Approfittando dei lunghi viaggi autostradali di fine estate, ho audioletto (in realtà riletto per l'ennesima volta, a voler essere precisi): Un Anno sull'Altipiano, Marcia su Roma e dintorni di Emilo Lussu e poi Il Sergente nella Neve di Mario Rigoni Stern.
Non starò qua a ripetere e ribadire quanto siano belli e significativi questi libri, quanto siano drammatici gli eventi narrati e quanto siano stati fondamentali per le nostre esistenze.
Su questi libri sono stati scritti altri libri e non ne farò una recensione.
La lettura consecutiva, la situazione geopolitica e sociale dell'Italia mi hanno fatto venire in mente una cosa.
In tutti questi libri c'è solo sconfitta.
Sconfitta, pur nella vittoria militare, in "Un Anno sull'Altipiano", dove la società Italiana è in grado di produrre solo generali incompetenti e borghesi, ufficiali di complemento, arrivisti e vili.
Sconfitta nella caduta della pur limitata democrazia ne "Marcia su Roma e dintorni".
Sconfitta nella ritirata di Russia del "Sergente".
Beh, non è che si possa scrivere di sfolgoranti vittorie lì dove non ci sono.
Per tacere della vittoria militare nella Prima Guerra Mondiale che equivalse ad una sconfitta umana catastrofica
Questo è chiaro, no?
Ma la Prima Guerra Mondiale ha dimostrato al mondo che l'Italia era capace di sopportare l'insopportabile.
E al Fascismo, anche se in pochissimi, qualcuno si è opposto fino a vederne la fine.
Lo stesso Lussu e sua moglie, tanto per non andare lontani: loro hanno vinto.
E la Resistenza, quella dei partigiani e dell'Esercito, non hanno conseguito una vittoria concreta come la Repubblica Italiana del benessere?
E allora dove sono i romanzi che testimoniano le vittorie?
Dove sono gli scrittori che indicano una via di Progresso?
E davvero non ce ne sono?
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