31 gennaio 2024

Operation Carthage: War, War never changes.

Nel 1945 la Resistenza Danese chiese agli Alleati di bombardare un edificio di Copenaghen: il quartier generale della Gestapo Nazista.

La situazione della Resistenza era disperata e, nonostante la presenza di partigiani detenuti usati come scudi umani dai nazisti,  Ole Lippmann, uno dei capi della Resistenza Danese, chiese più volte che la RAF distruggesse l'edificio.

Gli inglesi erano riluttanti a causa degli elevati rischi di attaccare in pieno giorno un obiettivo ben difeso al centro di un'area densamente popolata da civili alleati ma, alla fine, cedettero.

La Shellhus (un moderno edificio di acciaio e cemento) apparteneva alla compagnia petrolifera Shell ma era stato confiscato dalla Gestapo ed usato come quartier generale.

L'attacco fu effettuato il 21 marzo 1945 da tre ondate di bombardieri leggeri Mosquito scortati da caccia Mustang.

I bombardieri della prima ondata colpirono il bersaglio.

Purtroppo, la contraerea tedesca abbattè un Mosquito che precipitò in una strada adiacente ad una scuola.

Le ondate d'attacco successive scambiarono l'incendio scaturito dal bombardiere abbattuto per quello proveniente dal quartier generale della Gestapo colpito e attaccarono quel punto invece che il bersaglio distruggendo la scuola.

La missione fu considerata un successo dai partigiani danesi dato che in Danimarca la Gestapo, praticamente, smise di funzionare per il resto della guerra.

20 partigiani danesi riuscirono a scappare e 9 aviatori inglesi morirono nel raid.

Assieme a 55 membri della Gestapo e 47 danesi collaborazionisti.

E, purtroppo, assieme a 123 civili danesi, di cui 8 prigionieri della Gestapo (gli scudi umani) e ben 87 bambini che erano nella scuola.

Fonti:

https://milhist.dk/the-bombing-of-the-shellhus/

https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Carthage

Storia Militare N.365

memoriale per le vittime civili


Veniamo al dunque: i piloti inglesi commisero un crimine di guerra?

Di chi è la responsabilità di queste morti innocenti?

Io ritengo che la corretta risposta a queste domande sia alla base della nostra democrazia assediata e del nostro benessere e libertà (assai poco meritati).

Tra un soldato che ammazza e si fa ammazzare per impedire lo stupro e l'omicidio di una donna, un aviatore che sgancia una bomba sui nazisti ma colpisce una scuola e le SS di Auschwitz c'è o non c'è differenza?

Scelgo di non dare qui risposte, eccetto ricordare che la guerra è di per sé un crimine.

E' piuttosto evidente come non sia stato completato il passaggio culturale, in Occidente, che, da un lato vede la guerra illegale e criminale (ma solo se a sparare sono gli Occidentali) e dall'altro vagheggia di una guerra ideale simile alle giostre dei cavalieri medievali (con tanto di patriarcato).

Non solo: citando De André: Un ladro non muore di meno.

E concludo con Manzoni:

 «I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi»

C'è o non c'è differenza ?


27 gennaio 2024

La Giornata della Memoria di Kfar Aza



Questo 27 gennaio è un giorno di lutto.

La memoria è andata perduta assieme al discernimento.

L'Oblio è sceso sulla speranza e quel che è stato sarà ancora, anche grazie a chi non si è mai neppure accorto del Pogrom di Kfar Aza.

Altro che memoria.

L'Oblio è fatto da una cappa di ignoranza ciuccia e presuntuosa, banale come il male, a livello di terrapiattismo.

L'antisemitismo è il cancro dell'Occidente e ne divora la libertà uccidendo dove si illude di parlare di pace.

Le folle di Chamberlain sono le stesse di Barabba.

E si vede.


 

18 gennaio 2024

#Bologna30 accelerare e decelerare non fa arrivare prima...

Velocità media il 17/01/2024 su un percorso con limite orario 50 (Benzinaio IP di via dell'Industria --> Sede Scout di Villanova di Castenaso)

Questa foto indica la velocità media della mia auto su un percorso di poco meno di 3 km.

Ma dove?

No: non in zona 30.

Ho fatto il pieno alla IP di Via dell'Industria direzione Castenaso.

Ho azzerato il contachilomentri ed il computer di bordo.

E sono andato ad una riunione scout a Villanova (Castenaso, non Bologna).

Tutte strade con limite 50.

