero stati sì e no in grado di difendersi in caso di conflitto convenzionale.
E, di questo, i leaders sovietici erano pienamente consapevoli.
Infatti, mi duole dirlo, quando dopo la caduta del muro di Berlino sono venuti alla luce i piani di guerra del Patto di Varsavia, praticamente nessuno prevedeva azioni difensive (quindi la 'propaganda capitalista' degli anni '80 diceva il vero) e nessuno prevedeva di invadere l'Europa Occidentale senza un massiccio uso di armi nucleari.
Le fonti online  (cito solo wikipedia ma con un po' di sforzo potete cercare anche voi) sono concordi: prospettive di successo senza armi nucleari i sovietici non ne vedevano proprio.
Ma come, avevano una superiorità numerica schiacciante e potevano ricevere rinforzi dal cuore dell'URSS in una notte di treno (mentre dagli USA i carri armati dovevano arrivare attraversando l'Atlantico infestato da sottomarini russi e sotto la minaccia di bombardieri a lungo raggio, viaggio che sarebbe durato almeno una settimana), perchè iniziare la 'liberazione dei popoli oppressi dal capitalismo' con una scarica di esplosioni atomiche?
Vediamo qualche cartina d'esempio tratta proprio dalle fonti scoperte dopo la caduta del Muro di Berlino:


i piani cecoslovacchi del 1964



ed i piani generali per gli anni ottanta che furono testati in un'esercitazione denominata
 "7 giorni fino al fiume Reno", la seconda immagine riguarda il dettaglio dei compiti specifici dell'esercito polacco.

Ironia della sorte, in ultima analisi, lo slogan pacifista "Meglio Rossi che morti" che invitava ad una resa incondizionata in caso di attacco sovietico, non aveva alcun senso, dato che si sarebbe morti tutti nei primi minuti di quell'attacco.
Effettivamente, siamo di fronte ad un bel dilemma.
Che ha una spiegazione semplice: quasi sicuramente, in effetti, tutto l'intero apparato bellico dell'URSS, la retorica, i piani di attacco nucleare, erano un completo bluff destinato a scopi di conservazione del potere interno.
I Leaders Sovietici potevano anche consentire che si mettessero per iscritto farneticazioni come l'uso di armi nucleari tattiche. Ma sapevano bene che lanciare anche solo una manciata di armi nucleari nel cuore dell'Europa avrebbe portato, in poche ore, ad un olocausto nucleare globale.
Semplicemente, speravano che il muro di carri armati preservasse l'URSS dai nemici esterni e interni.
E per una quarantina d'anni ha funzionato.
Ora, il lettore potrebbe subito opporre l'obiezione della mancata opzione di una guerra completamente convenzionale.
Certo, difficilmente, negli anni '80, la NATO avrebbe usato per prima le armi nucleari sul proprio territorio (mentre non era così dal 45 agli anni 60 inoltrati, quando era la NATO a prevedere, in caso di aggressione anche solo convenzionale sovietica, una massiccia rappresaglia nucleare).
E allora?
E allora i leaders sovietici erano ben consci anche dell'efficienza pratica delle proprie gigantesche forze armate.
Per prima cosa, sapevano bene che degli eserciti delle 'nazioni sorelle' del Patto di Varsavia c'era ben poco da fidarsi, anzi, in caso di guerra era meglio che se ne stessero in caserma senza munizioni circondati dai battaglioni del KGB.
Forse forse i tedesco orientali potevano essere usati, ma non ce li vedo i Polacchi fare altro che sparare ai russi...
Poi, data la stessa struttura dell'Armata Rossa, in cui i fenomeni di nonnismo erano addirittura incoraggiati dagli ufficiali (sempre per motivi politici), non è che ci fosse poi tanto da aspettarsi nemmeno dai reggimenti della Guardia Sovietica: durante l'invasione della Cecoslovacchia certi ufficiali sovietici, di notte, dormivano dentro i carri armati chiudendosi a chiave e lasciando fuori gli equipaggi che temevano più degli insorti cecoslovacchi...
Per non parlare del nepotismo istituzionalizzato condito da selezione mediante criteri di affidabilità politica che rendevano promozioni e incarichi la posta di un logorante duello tra veri e propri feudi di potere nella casta degli ufficiali. 
Invariabilmente, le carte dimostravano che le truppe erano disciplinatissime (mentre ordinariamente regnava il caos nelle camerate), indottrinate (questo magari era vero) e che tutti i carri armati erano efficienti e lustri mentre si sa che ne funzionava al meglio uno su tre.
Ora, magari un giovane ufficiale orgoglioso della sua tessera del Partito poteva anche ignorare certi fatti, ma dubito che fossero ignoti al Politburo...
Infine, il lato tecnico della faccenda.
A parte i famosi carri armati T-34 della Seconda Guerra Mondiale, l'universale AK-47 e il MiG 15 della Guerra di Corea, è difficile individuare nella macchina militare Sovietica, soprattutto nei primi anni '80 del Secolo Scorso, un sistema d'arma integrato capace di surclassare gli equivalenti occidentali anche in caso di notevole superiorità numerica.
Queste, ovviamente, sono affermazioni "a posteriori". Vi garantisco che nel 1985 il sottoscritto considerava il MiG-25 come una specie di spauracchio finchè, quando un paio di lustri dopo ho avuto modo di confrontarmi con fonti di origine anglosassone ho scoperto che un gran numero di osservatori occidentali già nella prima metà degli anni '80 avevano scoperto il bluff sovietico e il controbluff del complesso militare industriale occidentale che 'pompava' la minaccia sovietica per garantirsi ordinativi.
Suggerisco la lettura di "La Minaccia: dentro la macchina militare sovietica" di Andrew Cockburn, un impegnativo volume che spiega come, alla fine della fiera, non solo il gigante aveva i piedi d'argilla nel suo complesso, ma che anche le sue singole cellule non erano questo gran che:

