Durante il 1944 alcuni soldati del 2° Corpo D'Armata dell'Esercito Polacco arrivano a Matera per istituire scuole di formazione logistica a sostegno delle truppe alleate impegnate nella liberazione d'Italia.
Nel tempo libero lasciato loro dalla Seconda Guerra Mondiale, alcuni di quei soldati, scout, seminarono tra i bambini ed i ragazzi materani il seme dello scoutismo: il tenente Majewski, di stanza a Matera, nel 1945 fonda la G.I.S., Gioventù Italiana Scout, che sarebbe poi confluita nell'ASCI.
Pochi mesi più tardi, un giovane partigiano di nome Nunzio Gandolfi, a Bologna, partecipò alla rinascita dell'ASCI anche grazie al supporto di 'alcuni soldati polacchi che erano stati scout prima della guerra'.
Il Secondo Corpo d'Armata Polacco aveva avanzato da Matera fino a Bologna prendendo a calci nazifascisti lungo il tragitto.
Quel giovane partigiano sarebbe poi diventato Sacerdote ed uno dei Padri Fondatori del moderno Scoutismo Italiano.
Nel corso della sua attività di Capo ed Assistente Ecclesiastico avrebbe scritto, tra le altre cose, anche numerosi racconti scout.
Alla fine degli anni '80 del secolo scorso, un esploratore saccente e rompipalle del Reparto Sagittario Matera 1 passò buona parte dell'Estate ad assillare quasi ogni giorno il suo Capo Reparto per chiedere di ricominciare le attività quanto prima.
Quell'Uomo paziente e dalle qualità umane così vaste che lo scrivente non si sente ancora pronto a definirle in toto, pensò bene di tener buono quella spina nel fianco dandogli in pasto tutto il suo archivio di vecchi libri e giornali, da sturmtruppen fino alla stampa associativa.
Nel corso di quell'Estate, quindi, mi capitò di leggere un bellissimo racconto sulla fratellanza tra scout che mi rimase ben impresso nella memoria.
Passarono gli anni e la Strada portò ognuno lontano.
Il ricordo di quel racconto mi stimolò una riscrittura come esercizio di stile (credo ispirata alla lettura del breve saggio di Stephen King 'On Writing').
Qualche tempo dopo, dopo essermi deciso a pubblicarlo in questo stesso blog, nei commenti, mi venne fatto notare che la storia non era vera ma, appunto, un racconto di Don Nunzio Gandolfi: Una Fibbia Scout.
Dimenticai l'episodio, 'facilitato' dalle conseguenze della Crisi e dalla successiva, forzata, emigrazione.
Subito dopo l'ingresso nel Villanova 1, la figura di Don Nunzio ha iniziato a trapelare per osmosi ma ci ho messo comunque un paio di anni prima di rimettere assieme tutti i pezzi di questo puzzle del tempo e dello spazio.
E la figura che ne viene fuori mi piace davvero tanto.
Soldati polacchi, partigiani, racconti perduti e ritrovati, come piccole molliche di pane in un sentiero che dalla Matera degli anni '80 porta a Villanova di oggi.
Le coincidenze lasciano il tempo che trovano.
Ma i dati di fatto no.
Un ufficiale polacco che, oltre a fare la guerra, trova il tempo per dedicarsi a bambini stranieri di una Nazione nemica e sconfitta, ad esempio.
Una successione di persone che si sono incastrate, nelle loro azioni, in me, qui, ora, fino ai miei nuovi ed inaspettati amici di questi ultimi tempi.
Ecco, il mio 25 Aprile è dedicato all'antifascismo incarnato da persone ed azioni come queste.
L'Antifascimo non può essere fatto solo di parole, per quanto corrette e ben scritte e meglio dette.
E neppure di vetrine spaccate, se è per questo.
Antifascismo è una faticosa azione di autoeducazione e servizio gratuito.
Gli scout, certo, ma non solo.
Una lunga catena di persone che si dedicano agli altri, una catena in cui i gradi di separazione sono sempre e solo Uno.
Io sogno un antifascismo diffuso, che porti con pazienza e serietà ad un progresso sociale tale da svuotare anche le carceri e a permettere al più violento degli uomini di tornare sui suoi passi.
Antifascismo non è un'idea: è un lavoro.
Quindi, domani, è festa.
Ma, per l'antifascismo, è sempre feriale.