22 settembre 2010

Linux Day 2010: istruzioni per l'uso dell'Install Fest

LINUX DAY: Istruzioni per l'uso dell'install fest.

Carissimo visitatore,
Sabato 23 Ottobre scommettiamo sarai dei nostri in via delle Beccherie per partecipare al linux day 2010.
Magari vorresti installare una Distribuzione Linux sul tuo PC.
Saremo felici di aiutarti e le cose saranno davvero semplici e veloci se cercherai di attenerti a queste linee guida:


  1. Salva i Tuoi dati, tutti: porta con te un PC o Notebook il cui contenuto potrebbe essere cancellato. L'installazione di linux in parallelo a windows generalmente non da problemi, ma non si sa mai. A maggior ragione se intendi usare linux come unico sistema operativo: salva tutto.
  2. Se sai come fare, deframmenta l'hard disk.
  3.  Se sai come fare, crea una partizione di 10GB alla fine del tuo hard disk.
  4.  Porta con te alcuni CD e DVD vuoti, così potrai tornare a casa con un bel po' di distribuzioni linux e software libero in generale.
 Possiamo installare linux praticamente su ogni PC, tuttavia suggeriamo come requisiti di 'tranquilla usabilità':
  • Pentiun II con 64 MB di RAM e scheda di rete per distribuzioni tipo DSL - Puppy
  • Pentium III - IV con 256 MB RAM e scheda di rete per distribuzioni Desktop leggere
  • Pentium IV con 512 MB di RAM, scheda video discreta e scheda di rete per distribuzioni Desktop Standard
  • Su ogni PC - Notebook acquistato negli ultimi 3 anni le ultime distribuzioni linux girano senza alcun problema
Portate con voi le macchine complete e, nel caso di PC desktop, anche una ciabatta elettrica per usare un'unica presa.

21 settembre 2010

La Fine è nota

Oggi sono stato invitato alle cerimonie di commemorazione per ricordare la rivolta antifascista della mia città ( Si, Matera è stata la prima città del Sud ad insorgere contro i Tedeschi ).
Non credo che vi parteciperò.
Al 99,999% per abietti motivi di impossibilità lavorativa. Altrimenti avrei partecipato volentieri. Al 99,999%.
Allo 0,001%, percentuale degna della divisione dei profitti tra zio Paperone e Paperino, no.
Perchè non riesco a vedere più le lotte partigiane come qualcosa di fondativo dello Stato in cui vivo, come una Memoria da conservare per evitare il ritorno di certe bestialità.
Inizia ad insinuarsi in me la certezza che quanto era stato abbattuto sia già tornato, o, meglio, che non sia mai stato sconfitto.
Sento che, invece di ricordare le altrui e passate gesta di coraggio ed umanità, dovremmo incominciare a prepararci a ripeterle, se ne siamo capaci. Cosa di cui dubito:
non siamo stati capaci di farci pagare dagli imprenditorucoli locali per il nostro lavoro,
non siamo capaci di far valere i nostri titolie competenze di medio - alto livello.
non siamo capaci di imporre neppure la banale quotidianità della legge della domanda e dell'offerta sul prezzo delle case superando nel ridicolo la tragedia di una città con 3 case vuote per abitante o giù di lì con prezzi capitolini,
non siamo capaci neppure di impedire il parcheggio selvaggio nel centro storico.
E vorremmo difenderci dal berlusconismo, ribellarci alla barbarie del trattamento disumano dei migranti, allo sconcio della mignottocrazia, all'orrore di Bolzaneto e Diaz?
Magari pure alle centrali nucleari nel Salento.


O a Marchionne ed i suoi. 
Ecco perchè, forse è meglio un aventino incruento, lontano e soffice, sganciato dall'angoscia della lotta continua senza speranza e senza paura.
Di che, poi, dato che la fine è nota?
Le alternative utili implicano scelte amare e dure, piuttosto improbabili in chi non ne ha fatte di più dolci in passato.
E, poi, se permettete, quando penso a quei ragazzini di 17 - 20 anni che si sono fatti ammazzare risalendo l'Italia con gli Alleati o nelle valli di Appennini ed Alpi per qualcosa che a stento trattengo nel mio quotidiano, mi viene da piangere ed è meglio non farlo in pubblico.

