13 ottobre 2011

Dennis MacAlistair Ritchie

Condivido Parola per Parola la nota dei Madi che trovate qui.


Ciao, dmr, grazie per C, UNIX e soprattutto per averceli donati, non venduti.
Be a Pointer :-)

11 ottobre 2011

Arriva l'Oncelotto Onirico, preludio alla formattazione


Il Giovedì è una giornata perfetta per far uscire una nuova release di Ubuntu.
Implica che tra il pomeriggio ed il mattino del giorno dopo, al massimo, disporrò dei supporti di installazione.
Così posso dedicare il Venerdì alla formattazione delle mie macchine e pianificare di restare tranquillo almeno per sei mesi.
Sia chiaro: non è assolutamente necessario aggiornare la versione del sistema operativo ad ogni ciclo di rilascio di Ubuntu come di qualsivoglia altro sistema operativo Linux.
Non è assolutamente necessario formattare per aggiornare ubuntu, è più che sufficiente l'avanzamento di versione: sul PC dei miei lo faccio dalla 9.04 e non ho mai avuto problemi.
E non è assolutamente necessario impiegarci 'na giornata intera: l'installazione di ubuntu su un pc decente va a buon fine in una mezz'ora scarsa e le personalizzazioni ed il software aggiuntivo non richiedono, ordinariamente, più di un'oretta ad essere pessimisti.
Purtroppo, io, di macchine, ne devo formattare almeno tre.
Ognuna per ragioni differenti.
Il Desktop perchè ho da capire se un problema che ho riscontrato durante lo spegnimento è di origine software ( male ) o hardware ( peggio ): nel secondo caso sarebbe davvero seccante: il mio Desktop è stato mantenuto aggiornato e pompato di Ram, ma è pur sempre un PC della primavera 2007. Ma che non ha nessun problema di prestazioni: fogli di calcolo, ambienti di sviluppo, browsers, lettori multimediali, aevoglia a quanto software tengo aperto, non mi è mai possibile mandarlo in crisi!!!
Quindi sarebbe davvero seccante scoprire un guaio alla mainboard, speriamo che un bel repulisti ed ubuntu 11.10 mi risolvano il problema.
Altrimenti, credetemi, ne avrei fatto volentieri a meno: in genere non ci sono molti programmi da installare  ma 'stavolta tra eclipse, java 7 ed sdk android un pelino di tempo in più se ne andrà: avrei preferito fare l'avanzamento di versione!
Per il Notebook è banale: ho formattato la settimana scorsa e tanto vale reinstallare in maniera pulita ubuntu 11.10 con wubi. Non storcete il muso: sul notebook mi serve Windows anche se con un po' di fortuna e tanto studio il prossimo potrebbe essere windows free, ma, per ora, non sono abbastanza bravo da amministrare domini windows senza una macchina windows che è necessaria per essere consapevole della situazione: è piuttosto seccante non aver idea di un problema sul dominio perchè il tuo computer ne è immune mentre gli altri 50 dei tuoi colleghi sono ko ;-). E, tornando a bomba, wubi è comodissimo per il dual boot, soprattutto nell'era win 7 / Grub 2 ( non proprio il più riuscito dei progetti GNU ).
Passiamo al netbook.
Il piccolino di famiglia si sta avvicinando ai limiti dell'usabilità.
Tre anni di vita on the road si fanno sentire.
Ora monta Lubuntu ma vorrei riprovare Ubuntu 11.10 per capire se ci sono stati miglioramenti prestazionali rispetto alla 11.04 o se l'era Ubuntu sia tramontata per sempre per le macchine motorizzata dall'Atom N270, il primo della famiglia. Altrimenti tornerò a Lubuntu, che dalla versione 11.10 in uscita dopodomani, diventerà una derivata ufficiale di Ubuntu con tanto di benedizione Canonical.
E poi?
Beh, poi ci sono da preparare il seminario del Linux Day e aggiornare i Pc di familiari e parenti.
Insomma, è solo Martedì, ma il week end si prospetta assai più faticoso della settimana lavorativa.
Beh, buon Ocelotto Onirico a tutti :)

