26 aprile 2016

Černobyl ha 30 anni: una catastrofe adulta

"Il Governo Svedese ha dichiarato di aver rilevato ondate radioattive provenienti dall'Unione Sovietica.
Ci giunge ora la notizia secondo cui il Governo Sovietico avrebbe chiesto alle Autorità della Germania Occidentale informazioni su come spegnere incendi in reattori nucleari..."

L'incubo di Černobyl, per me, iniziò così. 
E mi ricordo le parole esatte, le parole del TG2 dell'Epoca, in un giorno di Aprile di 30 anni fa.
Ricordo molto bene le corse dall'interno della casa alle auto coi finestrini chiusi e il fazzoletto sul naso per tentare di proteggersi dai "radionuclidi".
Non ha senso fare cronaca, non ha senso inveire contro la tecnologia della fissione nucleare più di quanto abbia già fatto più volte  in passato.
Suggerisco la lettura dell'articolo di Wikipedia per avere un quadro accettabile dell'accaduto senza andare troppo nello specialistico.
Da allora di acqua contaminata ne è passata sotto i ponti.
Ma il vero significato di questa immane tragedia è ancora nebuloso.
E non mi riferisco al fatto che, ogni tanto, lo spettro nucleare torna alla ribalta. 
Ma all'incomprensione, da parte dell'Opinione Pubblica, della fragilità e della pericolosità dei sistemi tecnologici complessi.
Černobyl non è il risultato di un errore, di un difetto, di un problema.
E' la somma di cattivi comportamenti, cattiva gestione, caso, caos, errori di progettazione tutti insieme che devono sovrapporsi in pochi secondi fino a comporre un letale puzzle di morte e distruzione.
La storia degli incidenti tecnologici è, ormai, scienza e sia che si tratti di  Černobyl che di Bopal o del  disastro del Challenger: ci sono norme che sono ignorate dal management non tecnico, tecnici specializzati in impianti A spostati politicamente all'impianto di tipo B  e gente che regolarmente non legge i report tecnici che segnalano con largo anticipo i rischi del caso.
Ma questo non vale solo per il nucleare, vale per le raffinerie, gli aeroporti, Internet, le ferrovie e gli impianti industriali.
E, parlando di atomo, vale anche per Iran, Pakistan, India e soprattutto Corea del Nord.
Il caso nucleare è solo l'estremizzazione matematica di un caso più generale in cui il  rischio, calcolato come prodotto tra probabilità di incidente moltiplicato per danno risultante raggiunge comunque un valore inaccettabile anche per probabilità prossime allo zero, dato che il danno risultante tende ad infinito.
Io me lo ricordo il terrore di toccare il muretto, di bere l'acqua, di uscire all'aria aperta (e il film The Day After era pure fresco nella mia memoria).
Ma in troppi se lo sono dimenticato.



18 aprile 2016

la causa era giusta, lo spaziotempo no.

Io ho votato, no, ma ho votato.
Non esulto per il fallimento del referendum e purtroppo già vedo arrivare le previste e facilmente prevedibili conseguenze.
Ma, ora, la cosa che più mi sta a cuore scrivere è che sono molto dispiaciuto per il dolore, l'angoscia e la rabbia che molti giovani militanti del Sì stanno provando in queste ore.

Ne conosco personalmente molti sin da ragazzini e comprendo bene il loro scoraggiamento, la loro delusione, la loro amarezza.
Ricordo ancora la mia dopo l'ultimo fallito referendum sulla caccia.
E' sempre triste vedere dei giovani perseguire con impegno una causa giusta perdere fiducia nel futuro e nel Prossimo.
Ma, cari ragazzi, giovani uomini e giovani donne, comunque, adulti, la causa della riduzione dell'impatto ambientale dell'Umanità è giusta.
Era questo referendum ad essere sbagliato, col suo carico di significati politici e pratici del tutto fantasioso.
Non è desiderando che non rinnovando le concessioni di poche piattaforme di estrazione di Gas implichi anche una inversione di tendenza nell'insostenibile stile di vita degli italiani.
O, forse, lo stesso messaggio di rottura che avete lanciato, così dirompente, ha spaventato chi vorrebbe continuare ad avere casa riscaldata, rinfrescata e farsi un giro in auto nel traffico delle nostra Città.
Ma non è (più) del referendum che voglio parlare.
Ma di questa sete di impegno, questa voglia di combattere e la dimostrata capacità di lavorare non solo a chiacchiere, tutto, oggettivamente, prevedibilmente, sprecato.

I processi contano quanto gli obiettivi.
Non esiste, nella realtà complessa, un passo nella direzione giusta ma fatto nel momento sbagliato che porti, poi, davvero ad avvicinarsi alla meta.
Sulla Luna ci si è andati coi razzi Saturn a tre stadi.
Si parte col primo stadio, lo si sgancia, si accende il secondo stadio, poi il terzo.
Se si accende il secondo stadio prima di aver sganciato il primo non si va sulla Luna, si va in pezzi.

Tutto qua.

E' dura da digerire ma sognare non basta.

Le cose possono essere cambiate e le persone per cui scrivo queste righe sanno che sono già state cambiate in passato.
Quando ero bambino io in Italia si fumava nei cinema, esisteva il delitto d'onore e le donne dovevano stare a casa.