5 settembre 2010

Terezin

Terezin merita un post a parte.
Visitando il Cimitero Ebraico di Praga si ha anche accesso ad una serie di Sinagoghe trasformate in musei. Sorprendentemente, la parte dedicata all'Olocausto non è quella maggiore, dato che abbondano i dettagli storici e culturali. Ma c'è una sinagoga vuota, senza arredi, le cui pareti sono completamente ricoperte dai nomi degli ebrei Cecoslovacchi deportati e da teche coi disegni e le suppellettili dei bambini di Terezin.
L'impatto emotivo è stato violentissimo.
Mi sono praticamente sentito male, tutti quei nomi, tutte quelle vite. Tutte quelle date di morte così vicine.
Pareti intere, decine di migliaia di persone..




Avevamo quasi deciso di non andare più a Terezin, ma ci siamo fatti forza e siamo partiti lo stesso. E abbiamo fatto bene.
Il campo è agghiacciante. E non era neppure un campo di sterminio, ma 'solo' di concentramento e di lavoro.
Scusatemi, ma non lo descriverò. 
Abbiamo fatto bene ad andare a Terezin perchè siamo anche noi diventati Testimoni. 
Perchè abbiamo visto.
Perchè sappiamo.
In quest'Italia razzista ed antisemita è già un rischio.
In quest'Italia che fa il tifo per gli uni o per gli altri piuttosto che costruire occasioni di pace,che disconosce l'origine delle sofferenze palestinesi, che non consente di costruire moschee ma va a braccetto con Hezbollah ed Hamas e contemporanemanete chiede di firmare petizioni per Sakineh è forse già troppo.
Terezin tutta, è già troppo.

Praga e dintorni, agosto 2010

Praga è un piccolo miracolo nella calura d'Agosto.
Quasi un miraggio.
Ci arriviamo in un tado pomeriggio di Domenica, su un volo WizzAir confortevole, pulito e puntuale. Dopo aver prelevato qualche corona al bancomat ed acquistato i biglietti del servizio di trasporto pubblico, siamo usciti dall'aeroporto e, in men che non si dica, ci siamo trovati sull'autobus n.119 diretti verso il capolinea della metropolitana. Dopo una mezz'ora scarsa di viaggio attraverso una periferia apparentemente curata e pulita, ecco la fermata della metro con un treno pronto ad accoglierci.
Dieci minuti dopo emergiamo in centro, nel pressi di Piazza San Venceslao.
Praga, al tramonto, in un giorno d'estate. Un incanto pastello.
l'Hotel è a pochi minuti a piedi, ma il rumore delle rotelle delle valigie sembra assordante sull'acciottolato e ci sentiamo tanto italiani in vacanza in quelle vie, tutto sommato, silenziose.
Praga ci accoglie con un temporale, che illumina sinistramente i gargoyles della chiesa di Piazza dell'Orologio. Uno spettacolo da film horror...
Abbiamo passato la settimana successiva percorrendone il centro a piedi, in lungo ed in largo. Badando più che ad esaurire la lista di monumenti e musei a goderci l'atmosfera, gli odori ed i colori delle sue strade.
Praga è pulita, vivibile, tranquilla. Certo, i turisti non mancano e gli italioti fanno pesare la propia maleducazione fino a farci vergognare, ma resta sempreun luogo tranquillamente visitabile a piedi in cui ogni pietra trasuda storia e cultura.
Poco prima della partenza avevo ascoltato una storia della Primavera di Praga narrata da Demetrio Volcic che è stato corrispondente Rai all'epoca dei fatti. E quasi temevo di ritrovare resti del periodo sovietico. Inoltre, la lettura di Kundèra negli anni verdi mi aveva preparato a ben altro spettacolo. La città, invece, si è ammodernata senza perdere troppo la sua anima mittleuropea.
Alcune note di servizio: la birra è spettacolarmente buona nel senso della qualità ed è anche il prodotto più a buon mercato di Praga. Il cibo ( un po' pesante per i miei standard ) non lo è altrettanto, almeno in centro. I servizi di trasporto pubblico sono efficientissimi, ma il treno per Dresda ha fatto un più che italico ritardo di 90 minuti raddoppiando la percorrenza. Idem per l'autobus che ci ha portato a Terzìn. Ah, l'animale nazionale Ceco credo sia la Vespa, almeno in estate: ce ne sono centinaia e dapperuttto, quindi occhio! I musei sono abbastanza cari ed anche le chiese sono per lo più a pagamento, insomma Praga non è poi così economica ma non è neppure carissima.