9 ottobre 2011

Tregua

In questa Città c'è stato un tempo in cui, all'alba del Web 2.0, vari gruppi di persone si confrontavano sulla Rete.
Ho fatto parte di uno di questi gruppi, i Sassi Parlanti.
Non è stata un'esperienza trascurabile.
Sia per i contenuti formali che per quelli umani.
Molte delle Persone che ho conosciuto su quel forum virtuale sono entrate a far parte della mia quotidianità e mi sono Amiche.
Appunto, Amiche oltre la durata di quell'esperienza.
Le macerie dei Sassi Parlanti, ormai è evidente, non sono luoghi fertili.
E non mi riferisco al successo o meno delle singole iniziative personali.
Faccenda, dal punto di vista che sto per esporre, irrilevante.
Mi riferisco, infatti, all'utilità pratica di tutto ciò che è sopravvissuto a quell'esperienza.
Non molto, temo.
L'Italia, Matera, non sono, ormai, più "bei paesi".
Ci stiamo incattivendo, di pari passo con la crisi della Nazione.
I frammenti dei Sassi Parlanti si sono divisi in spazi di frattura ai fin dei conti sterile.
Tra alti e bassi, gli spazi di confronto si sono trasformati comunque in arene gladiatorie dialettiche.
A volte, neppure troppo dialettiche.
La piccola corrente di pensiero innovatore ma non monocorde, vivace ma tutto sommato non esclusivamente polemico, capace di generare almeno una convivialità sincera davanti alle bistecche laertine se non proprio iniziative pubbliche di cristallina efficacia si è ora trasformata in un'Idra degenere che, tra l'altro e come elemento di gravità inaudita, è capace solo di mordere se stessa in una grottesca guerra civile intellettuale.
Perchè, nei fatti, poco o nulla capace di influire sulle scelte della collettività o del potere politico ed economico.
Gli frega  un cazzo, a chi di dovere, dei mille materani che vivono sul web in maniera consapevole.
Sia chiaro: secondo me chi di dovere sbaglia.
E anche di parecchio, forse mortalmente.
Ultimamente, infatti, devo confessare il più sincero sconforto per l'incapacità biologica di mantenere un'infrastruttura di pensiero costruttivo.
Come se l'intera popolazione senziente del web locale sia interamente costituita di alpha dogs, per cui lo scontro sia ragione più che sufficiente per lo scontro.
E' desolante.
La Primavera Araba, il default prossimo venturo, lo stato di crisi permanente, nulla sembra riuscire a smuovere questa imitazione, in piccolo, nei microcosmi, dei perniciosi comportamenti della Classe Dirigente Regionale.
Mi sto dilungando.
In pratica, prendo atto del fallimento generazionale di chi non è riuscito a sfruttare in maniera costruttiva gli strumenti che ha praticamente inventato.
Mi sfottono perchè milito nel PD.
Ma, nell'istante in cui lo fa, quasi sempre, chi mi sfotte partendo da presupposti di contrapposizione settaria, solo per questo "diventa" il PD che sfotte.
Che cosa voglio dire?
Voglio dire che ci dovremmo dare una mossa.
Che va bene litigare, ma sulle idee, non sull'assurdo, sulle insinuazioni, i sottintesi e perfino sulle menzogne dette consapevolmente col sorriso sulle labbra in perfetto stile doroteo democristiano.
Come darci una mossa?
Con una Tregua.
Per meditare sull'utilità delle singole azioni.
Perchè, vedete, mi sta sorgendo un dubbio:
Non si sa più dove andare a parare.
Non si sa più quale sia lo scopo pratico di un ragionamento e di un pubblico confronto magari vinto in maniera netta e spettacolare.
Perchè comunque è uno scontro vinto su qualcuno che è artificiosamente avversario, mentre dovrebbe essere, naturalmente,  il vicino di casa, il socio, il prossimo.
Abbiamo trasformato i luoghi di incontro in arene.
I Circoli in drappelli.
La Rete di connessione in rete dei gladiatori.
Siamo diventati non cacciatori, ma sterminatori di bisonti.
E, ora che le prede scarseggiano, ci facciamo prendere dallo sconforto degli spazi vuoti.
Dove c'era confronto ora si legge solo scherno.
Ma, da qualche tempo, non rido più.



