Il vecchio parlava al ragazzo:
" Io, l'8 Settembre, stavo in Abruzzo, ad Arezzo.
Avevo 25 anni e non ci dicevano niente.
Niente.
Ce ne stavamo in caserma e non sapevamo niente di quello che succedeva.
Poi quel mattino passò un camion, scese un ufficiale ed entrò a parlare col colonnello.
Dal camion vedevamo che erano scesi anche degli altri soldati, ma un paio erano senza divisa, salutarono i compagni e se ne andarono per un viottolo.
Chiedemmo notizie agli altri e ci dissero che la guerra era finita, tutti a casa.
La gioia più grande non era per la guerra finita, ma per il tutti a casa, sarei tornato a casa.
E come? Chi ? Quando?
Domande, domande, domande, ma quelli non sapevano risponderci.
L'ufficiale uscì dal palazzetto del comando e il camion si rimise in marcia verso sud.
Il Colonnello fece suonare l'allarme, ci fece mettere in assetto di guerra e a noi questa cosa non ci piacque.
Anche perchè passammo tutta la giornata fermi, chi di sentinella, chi in cortile, zaino in spalla e fucile in mano.
Si vedeva che c'era agitazione, si muovevano come formiche, gli ufficiali.
Quella sera il colonnello ci disse che la guerra contro gli americani era finita, ma che bisognava vedere che facevano i tedeschi!
Poi la notte si diffusero le voci, e chi dormì: i tedeschi arrivavano, no erano gli americani che arrivavano, insomma non si capiva niente.
Il giorno dopo il Colonnello disse che tutti quelli del sud se ne potevano andare, che quelli del nord era meglio che restassero perchè a nord c'erano i tedeschi.
Ma non ci fu verso.
Alle 8 del mattino in caserma non c'era più nessuno.
Facemmo attempo attempo.
Treni non ce n'erano, ci mettemmo la via sotto i piedi e iniziammo a camminare.
Quanto ho camminato.
I primi giorni ci riposavamo, ma, poi, una volta, sentimmo tanti camion venire da nord e ci nascondemmo in un fosso.
Erano i tedeschi, stavano sui carriarmati ognuno col mitragliatore.
Noi tenevamo i '91, quei pochi che se li erano conservati.
Uno di loro col mitragliatore sparava come dieci di noi col '91, che potevamo fare?
Ci nascondemmo e quando passarono oltre ci buttammo per i campi, sempre verso sud, e non ci fermammo manco per dormire.
Io ho dormito in piedi, camminando!
Ci ho messo quasi un mese a tornare a Matera.
Quando sono arrivato, alla casa cantoniera sulla via di Bari, non ce la facevo più.
Mi ero sdraiato a terra coi piedi gonfi e per fortuna passò mio suocero col traino.
Mi caricò,
mi portò a casa.
Quanti pianti.
So' stato due giorni e due notti a letto con la febbre.
E tutto per quel cornuto di Vittorio Emanuele maledettalui che se ne è scappato e ci ha lasciati là.
Maledettallui!!"
Silenzio.
Ti ho ascoltato.
E mi ricordo.
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