Quanti carri armati M60 Patton o M1 Abrams sono stati distrutti da un Tank T-72?

Quanti F-16 israeliani sono stati abbattuti da  un Mig-23 siriano?

La risposta è semplice. Praticamente Zero.
Anche per un distratto osservatore contemporaneo dovrebbe essere chiaro che, a livello di aerei e carri armati, non c'è confronto tra equipaggiamento sovietico e occidentale inteso come F-15/F-16 vs MiG23/25 e M1 vs T-72.
Il destino delle forze armate siriane negli scontri con gli israeliani è un esempio concreto.
Del resto, ad esempio, il carro armato T-72 ha un sistema automatico di caricamento del cannone che tende a malfunzionare strappando via il braccio del cannoniere usando l'arto strappato al posto del proiettile. Molti equipaggi di T-62 siriani sul Golan sono morti soffocati nel proprio carro armato a causa di un sistema di ventilazione insufficiente (e che, in teoria, è progettato per consentire la sopravvivenza per giorni in un ambiente contaminato da radiazioni e gas nervini...).
Nessun pilota di caccia americano ha mai avvistato, durante la guerra del Vietnam, un MiG a più di 120 Km dal proprio aeroporto di partenza, dato che il raggio d'azione pratico dei MiG è raramente superiore ad un terzo di quello teorico.
Il famoso MiG 25 capace di superare Mach 3 e che ispirò un bel film di Clint Eastwood, aveva un'autonomia di poco più di 600 km reali e non aveva nessuna capacità di combattimento manovrato.
Altri esempi? La forza d'elite dell'aviazione sovietica, la PVO, ha fallito nell'intercettare il Cessna di Mathias Rust che riuscì ad atterrare sulla Piazza Rossa ( e se fosse stato un missile da crociera a testata nucleare?) Per non parlare dell'abbattimento del volo 007 della Korean Air Lines: a parte la tragedia umana per l'assassinio a sangue freddo di 269 innocenti, ben 4 intercettori supersonici si alzarono in volo per inseguire un aereo civile grosso e lento che volava ignaro di tutto ad alta quota in bella vista, ma solo 1 di questi caccia raggiunse il Boeing, gli altri fallirono l'intercettazione. 
E se fosse stato un bombardiere supersonico B1 in volo a bassa quota? 
Per non parlare dei servizi logistici sovietici, insomma il trasporto di gasolio, cibo, munizioni e rinforzi, strutturati all'incirca di un terzo di quelli occidentali... 
Gli esempi di inefficienza tecnica di carri armati, aerei e navi sovietiche potrebbero occupare centinaia di pagine, roba da far sembrare gli F-35 più performanti dell'Enterprise... 
Ma credo di aver dato un'idea.
Si badi bene, non sto sostenendo che l'esercito sovietico fosse una barzelletta. 
Sto affermando che in tempo di pace viveva in una forma di anarchia organizzata in cui i soldati di leva erano sottoposti ad angherie da parte degli anziani e gli ufficiali avevano altro da fare che prepararsi alla guerra vera.
C'era il caso che una volta distribuite le munizioni nelle compagnie meno coese ci si sparasse a vicenda. E del resto quello che è successo in Cecenia dove i sergenti vendevano le reclute ai ribelli è conferma sufficiente.