Ma torniamo a cose meno pragmatiche.
Dicevamo di Dresda. 
Credo sia una città splendida, ma abbiamo avuto troppo poco tempo per visitarla.
Mi ha coplito il silenzio delle sue pur affollate strade ( pedonali: poche auto, molte bici, moltissimi tram ) e la ricchezza ( è una città dell'Ex DDR, il che vuol dire che 20 anni fa era una specie di unico tugurio ) dei suoi cittadini. A questo proposito eccovi un piccolo esempio paradigmatico della differenza tra Italia e Germania.
Quando la Germania, appunto, 20 anni fa si riunificò, mise in piedi un sistema di incentivi per risollevare l'economia dell'Est ex-comunista, una specie di cassa del mezzogiorno.
A Dresda si fecero avanti gli americani dell'AMD per sfruttare gli incentivi ed i finanziamenti governativi ed impiantarono una bella fabbrica di microprocessori. Dopo qualche anno, con l'aumento del costo del lavoro locale e la diminuzione ( non crollo, NB ) dei profitti, l'AMD pensò di delocalizzare, chiudendo la fabbrica e spostando la produzione ancora più ad Est. Mi risulta che il governo tedesco abbia preteso la restituzione immediata degli incentivi e dei finanziamenti erogati e che la magistratura abbia aperto un'inchiesta per tentata truffa o roba del genere... Risultato: l'AMD è ancora lì...
Proprio come hanno fatto i nostri governatori locali con gli imprenditori settentrionali mangiacontributi, uguale uguale uguale...
Non potrei concludere senza citare la bella serata passata assieme a Giulia, finalmente siamo riusciti a vederci dopo tanto tempo!!! Per fortuna se non ho capito male dovrebbe passare da queste parti a breve eh eh eh!
Conclusioni?
Praga è da visitare, senza se e senza ma, al peggio, se non gradite le atmosfere, gradirete sicuramente la birra!!!

2 settembre 2010

Andarsene così

Sarebbe splendido
Amare veramente
Riuscire a farcela
E non pentirsi mai
Non è impossibile 
pensare un altro mondo
Durante notti di 
paura e di dolore
Assomigliare a 
lucertole nel sole
Amare come Dio
Usarne le parole
Sarebbe comodo
Andarsene per sempre
Andarsene da qui
Andarsene così.

Baustelle, Amen

1 settembre 2010

Il Liberismo ha i giorni Contati ( ma più dei miei )

E’ difficile resistere al Mercato, amore mio
Di conseguenza andiamo in cerca di rivoluzioni e vena artistica
Per questo le avanguardie erano ok, almeno fino al ’66
Ma ormai la fine va da sé E’ inevitabile
Anna pensa di soccombere al Mercato Non lo sa 
perché si è laureata Anni fa 
credeva nella lotta,  adesso sta paralizzata in strada Finge di
essere morta Scrive con lo spray sui muri  che la catastrofe è inevitabile

Vede la fine in metropolitana, nella puttana che le si siede a fianco
Nel tizio stanco Nella sua borsa di Dior
Legge la Fine nei saccchi dei cinesi
Nei giorni spesi al centro commerciale
Nel sesso orale, nel suo non eccitarla più
Vede la Fine in me che vendo dischi
in questo modo orrendo
Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà

E’ difficile resistere al Mercato, Anna lo sa Un tempo aveva un sogno stupido:
un nucleo armato terroristico Adesso è un corpo fragile
che sa d’essere morto e sogna l’Africa. Strafatta, compone poesie sulla Catastrofe

Vede la fine in metropolitana, nella puttana che le si siede a fianco
Nel tizio stanco Nella sua borsa di Dior
Muore il Mercato per autoconsunzione
Non è peccato, e non è Marx & Engels.
E’ l’estinzione, è un ragazzino in agonia.
Vede la Fine in me che spendo soldi
e tempo in un Nintendo  dentro il bar della stazione
e da anni non la chiamo più.