Scegliete meglio le battaglie giuste: quelle che, vinte o perse, comunque influiranno sui processi.
Grazie comunque per il vostro impegno e Buona Strada, ancora una volta, magari, assieme.

15 aprile 2016

17 Aprile 2016, anestesia generale

Come anticipavo qualche giorno fa andrò a votare No al referendum.
Non mi astengo solo perchè non considero così pernicioso, nell'astrazione dei fatti, che non si rinnovino automaticamente quelle poche concessioni di estrazione di gas naturale (e poco petrolio) in essere entro le 12 miglia dalla costa del Bel Paese.
Ma voterò No.
Non mi astengo, nonostante lo consideri un modo legittimo di opporti al referendum: un motivo ci sarà se i Padri Costituenti hanno imposto un quorum ai referendum abrogativi. Personalmente non lo condivido, ma lo capisco.
Quindi, voterò No.
Io, riduzionista, ciclista, montatore di impianti fotovoltaici, voterò No.
E non tanto perchè desidero che sia possibile rinnovare automaticamente le concessioni in essere per quella ventina di impianti coinvolti dai quesiti referendari.
Tutto sommato, se il referendum passasse, da un punto di vista strettamente materiale, perdita di lavoro e ricchezza a parte, non sarebbe un dramma. Anzi, una nazione tipo l'Olanda e potrebbe trarre anche qualche vantaggio.
Ma siamo in Italia, non in Olanda.
Quindi, voterò NO.

Voterò NO all'ignoranza tecnica  e alla cultura antiscientifica predominante;

voterò No a chi vuole andare in spiaggia in auto con l'aria condizionata e trovarsi il mare pulito scaricando su altri uomini più deboli, nel Sud del Mondo, il rischio di inquinamento;

voterò No a chi vuole scaricare i costi di questo Sì sui più deboli pur non essendo disposto a casa propria nemmeno a cambiare le lampadine con quelle a risparmio energetico. In generale, voto No a chi vorrebbe eliminare la produzione dello 0,3% del fabbisogno di petrolio e del 10% di quello del gas naturale senza voler tagliare i relativi consumi;
In Olanda li avrebbero tagliati prima, in Italia non ci si pensa nemmeno a tagliarli dopo.

Voto no all'idea che, tagliando la produzione nazionale di idrocarburi, si avrà un corrispondente incremento delle rinnovabili;
Voto no a chi nel 2016 vorrebbe 'dare un segnale' come se non ci bastasse l'esperienza dei vari referendum come quello sul Nucleare (sacrosanto) che non ha avuto nessuna implicazione, tanto per fare un esempio, sull'attuale stato delle regole kafkiane sulle rinnovabili. Per non parlare dei referendum sull'acqua pubblica o sulla responsabilità civile dei magistrati. Il referendum abroga degli articoli di legge, non va oltre nè nella lettera nè nello spirito;

Voto No, in sostanza, al benaltrismo fatto regola, al tentativo di forzare la politicizzazione pure delle leggi della Termodinamica e alla peculiarità tutta italiana di voler prendere scorciatoie che finiscono regolarmente nel baratro.
Se, domenica, si raggiungerà il quorum sapremo già l'esito del referendum ma c'è un'altra cosa che sappiamo già:

nel fronte del Sì non ci saranno conversioni sulla via di Damasco alla riduzione del consumo di Carne, all'uso di bici invece che auto, all'uso del proprio denaro per la riduzione, in generale, della propria impronta ambientale invece che per consumare.

Mi aspetto, anzi, grandi caroselli di festeggiamento verso e sulle Spiaggie. In auto.
Perchè l'anestesia sarà già in circolo.

12 aprile 2016

Storia dell'iter di (DE)formazione AGESCI spiegato bene

Per quanto completamente sommerso da importanti impegni non posso che sforzarmi di investire pochi minuti per scrivere questo breve post, essenzialmente un link commentato al bel Blog di Francesco sullo Scoutismo i cui ultimi articoli sono, secondo me, di importanza fondamentale per il futuro dell'AGESCI.
Mi riferisco a questo lungo e desolante post (e al precedente) di cui, a mo' di spoiler, cito gli ultimi paragrafi


L’attuale iter rispetta le mozioni che hanno portato ad una richiesta di ridefinizione dello stesso?No, la mozione 01.2004, che è una delle due mozioni da cui parte la verifica del nuovo iter di formazione, richiedeva “al Comitato Centrale di studiare modalità alternative per lo svolgimento dei Campi di Formazione Metodologica ed Associativa che permetta la partecipazione a quegli adulti in servizio educativo che per esigenze di lavoro non riescono a partecipare ad eventi di formazione di durata settimanale.” Non è stata realizzata nessuna modalità di partecipazione differente ai campi di formazione.

Io ritengo che quanto qui raccontato debba avere la massima diffusione possibile ed invito tutti i lettori interessati a divulgare come possono queste informazioni che, sebbene si riferiscano alla sola formazione dei Capi, in realtà sono specchio di un bispensiero inaccettabile nell'involuzione dell'Agesci in troppi livelli e settori.
Dovrei argomentare approfonditamente ma non mi è possibile per le prossime settimane, ma ci torneremo sopra.
Intanto un bel grazie a Francesco per la chiarezza dell'esposizione e la passione nel suo Servizio.