Ho fatto il tragitto alle ore 19: traffico scarso o nullo.

Eppure, la velocità media è stata di 29 km/ora.

E non ho neppure trovato il passaggio a livello abbassato.

Perché?

Perché è normale così: un minimo di traffico, la normale prudenza nel rallentare alle intersezioni, alle rotonde.

E poi basta aspettare meno di trenta secondi in coda alla rotonda e trovarsi il semaforo pedonale rosso ed ecco che la realtà si impone su questa ennesima levata di scudi a difesa del diritto di uccidere al volante.

Le limitazioni di Bologna30 sono immaginarie, le vittime della velocità sono reali.

Rallentare non significa allungare il viaggio ma solo diminuire il tempo passato in coda (in attesa del verde o semplicemente in coda e basta).

Date retta alle vostre stesse auto: accelerare e decelerare non fa arrivare prima...


la velocità media dell'auto a giugno 2023 su percorsi ora zona 30 (tipicamente dentro il quartiere San Donato)


PS: questa seconda foto indica la velocità media dell'auto a giugno 2023 su percorsi ora zona 30 (tipicamente dentro il quartiere San Donato) quando il limite era di 50. Come Volevasi Dimostrare. 

#bologna30 #bologna #bastamortinstrada

17 gennaio 2024

VOI NON MERITATE IL NOSTRO DOLORE

 Ci avete chiamati. Ci avete accolti con calore nelle vostre scuole. O anche in sale istituzionali dove abbiamo incontrato partecipi cittadini.

Avrete capito che sto alludendo a me ma, naturalmente, anche ai tanti ebrei della mia generazione che hanno scelto di testimoniare.

Ci avete chiesto frastornati “ma perché non vi siete difesi?”. Ci avete chiesto indignati “Come è possibile che il nostro pianeta abbia permesso questa strage?”. Gli abitanti dei paesi contigui sapevano, dicevate. Sapevano di quella colossale industria della morte ad un passo da casa loro. Potevano provare a gridarlo forte.

Ammirevoli docenti hanno diviso con noi lo sforzo di far percepire tracce di quel racconto che non si può raccontare. Validi sindaci di numerose città hanno organizzato per voi viaggi nei campi dello Sterminio. Molti ragazzi ne sono usciti sconvolti, qualcuno non riusciva più a destreggiarsi in mezzo a quel tumulto di emozioni.

Sia chiaro però. Non era la trasmissione della sofferenza che volevamo riversare su voi. Ci mancherebbe! Era solo un invito a mettere in moto la conoscenza, quella che, se funziona, si trasforma in coscienza.

È appena capitata l’occasione di parlarvi del 16 Ottobre (1943) data simbolo della retata di ebrei italiani per mano degli invasori tedeschi.

Sono passati ottanta anni da quel sabato nero.

E ora?

Come è possibile? Come è possibile che sia successo ancora una volta? Un altro ottobre del tutto simile a “quell’ottobre lì”.

Di nuovo porte ebraiche abbattute con violenza. E con la stessa mirata violenza strage di giovani in festa, di neonati al calore delle loro madri, di bambini e giocattoli, di anziani all’insegna di una aggrovigliata saggezza, di donne braccate come prede.

“L’irraccontabile” è riuscito a riproporsi. Non ci avremmo mai creduto.

E cosa ha risposto l’opinione pubblica? Intendo dire molti tra quelli che ci domandavano “perché non vi siete difesi?”.

Ora ci siamo difesi e voi avete incominciato (o ricominciato) a odiarci.

Un attimo di raccapriccio appena appresa la notizia, questo sì, ma proprio un attimo.

Subito dopo, ecco riaffiorare i “però”, e i “ma”, “insomma è Israele il vero colpevole di quanto è accaduto. Israele che non ha mai voluto prendere atto dei diritti del popolo palestinese”.

Ho detto “subito dopo” non per caso. Va ricordato che questa presa di distanza è cominciata ben prima che lo Stato ebraico desse inizio all’attacco di risposta nella striscia di Gaza. La guerra è sempre terribile e nessuno di noi, ebrei o non ebrei, riesce ad emergere dall’angoscia di fronte alle tragiche immagini di civili innocenti martoriati che scorrono davanti ai nostri occhi. Ma questa condivisione dovrebbe trovare riscontro anche dall’altra parte. Come è successo che di colpo il male del mondo sia rappresentato solo dall’israeliano o, in modo più spicciativo, dall’ebreo?

