4 giugno 2009

Il Vento - Litfiba: Piazza Tienammen, 20 anni fa

L' orizzonte e' nello specchio
l' orizzonte e' dentro me
ho distrutto tutto il tempo
perche' il tempo e' solo mio
cielo basso sui capelli
l' orizzonte e' dentro me
ho scolpito sulla pelle
che chi piange ridera'.
Sono libero, come il vento sono libero
Questo mostro ha cento occhi
cento occhi come spie
ma quei bastardi ridono
mi hanno tolto mani, bocca e occhi,
occhi... occhi, occhi... occhi, occhi...
occhi, occhi...
Sono il vento, sono libero come il vento,
senza fine ah ah ah
sono libero, sono libero
Con il cuore in quella piazza
tiene a mente Tienammen
la morte la porta la liberta' e la violenza perdera'
e ogni gabbia uccide un uomo ma la rabbia fa' resistere
e ha scolpito sulla pelle che chi piange ridera'.
Sono il vento, sono libero come il vento, senza fine
sono il vento, sono libero come il vento, seno libero ah ah ah.

Rispetta la mia scelta rispetta la mia scelta.

Libero, libera, libero, libera libero, libera, libero, libera.
Libero, libera, libero, libera libero, libera, libero, libera.

Sono libero

Per un'etica condivisa, di Enzo Bianchi

" Il permanere di questo patrimonia di idee e di ideali che hanno saputo tradursi in azioni concrete e quotidiane, la solidità di queste radici che hanno alimentato piante rigogliose capaci di dare frutti mi paiono stridere tragicamente con sentimenti, ragionamenti, disposizioni amministrativfe o legislative che presentano un quadro palesemente in contrasto con un'identità cristiana proclamata verbalmente. Si assiste, giorno dopo giorno, a una progressiva criminalizzazione del diverso, dello straniero, del povero, del debole: impronte digitali prese a bambini di un'etnia minoritaria, classi speciali che ostacolano quell'integrazione che dicono di voler promuovere, schedatura di chi vive senza fissa dimora, allontanamento dei mendicanti dai luoghi dove la loro vista turberebbe chi non li degna nemmero di uno sguardo, ronde private non necessariamente disarmate, introduzione del reato di presenza in Italia, messa in discussione della gratuità e universalità delle cure di pronto soccorso...."
Enzo Bianchi, Per un'etica condivisa, pagg 90 - 91, Einaudi
.

Enzo Bianchi interviene con lucidità, amarezza, senza paura ma, purtroppo, con meno speranza di quello che mi sarebbe piaciuto trovare in queste righe. L'analisi è concreta, mai banale, mai discostante da una visione d'Amore radicata nel Vangelo paziente, tranquilla. La tranquillità di una Fede esplicitata nei pensieri, nelle parole scritte che non si sottomettono all'obbligatoria oscenità del linguaggio contemporaneo.
Tuttavia, se da un lato mi sarebbe piaciuto, (servito?) trovare chiare indicazioni di un percorso diverso, migliorativo, dall'altro non posso che annotare quanto la situazione sia eticamente assai peggiore di quanto descritto in queste righe. Suggerirei questa breve lettura non solo ai milioni di cattolici di facciata che circondano gli ultimi nidi di resistenza, ma anche a chi credente non è. Nnon per fare proselitismo, ma come mera prova di vitalità di una Chiesa reale che non si appiattisce su diktat televisivi e bianchi e sterili templi vuoti.
Purtroppo, infine, non posso che rilevare l'assoluta insufficienza delle parole in ogni campo della Vita. Le nostre relazioni sono così fragili, conflittuali e consumistiche da incoraggiarmi a limitarle per quanto possibile: in tempi di barbarie, forse, ci salverà ancora il Benedettino Hora et Labora: il di più proviene dal demonio.

il santo protettore

3 giugno 2009

un fiore sul bilancio


Marco mi ha richiamato alla realtà ieri sera, inviandomi via mail un saluto e qualche immagine.
Se c'è un po' di tristezza per alcune decisioni che si fanno imminenti, foto come questa spazzano via ogni sovrastruttura lasciando intatte solo la coscienza della Verità e la volontà di continuare sulla Strada intrapresa.
Che altro aggiungere?

