Questa settimana completo il mio terzo anno di bike to work.
Sono circa centro km al mese di pedalate (runtastic alla mano) .
Per tre anni.
Ci tengo a questo piccolo appuntamento annuale con i mei lettori perchè, dal mio punto di vista, andare a lavorare in bicicletta rappresenta, anche se solo parzialmente, un Servizio Pubblico.
Significa progresso, nel senso scientifico del termine.
Ed un favore agli automobilisti: il mio andare in bici rappresenta un parcheggio in più ed un'auto in meno in coda davanti a loro.
E poichè la loro velocità media è inferiore alla mia sono anche costretto a tollerare il loro intralcio, ma lo faccio con spirito di solidarietà.
Certo, sono anche egoista: risparmio un botto e tengo la panza sotto controllo e posso rilassarmi invece che innervosirmi.
Sono ripetitivo, ma i fondamenti matematici e scientifici della mobilità individuale moderna sembrano repellenti alla maggioranza degli italiani esattamente come i vaccini lo sono per la gigantesca minoranza dei novax.
E temo che la faccenda dovrà essere risolta allo stesso modo.
La novità di quest'anno è un regalo di mia Zia, una nuova bicicletta che si va ad affiancare alla Turbinosa Mk2.
La Turbinosa originale andrà in dono ad una mia amica, a breve.
Ho scelto una bici con telaio da donna, cambio e dinamo al mozzo specificatamente pensata per il bike to work, piena di lucette per farmi vedere, pensata apposta per poter scendere e risalire di sella velocemente e frequentemente sugli accidentati percorsi che mi tocca fare ogni mattina.
Ah, tra gli accessori indispensabili ho inserito le borse da applicarsi ai lati della ruota posteriore: sono comodissime per trasportare un robusto antifurto, equipaggiamento antipioggia e attrezzi di prima necessità: molto meglio che portarli in zaino!
Quindi: benvenuta Turbinosa Mk3!
Ma cosa ho imparato in questi tre anni?
Ad equipaggirami, non solo per la pioggia, il vento, le forature (consiglio a tutti di sacrificare un po' di prestazioni in cambio di copertoni e camere d'aria antiforatura) e... gli automobilisti.
A parte il casco (non lo uso sempre: quando vado in centro è praticamente tutta ciclabile) ho una piccola go pro tarocca che, con rammarico, devo dire funziona piuttosto bene come incentivo per gli automobilisti a rispettare un minimo di regole.
Non sempre eh:
Ecco un esempio di attraversamento ciclabile (l'equivalente delle strisce pedonali) su cui il ciclista ha la precedenza e gli automobilisti hanno l'obbligo di fermarsi.
E' piuttosto raro che gli automobilisti rispettino i passaggi ciclabili, quindi si deve essere molto prudenti, tanto che spesso sono costretto a farli a piedi.
Ah, nel caso ve lo domandaste, sulle normali strisce pedonali si può attraversare in bici ma dando la precedenza a pedoni ed automobilisti.
In genere, ai rari passaggi pedonali, scendo e vado a piedi eccetto quando la strada è deserta.
Ed ecco cosa vuol dire voler andare sulle ciclabili, anche nella civile e moderna Bologna:
Quindi, se permettete, io scelgo sempre i percorsi più sicuri nel mio tragitto bike to work senza mettere in pericolo il prossimo.
E facciamo così: io mi tengo le mia pagliuzze di sopravvivenza, per gli haters: vedete di toglervi le vostre travi omicide.
C'è molto da fare ancora.
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