8 maggio 2011

I fatti della dottrina Marchionne: Tremila concreti esempi di fallimento

Metti una sera al pub.
Si parla di auto.
Amici cambiano la loro vecchia auto e si discute su che modello scegliere: "Sai, ormai ha centocinquantamila Km e ha un sacco di problemi". 
Ehm, anche la fiestascout ha centocinquantamila Km...
Vabbè, ma io ho fatto sempre manutenzione, la tengo come un gioiellino, una volta l'anno la lavo pure...
Comunque la pulce nell'orecchio mi è rimasta.
Qualche giorno dopo faccio lavare l'auto. No, non per gli esterni: per gli interni. Se fuori è zozza non mi frega niente, ma di respirare la polvere degli interni non mi va!
Quindi, con la rossa fiammante e luccicosa fiesta, mentre torno a casa, mi spunta la pulce dall'orecchio e mi urla dentro: "Passa dalla Ford, vedi se c'è un'occasione e chiedi quanto ti valutano la Fiesta oggi per una permuta ".
Ascolto la pulce nell'orecchio e mi fermo alla Ford.
Ve la faccio breve: la mia macchina non vale più quasi nulla, vuoi per l'età, vuoi per il chilometraggio.
E ve ne dirò un'altra: la fiesta l'ho pagata 12mila € nel 2006. 
Oggi, il modello equivalente ne costa 4mila di più.
Il ragionamento, tutto sommato, è semplice:
se cambi auto ora, due lire dalla Fiesta le ricavi e se trovi un'occasione ce la fai senza svenarti.
Se, invece, ti tieni l'auto ( che funziona benissimo ) fino a consumazione, corri il rischio di dovertene comprare una nuova tra un anno massimo due con ben altri prezzi senza recuperare nulla dall'usato. 
In altri termini, o spendi novemila oggi o corri il serio rischio di spenderne quindici - diciassettemila tra un anno.
Ora, scartando a priori l'usato per motivi legati all'affidabilità, non è che io sia entusiasta all'idea. 
Può capirmi perfettamente un qualunque utente di conmputers per cui il proprio monitor non è altro che uno strumento di lavoro. Ecco, per me l'auto non è altro che un necessario strumento di lavoro.
Quindi, la prospettiva di doverla cambiare in anticipo per il banale motivo di non essere sicuro di potermi permettere di farlo tra uno - due anni è piuttosto seccante, come minimo.
Una volta presa la decisione mi sono messo all'opera con tanto di foglio excel tentando di razionalizzare per quanto possibile l'acquisto.
Insomma, dopo aver incrociato i prezzi dei listini con le colonne del mio estratto conto a mo' di piccolo tremonti, ho realizzato che l'unica era trovare una Km 0 o al massimo un'auto già disponibile in concessionaria.
Dati i prezzi delle 'segmento B' ( scordatevi i pubblicitari ' a partire da 9900 €, per una Diesel 5 porte ne devi scucire almeno altri 5mila modello base ) era l'unica speranza.
Vi risparmio, ovviamente, il giro delle sette chiese: sono stato ben accolto e trattato con cortesia praticamente ovunque, anche se devo ammettere che mi da un po' ai nervi essere ossequiato 'ingegnerediqua, ingegneredilà' come se fossi De Benedetti mentre parliamo di un'utilitaria km0 modello base e non tengo una lira scannata, vabbè...
Ho ricevuto offerte da un massimo di € 13 mila ad un minimo di 8500. Indovinate quale offerta ho accettato?
No, della macchina che ho comprato ve ne parlo un'altra volta. Cioè, appena me la consegnano.
Qui vi voglio raccontare, invece, di un fatto quantomeno 'curioso'.
Una delle offerte più care da me ricevute è quella di una Punto km 0.
E, come si dice, la domanda sorge spontanea e mi permetto di farla al diretto interessato:
Egregio Dottor Marchionne, potrebbe cortesemente spiegarci come sia possibile che un'auto progettata in Germania e costruita in Inghilterra da operai pagati il doppio di quelli FIAT costi tremila €uro tremila in meno di una Punto made in Italy ?
Io sono rimasto di stucco quando ho sentito l'offerta.
Letteralmente.
Però, forse, non è tutta colpa del nuovo modello industriale italiano che punta a battere quello cinese sul suo stesso terreno della compressione di salari e diritti invece di seguire quello nordeuropeo della qualità complessiva del sistema.
Infatti, sulla plancia della Punto, spiccavano evidenti i loghi di Microsoft Windows del sistema Blue and me mentre sui comandi al volante dell'autoradio c'era lo stesso tasto windows che impera sulle tastiere.
Sarà per colpa del prezzo della licenza Microsoft che la Punto costa tremila € in più della Fiesta?

