Le vespe sono fastidiosissime e altrettanto pericolose.
Al campo scout di quest'anno ce n'erano tantissime.
Ho passato i primi giorni a scacciarle e a uccidere quelle più aggressive.
Una vera seccatura.
Ma a un campo scout ci si va anche per ricordarsi a distinguere tra seccature, bellezza e problemi.
Non ho molto da dire su metodo, emozioni, bellezza.
Insomma, chi ha voglia di leggere l'ennesima tirata su quanto sia figo lo scautismo?
Quindi, non vi annoierò coi dettagli del Metodo o le lacrime delle Coccinelle durante la verifica finale.
Anche perchè, qualunque cosa io scriva, puzzerebbe di autoincensarsi:
"Oh, ma come siamo fighi noi capi scout, come siamo altruisti, noi sì che combattiamo per il bene, siamo praticamente i capocannonieri della squadra di Nostro Signore, voi invece che fate oltre a scrollare sul cellulare il social del momento?"
Il che è una gigantesca stronzata.
Come ogni autoreferenzialità.
E non ho voglia di puzzare, nemmeno d'incenso.
Facciamo quello che facciamo perchè pensiamo sia normale, al meglio delle nostre possibilità, far vivere le bambine nella gioia.
Non c'è niente di speciale in un campo scout: è semplicemente il mondo come dovrebbe essere.
Akela, Kaa, Bagheera, i Cambusieri, Arcanda, Shibà, Mi e soprattutto quell'antipatico di Babbo Scoiattolo si mettono le dita nel naso, fanno le scorregge, si arrabbiano e si lamentano del lavoro come tutti quanti.
Niente di eccezionale.
Tutto qua.
Ho solo una cosa da aggiungere.
Ricordate le vespe?
Mi ero procurato una racchetta da ping pong abbandonata in struttura per far scacciare (provvisoriamente e non) le vespe più aggressive .
Poi, ho visto una coccinella far pace con una vespa.
O, meglio, mostrare ad una Cocci, prendendo in mano la vespa come se fosse una farfalla e dire: "Vedi? Perchè mai dovrebbe pungere? Se tu non le fai niente lei non ti fa niente".
E ho capito.
Ho posato la racchetta lì dove l'avevo trovata: nella polvere.
Da allora ho smesso di scacciare le vespe.
Ho lasciato che si posassero sulle mie mani, sulle braccia, sulle gambe.
E mi sono goduto senza più essere disturbato i restanti giorni di campo.
Che, lo ripeto, è il mondo come dovrebbe essere.
Alla fine, in questa estate in cui non oso mettere nero su bianco i risultati dei miei calcoli geopolitici (e i pochi lettori che seguono queste pagine da lustri sanno che ci azzecco quasi sempre), penso solo che non ci sia modo di disfarsi delle vespe e che vanno ignorate finchè non pungono.
Il mio voto vale quanto quello di un pacifinto, la mia Testimonianza, no.
Spero sia chiaro che gli eventuali complimenti vadano fatti allo staff, alle scolte, ai rover, ai cambusieri infaticabili e alle bambine e ai bambini: io arranco a fatica, mi dimentico la spiegazione dei giochi e non leggo neppure più bene gli accordi sui canzonieri alla luce del bivacco.
E mi ci vuole sempre un caffè in più.