8 ottobre 2011

Le cattive abitudini che vengono da Linux: storia di un formattone

Ieri mattina, per motivi troppo lunghi da spiegarsi in questa sede, tra cui l'eccessiva lentezza del login ( ma non solo e non come prima istanza ), ho dovuto togliere il mio notebook HP Probook 6540b dal Dominio Aziendale.
Clicckete Clicckete, backup dei dati spuri ( il maledetto desktop )
Clicckete Clicckete, backup del profilo Autluc,
Clicckete Clicckete, backup dei files .pst  ( maledetti )
Clicckete Clicckete, esportazione delle macchine virtuali, ok ci siamo, Sistema, nome computer, esci dal dominio, inserisci la password e riavvio.
Tutto ok.
Va bene, processo inverso, ricopia il desktop, reimporta i profili Clicckete Clicckete, Clicckete Clicckete, Clicckete Clicckete, pof...
Il Notebook si spegne all'improvviso.
Ehm.
Niente Panico.
Forse è perchè lo uso senza batteria attaccando l'alimentatore all'UPS.
Metto la batteria, riaccendo.
No, niente modalità provvisoria.
Senza aspettare i consueti tempi di caricamento ( lo so che Windows ha bisogno di un po' di relax prima di iniziare anche quando il desktop è apparentemente caricato e pronto, lo capisco, mi comporto allo stesso modo io al mattino prima del caffè )  mi fiondo su Start -> Administrative Tools -> Event viewer.
Clicckete Clicckete. 1 Critical Error.
Vado a leggere: Kernel Power Failure: windows non è stato arrestato correttamente o qualcosa di simile, cito a memoria.
Sento il panico arrivare, ma è ancora lontano. Mi dico: è stato un problema di alimentazione, sarà l'alimentatore un po' scassato, ora con la batteria andrà tutto bene: se fosse un problema software, penso io povero illuso malabituato dalle coccole del Pinguino, ci sarebbe traccia nel log di sistema di quale sia la causa dello spegnimento, invece non c'è, quindi è un problema hardware.
Quindi, Ri Clicckete Clicckete si continua con la reimportazione dei dat...pluff.
Di nuovo.
Spento di nuovo all'improvviso.
NON è un problema di alimentazione: la batteria è carica!
Riaccendo il notebook, riguardo nei log: stesso errore di prima, ma che non mi spiega nulla.
In realtà mi spiega che Windows non è stato spento correttamente ma non dice nulla del perchè. Passo un sacco di tempo a spulciare i log, senza risultati.
E, questo, inizia ad essere sintomo di un problema hardware.
Ok, Panico.
Problema hardware significa quasi sicuramente buttare il notebook.
Spiacevole.
Resta solo il formattone purificatore
O la va o la spacca.
La va.
Windows si reinstalla senza problemi, io passo quasi 1 giorno lavorativo a reimpostare il mio sistema quasi com'era prima.
Quasi.
Infatti, non ho più installato la mia licenza di Office.
Di sicuro niente più Outlook 2010, faccio meglio e più inveloce con Mozilla Thunderbird, senza problemi di formati proprietari, così posso usare le stesse impostazioni e lo stesso programma ovunque senza bestemmiare per sincronizzare la rubrica con google e telefono android.
Qui mi sento di raccomandare una procedura di migrazione che ho sperimentato con successo. 
Allora, la conditio sine qua non per migrare in Thunderbird la posta contenuta nei files. pst di outlook 2010 è che quest'ultimo sia nella versione a 32 bit. 
Se avete la versione a 64 bit fate così: salvatevi i files .pst e disinstallate la versione a 64 bit di outlook 2010. Riavviate e reinstallate Outlook 2010 in versione 32 bit ( scaricatevi la demo dal sito Microsoft se serve, oppure andate coi files .pst da un amico ). Poi, Thunderbird 7 vi importa tutto.
Vedremo se i problemi di corrispondenza dell'impaginazione che avevo interagendo con differenti versioni di office sono stati risolti, oggi ho elaborato un documento docx con libreoffice 3.4 e mi sembra che i guai siano superati ( maledetto formato docx chiuso quindi non correttamente decifrabile se non dalla versione esatta di winword con cui è scritto ).
Concludendo, ho imparato, anzi, meglio dire 'ricordato' che non è bene essere abituati a sapere esattamente cosa succede nel tuo computer, abitudine che prendi invariabilmente usando linux.
Perchè, poi,  ti può capitare di perder tempo a cercare le stesse informazioni sotto Windows.
Ma Windows non è progettato per fornirtele, ma per nascondertele.
Memento, homo.

PS: E il motivo per cui togliendo il notebook dal Dominio si sia innescato questa catena di anomali spegnimenti è andato perduto nel tempo, come lacrime nella pioggia.

7 ottobre 2011

Stay Hungry, Stay Foolish? Grazie, meglio sazi e sereni

Questo post è complicato da scrivere.
In una frase: ho tutto in testa ma non riesco a dirlo ( cit.)
Dissento completamente, non tanto dal Motto SteveJobsiano, ma dallo spirito delle persone da cui ho visto ripeterlo fino alla nausea in queste ore.
Spero di spiegarmi meglio.
Il messaggio ( e l'ecosistema software - hardware ) da lui creato e formulato sono quanto di più Darwiniano e Capitalisticamente aggressivo si possa immaginare.
Steve Jobs avrebbe senz'altro applaudito al comma 29 della legge bavaglio.
Anzi.
A tutta la Legge Bavaglio.
E' nello spirito e nella lettera dell'ecosistema della Mela: io so' io e voi non siete un cazzo.
Ma questo non mi meraviglia.
Mi meraviglia leggere il plauso a questa filosofia sulle labbra di chi ha avuto come motto anche  "Un altro mondo è possibile", Yankee, go Home, Il nostro mondo non è in vendita, Via dall'Afghanistan" e compagnia bella.
Un Altro Mondo è Possibile proprio schicchia con Stay Hungry, Stay Foolish.
Delle Due L'una: o si crede in Jobs o si crede che questo modo di vivere e di lavorare porti al collasso da economia.
Io sono un innovatore tattico e strategico, credo traspaia da queste stesse pagine.
Ma non credo nella filosofia dell'uomo mangia uomo.
Credo nella collaborazione e non nel genio isolato, nella pratica lavorativa, in quella delle amicizie e in quella politica.
Credo il Linux e non in MacOSX.
Credo nella grigliata e non nella frenesia delle danze discotecare.
Credo che un altro mondo sia non solo possibile, ma anche economicamente conveniente ( oltre che quasi obbligatorio da un punto di vista della sopravvivenza biologica).
Non credo nei sistemi chiusi, seppur remunerativi, come quello iMac, iPod, iPad, iStore, iPhone, iTunes, tutti sistemi I, I, leggete bene:

I.