4 maggio 2011

la ragazza che zombava col fuoco

Attenzione. 
Spoiler: le parole che seguono contengono parte della trama de " La ragazza che giocava col fuoco " di Stieg Larsson che ho testè finito di audioleggere mediante la melodiosa voce di Claudio Santamaria. Apprezziamo l'iniziativa della Marsilio, anzi, tifiamo per tutte le case editrici capaci di sfruttare i nuovi sistemi editoriali: ebook ed audiolibri in primis!
Dunque, spero di essere breve, al contrario della buonanima di Larsson.
La ragazza che giocava col fuoco non è un brutto romanzo.
E' un bel giallo, diciamo discreto.
Ecco, per farvi un paragone io generalmente non riesco ad indovinare i colpevoli dei romanzi di Camilleri.
Anche in questo secondo romanzo ( come nel precedente Uomini che odiano le donne ) sono riuscito ad indovinare, come dire, l'assassino e relativo meccanismo.
Ma questo è il meno.
Avrò avuto un ( altro ) colpo di fortuna.
No, il guaio di questo romanzo è che è scritto per qualcuno che NON ha letto il precedente.
Pertanto, gran parte delle indagini di polizia, ad esempio, contiene descrizioni di fatti già noti e Larsson non riesce ad innescare, nel lettore, un meccanismo mentale tipo: "No, idioti, non è come sembra, ma... ".
Nel mio caso, ha innescato un meccanismo mentale del tipo: "Sì, lo so, vai avanti".
E, questo, per un bel pezzo del romanzo.
In quanto al complotto contro la povera Lisbet, beh, si vede che Larsson è svedese, letto in un paese in cui nei commissariati della Polizia della Repubblica sono esposti pubblicamente e con orgoglio simboli di organizzazioni eversive  antirepubblicane il progetto di Larsson merita un'esposizione in Topolino e non in un romanzo che vorrebbe essere di denuncia eccetera.
Che dire, se devo leggermi romanzetti d'evasione prolissi e ripetitivi preferisco di gran lunga Tom Clancy: almeno lui scrive di cose che si avverano ( attentato terroristico usando volo di linea in 'Debito d'Onore' o la fine di Bin Laden nel recentissimo 'Vivo o Morto'). 
E, poi, i personaggi di Tom Clancy sono ordinari cowboy vecchio stile, non donne che lasciano i fidanzati senza una riga di spiegazione e si rifanno le tette appena hanno due lire trattando a pezze da piedi amici e benefattori.
Sarò all'antica.
E magari sarà per le tette finte che Lisbet sopravvive a 3 proiettili calibro 22 sparati a bruciapelo di cui uno nel cranio con inclusa sepoltura nel bosco: dentro ci aveva aria!!
Che dire, poi, del povero coprotagonista, il giornalista: sembra un incrocio tra un boy scout di Bernard Show ed un Walker Texas Ranger dei poveri. Ma rispondere al cellulare? No, eh!
Il personaggio più figo è proprio Paolo Roberto: non per niente è un Pugile vero eh eh eh!
Confido che l'ultimo volume della trilogia non contenga per il 40% un riassunto dei due precedenti romanzi.
In conclusione, è un giallo di quelli che leggevo con piacere in treno sulla tratta Torino Bari comprati a cinquemila lire all'edicola della stazione. Nè più, nè meno.

