2 agosto 2011
Sirius Black alla fontana del campo di reparto
Non ho mai permesso, da Capo Reparto, che la mia gavetta fosse lavata dai ragazzi.
In nessun caso, in nessuna circostanza.
Ovviamente, accetto l'ospitalità delle squadriglie sia a pranzo che a cena, per tutta una serie di ragioni tra cui il non aver tempo, al campo, per cucinare, è solo l'ultima.
La più egoista tra le motivazioni è che è semplicemente bellissimo pranzare con una squadriglia.
Ma facciamo finta che lo si faccia semplicemente per controllare che i pasti siano cucinati e consumati decentemente da tutti, che il fuoco sia gestito correttamente e che le cose, insomma, vadano per il verso giusto in squadriglia.
Detta così è più professionale.
Una sera di qualche anno fa, quindi, mi ritrovai attorno ad uno scalcinato tavolo da campo mentre osservavo preoccupato le mosse di una squadriglia maschile che non sembrava avere tra le sue priorità quella di consumare cibi cotti e forse neppure cibi in generale.
Ovviamente, è sempre meglio non interferire nel lavoro di una squadriglia.
Chiariamoci: se vedo un ragazzino addentare un alimento caduto nella latrina, intervengo.
Se vedo il fuochista giocare al giovane piromane intervengo.
Ma se vedo il cuciniere servire un pollo più vivo che cotto ma in compenso salato più del mar morto non credo che rifare da me quello che lui ha mal fatto serva a migliorare il prossimo pasto da lui cucinato.
Certo, guadagno un pasto decente ma non svolgo il mio servizio.
Così, mentre stavo portando la discussione su come evitare di dover mangiare pollo crudo al sale la prossima volta, mi accorsi che avevo anche da capire come mai l'ultimo arrivato nella squadriglia non avesse spiccicato parola.
Era dall'inizio del campo che ci davo pensiero.
Ragazzino introverso, quasi muto e di certo non coccolato dalla squadriglia.
Comunque, niente di particolarmente grave: un ragazzino su due si comporta così al primo campo.
Così, finito di cenare ( praticamente per primi, data la brevità dei tempi di cottura ) mi fiondo alla fontana per lavare le mie stoviglie ( e diluire in un litro d'acqua succhiato direttamente dal rubinetto il mezzo chilo di sale che avevo in corpo ).
Ho appena il tempo di finire che la fontana è presa d'assalto dai malcapitati incaricati di lavare le pentole della squadriglia.
Si fa a turno, non temete: un grande ed un piccolo assieme...
Faccio un passo indietro per uscire un po' dal lieve chiarore di torce e lampari.
Anche se è stata la prima a finire, la squadriglia che mi ha offerto la cena è l'ultima a presentarsi a lavare le pentole ed è in coda, in attesa.
Ovviamente, il mio taciturno fratellino è in piedi accanto a me con una montagna di stoviglie da lavare.
Non ricordo come, ma attaccai bottone.
Durante la conversazione fu nominato Harry Potter.
Per me, all'epoca, solo un nome.
Certo, mi ripromettevo da tempo di leggere un po' qualcosa dell'idolo dei ragazzi, ma non ci ero ancora riuscito.
"Quindi stai leggendo un romanzo di Harry Potter?"
La domanda scatenò una specie di diluvio di parole.
Precise.
Costruite con logica e proprietà di linguaggio.
Io non sarei stato capace di spiegare sommariamente la trama di ben tre romanzi con tanta chiarezza ed in così poco tempo.
Aveva dovuto interrompere la lettura per partire per il campo poco prima di aver terminato "Harry Potter ed il prigioniero di Azhkaban " ma aveva fatto in tempo a scoprire la verità su Sirius Black.
Era entusiasta di questo nuovo personaggio soprattutto perchè così Harry avrebbe finalmente avuto un Padrino ed un Tutore.
Durante la conversazione tutti i miei timori si dissiparono sotto la chiarezza di pensiero che vedevo sbocciare attraverso la descrizione critica di questo romanzo.
E iniziavo davvero ad incuriosirmi per questo Sirius Black forse più che per lo stesso Harry Potter.
Arrivò il suo turno per lavare i piatti.