Io.
Un mondo di "Io" e basta.
Non mi piace.
Meglio il credo in "Noi".
Noi sei miliardi e rotti.
E, se permettete, credo assai meno oggi a chi vuol fare il no global ma je piace'r Stay Hungry, Stay Foolish.
Non c'è abbastanza fame e pazzia nel Mondo?

6 ottobre 2011

Nemmeno i nomi nei giornali

In Italia il lavoro uccide.
Uccide anche se torni a casa sano e salvo.
Uccide perchè non ti permette di sopravvivere.
Di metter su famiglia.
Di far figli.
Di coltivare l'umanità.
E, a volte, uccide e basta.
In questi momenti a cento chilometri da casa mia inizia un funerale, un funerale di quattro donne.
Ammazzate mentre lavoravano in condizioni di semischiavitù.
Per quattro Euro all'ora.
Di quelle donne ho fatto fatica a reperire i nomi.
Li scrivo qui, per risparmiarvi la fatica:

Antonella Zaza,
Giovanna Sardaro,
Matilde Doronzo,
e Tina, di cui non ho saputo trovare il cognome.

Vittime senza volto, sfigate pure a dover essere seppellite nel giorno in cui, dall'altra parte del Mondo, un uomo molto ricco muore di cancro al Pancreas dopo 7 anni di malattia.
Qui, il cancro al Pancreas uccide in tre mesi.
Oppure, ci pensa uno speculatore edilizio a seppellirti viva.
Eccola lì, l'Italia, sotto le macerie di Barletta.
Un altro modo di violare il corpo e l'anima delle donne.
Oggetti di piacere, carne da cannone.
Nessun limite alla fantasia.
Ed eccola lì, la cosiddetta Italia della rete, che piange un arcimiliardario autore del più chiuso e totalitario sistema proprietario, elegantemente efficiente per far soldi a spese di utenti in catene dorate.
Ma neppure una lacrima per le ragazze di Barletta, per le Operaie dell'Opificio, sì, avete letto bene: Opificio: quello che la maestra, alle elementari, mi diceva essere il nome della 'Fabbrica Ottocentesca'. Me lo ricordo bene, perchè ci aveva fatto studiare la differenza tra le barbariche condizioni di lavoro nell'800 e  quelle delle moderne fabbriche. Me lo ricordo ancora, sul sussidiario, l'operaio col camice che controlla il robot.
L'Opificio.
Cari internauti, stampatevi in testa  'sta parola, mentre piangete Jobs, tanto i nomi delle Operaie non è necessario ricordarli.
Perchè il vostro futuro, proprio grazie a queste 'dimenticanze', è nell'Opificio.
Non nel mondo della mela marcia.

4 ottobre 2011

Vogliamo i Colonnelli !!!!