Ma come mai i predoni del 7 ottobre 2023 si vantavano al telefono con un “mamma! Ho ucciso 30 ebrei”. Ebrei, non Israeliani. La cosiddetta giustificazione politica ha mostrato il suo vero volto. Si tratta solo del classico antico odio antisemita.

Su questi particolari però l’opinione pubblica preferisce non soffermarsi. Non ci ha messo molto tempo a far sua la vecchia-nuova variante.

Un altro chiarimento però. Non è andata così per tutti. Le menti pensanti, coloro che formano il loro giudizio basandosi sulla conoscenza, su studi specifici, sulla difesa dei valori democratici, hanno fatto sentire in gran numero la loro voce.

Per quello che mi riguarda personalmente posso affermare, senza aver inforcato i classici occhiali rosa, che nella mia cerchia nessuno ha pensato di schierarsi coi nemici dello Stato ebraico. Ne vedevano gli errori politici, questo sì, ma anche noi ebrei li vediamo e ci ragioniamo sopra.

Io parlavo di “opinione pubblica” riferendomi alle ondate che hanno invaso le piazze, le scuole, le Università, là dove si gridava “sono con Hamas” senza pensare (o forse sì) che con una piccola frase stavi aderendo al “morte agli Ebrei” unico vero obiettivo della Hamas-militanza.

Ed ecco di conseguenza gli israeliani e gli ebrei respinti dalle fiaccolate, dalla Marcia della Pace, dal manifestare contro la violenza sulle donne, mentre la Rettrice di una Università americana di fronte al quesito: “invocare il genocidio degli ebrei viola le nostre regole di condotta?” sceglie di rispondere “dipende dal contesto”.

Ma allora l’attenzione che ci avevate dedicato nelle vostre aule non era autentica. Ha fatto così presto a volar via!

È volata via per correre a far parte di quel paradiso progressista (così l’ha chiamato lo scrittore israeliano Etgar Keret) dove scatta dall’alto una specie di parola d’ordine. È là che si fanno scelte tra Stati buoni e Stati malvagi. Va da sé che Israele rientra nella seconda categoria.

È per questo che mi sento di dirvi: VOI NON MERITATE IL NOSTRO DOLORE.

Il dolore è sacro. Il dolore ha bisogno di grande rispetto. Chiunque non lo percepisce nel suo senso profondo, profana e immiserisce anche la tua sofferenza. Un mi dispiace e via non ci aiuta, anzi.

Su come rapportarci quest’anno con le celebrazioni del Giorno della Memoria si sta molto discutendo in ambienti ebraici. Non è facile individuare la posizione giusta. L’ebraismo è una religione di studi, di dubbi, domande e discussioni. Il dogma non esiste. Ognuno farà la sua scelta giusta o sbagliata.

Per quello che mi riguarda sono assillata dai dubbi.

È vero: ho appena espresso quel voi non meritate il nostro dolore e quindi la mia risposta dovrebbe essere di conseguenza.

Invece no. Il pessimismo è un lusso che l’ebraismo non si può permettere ha scritto un Nobel della letteratura.

Non è solo questo. Nelle scuole che comunque ci attendono i ragazzi ascolteranno quello che, nei nostri limiti, cercheremo ancora di trasmettere. Forse qualcosa gli resterà dentro.

Parafrasando il celebre “chi salva una vita salva il mondo” mi viene da immaginare che chi contribuisce a salvare una coscienza potrà salvare il pensare del mondo. 

Lia Levi. Sopravvissuta all'Olocausto.

Sopravvissuta?

12 gennaio 2024

Pivpn su sistemi debian/ubuntu based non supportati - PiVPN for unsupported Debian/ubuntu derivatives



 PiVPN è un ottimo sistema per realizzare velocemente un server vpn domestico.

E a che serve?

Beh, fondamentalmente a collegarsi da remoto al pc di casa vostra.

Realizzare una vpn è una faccenda relativamente complessa e richiede un minimo di competenza anche usando PiVpn che è un software in grado di automatizzare il 95% delle attività di installazione e configurazione.

Ma quel 5% residuo (procurarsi un DNS dinamico, aprire le porte del router, definire un IP statico per il server ecc.) va fatto a mano. Il wizard di PiVpn è ben fatto ma non fa miracoli.

Tuttavia tra 100 e 5 c'è una bella differenza e un gran risparmio di tempo e fatica.