Avrei incontrato Sirius Black qualche anno dopo, ma non ho mai dimenticato chi, dove e quando me l'avesse presentato.
Credo sia grazie a quel (l'allora ) ragazzino in coda per lavare i piatti, credo, che ho letto i romanzi di Harry Potter.
Mi sono divertito molto.
PS: due sere dopo, le salsicce a cena erano ancora al sangue ma decisamente più commestibili.
Il Buio Oltre la Siepe: sarebbe come uccidere un merlo
Il Buio Oltre la Siepe, ossia: sarebbe come uccidere un merlo è un romanzo di Harper Lee, un'anziana gentildonna americana che, letto da Alba Rohrwacher, mi ha tenuto compagnia in auto nelle scorse settimane.
Avevo già letto il libro a suo tempo ed acquistato il DVD dello splendido film che ne è stato tratto.
Film che, a breve, rivedrò.
Tenerezza e Speranza.
Ecco, in due parole, quello che mi ha lasciato riascoltare il romanzo di Harper Lee.
L’unica sua opera di narrativa pubblicata e capisco bene il perchè: dopo aver dato al mondo un simile capolavoro, probabilmente l’autrice potrebbe aver deciso di non sfidare oltre la sorte.
Il romanzo, di cui non racconterò la trama, state tranquilli, si schiude poco a poco.
Non è pretenzioso nel suo rapporto col lettore, non esordisce ammiccandogli trasmettendo un’impressione tipo ‘adesso vedrete come sono brava a far dire pensieri profondi ad una bimba di 6 anni’.
No.Descrive affetti.
Quelli di due fratelli molto uniti con un padre decente e paziente.
Quello di una signora disillusa che cura i bimbi del vicino vedovo.
Quello della tata di colore.
Quello di un uomo malato pronto a tutto per salvare l’innocenza.
Quello di una bimba, la voce narrante, orfana di madre ma non di affetto.
Certo, ogni tanto può sembrare che Atticus, il padre comprimario, sia un uomo dotato di particolarmente eccezionali virtù.
Certemente è un uomo notevole, ma non fa mai la figura del supereroe.
No.
E’ un uomo retto che si ferma a pensare prima di agire.
A pensare agli altri.
Al loro punto di vista.
La vicenda processuale, alla rilettura, è quella meno appassionante. Si sa già come andrà a a finire anche leggendo il romanzo per la prima volta.
E, anche se sulla quarta di copertina è spacciata come la parte principale del romanzo, quella processuale è solo uno dei momenti di climax, dato che non è lì che si tirano le somme.
Quelle le tira il lettore alla conclusione, una conclusione che non è legata ai fatti narrati nelle ultime pagine del romanzo, ma è costruita sommando gli episodi, pagina per pagina.
Ad esempio, sono sempre molto colpito rileggendo l’episodio in cui la protagonista spalanca letteralmente la bocca di fronte alla tirata antinazista della maestra che il giorno prima si era mostrata palesemente razzista e segregazionista verso i propri vicini di colore.
E Scout, mai nomignolo fu più appropriato, non si capacita di come sia possibile provare pena per le persecuzioni degli Ebrei e per i crimini nazisti approvando contemporaneamente a gran voce il razzismo contro gli afroamericani.
Un po’ quello che mi capita quando ascolto elettori di Berlusconi vantare il proprio amore per il teatro o quando qualche signora salta la fila per farsi la comunione. Giusto per restare col mio prossimo.
La capisco bene.
Ricordo che il romanzo è ambientato tra il 1932 ed il 1935 in Alabama.
La descrizione della società del Sud degli Stati Uniti è solo un tocco di colore ben spalmato su una trama solida fatta di sentimenti.
Sentimenti profondi e complessi.
Ma basici.
Le domande della crescita, la curiosità innata dei discorsi tra bimbi sotto il cielo d’Estate, la volontà di cambiare le cose tipica dell’innocenza sembrano uscire dalle pagine per contagiarti ancora, per sostenerti fisicamente nelle prove di una quotidianità che sembra anche peggiore di quella narrata nel romanzo.
Le lacrime di rabbia ed impotenza di Scout per le ingiustizie del mondo sono consolatorie per il lettore italiano ordinario.