Quando il pane toccò il prezzo di quattro euri quattro al chilo e la disoccupazione superò il 50% degli abitanti, centenari e lattanti inclusi,  il silenzio scese sulla Città.
Ormai la fame non bussava più alle porte, si era accomodata in cucina e si magnava tutto lei.
I Materani avevano sopportato l’aumento della frutta secca e quello dei parcheggi senza fiatare e c’era stato qualche mugugno solo quando i fuochi d’artificio alla Bruna erano stati annullati   per risparmiare.
Ma, in quel secondo autunno dal fallimento dello Stato Repubblicano, mentre da Roma ci si impegnava per stabilire un ordine nuovo, nella piccola Matera la situazione stava sfuggendo di mano ai maggiorenti e le contestazioni erano ormai aperte.
Correva voce che un pitale fosse stato rovesciato in testa al comandante dei pretoriani urbani mentre, come ogni giorno alle 10 del mattino,  chiacchierava al tavolino del bar  incurante dell’  ingorgo nella trafficatissima zona pedonale!
Ed è qui che entro in scena io: Eustachio Montemurro, ispiratore dei primi gesti di resistenza ( no, il pitale non l’avevo rovesciato io, ma avevo contribuito al suo riempimento ) e che, grazie ad una sapiente campagna sul Web ero diventato l’icona del ‘nuovo-che-avanza’.
Mi ero preparato accuratamente per mesi, tessendo le fila di una ragnatela che componeva tutte le associazioni ed organizzazioni di volontariato e di cittadini di buona volontà schifati dal marciume della nostra classe politica, stremati dall’impoverimento del Paese e ormai pronti a tutto per sottrarsi alle angherie dei Potenti di turno e dei loro sgherri.
Materatown sarebbe insorta e, al grido “Pane e Libertà”, il Popolo si sarebbe ripreso i suoi diritti e la speranza in un futuro migliore.
L’ora x era imminente e i capi della congiura si erano riuniti per verificare gli ultimi dettagli ed appianare i pochi disaccordi residui.
Il luogo del convegno era il garage del mio più vecchio amico, Michele, che aveva condiviso con me lotta, soddisfazioni e precariato. Cioè, io il precariato lo vivevo ancora, lui era stato ‘stabilizzato’ alla Provincia l’anno prima grazie allo zio usciere.
Il garage era illuminato crudamente da una lampadina, ma era arredato come una garconierre  con un assurdo divano in pelle rossa e gialla
“Sai - mi disse Michele,  - me lo so’ fatto fare con gli scarti di magazzino da Antonio, quello che lavorava al Salottificio, a nero è quasi gratis!”
“Per giocare a carte la sera”
Si sentì in dovere di precisare.
Gli ospiti stavano iniziando ad arrivare alla spicciolata, uno alla volta e da strade diverse, quando la porticina interna si spalancò ed entrò la mamma di Antonio con una guantiera di focacce e panzerotti: “Permesso?”
E inondò in più riprese la tavola di panzerotti caldi, pizze, focacce, rustici, bottiglie di birra gelata e di vino nostrano.
“Ho avvisato mammà che avrei avuto qualche ospite stasera e sai com’è, non ha voluto lasciarci digiuni, dice che è maleducazione...”
Alla faccia della riunione segreta...
Non hanno pane ? Perché non mangiano focacce?
Iniziavo a spazientirmi, perché la riunione era alle 21 e alle 2130 non eravamo neppure la metà.
Squilla il cellulare: mi prende un colpo, è il collettivo femminista, se mi contattano per telefono vuol dire che è questione di vita o di morte: “Pronto? Che succede?”
“Ehi, senti, ci eravamo dimenticate che oggi c’è il Cineclub “Da Donna a Donna” e non possiamo mancare, ci aggiornate dopo di quello che avete deciso?”
Click.
Mentre guardo sbigottito il cellulare si avvicina il capo dei boyscout: “ Carissimo, siete pronti? Purtroppo noi il prossimo Week End proprio non possiamo, abbiamo il pellegrinaggio in ginocchio a Picciano, sai, Sua Eccellenza il Vescovo ritiene che sia il modo migliore per motivare i giovani e fare penitenza dei nostri peccati, chiamaci dopo la rivoluzione, faremo volentieri da servizio d’ordine per l’insediamento del nuovo governo.”
E, senza proferire parola, si avvicinò al tavolo, si prese due panzerotti ed una bottiglia di birra ed uscì dal garage.
Nel frattempo, però, gli altri erano arrivati e stavano chiacchierando tra di loro servendosi generosamente.
Io, ostentando tutta la mia irritazione mi avvicinai al tavolo e dissi secco:
” Allora, cominciamo? E' mai possibile che non si possa mai essere puntuali? Ci eravamo messi d'accordo per le nove!!”
“Eh, ma tu alle nove le proponi le riunioni, io prima delle dieci in genere non esco di casa...”
Sorvolai.
Era meglio.
Carlo, il leader riconosciuto del movimento ambientalista lucano, gesticolando e col boccone di focaccia in bocca, mi rispose: “Sci, mh fin, - glom - ceppeccat che si raffredda tutto se no” completando la frase dopo aver deglutito.
Così, seccato ma rassegnato, presi un panzerotto superstite e iniziammo la riunione attorno alla tavola imbandita.
“Uaglio'!” Momento di silenzio significativo “ Adesso ricapitoliamo il piano che pscre' è il Giorno”.
“Ecco”, interruppe subito Ciccio, il Leader di MateraMena, “Se il Podestà non lo rapiamo in via del riscatto noi non partecipiamo: sarebbe un oltraggio alla memoria collettiva cittadina”