2 giugno 2009

Due Giugno 2009

"Ma come? Un sottosegretario che va a mangiare con un mafioso del calibro di Franco Sinagra?"

" E figurati che scandalo, che vrigogna! Qualisisiasi cosa fanno, i nostri onorevoli oramà sinni fottono dell'opinioni pubblica! Si drogano, vanno a buttane, arrobbano, 'mbrogliano, si vinnino, spergiurano, fanno affari con la mafia, e che gli può succediri? Massimo massimo che ne parlano i giornali per tri jorni. Po' tutti si scordano di loro. Ma loro, di tia, che hai sollevato lo scandalo, no nsi scordano, puoi essere sicuro, e te la fanno pagare".


Andrea Camilleri, La danza del gabbiano, Sellerio Editore Palermo, pagg. 250 - 251

27 maggio 2009

Leggi Ad Personam ( in attesa della nuova edizione CEI delle Scritture )

Secondo Monsignor Mariano Crociata, segretario generale dei vescovi italiani:

"Di questioni morali ce ne sono tante, oggi, ieri, noi non andiamo ad esprimere giudizi su questo o sugli altri casi. Ognuno ha la propria coscienza e capacità di giudizio. La formula questione morale non mi piace perché è riassuntiva di una realtà più complessa. Sappiamo, in passato, come formule semplificatorie hanno lasciato poi riemergere questioni drammatiche, quindi non entriamo in questioni individuali. Il richiamo del presidente della Cei Bagnasco alla responsabilità degli adulti di fronte all’emergenza educativa ha un valore generale, che non può essere sottovalutato né evaso, né strumentalizzato o legato ad aspetti di cronaca quotidiana. La sottolineatura del ruolo degli adulti, non autorizza a massimalismi semplificatori per cui le responsabilità stanno solo da una parte."

Ma vale anche per i PACS, i gay, i DiCo, Welby, Eluana, o solo per Papino il breve?

25 maggio 2009

Tempèra, BAS35 e un compleanno.