Il Buio Oltre la Siepe, titolo suggestivo benchè lontano dall’originale “ To kill a mockingbird”, ossia “[Sarebbe] come uccidere un merlo”,è un classico per antonomasia. Non smette da quasi sessant’anni di dire le cose che ha da dire.
In più è un romanzo flessibile:
offre conforto al lettore scoraggiato, calore all’uomo solitario, esempi ai lettori giovani ed indignazione a quelli magari un po’ distratti.
E’ un romanzo che da al suo lettore quello di cui il lettore ha bisogno in quel momento.
Ecco perchè so già che tornerò a leggerlo.
Grazie Mrs Harper Lee, grazie di cuore.
1 agosto 2011
Anna Frank Non è mai esistita
Cari visitatori che arrivate su queste pagine alla improbabile ricerca di prove della non esistenza di Anna Frank, devo deludervi.
Lei è esistita.
Per fortuna.
Anche voi esistete, purtroppo.
Lei è esistita.
Per fortuna.
Anche voi esistete, purtroppo.
31 luglio 2011
Bonus Benzina, la goccia che farà traboccare il vaso?
Bonus benzina.
Già.
L’argomento del giorno.
Ma perchè, poi?
E’ una cosa già vista, trita e ritrita.
Dunque, vediamo un po’:
c’è una piccola regione del sud con delle risorse che sono sfruttate a livello Nazionale con gravi ripercussioni ambientali locali e assai piccole ricadute sul territorio di origine a livello di occupazione, sviluppo e benessere.
Anzi, data la peculiare vocazione turistica ed agricola, con gravi danni economici.
I Berluscones nazionali e locali promettono che agli abitanti di questa piccola regione lo stato restituirà due lire a testa, un paio di pieni all’anno di carburante.
Ovviamente, con una procedura che è durata anni per essere avviata ed implementata nel modo più redditizio per qualcuno e più scomodo e dispendioso possibile per le popolazioni beneficiarie.
Poi, come da copione, arrivano i leghisti e leghistoidi e anche quel piccolo, inutile, offensivo risarcimento è portato via in perfetto stile “Sceriffo di Nothingam”.
Della promessa berlusconiana svanita come tutte le altre peggio che in nulla: in danno, non mi meraviglio, roba di ogni giorno.
Non mi cambia la vita poter fare un pieno gratis all’anno.
Ma la cosa che mi fa indignare e spero che faccia anche muovere chi può è l’arroganza del ricco Nord che sfrutta le nostre risorse e ricorre contro il minimo risarcimento che per tanti padri di famiglia lucani una differenza potrebbe anche farla.
La tracotanza dell’anticultura leghista spero aumenti, perchè ormai siamo arrivati ai livelli in cui costoro minacciano la nostra stessa sopravvivenza fisica.
E questo vale per i cattivi del Nord, che meglio di me dipinge il veneto Tullio Avoledo nei suoi romanzi.
Ora torniamo in famiglia, in Basilicata.
Perchè se il rullo compressore berluscoleghista sbriciola il nostro futuro è pur vero che ciò gli è consentito dalla pochezza e dall’autoreferenzialità della nostra classe politica locale.
Perchè questa vicenda dubito che si trasformerà, come sarebbe giusto, in uno scatto di indignazione della popolazione come quello che salvò la Lucania dal destino di pattumiera nucleare.
Chi, dei nostri assessori regionali, che pare siano stati scelti direttamente tra le fila del PDL, andrà oltre il banale comunicato stampa di indignazione?
Chi si farà mai promotore di azioni e non di comunicati per difenderci dai nuovi espropri dei neocolonialisti leghisti?
Perchè non possiamo mai riuscire a difendere ciò che è nostro?
E non mi riferisco solo al petrolio.
Parlo dell’acqua, parlo del Sole e soprattutto, parlo dei migliori figli di questa terra che sprechiamo in assurde spinte all’emigrazione, in lavori umilianti e nell’oblio della vita!