Angora co' 'sta storia? “Ma ragiona, Ciccio, quando cavolo vuoi che ci passi quello per via del riscatto? Il prossimo megaconvegno alle Monacelle è tra 1 mese”.
“Ho una parola sola: il gesto deve essere simbolico per resuscitare il defunto orgoglio dei materani! !”
E, con un rustico ripieno in una mano, una bottiglia di birra nell'altra, si andò a sedere offeso sul divano.
“Andiamo avanti: gli ambientalisti ...”
Arrivò, puntuale, l'interruzione di Damiano, il neoeletto ( con primarie a doppio turno e uninominale secca ) leader degli ambientalisti: “ Noi ambientalisti occuperemo il Parco della Murgia e lo terremo per Sempre, se necessario.”
Silenzio.
“Scusami Damiano, ma voi nel piano avreste dovuto occupare il municipio infiltrandovi con la scusa della verifica dei certificati verdi della cementeria!”
“Appunto: è inaccettabile che noi si macchi la nostra immagine accettando la bufala dei certificati verdi della cementeria, queste sono pagliacciate inutili e poi dove vuoi che si esprimano al meglio le nostre capacità: nel cemento del comune o nel meraviglioso Parco della Murgia?”
“Ma se non occupiamo il Comune, non rapiamo il Podestà che cosa concludiamo? Almeno, l'associazione dei fornai ce la occupa la camera di commercio?”
“Uaglio' e che ti credi? Certo che la occupiamo, gli spacchiamo la faccia a quelli, però arriviamo alle 15 e ce ne andiamo per le 19 sennò u pen ci lo fesc?”
“Ma la Camera di Commercio allora è chiusa!”
“E questi siamo noi!”
“Ma così ci rimangono solo i Comunisti e l'Azione Cattolica”
“Noi ci siamo!” Confermò subito il segretario del PCI Materano: “ Noi rispetteremo il piano alla lettera: prenderemo e terremo Palazzo Lanfranchi e difenderemo i quadri di Carlo Levi fino alla morte! Noi comunisti non ci tiriamo indietro!”
Bella soddisfazione, peccato che siete solo in sette...
Pensai senza permettermi di dirlo ad alta voce.
“Anche l'Azione Cattolica farà la sua parte, ma invece della manifestazione potremmo fare una Processione? Sai, Sua Eccellenza il Vescovo ci terrebbe tanto che facessimo anche noi qualcosa in parallelo ai Boysc...”
“BASTA!” Gridai. “MA VI RENDETE CONTO? E' UNA FARSA!!!”
Così, dopo 10 minuti supplementari di grida ed insulti incrociati, la riunione si sciolse con due punti fermi: la rivoluzione era rimandata sine die e la tavola imbandita era stata completamente svuotata di cibi e bevande.
Ora era il mio turno di accasciarmi, sconsolato, sul divano assemblato in nero dall'ex operaio del salottificio.
Michele stappò una raffo e me la porse.
Ne bevvi metà, pensando, invece che al fallimento della serata, a quante femmine si fosse fatto Michele su quello stesso divano.
Ripulimmo il garage ed uscimmo nella notte materana, umida e gelida.
Michele mi salutò ricordandomi che l'indomani ci saremmo visti in palestra.
Uscito dalla stradina mi trovai di fronte due auto che un tempo erano state dei vigili urbani
“Scappa, scappa!” Gridai: ”Gli sgherri del Podesta’ ”
Per fortuna Michele era già in casa al sicuro ed io mi sentii doppiamente fesso: prima perché gridando avevo confermato che non ero solo e che stavamo facendo guai, poi perché mi ero fatto fregare per niente: avessimo almeno concluso qualcosa...
I podestini erano troppi e sia la fuga che la resistenza parvero subito inutili.
Senza tanti complimenti fui buttato in auto ma non ci fermammo né al palazzo del comune né ai carabinieri né in questura. Dopo che sorpassammo pure via Cererie iniziai a preoccuparmi: dove cavolo mi portavano?
L’auto percorse tutta la Città fino alle sue estremità settentrionali, arrampicandosi per la stretta stradina della Collina di Serra Rifusa e fermandosi, finalmente, davanti ad una villa apparentemente diroccata.
Ci fermammo nel piccolo giardino incolto ed io fui invitato ad uscire dall’auto e fui accompagnato all'ingresso.
Con titubanza entrai nella villa.
L’interno era completamente differente: un grande salone, arredato elegantemente, mi accolse col calore e la luce di un festoso caminetto acceso.
La rivelazione della Realtà mi schiaffeggiò in pieno volto:
era, quindi, questo il famoso caminetto dove si decidevano le sorti della Città.
Non era un luogo metaforico, ma un oggetto concreto.
Seduti in poltrona, il Podestà ed il precedente Podestà, pubblicamente avversari acerrimi.
“Benvenuto, dottor Montemurro” Esordì l’ex Podestà.
E pensare che l’avevo pure votato a suo tempo! Decisi di ignorarlo, tanto ormai...
“E’ davvero un piacere”, continuò invece il Podestà, sorridendomi mentre si alzava dalla poltrona.
Io, spavaldo, risposi: “ Grazie, ma se avesse tardato ancora un po’ a mandarmi contro i suoi uomini i ruoli sarebbero invertiti.”
Il Podestà allargò ancor di più il suo sorriso.
“Ah, giovanotto, iniziamo male, guardi che c’è un equivoco”
“Equivoco? Lo chiamate così un arresto illegale?”
“Macché arresto, avevamo urgenza di parlarle soprattutto per congratularci con lei per aver portato a termine un’impresa così impegnativa!”
Ormai non c’erano dubbi: giocavano con me come gatto e topo. Mi prendevano per il culo.
