13 giugno 2017

3 anni di bike to work e... La Turbinosa Mk3

Questa settimana completo il mio terzo anno di bike to work.
Sono circa centro km al mese di pedalate (runtastic alla mano) .
Per tre anni.
Ci tengo a questo piccolo appuntamento annuale con i mei lettori perchè, dal mio punto di vista, andare a lavorare in bicicletta rappresenta, anche se solo parzialmente, un Servizio Pubblico.
Significa progresso, nel senso scientifico del termine.
Ed un favore agli automobilisti: il mio andare in bici rappresenta un parcheggio in più ed un'auto in meno in coda davanti a loro.
E poichè la loro velocità media è inferiore alla mia sono anche costretto a tollerare il loro intralcio, ma lo faccio con spirito di solidarietà.
Certo, sono anche egoista: risparmio un botto e tengo la panza sotto controllo e posso rilassarmi invece che innervosirmi.
Sono ripetitivo, ma i fondamenti matematici e scientifici della mobilità individuale moderna sembrano repellenti alla maggioranza degli italiani esattamente come i vaccini lo sono per la gigantesca minoranza dei novax.
E temo che la faccenda dovrà essere risolta allo stesso modo.
La novità di quest'anno è un regalo di mia Zia, una nuova bicicletta che si va ad affiancare alla Turbinosa Mk2.
La Turbinosa originale andrà in dono ad una mia amica, a breve.
Ho scelto una bici con telaio da donna, cambio e dinamo al mozzo specificatamente pensata per il bike to work, piena di lucette per farmi vedere, pensata apposta per poter scendere e risalire di sella velocemente e frequentemente sugli accidentati percorsi che mi tocca fare ogni mattina.
Ah, tra gli accessori indispensabili ho inserito le borse da applicarsi ai lati della ruota posteriore: sono comodissime per trasportare un robusto antifurto, equipaggiamento antipioggia e attrezzi di prima necessità: molto meglio che portarli in zaino!
Quindi: benvenuta Turbinosa Mk3!
Ma cosa ho imparato in questi tre anni?
Ad equipaggirami, non solo per la pioggia, il vento, le forature (consiglio a tutti di sacrificare un po' di prestazioni in cambio di copertoni e camere d'aria antiforatura) e... gli automobilisti.
A parte il casco (non lo uso sempre: quando vado in centro è praticamente tutta ciclabile) ho una piccola go pro tarocca che, con rammarico, devo dire funziona piuttosto bene come incentivo per gli automobilisti a rispettare un minimo di regole.
Non sempre eh:


Ecco un esempio di attraversamento ciclabile (l'equivalente delle strisce pedonali) su cui il ciclista ha la precedenza e gli automobilisti hanno l'obbligo di fermarsi.
E' piuttosto raro che gli automobilisti rispettino i passaggi ciclabili, quindi si deve essere molto prudenti, tanto che spesso sono costretto a farli a piedi.
Ah, nel caso ve lo domandaste, sulle normali strisce pedonali si può attraversare in bici ma dando la precedenza a pedoni ed automobilisti.
In genere, ai rari passaggi pedonali, scendo e vado a piedi eccetto quando la strada è deserta.
Ed ecco cosa vuol dire voler andare sulle ciclabili, anche nella civile e moderna Bologna:



Quindi, se permettete, io scelgo sempre i percorsi più sicuri nel mio tragitto bike to work senza mettere in pericolo il prossimo. 
E facciamo così: io mi tengo le mia pagliuzze di sopravvivenza, per gli haters: vedete di toglervi le vostre travi omicide.
C'è molto da fare ancora.

Nessun commento:

Posta un commento

Che ne dici?