Perchè non possiamo semplicemente imporre il nostro diritto, non solo a ricevere la giusta quota di royalties per il nostro sviluppo, ma ad imporre che gli appetiti delle compagnie petrolifere ( e chi per loro ) siano subordinati allo sviluppo locale impedendo le devastazioni ambientali di estrazioni petrolifere che a tutto servono salvo che a favorire programmazione organica che faccia della Basilicata una terra esportatrice di Energia Pulita e che si sviluppi sulla sostenibilità ambientale e sul turismo invece di continuare a dissanguarsi per i comodi di questi signori in camicia verde?
Lo sapete, vero, che la Basilicata ha tutte le potenzialità per sfruttare le fonti rinnovabili per rendersi non solo energeticamente autosufficiente ma per esportare addirittura energia pulita presso i nostri vicini?
Ma no: qui si parla solo di petrolio o centrali mostro come il Mercure!
Io credo che ci siano le condizioni per usare questo vergognoso episodio ( non la decisione del TAR, i tribunali fanno il loro dovere su una legge imperfetta, ma la semplice richiesta leghista di scippare i nostri diritti ) per reagire.
Reagire nei fatti.
Adesso.
Dopotutto, in migliaia e migliaia sono stati in coda.
Non credo che gli basterà un arrivederci e grazie!
27 luglio 2011
Imperdibile: Genova01 di Fausto Paravidino sul podcast di RADIO TRE
Non so per quanto tempo, ma Radio TRE ( dico, Radio TRE, giusto per rammentare a lor signori tutti che le differenze esistono ) ha appena messo sul suo sito di podcast l'intero mp3 dello spettacolo teatrale dedicato ai fatti di Genova di Fausto Paravidino.
Cliccate sul titolo del post per avviare il download.
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Brutale,
sconvolgente,
reale.
Difficile ascoltarlo fino in fondo, io non ci sono riuscito ancora.
Mi viene la nausea.
26 luglio 2011
gott mit uns
Per fortuna il mio Dio non è con voi.
Non sono affatto sicuro che sia con me, questo è ovvio. ( Più precisamente non sono affatto sicuro di essere io con Lui, ma non è un'espressione abbastanza scenica ).
Che un fascista faccia il fascista dedicandosi a quello che i fascisti sanno fare di meglio, ossia lo sterminio di innocenti, non mi meraviglia affatto.
E non dovrebbe meravigliare nessuno di voi ( cari lettori ).
Si dicono parole ripugnanti come " razza, morte ai negri, a fuoco gli immigrati, l'islam ci attacca, fuori i meridionali, morte ai sionisti assassini " e poi come si fa a meravigliarsi che alle parole non seguano i fatti?
Così è sempre stato su questo piccolo pianete.
Prima si parla, poi ci si attrezza, quindi si agisce.
Certo, ad agire in media è solo una piccolissima frazione di chi parla, ma storicamente è sempre più che sufficiente per innescare l'orrore.
Svegliatevi, cari signori.
I fascisti sono relativamente abbondanti, organizzati e preparati.
Credete che ascoltare un giorno le sparate del leghista di turno e l'altro le alzate di ingegno dei fiancheggiatori della carta stampata del partitoazienda più bello d'Europa vi mitridatizzi dal rischio?
Non sono solo parole quelle che son cagate dalle bocche di certi parlamentari e certi iscritti all'ordine dei giornalisti.
Sono premesse.
La strage di Oslo è basata su una precisa linea d'azione direttamente riconducibile a quella grande famiglia di intolleranza e xenofobia che ha devastato l'Europa sessant'anni fa.
Io non mi sono meravigliato per l'accaduto.
E' solo questione di tempo
Consiglio, a riguardo, la lettura de "L'uccello che girava le viti del Mondo" di Murakami per poter avere un esempio di come il fascismo si annidi come metastasi anche in società culturalmente e socialmente assai avanzate e di come sia l'incredulità dei più a mantenerne la forza.
Per non parlare della cruda sintesi che si può trarre dai nostrani romanzi di Tullio Avoledo sugli effetti pratici del pensiero leghista abbandonato ad una probabile e naturale evoluzione verso la tragedia.
No, cari lettori.
Non c'è nulla da meravigliarsi.
Il pensiero fascista ( si badi che non uso il termine neofascista ) diventa azione fascista molto spesso anche da queste parti.
In questa via, in questo quartiere, in questa città.
Per non parlare di quello che avviene sul mare, in Libia, sui monti della Val di Susa.
