Oggi c'è stata la festa di Gruppo del Villanova 1.
Aspettavo questa giornata da anni, sia per ragioni oggettive e piuttosto banali (il miglioramento della situazione pandemica, l'arrivo della primavera, il finale di un anno da Capo Scout impegnativo e splendido) che per motivazioni personali di diverso respiro.
E la giornata è arrivata.
Una splendida giornata di sole, di servizio faticoso, iniziata raggiungendo la sede in bicicletta, proseguita in un gioco entusiasmente correndo nel nostro prato a perdifiato tutta la mattina.
Ed è stato proprio mentre raccoglievo l'aria che i miei polmoni accidiosi si rifiutavano di mandar giù che ho potuto riflettere sulla preziosa bellezza di quella bolla che ogni gruppo scout rappresenta per ci ci vive dentro.
Ho visto giovani adulti, ventenni, lavorare duramente senza respiro in una organizzazione che non ha nulla di meccanico per regalare questa (e molte altre) giornata di gioia ai figli di altri.
Ho visto adolescenti prendersi cura di bambini e bambine.
Ho visto una comunità costruire il suo stesso futuro circondata da un presente ostile.
E ho vissuto delle ore preziose intrise di uno scautismo generoso ed inclusivo.
Soprattutto, ho potuto, di nuovo, incontrare.
Incontrare persone che conosco bene, incontrare chi conosco appena.
Incontrare una famiglia che ha visto la festa passando da lì e si è unita al nostro tavolo pur non avendo mai avuto a che fare con il Villanova.
Ho incontrato i bambini nati in questi ultimi anni, incontrato l'emozione di una messa nella nostra cattedrale di alberi, incontrato le mie coccinelle di un tempo ormai guide e scolte e quelle di oggi.
E mi sono venute in mente le parole di Italo Calvino:
“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Oltre la strada, non so.
Nel prato di Villanova, di sicuro, oggi inferno non è stato.
E, per questo, dico grazie.