Personalmente, infatti, ho configurato più volte server VPN partendo da zero ed è un compito, ormai, più noioso che impegnativo e preferisco usare PiVpn e risparmiarmi la noia.

Ma c'è un problema:

PiVPN si installa solo e soltanto su 

Raspbian and Raspberry PI OS bastai su Debian Stretch, Buster e Bullseye. Su Ubuntu Server, DietPi e

Alpine Linux.

E le derivate di Debian/Ubuntu?

Beh, la documentazione dice che potrebbe funzionare ma loro non danno supporto in merito.

Di fatto, l'installer di PiVPN si rifiuta di proseguire se non rileva i sistemi operativi supportati ufficialmente.

E allora come si fa?

Ecco qua il trucchetto:

Per esempio, da Linux Mint è necessario modificare (momentaneamente) il file /etc/os-release come segue: dopo il setup si può rimettere tutto come stava prima. Su Mint 21.1 e LMDE6 poi PiVPN si installa e funziona perfettamente:


#NAME="Linux Mint"

#VERSION="21.2 (Victoria)"

#ID=linuxmint

#ID_LIKE="ubuntu debian"

#PRETTY_NAME="Linux Mint 21.2"

#VERSION_ID="21.2"

NAME="Ubuntu"

VERSION="22.04 (Jammy)"

ID=ubuntu

ID_LIKE="ubuntu debian"

PRETTY_NAME="Ubuntu 22.04"

VERSION_ID="22.04"

HOME_URL="https://www.linuxmint.com/"

SUPPORT_URL="https://forums.linuxmint.com/"

BUG_REPORT_URL="http://linuxmint-troubleshooting-guide.readthedocs.io/en/latest/"

PRIVACY_POLICY_URL="https://www.linuxmint.com/"

VERSION_CODENAME=victoria

UBUNTU_CODENAME=jammy


oppure, per LMDE


#PRETTY_NAME="LMDE 6 (faye)"

#NAME="LMDE"

#VERSION_ID="6"

#VERSION="6 (faye)"

#VERSION_CODENAME=faye

#ID=linuxmint

#HOME_URL="https://www.linuxmint.com/"

#SUPPORT_URL="https://forums.linuxmint.com/"

#BUG_REPORT_URL="http://linuxmint-troubleshooting-guide.readthedocs.io/en/latest/"

#PRIVACY_POLICY_URL="https://www.linuxmint.com/"

#ID_LIKE=debian

NAME="Debian"

VERSION="12"

DEBIAN_CODENAME=bookworm

ID=debian


Dopodiché, basta lanciare curl -L https://install.pivpn.io | bash da un terminale root e seguire il wizard. Ed il gioco è fatto: in pochi minuti avrete il vostro server vpn.


In Google Translator's English:


PiVPN is an excellent way to quickly create a home VPN server.

And what's the point?

Well, basically to connect remotely to your home PC.

Creating a VPN is a relatively complex matter and requires a minimum of expertise even using PiVpn which is software capable of automating 95% of installation and configuration activities.

But that remaining 5% (procuring a dynamic DNS, opening the router ports, defining a static IP for the server, etc.) must be done by hand. The PiVpn wizard is well done but doesn't work miracles.

However, between 100 and 5 there is a big difference and a great saving of time and effort.

Personally, in fact, I have configured VPN servers several times starting from scratch and it is now a task that is more boring than challenging and I prefer to use PiVpn and save myself the boredom.

But there's a problem:

PiVPN installs only and only on Raspbian and Raspberry PI OS based on Debian Stretch, Buster and Bullseye. On Ubuntu Server, DietPi and Alpine Linux.

What about Debian/Ubuntu derivatives?

Well, the documentation says it might work but they don't support it.

In fact, the PiVPN installer refuses to continue if it does not detect officially supported operating systems.

So how do you do it?

Here's the trick:

For example, from Linux Mint it is necessary to (temporarily) modify the /etc/os-release file as follows: after setup you can put everything back as it was before. On Mint 21.1 and LMDE6 then PiVPN installs and works perfectly:

#NAME="Linux Mint"

#VERSION="21.2 (Victoria)"

#ID=linuxmint

#ID_LIKE="ubuntu debian"

#PRETTY_NAME="Linux Mint 21.2"

#VERSION_ID="21.2"

NAME="Ubuntu"

VERSION="22.04 (Jammy)"

ID=ubuntu

ID_LIKE="ubuntu debian"

PRETTY_NAME="Ubuntu 22.04"

VERSION_ID="22.04"

