La fatica dello zaino diventa una dipendenza.
Ogni tanto, il suo richiamo diventa così forte da travalicare la mia naturale accidia.
Così, in una torrida giornata d'estate, con un equipaggiamento minimo ma con la grinta al massimo, ci spingiamo nuovamente sui sentieri del Pollino.
Da Matera occorrono circa due ore per raggiungere il parcheggio situato sotto il Santuario della Madonna di Pollino. In pochi minuti ci prepariamo, sostituiamo i sandali con le scarpe da trekking ed indossiamo gli zaini a mo' di corazze.
La salita lungo fosso Jannace è dura, ma sappiamo che non è il peggio.
Fosso Jannace è un luogo pittoresco, adatto alle famiglie, bellissimo al disgelo quando sembra un ruscello da fiaba. Ora è secco, percorso da nugoli di insetti e desolatamente in salita.
Alla fine del percorso, ci concediamo una sosta con relativo panino subito prima del ponte di legno che porta al piano.
Abbiamo deciso di portare con noi solo panini, sia per non doverci trascinare appresso anche il necessario per cucinare sia per evitare problemi con le fiamme libere: infatti abbiamo anche rinunciato al lamparo a gas e, dato che non abbiamo intenzione di accendere fuochi, abbiamo usato una lanterna a led, efficace ma un po' troppo pesante.
Mentre saliamo al piano deviamo dal sentiero per lanciarci in uno spettacolare ma faticoso azimuth attraverso il bosco per poi sbucare sui piani un centinaio di metri a sud della fontana di Pittacurc ( o comesiscrive! )
Qui facciamo rifornimento di acqua e riempiamo anche le bottiglie di plastica che abbiamo portato appese agli zaini vuote: lassù acqua non ce n'è e prevediamo di restarci più di 12 ore.
L'ultimo pezzo di scalata, quello tra i piani e la cima di Serra di Crispo è davvero duro, più che altro a causa della stanchezza: arriveremo in alto ben 4 ore e mezzo dopo la partenza.
Il Paesaggio del Giardino degli Dei è indescrivibile, dovete accontentarvi di qualche foto o rassegnarvi a sudare per arrivarci.
A duemila metri ( 2053, per l'esattezza secondo la carta ) le prospettive cambiano un po'. Si riflette sulla volontà e la determinazione necessarie per arrivare fin lassù e sulla speranza che la difficoltà ( relativa ) dell'impresa contribuisca a preservare quei luoghi dall'incivile orda che impazza poche centinaia di metri più in basso.Montata la tenda ci siamo dedicati a guardare e goderci il paesaggio.
I colori del tramonto, di un delicato pastello, ci hanno accompagnato fino ad una cena frugale ma saporita.
Poi, la stellata notturna è stata solo di antipasto allo spettacolare scenario del Giardino degli Dei illuminato praticamente a giorno dalla Luna, ancora quasi piena.
Ci sarebbe voluta un'attrezzatura fotografica adeguata per immortalare la scena!
L'indomani, dopo colazione, è arrivato fin troppo presto il momento di ritornare all'auto.
La discesa è stata assai più rapida, meno di tre ore, ma saremmo stati più veloci se fossimo stati meno provati dalle fatiche del giorno prima.
Arrivati all'auto, dopo aver cambiato gli abiti, ci siamo diretti verso San Severino Lucano dove ci siamo abbondantemente rifocillati al ristorante "Da Agostino" ( Grazie, Marcello :) ).
Che goduria doppia: non solo era tutto ottimo e abbondante, ma volete mettere il valore aggiunto di godersi tutto quel ben di Dio dopo essersi stancati così?
Come dicevo, la fatica dello zaino diventa una dipendenza.
Credo proprio che dovremo soddisfarla presto. E ancora...
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