Ma in un'Italia in cui è possibile militare contemporaneamente in un'organizzazione di destra xenofoba e nei boyscout non è plausibile aspettarsi che i singoli immuni al retrovirus del fascismo si allarmino sul serio.
Che inizino a pretendere con decisione la fine dei comportamenti xenofobi e fascisti.
Perchè, banalmente, in testa, nel cuore, non ci credono.
Perdonano.
Passano oltre.
Increduli che il fascismo sia già qui.
Quello dei nonni, non quello dei padri.
No, Breivik non è solo.
Soli, siamo noi.
24 luglio 2011
Come funziona la Spiritiera, una brevissima guida all'uso
Ok, mi avete convinto.
Sembra che su questo blog una buona parte dei visitatori sia arrivato solo per capire come funziona il marchingegno in questione.
Allora, dato che ho un po' di esperienza a riguardo, vediamo di condividerla.
Io uso una Alcopot 20, comprata alla rivendita scout.
Immagino che le cose non siano molto differenti per altri modelli.
Prima cosa: l'alcool!
Ci vuole un po' di fortuna, nel senso che dovete provare la marca migliore. Scartate gli alcool profumati, questo è il solo consiglio che posso darvi. Dovete provare e capire quale sia la miglior marca.
Certo, la spiritiera va anche ad altri combustibili, ma, per ovvi motivi di sicurezza, non userei la benzina...
Iniziamo, infatti, dalla Sicurezza.
Punto uno: il combustibile non si trasporta nel fornello, nè in una bottiglietta di plastica per risparmiare peso. Lo si trasporta nell'apposita trangia:
Ve ne sono di vari tipi e misure, ovviamente per un breve pernottamento o per una route con numerosi punti di rifornimento è meglio averne una piccola, ma è fondamentale che non si trasporti mai il combustibile altrimenti.
Punto due: non si lascia nel fornello combustibile inutilizzato: si spargerà immancabilmente nello zaino con ovvie conseguenze.
Uno dei vantaggi principali della spiritiera è di non dover dipendere dalle pericolose e non sempre disponibili bombolette di gas: se siamo così fessi da vanificarle il vantaggio è meglio rinunciare e dedicarsi ad altro.
Il cuore della spiritiera è il fornello:
Non va riempito fino all'orlo, ma per 2/3. Per esperienza so che una carica basta per cucinare un pranzo completo. Come si accende il fornello?
Con un fiammifero.
Non con l'accendino.
Cioè, potete anche usare l'accendino, ma per accendere un rametto con cui accendere poi il fornello. Perchè? Ma perchè l'alcool dei supermercati non si accende poi così facilmente.
Soprattutto d'inverno.
Quindi, avrete senz'altro più successo se accendete un fiammifero lungo, aspettate che sia ben acceso, insomma, quasi consumato a metà e lo avvicinate al fornello.
Che si accenderà.
Ma, se il combustibile è freddo e voi ritirate il fiammifero, probabilmente si spegnerà subito dopo.
Infatti, il trucco è nel riscaldare il combustibile in modo che una sua frazione evapori in misura maggiore di quella naturale, prendendo fuoco.
In pratica, se immergete il fiammifero nell'alcool avendo cura che una parte ( accesa ) resti libera sopra il pelo dell'alcool riuscirete facilmente ad innescare questo meccanismo di riscaldamento ed accensione.
Tenete presente che non è possibile regolare la fiamma, almeno con immediatezza, quindi per cucinare vivande diverse dalla pasta dovrete agire sull'altezza della pentola rispetto alla fiamma. Certo, potreste anche provare a parzializzare la luce del bruciatore, ma mi sa che è più complicato che tener sollevata la padella...
Tenete presente che non è possibile regolare la fiamma, almeno con immediatezza, quindi per cucinare vivande diverse dalla pasta dovrete agire sull'altezza della pentola rispetto alla fiamma. Certo, potreste anche provare a parzializzare la luce del bruciatore, ma mi sa che è più complicato che tener sollevata la padella...
Dopodichè per spegnere la spiritiera non dovrete far altro che mettere sul fornello il suo coperchio ( o equivalente ) e amen.