Baustelle, Amen.

25 agosto 2010

Delocalizzazione e Desertificazione

Quattro anni fa, quando acquistai la mia prima auto, avevo intenzione di comprarmi una punto. Purtroppo, la punto ( classic ) costava € 1500,00 in più rispetto alla fiesta ( nuova ) e non ci fu storia.
Come possa, un'auto progettata in Germania e costruita in Gran Bretagna, costare € 1500,00 in meno della punto ( classic ), dati i recenti avvenimenti, non è più proprio un mistero.
Nelle ultime settimane, il dibattito attorno al Lavoro, incarnato nelle scelte strategiche della Fiat, icona dell'italica industria, sta superando per intensità quello attorno alla crisi del PDL.
E vorrei ben vedere.
Non vi annoierò certo ripetendo le analisi più o meno condivisibili e sicuramente variegate di gente ben più autorevole nè pretendo di descrivere il mio pensiero partendo dalla storia di Adamo ed Eva.
Un paio di cosette ci tengo a sottolinearle:
  1. non c'è niente di male a voler delocalizzare la produzione, purchè non ci si aspetti di vendere automobili ai disoccupati ed ai cassintegrati prodotti dalla stessa delocalizzazione
  2.  violare le regole del gioco porta, ineluttabilmente, alla fine del gioco.
La dirigenza Fiat, legittimamente, persegue il profitto aziendale e, ultimamente, lo fa assai meglio che in passato. I successi americani ne sono testimonianza.
Per carità di patria non approfondiamo il tema del fare impresa coi soldi (pubblici ) degli altri, ma tant'è...
Ora, però, le condizioni sono globalmente mutate non solo rispetto agli anni '70, ma anche rispetto a dieci anni fa.
Non mi riferisco alla globalizzazione, questo è ormai un fenomeno acquisito.
Mi riferisco allo stato del Paese Italia.
Che è sul baratro.
Strappar via altre fonti di reddito al Paese sta diventando palesemente suicida:
le macchine si comprano col denaro e se il denaro manca... Niente più auto.
Si vorrebbe un patto chiaro ed unitario con tutti i sindacati per fare investimenti, beh, a me sembra ragionevole, ( come mi sembra irragionevole pretendere le condizioni di Pomigliano, stateci voi 8 ore senza pisciare et similia ) ma non vedo cosa c'entri col punto precedente: o i consumatori hanno un reddito sufficiente o non consumano. Quindi, cara dirigenza Fiat, scindiamo il problema della produttività da quello degli effetti suicidi della delocalizzazione estrema: sarei molto sorpreso se ogni cassintegrato Fiat implicasse meno di 100 altre vittime sparse lungo la catena alimentare del lavoro espulse in conseguenza dal bacino clienti del mercato automobilistico. Inoltre, il gioco è perso in partenza: aevoglia a delocalizzare in Serbia, voglio proprio vedere come pensa, la Fiat, di battere la concorrenza asiatica sul suo stesso terreno, quello del basso costo del lavoro.
E poi, violare le regole di base nel paese del cattivo esempio, non porta bene: in un paese in cui prevalere nella lite pubblica è assai più importante del risolvere il relativo problema si rischia di innescare spirali retrograde di cui non si sente proprio il bisogno.
Morale della favola: se avessi 50000 Euro da spendere in auto non comprerei fiat, ma Mercedes o similia: davvero la Dirigenza Fiat spera che per ogni macchina invenduta in Italia causa sue politiche del lavoro riuscirà a venderne 2 in Germania?
Se avessi 10000 Euro da spendere in auto, a questo punto, non comprerei Fiat ( anche perchè non mi basterebbero ): comprerei una marca asiatica e avrei fatto un doppio affare: risparmiato il 40% senza neppure aver danneggiato la morente economia Patria, dato che la Fiat produce all'estero.
Vuoi vedere che comprare auto straniere diventerà, alla fine, anche un gesto Patriottico?
Forse un passettino indietro potrebbe essere un'idea, anche per rivalutare un poco il quadro complessivo della situazione: perchè potrebbe anche essere che conti floridi nei prossimi 2-3 anni mentre il resto del paese affonda non siano un bel viatico di longevità aziendale...