HOME_URL="https://www.linuxmint.com/"

SUPPORT_URL="https://forums.linuxmint.com/"

BUG_REPORT_URL="http://linuxmint-troubleshooting-guide.readthedocs.io/en/latest/"

PRIVACY_POLICY_URL="https://www.linuxmint.com/"

VERSION_CODENAME=victoria

UBUNTU_CODENAME=jammy


and, for LMDE


#PRETTY_NAME="LMDE 6 (faye)"

#NAME="LMDE"

#VERSION_ID="6"

#VERSION="6 (faye)"

#VERSION_CODENAME=faye

#ID=linuxmint

#HOME_URL="https://www.linuxmint.com/"

#SUPPORT_URL="https://forums.linuxmint.com/"

#BUG_REPORT_URL="http://linuxmint-troubleshooting-guide.readthedocs.io/en/latest/"

#PRIVACY_POLICY_URL="https://www.linuxmint.com/"

#ID_LIKE=debian

NAME="Debian"

VERSION="12"

DEBIAN_CODENAME=bookworm

ID=debian


After that, just run curl -L https://install.pivpn.io | bash from a root terminal and follow the wizard. And that's it: in a few minutes you will have your VPN server.

31 dicembre 2023

leggere, 2023 edition

 



74 libri  pari a 24191 pagine lette/audiolette nel 2023.

E' la mia piccola forma di resistenza (non 'al potere' in pieno stile 'noncelodicono') ma alla mediocrità che ci attanaglia tutti.

E' la mia testimonianza  contro la letale ignoranza ciuccia e presuntuosa dell'appeasement ai totalitarismi che strizza l'occhio all'antisemitismo.

Sono soddisfatto delle mi letture di quest'anno.

Una bellissima e dettagliata descrizione dei viaggi dell'Apollo.

Una saga fantascientifica appassionante ed originale (grazie Peter Hamilton, quand'è che Urania riuscirà a portare qua in Italia il resto delle tue opere?)

Vari saggi storici e scientifici mica male.

Il capolavoro di Eugenio Corti, Il Cavallo Rosso, di cui ora capisco molto bene la damnatio memoriae a cui è soggetto.

Ma anche le storie divertenti di Alice Basso e le sempreverdi cronache di un'Italia scomparsa in Don Camillo.

La vita di Joyce Lussu e una necessaria e dolorosa rilettura delle opere di suo marito Emilio Lussu e Rigoni Stern.

Jonathan Strange & il Signor Norrell, un delizioso gioiello di fantasia.

E un paio di libri di debunking sulle fake news legate alla Strage di Ustica.

Dubito che nel 2024 riuscirò a leggere di più.

Ma spero sempre di riuscire a leggere meglio.

Per quel che vale: la letteratura forse migliora me. Ma non credo che migliori il mondo.

Per quello c'è il servizio.