La sera del 18 Aprile 2009 percorrevamo la Bradanica deserta in direzione Matera. Eravamo fortemente scossi ed emozionati.Ma con qualche risposta in più.
A distanza di più di un mese da quegli eventi che per me non sono ancora conclusi, figuriamoci per chi li vive in questo stesso istante, posso permettermi di scrivere qualche considerazione più precisa. Ora so perchè sono partito per Tempèra, ad esempio. Nessun particolare desiderio di riscatto, ben poco egoismo da autoaffermazione. Le motivazioni sono particolarmente banali, temo: una semplice conseguenza dei lunghi anni di scoutismo, ed un profondo desiderio di mantener fede agli impegni costi quel che costi, un desiderio quasi infantile, purtroppo. Assai meno infantile è la scelta di servizio che si dimostra concreta, incarnata irreversibilmente nel mio quotidiano.
Ma vedo che sto divagando, ultimamente ho troppi cattivi esempi eh eh eh.
Sono andato a Tempèra per lo stesso motivo per cui mi sveglio la domenica alle sette del mattino e mi metto i calzoni corti per stare appresso al più prezioso bene che conosca.
Ritengo che aggiungere tentativi di spiegazione sia inutile. Chi non lo capisce non lo capirà certo con la mia eloquenza. Mentre le ultime curve della Bradanica si illuminavano fiocamente per la luce della Città in avvicinamento riflettevamo su quello che avrebbe significato per il futuro del gruppo questa esperienza.
Ora, con lucidità, spero che non ne abbia alcuna.
Ogni pensiero, ogni sentimento utilitaristico pur finalizzato a gesti d'Amore, non può che ritorcersi contro il Servizio che si vorrebbe migliorare.
Siamo andati a Tempèra perchè quell'atto è la normale conseguenza della Partenza successiva ad una Promessa che sentiamo valida e viva tutt'oggi. Alla fine di quest'anno scout posso solo confermare la mia disponibilità a continuare in un Servizio compatibile con la situazione lavorativa e a portare dei ragazzi sulle cime, lì dove attraverso le difficoltà della Strada lo scoutismo riconquista tutto il suo senso.
Il Servizio non può essere soggetto a compromessi.
Ecco perchè, giunto, oggi, ad un'età in cui ho ancora una volta rischiato e raccolto in ambito lavorativo, assunto responsabilità di ben altro peso, non vedo ragioni per indugiare anche nell'ambito del Servizio tollerando il proliferare di situazioni che con l'Agesci non dovrebbero aver nulla a che vedere. Ci sono molti piccoli mondi racchiusi in questo, ci sono molti tempi nella vita, non bisogna aver paura di cambiare per restare fedeli a se stessi ed alle persone che in concreto ricevono il nostro servizio.
Il mio nuovo modo di lavorare toglie tutte le certezze in cambio di nuove opportunità, il mio modo di offrire Servizio spero si perfezionerà analogamente nel tempo. Soprattutto, mi preme scansare tutto quello che ruba ai ragazzi opportunità di crescita attraverso la fatica dello zaino in funzione di sterili vaniloqui autoreferenziali.
Spero davvero di cuore che tutti assieme riusciremo ad incastrarci tra noi per restare saldi, riconoscendo i propri punti di forza ed i propri limiti, adeguando il Servizio alle opportunità e non il contrario, ricordando il passato per migliorare presente e futuro.
Credo che l'Operato di BAS 35 ( e della successiva BAS 204 ) vada ricordato e raccontato come assoluto paradigma di normalità. Credo che tornerò a Tempèra anche fisicamente, prima o poi. Credo che l'impegno verso l'Abruzzo continuerà. Credo di aver incontrato degli uomini e delle donne che non dimenticherò mai, sia tra le vittime che tra i soccorritori. Credo di non aver fatto ancora abbastanza. Credo che ignorerò ulteriori appelli alla ragionevolezza.
Credo nella sete in cima alla montagna e nella forza di chi mi sta accanto.
Credo sia abbastanza per oggi.
Grazie, grazie di cuore a tutti.


23 maggio 2009

ninna i ninna o questo challenge con chi lo fo?

Prima di scrivere queste righe ho fatto un breive ripasso del regolamento metodologico e dei volumi "manuale della branca rover e scolte "/ ed "il tempo del novziato". Come già sapevo, l'unico evento extra-gruppo esplicitamente ed implicitamente nominato in questi documenti riguardante la branca R/S è il Challenge. Proprio quello che è saltato ieri con meno di 24 ore di preavviso.
Che sia stato proprio l'evento regionale R/S fondamentale a saltare non mi stupisce più di tanto. Ho una lunga esperienza di situazioni in cui l'Agesci prescrive una cosa e i ragazzi si trovano a farne un'altra. Anche in questo caso, tuttavia, continuerò a seguire il principio che ha ispirato il mio ritorno in servizio attivo: non usare nemmeno un minuto del tempo che potresti adoperare per far fare ai ragazzi le attività da manuale per invischiarti in polemiche sterili.
Sta di fatto che alle 11:00 di venerdì 22 Maggio il Challenge era ai blocchi di partenza, mentre alle 16:45 era annullato e sepolto. Il mio zaino era già pronto e per fortuna i ragazzi non avevano ancora fatto la spesa.
Organizzare un evento simile costa tantissimo in termini di impegni e sacrifici. Nel mio caso ho dovuto comunque rinunciare ad un impegno familiare. I ragazzi avevano preparato qualcosa di davvero originale per la gara di cucina trappeur ( No, non lo scrivo, lo riproporranno l'anno prossimo eh eh segreto!!!). E immagino quanta fatica inutile per Mario e gli altri organizzatori diretti. Io mi sono limitato alla prova natura, ma loro?
Ma non è questo il senso del Post: scrivo ora, in giardino mentre avrei dovuto essere alle falde del Vulture, perchè è ormai chiaro che esiste, all'interno dell'Associazione, una fronda che, con vari livelli di consapevolezza, sacrifica puntualmente le attività di scouting sull'altare di attività accessorie.
CFM, CFA, Proposta Educativa, Manuali di Branca, sta scritto a chiare lettere dappertutto: lo scoutismo si gioca all'aperto con carta e bussola, cordino e paletti, fuoco e pentolone, sudore e scarponi.
Se un Challenge salta per mancanza di ragazzi interessati vuol dire che c'è qualcosa di gravemente errato nell'applicazione del metodo scout. Vuol dire che siamo arrivati, anche nell'Agesci, alla realizzazione del mondo alla rovescia.
Mala tempora currunt...