12 agosto 2010

Route Estiva 2010, il seme

Roverrò, ora, ci possiamo permettere di cantarla con cognizione di causa e con pieno diritto. Perchè l'esperienza vissuta al tramonto di questa magnifica giornata è ben descritta dai versi della canzone.
Il cielo, solcato da nuvole rapide, si è arrossato in uno spettacolare tramonto mentre ai nostri piedi, lontano, si vedeva lo Jonio lontano oltre le creste di Serra di Crispo.
Abbiamo cantato ( e filmato ) in letizia ed io sono addirittura riuscito a godermi un po' del panorama nonostante le proverbiali vertigini.
I pini loricati, i colori ed il vento stesso, tutto sapeva d'incanto. Ma l'incanto vero veniva dai nostri cuori che, seppur per troppe poche ore, hanno battuto assieme sotto il peso dello zaino e per la meraviglia di essere arrivati tutti assieme lì dove fa paura guardar giù.


Al chiarore del Lamparo a gas, abbiamo cucinato, cenato, concluso l'attività programmatica sulla Carta di Clan e fatto una breve veglia alle stelle, breve perchè le condizioni meteo non erano ideali e tra umidità, freddo e nubi che coprivano spesso la splendente stellata abbiamo preferito andare a nanna a recuperare le forze.
Mi sono addormentato come un sasso.


L'indomani, di buon ora, abbiamo smontato il campo nell'alba fredda e, a malincuore, abbiamo abbandonato la Cima per tornare a Casa.
Ho pagato caro il mio errore di valutazione e i dolorini del sovraccarico non sono ancora scomparsi, età a parte sono del tutto fuori allenamento.
Cosa resterà di questi pochi giorni di Route?
Tanto.
La Route tradizionale fatta di fatica, salite e salda solidarietà lontani da ogni comodità urbana è la base di ogni Comunità R/S che si rispetti. Se non si è disposti a portare lo zaino, ossia l'intera propria vita legata a quella degli altri, per una salita sotto il sole puntando ad una Croce lontana è meglio dedicarsi ad altro.
E, questo, credo sia passato nei cuori dei ragazzi. Nelle parole delle discussioni serali si è andato rinforzando un sentimento di determinazione  nell'impedire che il prossimo anno scout sia negativamente condizionato da chi non ha tale volontà e non riconosce nella Strada e nel Servizio la chiave della Comunità che rende adulti ogni giorno.
Questo tipo di esperienza è fondamentale per dare ai ragazzi l'opportunità di conoscere se stessi, i propri limiti, il proprio corpo e sperimentare una fratellanza concreta e pratica
Di recente mi è stato chiesto come risolvere il problema del vandalismo. Credo che valga lo stesso anche per le altre problematiche giovanili, dalle dipendenze alla mercificazione del corpo della donna "bilaterale" in cui i ragazzi considerano le ragazze oggetti sessuali e le ragazze fanno a gare per prendere il loro posto a questo squallido gioco amorale.
Personalmente, ritengo che le vere soluzioni  non siano nella repressione, la videosorveglianza et similia, ma passino da un'educazione basata su valori che, per definizione, non possono essere insegnati, ( tutt'al più testimoniati ) ma solo "tirati fuori" da ognuno.
E la Route di Strada, faticosa, dolorosa, commovente, è il perfetto cavatappi per tirar fuori da ogni ragazzo la sua Legge Morale in accordo e comunione coi suoi fratelli.
Con questo, concludo. 
E' tempo di passare ad altri argomenti.
Un po' di ferie anche per me ;-)