Sto affermando che per far fuori una compagnia di 12 carri armati tedeschi Leopard2 probabilmente non sarebbe bastato un battaglione di 40 carri armati T-72 e forse nemmeno un reggimento...
Tutte cose che hanno la loro importanza in un conflitto che poteva durare sì e no un mese.
La leadership sovietica queste cose le sapeva bene e le va riconosciuto di aver fatto, tutto sommato, la sua parte per evitare che il pianeta diventasse un cumulo di macerie radioattive.
Ah, ovviamente il tutto vale anche per le armi nucleari. 
Sfortunatamente su 1100 ICBM, per esempio, credo che sì e no i 300 nominati in The Day After si sarebbero levati in volo, una percentuale bassina ma, parlando di armi nucleari, più che sufficiente per far estinguere l'umanità...
Quindi no, una guerra nucleare non sarebbe stata vincibile da parte degli USA in nessun caso.
Trovo interessante che un falco come Tom Clancy e una colomba come Andrew Cockburn, ragionando fuori da schemi ideologici, alla fine siano giunti ad una medesima conclusione: alla fine le capacità operative dell'Armata Rossa non erano sufficienti a garantire la vittoria Sovietica sul campo di battaglia del Teatro Europa.
Ma se, per esempio, i falchi del Cremlino avessero fatto fuori Gorbacev e deciso di tagliare il nodo gordiano del confronto con l'Occidente invadendo i paesi della Nato come sarebbero andate le cose?
Come scrivevo prima, sempre quando ero ragazzino lessi un saggio di fantapolitica "La Terza Guerra Mondiale" di John Hackett, in cui i Sovietici pianificano una campagna quasi completamente convenzionale, usando, però, aggressivi chimici.
I sovietici, dopo un successo iniziale travolgente, si trovano logorati a causa delle loro insufficienze logistiche e della mancata conquista della superiorità aerea. Eccovi le cartine che tanto mi affascinarono all'epoca, tenete presente che era praticamente 'cronaca':



La Distribuzione  iniziale delle forze Sovietiche



Il Piano di Guerra Sovietico



inizia l'avanzata


in quattro giorni il Reno è raggiunto in Olanda


l'avanzata sovietica è bloccata ovunque


L'offensiva verso sud della 20° Armata della Guardia Sovietica è bloccata dall'aviazione NATO, contemporaneamente inizia la controffensiva NATO verso Brema con crollo del fianco destro Sovietico e fine delle ostilità


Ecco, io credo che le cose potevano anche andare così. Certo, molto sarebbe dipeso da chi avesse sferrato il primo colpo nella guerra aerea e da fattori politici diversi: ad esempio, la Romania non è mica detto che si sarebbe schierata con il Patto di Varsavia.
Una cosa, però, è certa.
Le moderne armi convenzionali sono di gran lunga più devastanti di quelle della Seconda Guerra Mondiale, quindi della Germania non sarebbe rimasta pietra su pietra anche nell'improbabile caso in cui gli eserciti contrapposti si fossero comportati decentemente verso i civili e non avessero usato nè armi chimiche nè armi nucleari.
Ci sarebbe molto altro da aggiungere, ad esempio:
i videogames che trattano dello stesso argomento;
La guerra nell'aria e sui mari;
Il ruolo dell'Italia.