La spiritiera si monta, all'incirca, come in figura:
Tenete presente che le combinazioni possibili sono almeno un paio, ma se vi rendete conto che il fornello si spegne vuol dire che avete messo le cose in maniera da impedire l'afflusso d'ossigeno...
Il Secondo grande vantaggio della Spiritiera è che è praticamente immune al vento.
Scordatevi i tentativi di difendere il fornello a gas con materassini e ripari improvvisati. La nostra spiritiera se la ride delle condizioni meteo.
Inoltre, rispetto al fornelletto medio (quello da 5 €, intendo ) è assai più rapida nel portare ad ebollizione l'acqua.
Il Terzo Vantaggio ( ma ce ne sono sicuramente altri ) è nel fatto di essere già di per se leggera. Inoltre, in una spiritiera magnano due persone ( ed anche tre ) ma nel suo peso include anche la gavetta! Quindi, per una pattuglia di R/S, una spiritiera da sola fa da pentola, fornello e gavetta venendo a pesare assai meno del complesso fornelletto + 2 gavette + bombole.
Certo, ci sono anche gli svantaggi: è poco pratica per farsi il caffè. Cioè, non che la caffettiera non funzioni bene, semplicemente è un oggetto che richiede il suo tempo per la messa in opera e non è immediato come il fornelletto a gas.
Quindi, se dovete fare un pranzo completo sarete probabilmente i primi a mangiare, di contro, sarà una scocciatura preparare l'armamentario per farsi un caffè durante una sosta.
Che altro aggiungere? Prudenza, sicurezza e buon appetito:
23 luglio 2011
Genova 2001, la chiave del futuro d'Italia
Ho già scritto, in passato, dei fatti di Genova.
Non è la prima volta, non sarà l’ultima.
Purtroppo.
Non so se sia più grave, insopportabile e devastante un uomo adulto fisicamente prestante con addosso la divisa di un corpo dello stato che massacra di botte a manganellate una ragazzina inerme di vent’anni ( innocente sia a priori che posteriori ) o uno Stato che ne copre le atrocità.
La rabbia e la nausea di dieci anni fa mi rincorrono ad ogni anniversario e commemorazione.
L’ansia ti sorpassa ad ogni posto di blocco.
Come fai a non essere sicuro che qualcuno lì non sia stato alla Diaz o a Bolzaneto e gli venga in mente di ripetere il giochetto?
Non puoi.
Non puoi perchè nessuno di quelli che hanno fatto irruzione alla Diaz e proseguito nel macellare innocenti inermi a Bolzaneto è stato sbattuto fuori dal Servizio dello Stato.
Ergo, in poche parole, lo Stato, la Repubblica Italiana, dico, è attualmente ancora complice di quelle atrocità.
Terrore.
Orrore.
Denti Rotti.
Ossa spezzate.
Coma.
I debilitanti effetti di gas tossici che, se usati da un dittatorello ostile, avrebbero provocato una grandinata di bombe a guida laser.
Ansia e angoscia per dieci anni per centinaia di persone.
Come può, la Repubblica, quantificare il dolore, l’umiliazione, i traumi fisici e psicologici di centinaia di persone seviziate, umiliate e ferite dai propri corpi di sicurezza?
La prova generale del Golpe antidemocratico si schiantò sulle ossa e sui denti di ragazzi innocenti. Coi black block lasciati liberi di devastare Genova e le manganellate sui boyscout e nonviolenti: delle due l’una: o tutte le forze di sicurezza erano costituite esclusivamente da vigliacchi incapaci di affrontare i cattivi e assai volenterose nel massacrare gli inermi o è provata l’esistenza di una Regia il cui scopo divergeva completamente dal matenimento della sicurezza pubblica.
Ma, dopo il massacro, è seguito solo il silenzio.
Perchè i processi hanno sicuramente significato qualcosa, ma la ferita è aperta.
In suppurazione.
E, purtroppo, queste cose sono note.
Dette e ridette, scritte e riscritte in libri, articoli, documentari, canzoni.
Le evito tutte.
Mi suscitano un sentimento misto di rabbia e nausea. Con una punta di disperazione.
Ma, poi, bisogna anche pensare a come uscirne.
Se questo Paese deve salvarsi non può prescindere da ricucire questa piaga.