22 maggio 2009

Cronache di BAS 35, Venerdì 17 e Sabato 18 Aprile 2009



Sveglia presto, colazione rilassata in una comunità che è proiettata alla fine del Servizio. Forse in serata riusciremo a fare la Fiesta. La Fiesta non è una festa d'addio, ma un punto centrale delle comunità scout che arrivano alla fine di un'impresa. E coi ragazzi di Chieti abbiamo trovato davvero una bella intesa, peccato aver dovuto lavorare separati per la maggior parte del tempo.
In mattinata ho avuto una piccola disavventura: mentre ero chiuso nel WC chimico a fare i fatti miei,, mi sono accorto che dividevo l'intimità con una vespa. Già, le solite vespe persecutrici... Ormai mi sono abituato ad irrigidirmi nell'immobilità: ho fatto fino in fondo quello che ero andato a fare, sono uscito ed ho fatto uscire la vespa.. Il lavoro al magazzino ormai scorre con facilità: ho steso dei cordini tra i pali della tenda a cui appendere le scarpine da bimbo ed altri ogggetti colorati tipo le borse per ravvivare un po' l'ambiente. In mattinata siamo visitati da una fotografa e abbiamo inizato a passare le consegne ai Carabinieri sulla gestione del magazzino.
Subito dopo pranzo mi collego ancora al server aziendale per spedire i modelli, il tutto senza difficoltà. Ad un certo punto, nel primo pomeriggio, ho una sensazione stranissima: come se, dovendomene tornare io a casa, tutti quanti potranno farlo assieme a me. Pe rpochi istanti penso che assieme a noi tutti torneranno nelle loro case, che la tendopoli si svuoterà. E invece...
Mi ritrovo in macchina con un senso di malessere fisico crescente, stiamo tentando di arrivare al CSS per ritirare gli attestati di partecipazione, ma non ci decidiamo, giriam oa vuoto e poi torniamo al campo: al CSS ci vanno solo i capi squadra. Noi torniamo giusto in tempo per ricominciare la cernita di altri scatoloni che soccorritori ' improvvisati' ci hanno scaricato davanti al magazzino pieni di roba inutile. Passo il pomeriggio un po' in coma, non mi sento davvero troppo bene, Rocco m itira su: " Siamo stanchi, nonsiamo più perfettamente lucidi, è giusto tornare a casa e cedere il testimone a chi ha forze fresche ".
Chiudiamo il magazzino per l'ultima volta e, stanchi, andiamo a cena. Usciamo dalla sala mensa e ci sediamo lì di fronte in attesa della verifica. Mi copro, fa freddo e ho ancora mal di pancia.
Arriva Marco, Marco Rufini e si unisce al nostro cerchio allegro. Ci parla come se fosse un'altra faccenda di magazzinaggio. Ci parla della notte del terremoto. Ci racconta del fragore, delle tenebre, del terrore della sua famiglia, dell'ansia per i bambini. Il suo lavoro è nel soccorso alpino, è abituato a prendere decisioni, ma le grida di dolore ed orrore che si levarono da Tempèra alle 03:27 di quel nefasto Lunedì l'hanno sconvolto ed intorpidito. Ma subito mette al sicuro moglie e figli in giardino, accende il fuoco per dare luce e calore ad un paese immerso nelle tenebre. Scende verso il paese buio e dolente. Ci racconta l'episodio di una coppia di anziani che si p ritrovata a testa in giù nel letto tra le macerie della casa crollata. Riesce a salvare solo la donna. Ci racconta di corpi estratti, del sangue, del salvataggio di un uomo ferito nel suo letto al secondo piano di una casa crollata. Arrampicandosi come in alta montagna. Calando i lferito legato ad una scala, mentre una nuove forte scossa faceva tremare la terra e crollare il resto della casa. Ci racconta i lterrore di non poter rivedere i suoi cari mentre laa seconda scossa faceva crollare pietre lì dove era un istante prima. Ci racconta dell'arrivo dell'alba. Della luce del nuovo giorno sulla tragedia.
Noi lo ascoltiamo commossi, mi alzo, lo abbraccio, gli regalo il mio cappellone scout.
Ciao, Marco, tornerò nella tua nuova casa.
Inizia la verifica delle pattuglie agesci. Non abbiamo scritto certo la storia, ma non è stato un momento banale. Le mie considerazioni in un altro post ;-)
Ci siamo presi una piccola rivincita: per sfottere un po' i veneti che sulla segreteria in cui prestavano servizio hanno innalzato la loro bandiera invece dell'usuale Italia - Europa - Agesci, abbiamo confezionato un "Gran Pavese" fatto di mutande e reggiseni provenienti dagli scarti di magazzino e l'abbiamo attaccato sulla porta...