1 maggio 2011

la desolazione della coscienza inerte

I Baustelle mi fanno compagnia in questo uggioso pomeriggio di Maggio.
Non ho voglia di sentire il concertone.
Ho letto, tentato di scrivere due righe, perso un po' di tempo tra la messa a punto del PC dei miei con Ubuntu 11.04 ( avanzamento di versione da una 10.10 che era stata una 10.04 che era stata una 9.10 che era stata una 9.04 ). Tra parentesi, nessun problema.
Rachele Bastreghi canta l'Aeroplano ed io penso a Baghdad.
Non so se capiti anche a voi.
A me succede sempre più spesso.
Non di pensare a Baghdad.
Faccio colazione e penso alla colazione in quel di Misurata.
Conto le monetine per il caffè e mi viene in mente un ragazzino con un AK47 che scava la terra con le mani per nascondersi dal fuoco che cade dal cielo.
Freno di botto di fronte ad un cretino che non mi da la precedenza per poi accomodarsi a dieci all'ora al centro della strada e mi viene in mente un ben diverso traffico di carri armati in Siria.
Quando, a Pasqua, ho fatto una passeggiata sul mare non ho potuto guardare l'orizzonte senza immaginarci dietro una barca piena di disgraziati nel mare plumbeo.
Quasi mi vergogno a scriverlo.
Perchè scrivere è facile: che ci vuole?
Il difficile è agire e temo che stia diventando quasi impossibile.
Stiamo accumulando un debito di disperazione e dolore che non potremo mai ripagare.
Mi guardo attorno e noto che è così difficile persino parlarne, figuriamoci agire.
Mi sembra di assistere ad una specie di corsa a chi mette per primo e meglio la testa sotto la sabbia.
Le conseguenze pratiche e reali sono volatili, la logica è addomesticabile, non ci si deve neppure preoccupare dell'autoreferenzialità delle proprie azioni.
Il governo più impresentabilmente agisce meglio è.
E da queste parti non è che vada tanto meglio.
Io inizio ad avvertire sul petto un senso di catastrofe incombente che non se ne va nemmeno dopo un round di boxe, nemmeno nella musica, nemmeno in un camino acceso.
Sogno la Scandinavia. Sarebbe comodo andarsene da qui.
Andarsene così.


29 aprile 2011

Unity? E perchè no?

Dopo 48 ore di uso posso azzardarmi ad un primo bilancio qualitativo sulla nuova versione di Ubuntu.
Non solo ne sono soddisfatto, ma inizio ad intravedere le potenzialità della nuova interfaccia in ambito consumer.
Per primi i difetti: le applicazioni sono spesso malamente integrate nella barra dei menu: passi Truecrypt che non è fornita di default, ma il client per terminal server lo è ed è inaccettabile che non si integri nel menu. Altrettanto inaccettabile è la tendenza delle finestre massimizzate di molte applicazioni a restare così, massimizzate, indifferenti a tutti i movimenti del mouse che, teoricamente, dovrebbero provocare la comparsa del relativo menu in alto.
Per non parlare dell'impossibilità pratica di modificare dimensioni e posizioni delle due barre menu, verticale ed orizzontale.
Unity, quindi, è tutt'altro che finita. 
Ma funziona.
L'aspetto è innovativo ed accattivante ma prevedo qualche difficoltà per gli utenti classici nel passaggio da gnome 2.x ad unity ( ma lo stesso varrebbe per gnome 3 ).
Effettivamente, basta un minimo di buona volontà per abituarsi ai nuovi menu. Suggerisco vivamente ' riscoprire' la tastiera: sia per le scorciatoie sia per poter raggiungere in pochi istanti l'applicazione desiderata dopo aver cliccato sul logo in alto a sinistra ( e scommetto che c'è una scorciatoia anche per questo ).
Tecnicamente il sistema è una roccia: neppure un crash od un malfunzionamento: sul dell mini 9 nessun problema ( anche se il sistema fatica un po', forse dovrei installare unity 2d ). Sull'HP 6540b nessun problema di riconoscimento hardware. I drivers proprietari AMD ed NVIDIA si installano senza problemi ed anche le schede wireless sono riconosciute senza sforzo.
Libreoffice è una soddisfazione, banshee funzionicchia decentemente, Empathy sembra un po' triste ma per ora non ho voglia di aggiungere software ridondante, quindi me lo tengo.
Insomma, serve ancora tanto lavoro, ma questa è forse l'alba della rivoluzione del desktop linux. Appena posso proverò una distro con gnome 3 e vedremo!

27 aprile 2011

Ubuntu 11.04, benvenuto e al lavoro, che di lavoro da fare ce n'è!