Io credo che dare una risposta alle domande scritte col sangue nel luglio del 2001 non sia solo una questione di giustizia ( con la minuscola ).
Certo, la giustizia è fondamentale per il ripristino della convivenza civile.
Ma, ancor di più, lo è la Verità.
I membri delle forze di sicurezza devono dirla.
Lo Stato deve dirla.
Alle vittime deve esser chiesto scusa.
Le vittime devono essere risarcite.
Non credo sia necessario, nel senso letterale del termine, mettere in carcere chi ha falsificato le prove ( atroce l’episodio delle false molotov ) e neppure chi ha torturato e macellato innocenti.
Non servirebbe alla riconciliazione nazionale, disperatamente necessaria dopo vent’anni di stupri della cosienza collettiva.
Ma è necessario che i membri delle forze dell’ordine ed i responsabili politici debbano andarsene.
A casa.
Minacciare di infilare un manganello nella vagina di una manifestante poco più che maggiorenne ed incolpevole di qualsivoglia reato è incompatibile irrevocabilmente con la permanenza al servizio dello Stato.
Almeno di uno Stato sedicente democratico.
Per quel che vale, il Partito Democratico che vorrei questo direbbe: Verità e giustizia per Genova sono le fondamenta per la rinascita dell’Italia.
Centinaia di migliaia di onesti servitori dello Stato, che tacciono perchè sono consapevoli dell’inutilità di certe parole, attendono di vedere costoro espulsi con la stessa ansia delle vittime.
E degli altri milioni di cittadini Onesti.
Verità e Giustizia per Genova.
Prima sarà, prima tornerà la luce su questa povera Italia.
20 luglio 2011
La Linea
In questi giorni, in queste ore, circa duecentomila tra ragazzi ed adulti, in Italia, si stanno preparando o sono già al Campo, sulla Strada.
A loro tutti, tutti scout, di tutte le associazioni, va il mio pensiero ed il mio ringraziamento.
E' piuttosto banale che il mio pensiero vada a tutte le persone che mi sono vicine e che so impegnate in uno sforzo intenso e pieno di fatica e coraggio.
Non è, però, banale che vi vada anche il mio ringraziamento.
Su queste pagine, l'Agesci è stata criticata più volte ma, i miei lettori più attenti l'avranno già notato, non è mai stato criticato lo Scoutismo.
Ringrazio di cuore gli scout d'Italia perchè riengo che rappresentino un organismo sano all'interno di un ecosistema malato: l'Italia del tempo presente, appunto.
Ringrazio i bambini di sette anni per il loro coraggio nell'abbandonare la famiglia e scoprirsi grandi assieme agli altri sopportando anche il dileggio dei figli della telepornocrazia.
Ringrazio i ragazzi in età da Esploratori per la cura con cui si preparano ad affrontare le crude privazioni del Campo e la serietà con cui si preparano a vivere in simbiosi con se stessi, la natura, ma soprattutto 'gli altri'.
Ringrazio i Rover e le Scolte che sotto il sole, lo zaino e la pioggia, lungo una strada che è un'unica salita, trasformano, nella fatica, 'gli altri' in Comunità, portando il proprio Servizio in periferie e valli, spogliandosi del superfluo e germogliando Speranza.
Ringrazio, poi, i Capi, il cui Servizio è alla base di un movimento internazionale che non ha eguali.
Certo, gli scout sono un bersaglio facile.
Facilissimo.
Le associazioni ed i singoli gruppi scout sono tutt'altro che perfetti: dopotutto sono organizzazioni umane.
Ma, in coscienza, non ho ancora incontrato un'altra organizzazione migliore per la formazione di Cittadini Responsabili, presente sul territorio, nelle periferie mafiose, capace di avere un progetto di Pace anche per il conflitto arabo - israeliano attraverso le route congiunte di scout italiani, ebrei e palestinesi.
Certo, esistono sicuramente associazioni di volontariato più efficienti e di incredibile utilità ed efficacia per la collettività, ma qui non sto solo parlando solo di persone che portano aiuto, parlo di un Metodo Educativo globale che nello Scoutismo Italiano si è concretizzato in una vera e propria gemma di coerenza, civiltà e cultura.