9 agosto 2010

Route Estiva 2010: la costruzione


L'alba è stata accompagnata da uno splendido arcobaleno che ho goduto in solitudine, dato che le mie giovani marmotte ronfavano ancora della grossa.
Abbiamo smontato il campo, fatto colazione e pulito la zona ma, prima della partenza, ci siamo fermati nella chiesetta del Santuario, per una preghiera ed un momento di riflessione sulle fatiche della giornata e sul tema della Route.
Zaino in spalla eh...
ed un sentiero meraviglioso in cui il Clan ha dato il meglio di se, dopandosi di tanto in tanto con le ormai famigerate caramelle della Bottega del Mondo e dissetandosi con carote condivise piuttosto che con le borracce.
Il Sentiero dapprima scende dalsantuario ripido, poi si biforca: da un lato Piano Jannace, dall'altro Colle dell'Impiso. Ci siamo diretti verso Piano Jannace attraverso un bosco fresco e fitto, passando sopra un ponticello prima di iniziare una salita per me abbastanza terribile da lasciarmi senza fiato appena giunti ai piani.
Lì abbiamo fatto una piccola esercitazione di orientamento facendo il punto mediante triangolazione ed io ne ho approfittato per riprendermi: sapevo bene quanto sia dura la salita fino ai piani di Pollino ed il sentiero che si snoda nell'immensa radura, poi, si impenna parecchio appena giunti nel bosco!
Infatti, quella salita me la ricordo centimetro per centimetro, coi piedi che affondavano nel fango e tutta la mia volontà impegnata ad ogni passo!!!
Quando il bosco è finito, assieme alla salita, ci siamo trovati nei pressi della sorgente Pittacurc dove le sue acque ci hanno praticamente resuscitato.
E' stato il momento di riposare assieme in un paesaggio incantato, circondato dalle Cime irte di pini loricati. In vista della salita ripida che ci avrebbe impegnato nel pomeriggio, abbiamo pranzato e ci siamo rilassati a lungo, attendendo di ritemprare le forze.
Anche perchè, non essendoci assolutamente acqua in cima, ci siamo dovuti caricare di razioni supplementari in bottiglie di plastica che avevamo portato con noi vuote in vista di cucina e pernottamento.
Poi, il momento dell'arrampicata.
Temevo il peggio, ma ce la siamo cavata egregiamente mente sotto di noi il panorama prendeva consistenza, sopra di noi i pini loricati si avvicinavano e la vetta si appiattiva ai nostri occhi.
Dalla sorgente avevamo individuato una radura erbosa priva di rocce a pochi metri dalla cima e siamo riusciti a raggiungerla direttamente: l'ideale per montare il campo, protetta dal vento da una piccola cresta semicircolare. Montate le tende con estrema cura ( una cosa è un temporale a 1500m, un'altra a 2000m ), asciugato il sudore e sistemato il campo, siamo saliti in cima.
Ora, qui, mi fermo.
Vi lascio con un'immagine di Serra delle Ciavole presa dalla cima di Serra di Crispo.
Domani, magari, avrò altre parole.