Insomma, possiamo perderci un po' di tempo alla ricerca del perchè qualcosa che era dato per inevitabile, imminente e certo, poi, alla fine, non si è affatto verificato...

8 novembre 2013

La Bellezza non è di questa Patria


La mia ultime immagine del profilo, una bandiera italiana ritorta a mo’ di cappio, ha destato qualche preoccupazione e protesta.
Effettivamente, non è una bella immagine.
Ma non è colpa mia se la bellezza non è di questa Patria.
Quella stoffa che strozza non è fatta nè è tirata da una sola persona, nè da una piccola minoranza.
E’ un tessuto, come tutti i tessuti è fatto di fibre sottili, di singole azioni, di singole persone che si intrecciano l’una sull’altra e poi si intrecciano ancora.
Solo che questo tessuto è fatto di azioni cattive anche solo per il contesto in cui sono commesse.
Cattive, non necessariamente illegali.
Azioni che portano al male.
Il Cappio è multicolore, sfuggente, morbido, tenace, intessuto di vigliaccheria e di mille e mille “non è colpa mia, io che ci posso fare”.
E’ fatto dai poliziotti di Genova e dagli sfruttatori che sulla carta di identità hanno scritto imprenditore, mica solo dagli evasori fiscali. 
E’ fatta più dai burocrati che si trincerano dietro ‘la legge ci impone….” di strozzarvi, appunto, che dai politici corrotti.
E’ fatta da docenti universitari e medici divenuti tali per meriti clientelari e che ora sputano nel piatto grazie a cui sono diventati obesi riciclandosi nel nuovocheavanza.
E’ fatta da una Città che respinge al mittente  Unione Europea montagne di soldi perchè la sua leadership non è nemmeno capace di spartirseli.
E’ fatta di cittadini che si comportano in pubblico ed in privato come se fossero gli unici abitanti dell’universo.
E pure da vecchi compagni, reduci da tante battaglie per la libertà e i diritti di uomini e animali che finiscono a militare in una compagine politica che ammette, per ideologia e ragioni elettorali il “reato di clandestinità”.
Un tessuto che  può anche essere perforato, magari, continuado a fare i Linux Day, parlare contro la speculazione edilizia e dando una mano ai Campi Scout.
Può essere perforato, certo, da questi singoli gesti di singoli, ma, purtroppo, questo non rende quel tessuto meno asfissiante.
Oggi credo che vada semplicemente tagliato.
Proprio sul nodo.

3 novembre 2013

Di Battista e la scatola radioattiva

Una bella scatola di biscotti può anche avere qualche biscotto guasto. 
O anche tutti.
Si buttano via i biscotti guasti. 
O anche tutti.
Poi, dentro quella scatola, puoi conservare altri biscotti buoni e mangiarteli di gusto.
Ma se la scatola è fatta di latta e di Plutonio, dentro potrai metterci anche i migliori biscotti del mondo.
Diventeranno radioattivi in poco tempo.
Tutti quanti.
E diventeranno velenosi tutti quanti, anche se sopra non ci sarà mai traccia di muffa.
L'essere favorevoli al Reato di Clandestinità, per esempio (e non ne aggiungo altri perchè è più che sufficiente questo orrore) è il Plutonio.

Dalle Pigne ...