“Davvero?” Risposi caricando la singola parola di tutta l’ironia di cui ero capace.
Invece, il Podestà smorzò il sorriso e rispose seccamente:
“Certo. Lei ha coordinato al meglio un’operazione clandestina confidando esclusivamente su materani, costringendoli quasi a prendere impegni precisi, ad essere quasi puntuali, ad assumersi quasi delle responsabilità. Ma si rende conto? Noi, che governiamo la Città da sempre, riusciamo solo raramente ad arrivare a simili risultati!”
“Non capisco, ma che sta dicendo? Mi sta sfottendo?”
Intervenne l’Ex Podestà.
“Mi scusi, dottore, ma lei perché si è messo a progettare questo colpo di stato? Mi risponda sinceramente.”
“Perché siete degli incompetenti ladri, strettamente nell’ordine! Non riuscite neppure a capire che se faceste qualcosa per la gente lì fuori campereste pure voi assai meglio! Noi non ne possiamo più di questo schifo di situazione: ci avete portati alla fame! Pure il Pane ci avete tolto!”
Serafico, l’ex Potestà continuò” Certo, Lei ha perfettamente ragione. Ma Lei ha un problema.”
“Certo che ho un problema: ho fallito!”
“No, no, non quel problema. Il suo problema è che è solo. Non qui.
E’ solo nelle intenzioni, negli scopi e negli strumenti. E’ solo perché chi l’ha seguita l’ha fatto per secondi fini, l’ha fatto per incoscienza e forse per noia.
I più, mi dispiace affermarlo, per autocommiserazione: non potendo essere, scelgono un eterno tentare.
E non dia solo la colpa a noi: se l’avessero seguita noi domani saremmo fuori gioco e Lei e i suoi al comando.
Ma due cose le devo raccomandare di ricordare.
La prima è ovvia: non l’hanno seguita.
La seconda è meno ovvia. Se avesse avuto successo a spodestarci, è proprio sicuro che avrebbe avuto successo nel risollevare le sorti di questa Città?”
Gelido, risposi: “ Ci sono teorie gettonatissime sul fatto che se si demolisse il Comune e non ci fosse più nessuno al comando le cose andrebbero comunque meglio”.
“Non mi sono spiegato: Lei è sicuro che una volta al comando i suoi amici non la tradirebbero all’istante per interesse personale? Non con cattiveria. Diciamo che inizierebbero a far togliere la sacrosanta multa al parente che ha gettato la monnezza per terra. Ma non c’è bisogno di arrivare a tanto: diciamo che le farebbero quello che le hanno combinato stasera! Lei è sicuro che sia possibile far meglio di noi?
Lei si  ricorderà senz’altro  che, due anni fa, quando lo Stato fece Default, e questa Città si trovò a dover trovare il modo di racimolare trenta milioni in poche settimane, il meglio che i suoi co-rivoluzionari seppe fare fu una campagna di stampa perché si tagliassero i costi della Politica? Una specie di barzelletta: a noi servivano trenta milioni per la luce, la monnezza, le scuole e i vecchietti e passammo un mese a leggere sui giornali che se avessimo licenziato l’addetto stampa avremmo risolto i nostri guai, per non parlare di quei rompicoglioni che pensavano di risolvere tutto con quella cosa sui computer, pinux, tinux o com'era”.
“E allora, certo non è razionale ma a questo baratro ci avete condotto voi che rifiutate qualsiasi innovazione!”
“Oh, ma io non discuto questo, io vorrei capire da Lei come intende uscirne contando su questa metodologia che neppure l’ha portata a sostituirci”.
O intende risolvere i problemi dei rifiuti per strada con la bacchetta magica? Non è che siccome Lei è indubbiamente onesto e capace i 6 milioni necessari le pioveranno nelle tasche. Non è che i suoi concittadini smetteranno di lamentarsi della sporcizia nello stesso istante in cui buttano i pacchetti di sigarette vuoti per terra!”
“Ma noi...”
“Ma voi fareste senz’altro meglio, se vorreste davvero farlo. Ma mi dica la verità: ha qualche indizio di una precisa volontà di cambiamento? Di miglioramento? Parlo di atti concreti, non di divagazioni e sfoghi sui siti internet. Mi risponda, per favore, sulla pratica: i suoi cosiddetti sostenitori si comportano come tedeschi laconici, puntuali e concreti, o come perfetti materani che parlano più o meno in italiano su internet invece che in dialetto piazza?”
Il discorso mi sembrava assurdo, ma non mi veniva in mente niente da ribattere.
Effettivamente, i risultati pratici non erano dei migliori.
“E quindi? Che volete da me?”
Provai a cambiare discorso.
“Da Lei?” Disse il Podestà stupito.
“Beh, da Lei vorremmo una collaborazione, è ovvio.”
“Credete che mi faccia comprare?”
“No, ma crediamo che si lascerà assumere!”
L'Ex-Podestà prese la parola: “ La sua impresa ha suscitato notevoli interessi in certi ambienti che hanno riconosciuto le sue capacità e che, francamente, ritengono siano sprecate all'esterno delle vigenti istituzioni.”
“Per esempio? A cosa e a chi si riferisce?”
Notai, mio malgrado, che il tono della mia voce si era notevolmente raddolcito.
Il Podestà si era alzato e stava componendo un numero sul cellulare. Pochi secondi dopo parlò brevemente, si avvicinò e mi porse il telefono, dicendo con un gran sorriso: “ Dottore, c’è Sua Eccellenza Emilio...”
“..Buccico?” Dissi io, ingenuamente.
La faccia melliflua del Podestà si deformò in una smorfia seccata:
“Ma quale Buccico!!!”