5 agosto 2010

Route Estiva 2010: le fondamenta


'stavolta ho fatto almeno un paio di errori tecnici: sbagliare ad un bivio sulla via del ritorno e mettermi delle calze dell'uniforme un po' troppo lise. Il primo errore ci è costato un paio d'ore aggiuntive di fatica a nordovest del Bosco Tre Valli lungo la scarpata di Fosso Iannace. Il secondo un paio di bolle sui piedi,  dolorose ma troppo piccole per applicare il collaudato metodo di ago e filo.
Mentre le auto ci portavano verso il Pollino, l'atmosfera a bordo era silenziosa. Dopo il calssico caffè in autogril ci siamo sciolti un po', ma è stato solo dopo aver abbandonato le gabbie di ferro della civiltà che ci siamo sentiti davvero in Route. Con le auto parcheggiate, gli zaini a terra, poteva davvero iniziare la nostra avventura!
E, dato che il Capo sono io, non poteva che iniziare con... il PRANZO!!!
Subito dopo aver messo a posto spiritiere e fornelletti, con la pancia piena ed il volto disteso dalle prime risate, abbiamo iniziato le attività.
Abbiamo iniziato la Route visitando le Sorgenti del Frida, grazie all'ospitalità del Signor Vincenzo che ci ha fatto da guida. Ci siamo preparati indossando caschi di protezione, lunghi impermeabili e stivali di gomma. E, poi, in fila indiana nel tunnel, con al centro un marciapiede affiancato da due canali in cui confluisce l'acqua sorgiva che scorre  dal cuore stesso della montagna. Il cunicolo è basso, scavato nella nuda roccia da cui piove acqua dolcissima, a gocce, rivoli, spruzzi o veri e propri getti. Il tunnel è poco illuminato, denso d'acqua in sospensione e meraviglioso per la visione della nascita del più prezioso dei beni. La visita ci ha rinfrescati e divertiti, è stata interessante ed unica: non mi era mai capitato di vedere uno spettacolo del genere.. Credo che il tema dell'Acqua Pubblica potrà essere proposto con successo al Clan, l'anno prossimo.. Ritornati all'aperto, dopo aver ringraziato il Signor Vincenzo, ci siamo asciugati e riscaldati al sole. Ed è giunto il momento: zaino in spalla, siamo partiti per una dura salita verso il Santuario della Madonna di Pollino. Lo zaino, pesante, terribile, mi ha schiacciato fin dai primi metri di salita. Dopo una mezz'ora scarsa di strada i ragazzi hanno scelto di salire per il sentiero del pellegrino e abbiamo abbandonato l'asfalto. Abbiamo allungato un bel po', ma il sentiero è davvero bello, intagliato nella montagna ed accompagnato dagli alberi per quasi tutto il tragitto. Usciti dal bosco, nel tardo pomeriggio, abbiamo intravisto in alto ( e purtroppo lontano ) la Croce del Santuario. Raggiungerla è stata una vera sfida data la pendenza e la stanchezza. Ma, arrivati in cima, il Santuario deserto sembrava preparato ad accoglierci, ad accogliere la nostra fatica, il nostro sudore. Ci siamo dissetati e lavati alla fontana, abbiamo montato il campo e cucinato al chiarore del tramonto e delle torce.Non abbiamo avuto alcun problema a fare il fuoco di bivacco senza accendere il fuoco, ma la cosa più itneressante è stata l'Attività sul significato delle Parole e della Carta di Clan. Riporto qui la traccia che ho usato per introdurre la discussione:



Decaloghi

  • L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
  • Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di me
  • Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
  • La Guida e lo Scout Pongono il loro Onore nel Meritare Fiducia


Parole. Una di seguito all'altra. Parole pesanti, sacre. Parole di Speranza, di Comando, di Scelta.
Ma cosa segue alle Parole?
Il Nostro Zaino è un fatto concreto. Non servono parole per sperimentarlo.
In Marcia.

Cataloghi

Onore
Cortesia
Natura
Economia
Purezza
Fedeltà
Lealtà

Altre parole. Parole a cui cent'anni fa BP attribuiva contenuti significativi e precisi. E per noi?
Cosa stiamo costruendo per le nostre vite lontani o vicini al significato che BP dava a queste parole?
Possiamo scegliere tra i decaloghi. Ma ne vale la pena?
Siamo disposti ad essere inflessibili, audaci e rigorosi per qualcosa?
E se noi stessi scrivessimo la nostra legge, il nostro decalogo, saremmo più capaci di trasformare le parole in opere adeguate?



La discussione si è sviluppata secondo una direzione che non mi ha sorpreso affatto: i ragazzi vogliono fare, vivere lo scoutismo fino in fondo, sperimentare la sua proposta sul serio e sono scontenti, assai scontenti, del tempo perduto a causa di chi non è itneressato e vive lo scoutismo superficialmente e più per abitudine che per altro. Purtroppo, questo problema non è di facile soluzione anche perchè la relativa ricetta, contenente medicine troppo amare, difficilmente potrà essere somministrata dal Capo ad un Clan anche se a posteriori si è dimostrata efficace e risolutiva.
E' stato davvero a malincuore che siamo andati a nanna, dopo il nostro corale " Al cader della giornata " sotto una luna che ha reso inutili le torce ed i lampi di una tempesta che si avvicinava da Nord.
La notte non è stata tranquilla: la tempesta ci ha colto in pieno. In tenda, la pioggia, ha su di me un effetto soporifero. Purtroppo, per ogni volta che lo scrosciare mi sprofondava nel sonno, c'è stata una volta in cui la tenda, mossa da un ventaccio dispettoso, mi svegliava letteralmente schiaffeggiandomi...

...continua