28 ottobre 2013

Tempi Moderni

"Learco, cosa ne hai fatto dei tuoi talenti?" Grida l'angelo del telavevodetto.
"..."
"Guarda, non perdiamo tempo" Dice l'angelo del questalhogiàsentita all'angelo deltelavevodetto "E' un'altra causa persa!"
"Allora, Learco, cosa ne hai fatto dei tuoi talenti?" Insiste l'angelo della ripetizione.
"Me li hanno rubati."
"Eh?" Esclama l'angelo prontoatutto " Non capisco, non l'ho mai sentita questa in duemila anni di learchi".
"Che significa 'me li hanno rubati'" dice un angelo all'altro:
"Vedi un po' sul manuale"
"Dunque, talenti seppelliti, talenti investiti, talenti raddoppiati, oh, cercate pure voi sull'altra versione"
"Niente, anche qui si parla di mine investite, seppellite, interessi, cose così, ma di furti di talenti niente"
"Deve essere un segno dei tempi, una di quelle cose che ha detto il Principale sarebbero successe verso la fine" dice l'angelo della ragionevolezza.
"Di' quello che ti pare ma noi siamo stati mandati da Learco per sapere che cosa ne ha fatto dei suoi talenti e la risposta: 'me li hanno rubati' non rientra nella matrice di quelle possibili, ci vai tu dal Principale a dirgli che si è sbagliato un'altra volta? Ti ricordi che è successo quando abbiamo dovuto smetterla di far muovere il Sole attorno alla Terra?" grida, esasperato, l'angelo del minimo sforzo.
"Learco, pensaci bene, non è che te li sei dimenticati da qualche parte? Non è così grave, sai" Dice dolce l'angelo del condono.
"Me li hanno rubati".
"Ma non è possibile, chi te li avrebbe rubati?" Prova l'angelo della comprensione
"Zitto Learco, ti proibisco di rispondere!" Interviene l'angelo dell'NSA che prosegue: "Brutti idioti, se vi dice chi gli ha rubato i talenti poi voi che fate?"
"Beh, andiamo dal ladro e glie li facciamo restituire" Risponde l'angelo del candore.
"Deficienti che non siete altro, ma Learco vi sembra un nome Tedesco per caso?" Continua l'angelo del KGB.
"Effettivamente, no" risponde il coro angelico.
"E allora che chiedete cose che vi portano su una falsa pista?" dice l'angelo di Ustica.
"Per fortuna sono arrivato in tempo" dice, trafelato, l'angelo dell'alitalia "C'è una nuova disposizione per questa nazione, effettivamente i casi di furti di talenti sono tantini, qualche milione, insomma, registrateli come furti di talenti e tornatevene al vostro cielo"
"E poi? E a Learco che diciamo?"
"Nulla".
"Nulla?"
"Uaglio', capiamoci: è meglio che con quelli a cui hanno rubato i talenti noi non ci parliamo, ci sono in ballo milioni di posti di lavoro..."
"Posti di lavoro?"
"Sì, quelli degli angeli custodi dei derubati"
"Ahhh"
"Già."
"Learco, allora ti hanno rubato i talenti? Che peccato..."



PS: Grazie a Paolo Nori, per Learco e le altre storie.

27 ottobre 2013

Linux Day 2013, tutti giù per terra.

E così anche questo Linux Day ( 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2013, quindi il mio sesto ) è andato.
Nelle passate edizioni l'Organizzazione è riuscita a proporre un costante crescendo di quantità e qualità:
più macchine, più postazioni, più sottoeventi. Conferenze anche intercontinentali via web, seminari di un certo spessore tecnico a livello delle migliori iniziative italiane.
Insomma, rileggendo i programm idelle passate edizioni trovo  qualcosina un zinzino più evoluto del classico 'come si installa ubuntu': i nostri seminari sul GIS, il google summer code, programmazione, firewall e quant'altro.
Pure i gadget avevamo: dai cd originali di ubuntu alle borse in stoffa alle mitiche magliette a tema.
Ma poi?



Cosa ha portato tutto quello sforzo di un pugno di persone per tanti anni?
Le amministrazioni pubbliche hanno continuato a tagliare i servizi e a comprare licenze software proprietarie.
Meno posti negli asili, più disoccupati, più profitti per i soliti noti.
I cittadini hanno continuato a usare software pirata e a regalare i propri dati al cybercrimine.
E dei Fondi Europei utilizzabili per migrazioni e implementazione di sistemi open data si son perse le tracce.
Quindi, nulla di fatto?
Io credo di no.



