Ho ricevuto in dono questo prezioso, piccolo libro.
Non è un romanzo.
Non è un manuale.
Non è una raccolta di racconti.
E' la storia di Cocci e del suo viaggio per ritrovare i suoi sette punti neri perduti dal suo avo nel trambusto del diluvio universale.
E tornare ad essere una Coccinella.
Cocci si mette in cammino, incontra formiche, rane, scoiattoli, fino all'Aquila sulla cima del monte.
Cocci, ad ogni incontro, cresce e sulla sua corazza rossa compare un punto nuovo.
Cocci impara ad accettare il cambiamento, a chiedere aiuto e a darlo, a collaborare e a cambiare.
Cocci diventa Coccinella, come il bimbo diventa ragazzo.
E, per farlo, ha bisogno di amore, sì, ma anche di fiducia nel proprio cambiamento.
Serve un riferimento.
Ad esempio la grande quercia, la cui storia è narrata in poche pagine di un lirismo struggente.
Serve la capacità di considerarsi non monadi ma parti di un unico consesso umano.
E, per impararlo, non basta una vita.
Io non riesco a credere alle mie dita quando le vedo tracciare questa dichiarazione d'amore per il Metodo della Branca L/C in generale e per le Coccinelle in particolare, io, vecchio repartaro incallito e roverista impenitente.
Eppure, forse proprio perchè la gioia è così rara in questo mondo, un testo come questo che insegna a seminarla, coltivarla e, con pazienza, lasciarla crescere naturalmente con fiducia, mi ha colpito profondamente e mi ha spinto a metterlo in pratica.
Sette punti neri non è un testo su cui è adattato un metodo educativo come il Libro della Jungla di Kipling, è un testo che nasce con un metodo, lo completa e ne è strumento.
Imprescindibile lettura non solo per i capi delle Coccinelle, ma per tutti quelli della branca L/C.
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