Post interamente tecnologico quest'oggi.
Domani sarà rilasciata la versione definitiva di Ubuntu 11.04 ed io ho deciso di bruciare un po' i tempi installando l'ultima build prima del rilascio: tra oggi e domani non ci dovrebbero essere clamorose differenze.
La diffidenza con cui mi sono approcciato all'ultima trovata della Canonical, anticipo subito, è ingiustificata: con Natty, la famigerata interfaccia grafica di Ubuntu 11.04, si può senz'altro convivere e, credo, anche vivere e lavorarci.
Mi esprimerò a suo tempo.
Per ora posso solo confermare di non aver avuto particolari problemi.
Ho usato la versione alternate dei cd di installazione, quindi non posso confermare se Canonical abbia eliminato la possibilità di installare in automatico codec proprietari multimediali durante la fase di setup.
Il Netbook ( dell mini 9 ) ha funzionato alla perfezione out of the box.
Il Desktop, nonostante una prestante scheda Nvidia 8600 GT, al primo avvio mi ha avvisato di non poter eseguire Unity: poco male, è stato sufficiente installare i drivers per risolvere il problema.
Solo il Server Atom non ne ha voluto sapere di funzionare: si è installato, ha caricato il software, tutto ok, tutto regolare, ma non sono riuscito a condividere una cippa di cartella. Le ho provate tutte, ma sia dai miei nuovi PC 11.04 che dal notebook windows le condivisioni sono risultate irraggiungibili.
Riproverò tra qualche tempo con la versione definitiva, purtroppo il file server mi è indispensabile per lavorare e non ho modo di perderci mezza giornata.
Questa faccenda è la più seccante di tutte: non vedo ragione per doversi affidare ogni volta alla magia nera: ho usato la medesima configurazione di samba di prima e mi aspettavo un funzionamento immediato.
Ecco, queste sono le cose che mi fanno seccare: ma invece di cambiare gnome, sistemare 'ste faccende prima?
Che me ne faccio di un server che non fa il file server in un amen?
Spero di aver fatto un errore grossolano o che ci sia davvero un bug dell'ultimo minuto da sistemare.
Per il resto, credo che sia solo questione di abitudine.
Tutto bene quindi?
Beh, ve lo dirò appena riesco a far funzionare la chiavetta TIM HUAWEI E 1692 che sulla 10.10 andava a meraviglia ed ora è riconosciuta all'istante ma non ne vuol sapere di funzionare...

PS: 
Nota di colore: ieri, mentre upgradavo la RAM del mio Notebook ( mai sentito parlare di virtualizzazione? ), mi è capitato, dopo aver richiuso il cofano, di trovare artefatti spaventosi sul monitor.
Prova di qui, ritogli la ram, riprova di lì, aggiorna i drivers ( mossa disperata in quanto gli artefatti compaiono anche in fase di boot ), finchè: l'illuminazione: noto che una vite di serraggio della tastiera non si incastra.
Rismonto tutto e...
il perno della vite della tastiera si è dissaldato e si è infilato tra due parti metalliche provocando il disturbo sullo schermo. Una volta chirurgicamente estratto, tutto è tornato regolare.




EDIT 1: non è la TIM HUAWEI E 1692 che non funziona: sono io che sono lievemente sbadato: non l'ho attivata il 24 maggio 2010, ma il 24 aprile 201, quindi, passato un anno.... E' scaduta la sim !!! Ora vedo come fare a rinnovare l'abbonamento...

23 aprile 2011

Pasqua? Quest'anno l'Italia salta un turno

Pasqua di Risurrezione.
Cristo sconfigge, primo ed unico, Sorella Morte.
Dovrebbe essere il momento di riflettere sull'Unica Speranza che ci resta certa.
Fermarsi tutti assieme a sospirare di sollievo per il "Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno" riferito non alla Crocifissione ma a ogni gesto dell'Umanità per cui Cristo chiede perdono a Dio.
Ma io non sono più un ragazzino.
Io non posso più consentire alibi e quest'anno Pasqua è un giorno di Dolore.
E' un giorno in cui in Libia si combatte nel silenzio nostro e nelle urla di altri uomini.
E' un giorno in cui i raggi gamma e gli effetti del decadimento alfa e beta avvelenano Fukushima.
E' un giorno in cui la Gendarmeria Vaticana divide madri da figli.
E' un giorno in cui i giardini della Damasco delle Mille ed una Notte che vorrei visitare sono irrorati dal sangue.
E' un altro giorno di fame in mille Città, un altro giorno di indifferenza per certi morti, per certo sangue.
E' un giorno in cui solo un misericordioso silenzio può descrivere l'orrore delle conseguenze sulle vite di tante persone per la scellerata anticultura berlusconiana che devasta coscienze, famiglie, civiltà.
La Resurrezione di Cristo non è, per me, occasione di pausa dalle solite faccende. 
E' ben altro.
No.
Non è un giorno di Pace se ti si è dichiarato guerra.
E mai come quest'anno i governanti del mio Paese lo stanno facendo.