Certo, quest'anno abbiamo deciso di ricominciare da zero.
Dosando con attenzione le risorse disponibili.
Il che ha portato comunque ad un'offerta limitata ma rigorosa (stallmaniana, è stata definita) per i pochi utenti intervenuti.
Eppure, anche quest'anno il numero di utenti Linux è aumentato.
Eppure, anche quest'anno è stata festa.
Anche quest'anno non ci si è rassegnati al "Le cose vanno così, è inutile che ci proviamo".
Anche quest'anno è stata fatta testimonianza.
Facciamo la cosa giusta, in tre o trenta.
Resta giusta.









23 ottobre 2013

Openstreetmap addicted

Openstreetmap.
Uè, non è che mo' qui ci faccio una conferenza, andate su www.openstreetmap.org e divertitevi. 
Poi, se vi serve aiuto, chiedete eh!
Andiamo con ordine.
Tre anni fa, in concomitanza con il Linux Day 2010 ed i referendum sull'Acqua Pubblica, organizzammo un mapping party per mappare le fontane nei Sassi.
Ne venne fuori una bella iniziativa che mi introdusse ad un mondo sconosciuto.
Purtroppo, non ho mai avuto modo di dar seguito a quell'esperienza in maniera concreta fino a questi giorni.
Nell'ambito delle iniziative legate a Matera 2019, la celeberrima idea per far diventare la mia città natale Capitale Europea della Cultura, questa settimana è stato organizzato un Workshop, appunto, su OpenStreetMap.
Piersoft Paolicelli e Maurizio Napolitano hanno sagacemente condotto le operazioni, ciascuno nel suo ambito e, come risultato, il mio account openstreetmap è passato da zero a trenta modifiche in meno di 24 ore.
E' una droga...

Però devo aprire una parentesi sulla faccenda Matera 2019. 
Come dire, a scanso di equivoci.
Non condivido le modalità di gestione della candidatura a capitale europea della cultura. Non ne condivido le modalità "arma di distrazione di massa" nè l'esternalizzazione nè il mancato coinvolgimento, causato dall'uso strumentale della candidatura, di larghe fette della popolazione interessata (di per sè una piccola minoranza).
Tuttavia ...
Ho speso, assieme a molti altri, tempo ed energie negli anni passati per diffondere la cultura del Software Libero e per chiedere politiche di apertura dei dati.
Anni.
Il primo Linux Day materano mi sa che è del 2007...
E' stato un impegno appassionante per il piccolo gruppo di persone che l'hanno portato avanti cercando di costruire una Comunità Locale e di invogliare ordini professionali e Pubbliche Amministrazioni ad adottare Software Libero e politiche di Open Data.
Ritengo, a posteriori, che sin dal 2010 vi fossero le condizioni ideali perchè almeno l'Amministrazione Comunale Materana potesse iniziare un progetto di Migrazione al Software Libero e di diffusione ed apertura del proprio patrimonio di dati.
La Comunità Materana del Software Libero è arrivata persino a formulare una proposta di legge regionale su Software Libero ed Open Data.
Purtroppo, all'epoca, evidentemente i tempi non erano maturi... Mettiamola così.
E oggi?
E oggi raccogliamo quello che possiamo.
Il Workshop è stato molto interessante.
Le modifiche fatte ad OpenStreetMap sono fatti concreti, forse non valgono molto nel quadro generale di una città e di una regione che affondano nella povertà, ma sempre fatti concreti restano.
Magari questa è la volta buona che si riesca ad innescare un circolo virtuoso come quello progettato anni fa.
Quindi non ho visto nessun motivo per far mancare il mio appoggio a questa iniziativa.
Su Facebook è attivo un gruppo di coordinamento per completare la mappa di Matera in vista del mega evento OSM del 2014: il convegno annuale si terrà, infatti, proprio qui a Matera!
Questo non vuol dire che io possa approvare situazioni paragonabili a questa: tanto per parlar chiaro, ad esempio, una eventuale migrazione al software libero non è cosa che riguardi solo il volontariato, ma va finanziata col denaro risparmiato sull'acquisto delle licenze proprietarie!
E chiudiamo la parentesi, tornando al Workshop.
Potete trovare facilmente online informazioni su openstreetmap e per comodità vi allego qui le slides proiettate da Napolitano:



Che dire, ho imparato a modificare openstreetmap e a usare JOSM e sto continuamente ad inserire dati come un vero OpenStreetMap addicted.
Con lo stesso spirito mi presenterò nuovamente, sabato prossimo, con armi e bagagli per un'altra edizione del Linux Day.
Chi la dura la vince.