Poi, la fiesta nella tenda mensa: abbiamo fatto fuori le ultime scorte di salsizz ed amaro lucano al suono di scouting for boys, è di nuovo route ed al cader della giornata. Siamo andati a nanna e mi sono ritrovato subito al mattino di Sabato facendo colazione con uno stato d'animo che non saprei descrivere. Ovviamente, è arrivato un intero TIR di materiale della protezione civile, quindi tutta roba scelta e preziosa. E anche un camion con roba meno preziosa: un intero carico di scarpe da donna con tacco di 15 cm, leopardate e verniciate. Ma cos'ha la gente nella testa? Per forza, poi, il nostro Primo Ministro si fa chiamare pubblicamente papy tra gli applausi della maggioranza degli italici..
Meglio lavorare che pensarci.
E così facciamo anche in quel sabato mattina: lavoriamo.
Finchè, all'improvviso, tra uno scatolone ed un altro, arriva il cambio.
Già. La squadra mandata a sostituirci. Con tanto di fazzolettone arancione della pattuglia nazionale protezione civile. Anche se lo aspettavamo, siamo colti di sorpresa. Passiamo le consegne, facciamo gli zaini, carichiamo le macchine e andiamo ancora una volta a mensa. Poi i saluti, qualche lacrima, tante foto.
Tutto si spegne velocemente. Scendiamo al magazzino ma ci fermiamo in lontananza. Non siamo più lì e mentre piove i ragazzi della nuova squadra agesci lavorano. E non siamo più noi dietro i pacchi, a scherzare con la gente, ad ascoltare, a stringere mani, a parlare.
Niente andrà smarrito.
Buona Strada.

