Questo struggente racconto rappresenta l'eredità morale dell' autore di "Vita e Destino".
Un vecchio deportato torna a Mosca dopo 30 anni di Gulag.
Nelle 144 pagine del breve romanzo, le atrocità sovietiche sono narrate senza risentimento, senza traccia di odio da parte del narratore - vittima.
Anche per i delatori più sordidi Grossman afferma la necessità di non emettere giudizi affrettati, ma di comprendere, meditare, capire.
Terribile, poi, la descrizione dell'Holdomor, il terribile genocidio per fame organizzato da Stalin contro le popolazioni contadine ucraine tra il 1929 ed il 1933.
Parole atroci che descrivono fatti atroci pur senza traccia di rabbia e desiderio di vendetta.
Grossman descrive, afferma, racconta l'orrore senza giudicare i carnefici. Racconta il Gulag indicando responsabilità ma non accanendosi a richiedere la vendetta sui colpevoli. Queste pagine mi hanno profondamente commosso e meritano senz'altro un posto speciale nella mia biblioteca.
Quanta sofferenza inutile, descritta qui.
"Tutto ciò che è disumano è assurdo ed inutile!"
Ecco il sunto di questo mirabile libro.
Narra di tenebre spaventose, ma brilla in contrasto, il pensiero dell'autore.
In quanto umano.
Logico.
Utile.
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