22 ottobre 2013

Il Programma del Linux Day 2013 a Matera

Dopo ponderata riflessione ecco il menu della festa del Software Libero che si terrà Sabato 26 Ottobre 2013 a Matera:
  • cenni di crittografia (come usare GPGe Truecrypt);
  • WHONIX, la via facile a TOR;
  • Software Libero: la solita lezioncina (repetita juvant);
  • Install Fest!.

In pratica, sfruttando il caso PRISM, faremo due chiacchiere a livello terra terra (come il relatore Angelo Giordano) su privacy, crittografia e sicurezza dei dati. Illustreremo il sistema WHONIX per l’accesso ‘facile’ alla rete TOR e poi il solito pistolotto sui vantaggi di Software Libero e GNU/Linux (ricordiamoci che quest’anno festeggiamo 30 anni di GNU).
Ah, ovviamente, install fest (portatevi DVD vuoti per farvi masterizzare la vostra copia della distribuzione preferitae e PC di cui avete già fatto il backup per farvi aiutare dai volontari ad installare GNU/Linux).


Per dettagli e annunci http://www.materalinux.it/
Enjoy!


21 ottobre 2013

Geremia a Ostuni: compra un campo.

Questa domenica sono tornato ad Ostuni, ospite della sede locale della Fraternità Monastica di Bose. Non ci tornavo da un po' e per varie circostanze ho preferito essere lì e ho disertato l'uscita dei passaggi.
Nel corso di questi due anni la conoscenza della Comunità si è approfondita a livello familiare e a Ostuni mi sono sentito subito a casa.




Il tema del giorno è stato l'Opera del Profeta Geremia.

Un testo lungo e complesso che Sabino Chialà ha esposto con maestria e passione in un paio di ore di conferenza seguita da un appassionato dibattito.


Geremia è il Profeta della Fatica della Fede. Profeta non è colui che prevede il futuro. Profeta è colui che legge la realtà di oggi spiegandone le cause e raccontandoci il vero senso delle cose.


La sua opera può (anche) essere ricondotta in tre fili conduttori:


  • Il Grido di Geremia contro il Popolo di Israele e le sue malefatte.
  • L'arrovellarsi intimo del Profeta sui propri stessi convincimenti.
  • L'annuncio della Speranza.


Per Geremia il male non si autogenera: è figlio di un altro male. Che, a sua volta, genera altro male e incrosta la Società portandola alla rovina.
Geremia condanna i capi di Israele che hanno tradito sottraendosi alle proprie responsabilità, dicendo che 'va tutto bene (pace, pace, shalom, shalom, dove pace non c'è) e condanna tutti i ceti sociali perchè ognuno si è sottratto alle proprie responsabilità partendo dalla falsità dei rapporti interpersonali.
E' la Fede che rende Geremia capace di vedere il male e di denunziarlo.
E chi denunzia il male rischia la vita.


Molto più interessante è la lotta di Geremia per diventare credente, il Geremia che si sente parte del popolo peccatore e che interroga Dio sul senso delle cose.
E Dio gli risponde.
Mentre Geremia è in prigione, mentre Gerusalemme è assediata dal nemico, mentre Israele è sul punto di essere distrutta, Dio gli dice:
"Compra un campo".
Compra un campo. Quando tutto crolla, compra un campo. Quando la vita perde significato, compra un campo. Quando la violenza e l'iniquità ti soffocano, compra un campo.
Perchè se hai Fede avrai Speranza. E se avrai Fede e Speranza allora compra un campo, perchè la Vita continua e c'è un futuro anche contro ogni evidenza ed avversità.
Compra un campo.