Il diritto alla critica al Movimento non solo è legittimo, ma è anche caldamente accettato, direi quasi benvenuto.
Perché ci mantiene sani.
Anche se proveniente da rappresentanti di istituzioni completamente screditate nei loro rispettivi compiti come la scuola, l'università, la stampa o la politica partitica.
Lo Scoutismo Italiano è una delle poche famiglie di organizzazioni che semplicemente funziona nell'Italia del 2011.
E non solo funziona: è senz'altro parte fondamentale del residuo collante che tiene insieme il Paese.
Gli scout sono presenti nelle Calamità e nella lotta alla Mafia, nel recupero sociale e nell'accoglienza all'immigrazione. Sono una forza che ogni anno consente a parecchie decine di migliaia di ragazzi di scolpirsi nell'anima la correttezza, il rispetto e la solidarietà. Per ogni generazione di italiani, facendo due calcoli col pallottoliere, 3-500 mila di loro sono stati scout. Banalmente, lo scoutismo li rende allergici alla possibilità di gettare una carta a terra, saltare una coda o parcheggiare in doppia fila.
Non mi azzardo ad affermare che se non ci fossero ( stati ) gli scout in Italia il Paese sarebbe da tempo collassato sotto lo strapotere dell'inciviltà, maleducazione e prepotenza ma poco ci manca.
Lo scoutismo italiano è parte fondamentale della Linea che ci separa dalla Barbarie.
Certo, assieme a mille altre Realtà ed alcuni milioni di concittadini. Non troppi. Purtroppo.
Ma, si spera, abbastanza per resistere e contrattaccare.
Ecco perché ringrazio di cuore tutti gli Scout d'Italia che vivono in questi giorni l'apice del loro anno associativo.
Li ringrazio perché ogni tenda piantata sulla roccia, ogni passo fatto in salita con lo zaino, è un contributo concreto, fisico, per la salvezza di questa povera Patria.
Né più, né meno.
Certo, esistono sicuramente associazioni di volontariato più efficienti e di incredibile utilità ed efficacia per la collettività, ma qui non sto solo parlando solo di persone che portano aiuto, parlo di un Metodo Educativo globale che nello Scoutismo Italiano si è concretizzato in una vera e propria gemma di coerenza, civiltà e cultura.
Il diritto alla critica al Movimento non solo è legittimo, ma è anche caldamente accettato, direi quasi benvenuto.
Perché ci mantiene sani.
Anche se proveniente da rappresentanti di istituzioni completamente screditate nei loro rispettivi compiti come la scuola, l'università, la stampa o la politica partitica.
Lo Scoutismo Italiano è una delle poche famiglie di organizzazioni che semplicemente funziona nell'Italia del 2011.
E non solo funziona: è senz'altro parte fondamentale del residuo collante che tiene insieme il Paese.
Gli scout sono presenti nelle Calamità e nella lotta alla Mafia, nel recupero sociale e nell'accoglienza all'immigrazione. Sono una forza che ogni anno consente a parecchie decine di migliaia di ragazzi di scolpirsi nell'anima la correttezza, il rispetto e la solidarietà. Per ogni generazione di italiani, facendo due calcoli col pallottoliere, 3-500 mila di loro sono stati scout. Banalmente, lo scoutismo li rende allergici alla possibilità di gettare una carta a terra, saltare una coda o parcheggiare in doppia fila.
Non mi azzardo ad affermare che se non ci fossero ( stati ) gli scout in Italia il Paese sarebbe da tempo collassato sotto lo strapotere dell'inciviltà, maleducazione e prepotenza ma poco ci manca.
Lo scoutismo italiano è parte fondamentale della Linea che ci separa dalla Barbarie.
Certo, assieme a mille altre Realtà ed alcuni milioni di concittadini. Non troppi. Purtroppo.
Ma, si spera, abbastanza per resistere e contrattaccare.
Ecco perché ringrazio di cuore tutti gli Scout d'Italia che vivono in questi giorni l'apice del loro anno associativo.
Li ringrazio perché ogni tenda piantata sulla roccia, ogni passo fatto in salita con lo zaino, è un contributo concreto, fisico, per la salvezza di questa povera Patria.
Né più, né meno.
Buona Strada!
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