Dovrei ignorare che nella mia Città non siamo stati appena ri-condannati a mutui quarantennali e a distogliere risorse da attività innovative alle nuova servitù della gleba ( di cemento )?

Martedì della Pasqua ci saremo dimenticati. 
Tanto vale dimenticarla in anticipo.
E rimandarla a tempi migliori.

20 aprile 2011

Pace in Terra agli Uomini di Buona Volontà

Oggi Vittorio Arrigoni torna a Casa.
O, forse, in Patria.
O, forse, ad un’altra Casa in un’altra Patria.
Vittorio Arrigoni, per me, era solo un nome.
Ora è qualcosina in più, ma non perchè sia stato ammazzato da uno dei tanti sottoprodotti di una Tragedia Storica, ma, banalmente, perchè mi è facile mettermi nei panni di chi l’ha conosciuto condividendo con Lui alcune esperienze e che io conosco di persona.

Per evitare equivoci ribadisco sinteticamente la mia posizione: la responsabilità della situazione attuale non è solo di Israele / USA, ma va condivisa tra le classi dirigenti palestinesi, le morenti dittature arabe ed anche l’opinione pubblica occidentale. Quest’ultima, infatti, ha grande responsabilità nell’attuale imbarbarimento strisciante e fascisteggiante della Società Civile Israeliana a cui non si può perdonare molto eccetto la simmetrica reazione al crescente e disinibito antisemitismo di alcune sinistre europee in un circolo vizioso il cui artefice, tuttavia, è noto.
Che Hamas abbia, probabilmente, ammazzato più palestinesi di quanti ne abbia fatto Israele, è a quanto pare, un dettaglio trascurabile ai più.
Concludo, tranciando il mio ragionamento che qui è fuori luogo dato che si parlerà di altro, che secondo me l’assedio a Gaza va tolto ( ma solo se l’ONU o chi per lui si assume la relativa responsabilità militare ), che Israele deve ritirarsi da gran parte della Cisgiordania e che i Sauditi devono scucire qualche centinaio di miliardi di $ sull’unghia per risarcire il Popolo Palestinese dei giochetti che le monarchie arabe hanno fatto sulla sua pelle per lustri.
Ovviamente, sono sempre ben felice di affrontare la questione in altre sedi, purché vengano rispettati due requisiti:

  1. l’interlocutore non dico che debba avere chiaro il quadro dei fornitori di armi ( ossia degli sponsor ) ai contendenti ai tempi della Guerra dei Sei Giorni, ma almeno essersi letto gli articoli di wikipedia sulla questione Palestinese: le assurdità alla Feltri - Sallusti non le digerisco
  2. Non parlo con gli antisemiti ed in ultima analisi ( ma vi meravigliate ? ) Io sposo l’approccio dell’AGESCI alla questione: fosse per me mi spenderei per far incontrare in pace, come fa la mia amata Associazione, israeliani, palestinesi ed italiani per Costruirla davvero, ‘sta Pace.

Fine del paragrafo “Per evitare Equivoci”

Volutamente, in questi giorni, non ho voluto legger nulla di Vittorio Arrigoni.
Il contenuto dei suoi scritti forse non mi piacerà.
Le sue posizioni politiche forse sono strumentalizzabili.
Non lo so.
Oggi, in cui idealmente io sarei andato ad accogliere stasera la sua salma, non me ne frega niente.
Quest’uomo che torna in Patria, in ogni caso, è un Italiano atipico. 
Purtroppo.
E’ un uomo che ha vissuto in pieno accordo col suo cuore.
E’ un uomo che, di questi tempi, è ormai una rarità statistica: un uomo che agisce, che non si limita a rifugiarsi nei social network o nelle chiacchiere.
Un uomo che ha vissuto con gli altri suoi simili gli orrori della guerra, l’assurdità della violenza fino all’estremo.
Per uomini così non può che esserci rispetto e cordoglio.
Ascoltando radio tre, lunedì scorso, mi sono profondamente indignato quando una signora ha giustamente ricordato l’indifferenza per l’assassinio a colpi di coltello di una famiglia israeliana, bimbo di 3 mesi 3 incluso, ma ha assurdamente paragonato questo evento paradigmatico all’assassinio di Arrigoni.
Ma che c’entra?
Cosa c’entra Arrigoni con questi crimini?
Anche da morto un Italiano deve essere di parte?
Io saluto Vittorio Arrigoni perchè ha vissuto ed è morto agendo in coerenza col suo credo, non scrivendone sui blog o su Facebook.
Lo saluto comunque, per questo motivo, come un Costruttore di Pace, nel senso a me più caro.
Di quest’uomo sono orgoglioso, come di tutti gli uomini e le donne che lasciano la propria casa per porre la propria Vita a Servizio degli altri in concreto.