11 maggio 2009

Cronache di BAS 35, Giovedì 16 Aprile 2009

A un certo punto ti accorgi che il tempo passa. E' giovedì, questo vuol dire che dopodomani si torna a casa. Ma non è un 'finalmente!' la parola che appiccichi subito dopo il tuo pensiero del mattino. Proprio no... Non sai se il conto alla rovescia è verso un evento desiderato o temuto. Ormai sei parte della Comunità, non ti senti un passeggero. Ci svegliamo presto, ma riusciamo a fare con calma. Sono a colazione con Raffaele quando avvertiamo una lieve scossa di terremoto. Per fortuna è davvero leggera e quasi passa inosservata.
Ho i capelli all'olio, unti e bisunti. Approfitto di Maddalena per farmi fare uno shampo a secco seduto in un vecchio passeggino riciclato come poltrona da barbiere. Per qualche minuto mi sono visto già canuto, uno shampoo a secco non è proprio il massimo ma almeno mi sono sgrassato ben bene chè già sono in tanti a sostenere che ho una capa di sivo!
La mattina è abbastanza pesante tra arrivi e sistemazioni e consegne, il tutto è aggravato dalla richiesta di servizio in mensa. Si serve dove serve, è vero, ma da professionista sono contrario alla prassi tutta italica di azzoppare un servizio efficiente ed efficace per dirottare risorse su un altro servizio che non ne trae giovamento significativo o, peggio, come in questo caso, che non ne necessita punto. Ma mi secca che siano altri ad andare al posto mio e assieme a Raffaele abbiamo partecipato alla distribuzione di pane, posate, tovaglioli e frutta. C'è di bello che ho potuto vedere una ad una in viso tutte le persone che abitano il campo e davvero ne è valsa la pena. Non credo di aver ricevuto tanti sorrisi nella mia vita concentrati in così poco tempo, davvero un servizio fatto per bene non ha prezzo.
Dopo pranzo si torna di corsa in magazzino: a parte la sistemazione dei nuovi arrivi che si sono accumulati mente ero in mensa, ci siamo trovati anche con un metro cubo di bottiglie d'acqua da spostare... La risposta è la solita, olio di gomito. Purtroppo oggi siamo stati categorici per quanto riguarda l'orario di 'apertura' del magazzino. Mi spiego. In teoria, il magazzino è aperto al pubblico tra le 10 e le 12 e dalle 17 alle 19. Il senso di questi orari è nel consentire di scaricare ed ordinare gli aiuti. In pratica gli orari sono stati sempre tpleonastici: dal mattino a sera ingresso libero. E non può essere altrimenti dato che lo scopo della nostra presenza non è la mera distribuzione di beni materiali, ma, soprattutto, la capacità di offrire sorrisi e comprensione al di là degli orari. Oggi, però, a causa dell'impegno in mensa, mi sono trovato completamente sommerso dal lavoro e ho lasciato le tende chiuse mentre cercavo di materializzarmi, come tutti gli altri di BAS 35, in due posti diversi contemporaneamente. Ecco a cosa mi riferivo poche righe fa quando parlavo di zoppie organizative.. Ma ce la siamo cavata, tra una distribuzione di coperte ed una ricerca di scarpe 8 sempre numero 42 ). L'ora di cena, quindi, si avvicina in fretta. E, salvo una piccola disavventura che ho avuto con una carriola senza gomma, recuperata in mensa, portata al magazzino e ritrascinata in mensa senza che si sia capito chi e per quale scopo l'abbia richiesta in magazzino, il resto della giornata è stato senza storia. Ma il tempo e la distanza iniziano a fare il loro effetto. Dopo cena finiamo in 4 in sala mensa a scroccare grappa ai volontari friulani della protezione civile. Ma, con Raffaele, Rocco e Maria Pia i discorsi sono altii: l'Associazione, la Chiesa, i ragazzi....Piove e fa freddo, la tendopoli è ormai illuminata e l'aria ha quasi sapore di casa, mentre piove a scrosci nella notte.