Durante l'Operazione "Piombo Fuso", la criminale e stupida rappresaglia ad una criminale e stupida offensiva da parte di Hamas che tanto sangue innocente ha sparso a Gaza ed in Israele, mi è capitato di sentire a Matera, con le mie orecchie, questa testuale frase:
"Ma i missili Qassam di Hamas sono petardi innocui".
Anche solo a scriverla, questa frase, mi gela ancora il sangue.
Mario Rigoni Stern descrive con cognizione di causa i petardi di cui sopra perchè glie li hanno sparati addosso:
" e se ci penso bene nel sangue ho il brivido di quella mattina che la Katiuscia ci scaraventò addosso tutte insieme le sue 72 bombarde "
E si riferisce alla versione calibro 82mm, la metà di quelli dei razzi usati da Hamas...
Ma non è di calibri che voglio parlare.
La cosa che mi raggela è che quella frase si inquadra perfettamente tra gli stessi discorsi che mi tocca sentire il lunedì mattina alla macchinetta del caffè tra opposte tifoserie che si beccano su calcio ed affini.
L'orrore come lo sport.
Ecco, io mi vorrei rivolgere a te che leggi e tifi Hamas.
Avrai le tue buone ragioni per farlo e non ho intenzione di discuterle in questa sede. Sono stato tentato, come spesso mi capita, di costruire il ragionamento sul dato di fatto che probabilmente ammazza direttamente più palestinesi innocenti Hamas che Israele. M
a non ne vale la pena.
Rimandiamo ad altre pagine la tecnica del massacro.
Oggi, è la giornata della Memoria.
Memoria significa conservazione dell'informazione utile, ed il ricordo dell'Olocausto è un'informazione fondamentale.
Quello che è stato, puntualmente sarà di nuovo su scala maggiore se il suo ricordo svanirà nella negazione teorica e pratica.
La negazione, infatti, non è solo dire "Non è vero, non è successo!".
E' anche negazione, terribile, pericolosa, l'ammettere l'evento ma disconoscerne responsabilità ed implicazioni.
Il conflitto arabo israeliano è una nostra eredità.
Come le fotografie dei nonni ( i bisnonni per le generazioni degli anni '90 e Zero ).
Anche noi siamo stati coinvolti: leggi razziali e collaborazione militare con le SS: ad El Alamein, in Russia, in Grecia, a Salò, si combatteva, anche se inconsapevolmente, per ritardare la liberazione di Auschwitz.
Anche nostra è la responsabilità dell'accaduto, non solo di Hitler ed SS.
Troppo comodo tirarci fuori perchè Dachau non è in Veneto.
Del resto, "Italiani Brava Gente", chiedetelo agli Etiopi vittime della nostra guerra chimica, chiedetelo ai migranti respinti oggi stesso in mare.
Memoria è anche responsabilità.
E' vero, noi abbiamo i fatti nostri di cui preoccuparci.
Ruby, Papy, il precariato, Marchionne... Sì, sì...
Preferirei che si continuasse così, ci si concentrasse sui problemi direttamente visibili.
Invece, no.
Ci rimorde la coscienza quando vediamo i brandelli di ragazzini che spuntano dai palazzi bombardati e seguiamo l'impulso di prendere posizione.
Bello, bellissimo.
Però, questo non implica automaticamente impegnarsi per la Pace.
E neppure fare a gara col papy a chi la spara più grossa:
raramente gli ultras che ho conosciuto di persona sanno qualcosa della storia del conflitto arabo - israeliano.
Ma non è neppure questo il punto.
Il punto è il tifo.
Ossia, la cosciente rinuncia al privilegio del vivere lontano dal rischio quotidiano di morire di ferro, dilaniato da un attentatore suicida, da un hellfire lanciato su un'auto in una strada affollata, da un cecchino mentre cammini col passeggino, rinunciando, quindi, alla serenità per far null'altro che parteggiare.
Ad una donna israeliana che ha perso una figlia colpita da un razzo palestinese si può perdonare la richiesta di vendetta alla sua aviazione.
Ad un ragazzo palestinese che ha visto la sorella bruciata dal fosforo si può perdonare il plauso alla bomba alla stazione degli autobus di Tel Aviv.
Ad un italiano che resta indistinguibile da un militante di Hamas per la rabbia con cui brucia la bandiera israeliana et similia non so cosa perdonare, non spetta a me. Ha sprecato energie preziose per costruire la pace in favore di un'altra azione d'odio.
Lo so, forse mi sarebbe convenuto lasciar perdere, scrivere le due solite righe di compianto, spero solo di non fare già la fine di Saviano, additato a servo dei Sionisti assassini e non so cos'altro perché non appoggia Hamas od altri movimenti esplicitamente e pubblicamente genocidi nelle intenzioni.
Ha parlato per la Pace e non contro Israele, non Pro-Palestina senza se e senza ma.
Un eretico.
Due eretici.
Oggi, quindi, non ho voglia di dimostrare nulla.
Non posso.
Nella Giornata della Memoria chiedo un'altra cosa.
Chiedo di ricordare, di ricordare tutto.
Dai pogrom ai lager, sì, ma anche i massacri di palestinesi senza saltare i passaggi scomodi delle responsabilità arabe nel corso di sessant'anni di guerra atroce ed insensata!
E di rendersi conto che il tifo, le manifestazioni pro e le manifestazioni contro qualcuno non solo non servono a nulla, ma aggravano le nostre responsabilità collettive.
Perchè, come ha scritto di recente Yeoshua, le cose peggiorano e peggioreranno sempre con la società Israeliana sempre più accerchiata, sempre più esposta allo sciovinismo ed al nazionalismo, fenomeni iniettati anche dall'esterno.
Ecco perchè scrivo oggi.
Il senso della Memoria è il confronto.
Aiuta i bambini Palestinesi lo sventolare in Italia la bandiera di Hamas e bruciare quella Israeliana?
Li aiuta davvero?
O è solo qualcosa che spinge l'opinione pubblica israeliana a pensare:
"Ecco, ci hanno già messo nei forni una volta, sono pronti a farlo di nuovo? In Europa ci odiano ancora come negli anni '40, sai che novità, ma questa volta non ci faremo scannare gratis!"
E questo non porta a Pace, ma solo ad altre morti insensate.
Per non parlare degli amici Persiani e la loro scritta e pubblica volontà di usare Armi Nuclari quanto prima contro il "cancro sionista"...
Contro costoro io non posso nulla. Neppure tu.
Per la Pace, per far incontrare in sicurezza e serenità il maggior numero possibile di giovani Palestinesi ed Israeliani, per dare occasioni di tregua, qualcosa possiamo.
Almeno, proviamoci!
Un mio piccolo pensiero affinché israeliani e palestinesi possano condividere in pace ed in vita quello che ora si contendono in guerra e morte.
Dedicato ad "Urbinek, il senza nome".