12 aprile 2011

Il Prezzo della Coerenza

Un anno fa terminava la mia campagna elettorale assieme al gruppo di amici e sostenitori che si sono riuniti sotto il nome del “la Città Differente”.
E’ doveroso fare un punto della Strada ed un consuntivo di quanto accaduto per poter pianificare i prossimi passi di concerto con i costruttori della Città Differente. Ricordo, infatti, la centralità della mia Candidatura intesa come Collettiva, espressione di un gruppo di persone eterogeneo per età ma omogeneo per ideali.
Fino ai primi mesi del 2011, dal punto di vista di chi si approcciava da novizio alla Politica Partitica è stato un periodo di ascolto ed iniziale formazione.
L’ingresso nel Direttivo  Cittadino e nella Segreteria del Partito Democratico sono state solo le tappe visibili di un percorso che è stato sempre indirizzato al pragmatismo costruttivo.
Preferisco restare sui fatti a livello macroscopico: la realizzazione del Passaggio al Software libero da parte dell’infrastruttura del PD Materano e la vicenda del Piano Casa.
Entrambi i fatti sono perfettamente in linea con la campagna elettorale ed il sostegno ricevuto dalla Città Differente.
Entrambi gli eventi, paradossalmente, confermano la saggezza dell’impegno nel Partito Democratico.
Il primo, infatti, è un viatico concreto alla realizzazione di un fondamentale ed importante meccanismo di innovazione secondo canoni di ‘Sinistra’ anche relativamente banali: far passare al Software Libero, con tutti i relativi vantaggi, la piccola rete delle segreterie cittadine e provinciali del PD materano è solo un esperimento per fare da trampolino verso la maggiore sfida dell’adozione del Software Libero, secondo programma, da parte dell’Amministrazione Comunale. La Vicenda del Piano Casa è la dimostrazione che l’opposizione ragionata e ferma all’interno del Partito, pure se minoritaria, trova, nel Popolo della Sinistra, quello che viene a firmare ai banchetti, quello che scrive sui blog, che partecipa alle manifestazioni e che poi, magari, trova i suoi voti sparsi su posizioni antitetiche a quelle naturali di un Partito Democratico per come lo costruiscono col loro impegno diretto, trova, dicevamo, un riscontro massiccio.
Sono serenamente fiero di aver posto pubblicamente il problema delle reali conseguenze del Piano Casa sulle giovani coppie elettrici del PD, sull’ambiente, sul drenaggio di risorse che la speculazione edilizia provoca a discapito dello sviluppo sin da tempi non sospetti: il mio primo intervento pubblico è del 6 Febbraio 2011, tanto per tranquillizzare i sostenitori di un  cambio di posizioni a fine marzo.
Sono altrettanto rasserenato per la presenza nel Partito di persone come Angelo Cotugno, capaci di difendere a viso aperto e fino alle estreme conseguenze una scelta Politica di Sinistra.
Capace, banalmente, di difendere l’idea stessa di Partito Democratico che è nei cuori e nelle menti dei 153 elettori della Città Differente.
E di molti altri che hanno visto, nell’approvazione del Piano Casa, una ulteriore acquiescienza ai soffocanti effetti della speculazione edilizia.
Mentre era in corso la seduta del consiglio comunale del Primo Aprile scorso ero presente nell’aula consiliare.
E mentre Angelo discuteva gli emendamenti e pronunciava la sua dichiarazione di opposizione avevo la fiera ma triste consapevolezza di assistere ad un ultimo tentativo di evitare a me stesso ed alla Città i perniciosi effetti di una nuova ondata speculatoria con l’immancabile drenaggio di capitale dalle attività produttive ed innovative ai mutui quarantennali a cui scelte come l'attuazione del Piano Casa condannano la mia generazione.
Pertanto, mi assumo la piena responsabilità, di fronte a chi  ha avuto fiducia nella mia Candidatura, di questa opposizione e di questa solidarietà.
Una responsabilità che in realtà è un semplice dar voce a chi ha creduto nella Città Differente e che può continuare a sperare di fronte a manifestazioni di dissidenza rispetto a questo Piano Casa.
I nostri elettori sperano ancora, quindi, che chi si candidi in un partito di Sinistra abbia il coraggio di fare fino in fondo battaglie di Sinistra.
Anche scomode.
Anche quando sarebbe stato conveniente semplicemente tacere.
Perchè, esattamente come in campagna elettorale, è di una speranza nuova che dobbiamo dare testimonianza.
Speranza che esista una trasversalità generazionale non come quella del Partito del Mattone, ma quella che porta società civile, militanti, persone impegnate nella politica partitica di Nuovo e Lungo corso, a collaborare insieme per esprimere non solo NO ideologici, ma ragionate e motivate proposte coerenti con l’Anima del Popolo della Sinistra.
Invece, con il cambio di Capogruppo, sembra che tutti i problemi siano stati risolti.
Ma il dissenso è stato eradicato o solo pubblicamente censurato?
Ora il Partito Democratico è più forte di prima?
A me pare che sia meno rappresentativo proprio di quella parte dei propri elettori maggiormente impegnati nella militanza!
Ecco perchè il No al Piano Casa si accompagna ad un contemporaneo rilancio della discussione sugli stumenti urbanistici ordinari.
Perchè non accelerare i tempi del confronto pubblico sul Regolamento urbanistico in modo da metter tempo, risorse, idee e modelli di partecipazione attiva della Cittadinanza a cura delle ferite urbanistiche della nostra Città?
Perchè non rilanciare su questi ( ed altri, vedasi Software Libero, Energia, Economia Sostenibile  ) temi concreti la discussione nel Partito come cartina di tornasole dell’effettiva volontà di rinnovare azioni e strumenti della democrazia interna?
I recenti segnali sono tutt’altro che incoraggianti, ma non è il coraggio di trarre fino in fondo le conseguenze delle nostre azioni che ci manca.
Dopo un anno sono lieto di potermi guardare alle spalle e scoprirmi completamente coerente con le donne e gli uomini della Città Differente.
E’ un sollievo.