21 dicembre 2023

On the writing alla mia maniera

due manoscritti



Sono molti anni che scrivo su queste pagine, dal 2007 per la precisione (e anche da prima su una piattaforma diversa). Qua ci sono oltre 1100 post: un po' di amore per la scrittura evidentemente ce l'ho.
Ma non solo: c'è l'impegno nella redazione di Proposta Educativa, che devo ammettere, è quello dove ho raccolto maggior soddisfazione. 
Ma, da poco meno di tre anni,  sono andato un po' oltre.
Perché è vero che avevo conservato in pancia un germe di idea per lustri, ed è anche vero che avevo scritto un incipit nei primi mesi bolognesi.
Se ci penso, a quanto tempo è passato...
Ma è successo così, di botto, a febbraio del 2021: quell'incipit di mezza paginetta mi è esploso tra le dita diventando un romanzo di seicentomila battute scritte, in prima bozza in 3 mesi e in ultima stesura in venti, fino a novembre 2023.
E poi non mi sono più fermato.
Già, perchè la storia di M. mi era rimasta incastrata tra testa e pancia e dita e improvvisi "E se..." che mi capitavano tra capo e coda quasi ogni giorno.
Tant'è che in questi giorni ho completato un secondo romanzo, seguito del primo: altre seicentotrentamila battute in prima bozza, scritte sovrapponendo la revisione del primo romanzo alla composizione del secondo, tra maggio del 2022 e dicembre del 2023.
Per tacere di altri due romanzi, di genere completamente diverso e diverso grado di avanzamento, che attendono in coda.
Tra le mani ho un totale 450 pagine A4  Arial 11 con dentro due romanzi scout, come è facile definirli.
Per il primo ho già fatto un primo giro di tentativi editoriali, con scarso (ma non nullo) successo (escludendo in linea di principio l'editoria a pagamento palese ed occulta).
Vedremo, al peggio farò come Vannacci.
Per me, la scrittura è una faccenda emotiva.
Come tale, privata.
In pratica, so in anticipo che quello che scrivo può interessare qualcun altro solo per caso.
Nè è dimostrazione questo stesso blog i cui commenti sono praticamente nulli e che solo raramente generano discussione nei rilanci social.
E questo non mi porta più nessuna frustrazione da tanto tempo.
Posso affermarlo perché i pochi (o forse nulli) fedeli lettori di queste pagine sanno bene quanto qui sia stata abbondantemente prevista la tragica involuzione della situazione internazionale (e nazionale). Beh, non è che tutta 'sta lungimiranza messa nero su bianco abbia giovato a qualcuno, no? Figuriamoci se mi può dispiacere se la storia di M. non troverà più del pugno di lettori costituito dalle mie amiche e dai miei amici, insomma, dalla mia famiglia estesa.
Del resto, se la letteratura può cambiare il singolo ma non il mondo, cosa volete che importi di questi due romanzetti scout?
Alla fine, me ne sono persuaso,  questi due libri sono pensati per lettori scout.
Se uno scout li leggesse, probabilmente ci si ritroverebbe abbastanza.
Perché un vecchio scout sa quanto anche sotto i fazzolettoni ci siano vite normali, traumi, solitudine e dolore.
Ma chi non ha esperienza di scautismo? 
Beh questo sarebbe davvero un bel test.
Chi è stato scout conosce bene l'indescrivibile sensazione di arrivare col proprio Clan alla fine di una strada difficile, una strada che non è solo fatica dello zaino sotto il sole con la sete che svanisce in cima alla montagna, ma è il dissolversi della paura di se stessi e degli altri, passo dopo passo. E chi no? Questa persona potrebbe immedesimarsi nelle emozioni di situazioni a lui aliene?
Beh, se fosse così allora vorrebbe dire che avrei scritto, scritto davvero qualcosa di decente.
Decente eh, i romanzi, dopotutto, servono anche a questo: conoscere e immedesimarsi in vite diversissime: soldati romani, alieni, persone dell'altro sesso, di un'altra religione, di un altro continente.
Quindi perché non scout?
Beh, perché gli scout sono pochi e quelli che completano il percorso e si prendono la briga di continuare come capi sono ancor meno e le attività scout vere, sono praticamente sconosciute ai più.
Vi faccio un esempio. 
Ho letto di recente un romanzo divertente di  Alessia Gazzola il cui coprotagonista è un notaio.
Beh, coi notai tutti abbiamo avuto a che fare e abbiamo tutti più o meno un'idea di cosa sia e cosa faccia un notaio.
Ma un capo scout? 
Quello che se ne dice in giro è praticamente tutto falso e non starò qua a confutarlo.
Le loro motivazioni devono sembrare ai più all'incirca come sembrano a me quelle di chi va allo stadio a farsi menare per ragioni di tifo calcistico.
Insomma, un romanzo scout è un romanzo su una cultura prettamente aliena e vi dico con cognizione di causa che lo scautismo cattolico italiano non è decifrabile nemmeno per gran parte dei sacerdoti.
aevoglia a mettere note esplicative sul significato dei termini in scautese e a spiegare qualcosa che ha valore solo se vissuto.
Però c'è tutto un pezzo dei romanzi in cui lo scautismo resta una soluzione a dei problemi che sono comuni e che, ahinoi, in assenza di scautismo o equivalente restano tali.
E i problemi, tra le pagine che ho scritto, non sono in sottofondo.
Da un certo punto di vista ho scritto questa storia per tutte le ragazze ed i ragazzi che si sentono fuori posto e non mi riferisco solo all'orientamento sessuale o questioni di genere.
Ma al bullismo, alla solitudine, all'incapacità di incastrarsi con gli altri.
Ma anche per chi il successo ce l'ha, ha ricevuto dai geni un bell'aspetto ed una parlantina da influencer ma sente che tutte le sue relazioni sono in bilico, provvisorie se non fasulle.
Quello che mi piacerebbe trasmettere, quindi, non è una semplice emozione e nemmeno una consolazione.
Ma un 'si può fare', un 'non è IMpossibile'.
Cosa?
Beh, vivere e non sopravvivere. 
Tornare indietro a raccogliere i pezzi dei nostri frantumi, giovanili e non.
Rimetterli assieme anche quando si pensa di averli persi tutti e di non avere più mordente per legarli di nuovo alla nostra vita.
Però, lo ripeto, questi romanzi sono ancora un fatto privato.
Scritti più per me che per la lettura da parte di sconosciuti.
Forse è per questo che non me la prendo troppo se l'editoria italiana è poco collaborativa: forse non ho affatto tutto 'sto desiderio di pubblicare.
Anche perché c'è il problema di cosa ne sarà dei miei personaggi una volta pubblicato uno o entrambi i romanzi.
Mi ci sono affezionato, dopo quasi tre anni che mi girano in testa.
Finché i romanzi restano bozze posso avere la scusa di andarli a reincontrare nelle mie scene preferite o lo stimolo di migliorare quelle in cui non stavano (loro eh) dando il massimo.
Ma una volta pubblicati?
Eh, una volta mandati in stampa (o messi su Amazon) c'è poco da fare: quelle parole si cristallizzerebbero per sempre.
E i miei personaggi con loro.
Certo, potrei scriverne ancora. 
Ad esempio, non credo che avrei difficoltà a descrivere una giornata casuale di uno dei miei personaggi.
Una di quelle giornate in cui non capita niente di memorabile ma che sono l'ossatura delle nostre vite.
Per esempio, vedo G. scendere dal treno a Matera Sud e percorrere a passo svelto Via delle Tamerici verso il Magistrale mentre fruga nella borsa alla ricerca delle sigarette che, in cuor suo, spera di aver dimenticato a casa.
La vedo uscire la sera, disfatta dopo il tirocinio, scendere da Via Lanera per fare una passeggiata e poi prendere il treno di ritorno a Matera Centrale sperando di avere il coraggio di partire.
Oppure, se avessi davvero coraggio e forza di volontà, potrei narrare i difficilissimi anni del Reparto, dell'adolescenza.
Ma ho ancora un bel po' di tempo per pensarci.
Ho stampato la copia della prima bozza del secondo romanzo, me la sto correggendo a penna.
E sento che il lavoro di revisione sarà complesso e lungo.
E per me è una consolazione sapere che M. e G. mi faranno compagnia ancora più a lungo.
E ora?
Mah, rivedrò un po' la faccenda editoriale.
Magari creerò qualche pagina social con qualche disegno fatto grazie ad una IA (ho fatto dei tentativi ma per ora fallimentari).
Di sicuro continuerò a scrivere, anche perché M. e G. e anche A. ed R: io vi voglio bene.
Ma c'è il protagonista del romanzo di fantascienza che vuola la sua libbra di carne e non resterà in coda per sempre.
Spero di non avervi annoiato.
O magari... Incuriosito?

