Ho appena finito di leggere "Il Popolo che disse No" di Bo Lidegaard.
Racconta di come la Danimarca salvò la propria popolazione ebraica dallo steriminio nazista.
La Danimarca era stata occupata il 9 Aprile 1940 dai tedeschi e, data la disparità di forze, i danesi avevano preferito non opporre alcuna resistenza.
In cambio, la Germania non trattò la Danimarca come gli altri paesi occupati.
Il libro non è, come si dice, di scorrevole ed avvincente lettura, ma, appunto, non è letteratura da treno.
E' un racconto accurato, da un lato, della sorte di alcune migliaia di persone che si salvarono fuggendo in Svezia, dall'altro, del peculiare fenomeno per cui la consueta sequenza di azioni messe in atto dai nazisti contro gli ebrei, ossia discriminazione, segregazione, deportazione, sterminio, in Danimarca non funzionò affatto.
"Con che diritto venite qui?" Chiese, semplicemente, un bibliotecario alla Gestapo che stava saccheggiando i suoi registri per cercarvi gli ebrei.
E l'uomo della Gestapo rispose: "Con il diritto del più forte", al che il bibliotecario "Non è un buon diritto".
Nel mondo del bibliotecario, gli ebrei non esistevano.
Esistevano i Danesi, uomini, donne, alti, bassi, religiosi e atei, tutti, però, membri della Nazione Danese, democratica e prospera.
"Con che diritto venite qui?" Non è una domanda banale, perchè nel mondo civile delle democrazie occidentali il diritto del più forte equivale a nessun diritto.
Per i Danesi, essere complici delle deportazioni ebraiche equivaleva ad un suicidio.
Equivaleva ad acconsentire alla propria stessa persecuzione e distruzione.
Perchè, ripeto, non esistevano gli ebrei danesi, solo i danesi.
Acconsentire che un danese venisse perseguitato quivaleva ad acconsentire alla propria stessa persecuzione.
C'è una leggenda secondo cui il Re Cristiano di Danimarca, di fronte alla pretesa tedesca di imporre la stella di Davide agli ebrei (la fase uno dello sterminio, la discriminazione per Legge), si sarebbe presentato in pubblico con la stella di Davide addosso.
E' un episodio apocrifo, mentre è vero che quando gli dissero che i tedeschi avrebbero preteso di applicare tale 'legge', rispose, effettivamente: "Beh, allora ci toccherà indossarla tutti".
I tedeschi consideravano la Danimarca come un prototipo di Nuova Europa: un paese ariano, prospero, pacificamente asservito alla Germania e non avevano nessun interesse a turbare questo equilibrio in cui i danesi non resistevano e i tedeschi non opprimevano (troppo).
Di questo i dirigenti danesi erano perettamente consapevoli.
E non consideravano affatto possibile che accadesse in Danimarca quello che era successo nel resto d'Europa.
Sapevano che la Germania era lì a due passi e bisognava farci i conti.
E basavano i loro calcoli sulla ragionevolezza delle pretese tedesche.
Così, quando la furia nazista si abbattè sui danesi che, ai soli occhi nazisti erano 'diversi', a tutti i danesi fu chiaro che ad occuparli non era la Germania, ma 'un regime violento di criminali che non meritavano il minimo credito'.
L'opposizione danese al nazismo, quindi, non fu semplcemente un'opposizione armata di una sparuta minoranza, come in Italia.
Fu l'opposizione di un intero popolo che raggiunse il suo scopo: meno dell'1% della popolazione ebraica della Danimarca finì tra le grinfie dei Nazisti, il resto fu messo al sicuro dai soccorritori danesi in Svezia.
E voi, cari lettori, potreste attribuire all'elevatissimo grado di prosperità sociale della Danimarca il comportamento dei suoi cittadini.
Peccato che non vi sia alcuna correlazione diretta tra il dire no ai nazisti e la prosperità di un popolo.
In Olanda, un'altra ricca nazione occupata di cui i tedeschi consideravano perfettamente ariani gli abitanti, ben il 71% della popolazione ebraica fu sterminata, quasi centomila vite umane.
E vi fu un altro popolo che disse No.
In cui la percentuale di ebrei uccisa fu pari a zero.
Quello bulgaro.
Di certo non ricco come quello danese od olandese.
Ecco, quando parlate di Palestina, date un pensiero ai vostri bisnonni e a dove ci hanno portati tutti i loro Sì.
E a tutti i Sì che l'italica gente grida a gran voce ogni giorno.