Gravità 7

Fukushima.
Altro che processo breve.
Fukushima.
L'orrore.
L'orrore dell'aria che uccide.
Dell'acqua mutogena.
Dei millenni di solitudine a cui saranno condannati quei luoghi.
Dell'indifferenza.
Di un nuovo sarcofago imperfetto da cui risorgeranno i mostri da noi creati.
Fukushima.

2 aprile 2011

uomini che odiano le donne

Ho acquistato la trilogia di Larsson su amazon in audiolibro ed ho appena finito di ascoltare in auto "Uomini che odiano le donne".
Ecco, non è un romanzo rivoluzionario.
L'ho ascoltato con piacere e divertimento, questo è certo!
Tuttavia, arrivare a metà di un giallo scoprendo l'assassino ed anche praticamente il finale non è da me, non sono sufficientemente scaltro e furbo per questo genere di cose.
Il Romanzo scorre avvincente e la voce di Santamaria è sufficientemente espressiva da garantire un ascolto piacevole.
Ma, forse, il mio piccolo e relativo disincanto è dovuto alle recensioni superlative che hanno alterato la mia aspettativa.
Non è certo un capolavoro letterario, ma un giallo avvincente di cui ho avuto la ventura di scoprire l'assassino per tempo.
Tra l'altro, non è che la luccicante Svezia mi sia sembrata poi tanto Svezia, sentivo tanto aria di casa tra quelle righe.
Per fortuna, invece, ieri sera LolaBi mi ha fatto notare che il protagonista è finito in galera per diffamazione a mezzo stampa per non aver documentato un articolo, mentre da noi Libero ed Il Giornale scorazzano come squali nel piccolo mare della Verità.
E' vero, perbacco. 
Però, dovete ammetterlo: in Svezia non hanno i nostri pomodori.
Bisogna sapersi accontentare.