14 dicembre 2023

Prima dell'Apocalisse. Evitabile

Preparazione alla Battaglia


E' il natale del 1938 e sei un cittadino benestante di una delle poche democrazie occidentali. Ecco, sì: sei un parigino e stai comprando i regali di natale per i tuoi figli. In Spagna infuria la guerra civile che stanno vincendo i fascisti supportati dalla Germania  Nazista e dall'Italia Fascista mentre la Repubblica è sotto embargo da parte di Francia, USA e UK che non forniscono armi alla resistenza. La Cecoslovacchia se l'è già pappata Hitler.  L'Italia ha invaso e conquistato l'Etiopia usando armi di distruzione di massa. In Germania c'è appena stato il pogrom della Notte dei Cristalli con migliaia di ebrei tedeschi trucidati. Ma le luci della Senna sono così belle e poi 'sti spagnoli, avessero dato un po' più retta a Franco. E gli ebrei, si sa...

Che cosa potrebbe mai andar storto?

Bentornati nel 1938.

Il '39 è alle porte.

12 dicembre 2023

Israele e Palestina: il conflitto infinito


Sono riuscito (a rate) ad ascoltare questa conferenza e le parole di Lorenzo Nannetti n cui mi riconosco appieno. Cosa possiamo fare noi? Per diventare strumenti di pace per prima cosa occorre sapere e la sintesi che è presentata qua è proprio un buon viatico

11 dicembre 2023

AMX: il cacciabombardiere antimperialista antimperialista

AMX Ghibli, in approntamento


Confusə dal titolo?