19 ottobre 2013

Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell'analfabeta



Un (aspirante) giovane transalpino, accidentalmente residente a Matera (ma in gran parte dell'Italia succederebbe similmente a quanto si va qui a narrare) , si sveglia presto e alle 7:30 è pronto per andare a lavorare.
Gli piace iniziare presto, per finire prima ma anche per evitare traffico e trovare parcheggio.
Effettivamente, la strada di periferia immersa nella nebbia è deserta.
Semideserta, si corregge il giovane transalpino.
C'è una BMW che la percorre a 20 km orari al centro della doppia carreggiata.
L'autista è vestito con cappello, sciarpa e giaccone invernale. 
Giustamente. 
Infatti, tiene il finestrino spalancato, il braccio sinistro fuori dal finestrino nell'aria gelida del mattino d'inverno e fuma.
A parte fumare e stare al centro della carreggiata a venti chilometri all'ora sulla strada deserta fa poco altro.
Che so, gettare il pacchetto vuoto delle sigarette per strada.
Il nostro giovane tedesco ha in orrore le strombazzature e le clacsonate, si limita ad usare gli abbaglianti, senza successo.
Del resto, neppure con le strombazzature...
Ma, tutto sommato, al nostro giovane transalpino fa più specie aver visto l'autista della BMW gettare il pacchetto di sigarette per strada che il suo intralcio alla circolazione.
Così, invece di arrivare in ufficio in 10 minuti, ci metterà il doppio del tempo.
Pazienza.
Il nostro giovane transalpino parcheggia e scuote la testa di fronte ai cassonetti di immondizia traboccante.
Inutile aspettarsi soluzioni a breve, purtroppo.
Il servizio di raccolta è stato impostato da una precedente amministrazione che ha previsto sagacemente di utilizzare un motocarro al posto di un furgone cabinato, ma tant'è ...
Nel frattempo, il nostro Transalpino ha modo di vedere un signore in giacca e cravatta gettare un grosso involto di giornali nel cassonetto dell'umido.
Quello della carta, pieno ma utilizzabile, è immediatamente alla sua destra.
Il nostro giovane transalpino finito il lavoro, decide di recarsi a Teatro dove un giovane attore impegnato reciterà un monologo di denuncia civile.
Il nostro eroe si mette in coda ma è piuttosto  seccato per la Signora Impellicciata che cerca di saltala. 
Due domande, si fa, Il nostro giovane transalpino: 
1 - Ma perchè vieni ad ascoltare un monologo sulla maleducazione e salti la coda?
2 - Ma perchè salti la coda? Per guadagnare 2 secondi su cosa? I posti sono numerati!
Mistero.
Mistero della Fede, per l'appunto, dato che mentre la Signora gli piazza una gomitata nel fianco, al nostro capita di ricordare di come, a Messa, la domenica precedente, gli sia successa la stessa cosa mentre era in coda per la Comunione.
Sconsolato, il nostro ormai affezionatissimo pensa che ci vorrebbe qualcosa di definitivo, di drastico, oppure un lungo, continuo e accurato processo di rieducazione.
Così gli viene in mente una specie di trasmissione televisiva in cui i protagonisti potrebbero essere i comuni cittadini colti dalle telecamere al culmine dei loro atti di incivilità e intervistati sul momento con toni di incredulità più che di rimprovero:

"Signora, perchè non si è fermata allo Stop e sta procedendo a passo d'uomo su strada libera? Scusi, perchè ha gettato la carta a terra? Mi perdoni, potrebbe spiegarci la motivazione per cui ha parcheggiato in doppia fila con tanti posti vuoti a pochi passi? Buongiorno, potrebbe cortesemente spiegarci che vantaggio sta ricevendo nel gettare quei contenitori di plastica nel cassonetto della carta?"

Chissà.

Magari servirebbe, magari no: conoscendo i cisalpini, per lo più si vanterebbero di tali gesti ...