Mai quanto me che ancora non riesco a capire come sia possibile per una femminista condannare i disastrosi effetti umanitari della controffensiva israeliana a Gaza senza aver speso mezza sillaba sugli stupri, i femminicidi e gli infanticidi di Hamas del 7 Ottobre.

Ma veniamo a noi.

Questa volta faccio una piccola eccezione al mio solito modus operandi in tema di aerei e vi presento l'AMX Ghibli prima di aver assemblato il modellino.

Confesso che la motivazione è puramente caratteriale: ho in mente una storiella e non ho pazienza di attendere di aver completato il modellino prima di parlarne: farei le cose di fretta pur di pubblicarla e non è proprio il caso.

Dunque, l'AMX è un cacciabombardiere italo brasiliano.

Proprio così, una joint venture tra Italia e Brasile che risale agli anni '80 del secolo scorso.

Ne sono stati costruiti poco meno di duecento e alcuni sono ancora in servizio sia in Italia che in Brasile.

Contro i Taliban l'AMX si è dimostrato efficace, affidabile e preciso.

L'AMX è al tramonto della sua carriera, in Italia sarà sostituito dagli F-35. 

Qualche dettaglio in più magari lo fornirò a modellino finito.

Ma è arrivato il momento di arrivare al dunque.

Il Compagno Maduro, presidente del Venezuela, antimperialista (e filoputiniano) sta pensando, per motivi di politica interna, di invadere ed annettere gran parte della confinante Guyana ricca di petrolio.

Tralasciamo il fatterello che la debolezza dell'Occidente di fronte all'invasione dell'Ucraina stia dando i suoi sanguinosi frutti: il pogrom di Hamas del 7 ottobre e la relativa controffensiva israeliana è solo un esempio mediatico (chi si ricorda della guerricciola civile in Sud Sudan? Delle avanzate della Wagner in Africa? Oppure del Pakistan che nel cuore dell'inverno caccia 1,7 MILIONI di profughi afghani nel silenzio delle anime belle?). Maduro, antimperialista tanto amato dalle suddette anime belle, sta progettando la sua invasione, no? Beh, questa è una possibilità catastrofica e non c'è proprio niente da ridere. Del resto, le anime belle stanno già dando la colpa di questa eventuale invasione alla NATO, agli USA, a Israele, Zelensky e scegliete voi qualche altro pensiero terrapiattista a corredo.

Quello che mi fa scompisciare è che, nel caso Maduro inizi questa sconsiderata (ma dati i precedenti del tutto logica) aggressione, gli AMX brasiliani entrerebbero in azione contro Maduro.

Già, perché per ragioni che non posso sintetizzare qua, il Brasile è praticamente il garante dello status quo in America Latina e dell'integrità territoriale della Guyana. 

Che beffa se il compagno Lula, antimperialista e pro Putin de facto si dovesse trovare a combattere il compagno Madura, antimperialista e pro Putin!

A chi daranno la colpa le anime belle? Scommetto non a Putin. 

Ma il cortocircuito suicida di questo Occidente ha superato la gravità della tragedia ormai debordante ovunque per trascinarci tutti nella farsa.

Per di più con un aereo per 3/4 italiano made by Leonardo: doppiamente antimperialista.


Comunque, aggiungo altre due note e le foto del modellino.

AMX Ghibli, il topone per gli amici.

E l'F-32 per i semplici conoscenti.

Ghibli è il nome ufficiale.

Topone quello datogli dal personale dell'aeronautica per la somiglianza della sagoma anteriore con quella di Topolino.

F-32 il nome dei detrattori in quanto, secondo loro, l'AMX costa il doppio di un F-16 pur valendo la metà.

Una affermazione completamente ingiusta ma che mi permette di puntualizzare un dettaglio sui costi degli aerei.

Mettiamo il caso che si voglia spendere un miliardo di € per 100 Aerei. Dieci milioni a pezzo.  La cifra include sviluppo, addestramento e logistica.

Se a un certo punto invece di un miliardo si decide di tagliare del 10% la cifra, non si riuscirà ad avere 90 aerei come sembra intuitivo ma molti di meno. Questo perché i costi di sviluppo e di gestione/pezzi di ricambio sono preponderanti. Tagliare del 10% il budget può portare a tagliare del 30% l numero degli aerei, addoppiarne i costi, dimezzarne l'efficienza e, in ultima analisi, la sicurezza che dovrebbero fornire.  

#aeromodellismo #AMX #Ghibli