3 ottobre 2011

Nonciclopediamo solo nooooiii!

Non credo che Vasco Rossi abbia fatto male a desiderare che dei contenuti offensivi che lo riguardavano fossero rimossi.
Ha fatto malissimo ( Lui, o chi per Lui ) nella scelta degli strumenti per ottenere la rimozione.
Mi sono fatto la convinzione sia leggendo la versione di Nonciclopedia  che la replica del Cantante e la sintesi presentata da Punto Informatico
In pratica, lo staff legale del Blasco non avrebbe mai risposto agli Amministratori del Sito dopo aver presentato querela.
La valanga legale che si è abbattuta sul sito, lenta a partire, ma inesorabile, ne ha provocato la decisione di sospendere il servizio.
Certo, è spiacevole venire a sapere che il tuo nome è pubblicamente infangato da mani anonime e non.
Il fenomeno della diffamazione via web non è una goliardata, capisco benissimo come ci si possa sentire, soprattutto quando chi legge quelle falsità non ti conosce e non può discernere da solo sulla correttezza di quanto ha letto.
Ma le reazioni, appunto, sono e restano reazioni.
E' consigliabile usare tutt'altro metodo e strumento rispetto a quello dell'offesa. 
Che so, un messaggio pacato al titolare della pagina su cui è capitata la disavventura di leggere il proprio nome associato ad epiteti sgradevoli.
In questo caso, è imperdonabile la reazione sproporzionata a cui ci troviamo di fronte.
Non credo che fosse intenzione di Vasco Rossi ( o dei suoi legali ) far chiudere Nonciclopedia o scatenare un simile putiferio.
Ma non è scusabile la loro dimostrazione pratica di 'ignoranza' degli strumenti in questione.
Perchè, di fronte all'azione giudiziaria intrapresa, questo era l'unico epilogo possibile date le circostanze.
Magari, una lettera dell'Avvocato direttamente inviata a Nonciclopedia avrebbe fatto miglior effetto.
In pratica, Vasco Rossi, invece, ha usato un caccia con bombe a grappolo per schiacciare una zanzara meravigliandosi pure dell'enormità del danno compiuto: "Chi, io? Ma io non volevo chiudere Nonciclopedia, gli ho solo lanciato un siluro fotonico addosso!"
Irricevibile, quindi la reazione del Cantante che si è trovato di fronte la rivolta di parte degli internauti: quella parte che è consciamente e dolorosamente consapevole che questo tipo di eventi è solo un assaggio di quel che succederà se le varie norme bavaglio, normative e regolamenti Agcom, in discussione giungeranno al traguardo.
Censura.
Censura massiccia.
Ecco le conseguenze.
E, caro Blasco, le conseguenze delle tue azioni sono concrete e reali.
C'è un sacco di gente che ha perso qualcosa grazie a te, alla tua azione.
Un intero sito di cui solo una minima parte ti offendeva, un sito colmo del lavoro di tante persone, cancellato.
Gente che con te non aveva nulla a che fare e che non ti ha nè offeso nè denigrato.
Un sacco di gente che non aveva neppure mai letto gli insulti scritti contro di te.
Ma ora non può più leggere le cazzate che strappavano magari sorrisi.
Perchè tu hai agito come hai agito.
In perfetta comunione coi propositi censori di Berlusconi & agguerritissimi iloti.

1 ottobre 2011

Da che Pulpito Viene la Predica


"POLITICI ORA BASTA"

Lo spettacolo indecente ed irresponsabile che molti di voi stanno dando non è più tollerabile da gran parte degli italiani e questo riguarda la buona parte degli appartententi a tutti gli schieramenti politici.
Il vostro agire attento solo a piccoli o grandi interessi personali e di partito, trascurando gli interessi del Paese, ci sta portando al disastro e sta danneggiando irrimediabilmente la reputazione dell’Italia nel mondo. 
Rendetevi conto che tanti Italiani non hanno più nessuna stima e nessuna fiducia in molti di Voi e non hanno più nessuna intenzione di farsi rappresentare da una classe politica che, salvo alcune eccezioni, si è totalmente allontanata dalla realtà delle cose e dai bisogni reali dei cittadini. 
La grave crisi che ha colpito le economie mondiali, Italia compresa, impone serietà, competenza, buona reputazione, senso dello Stato ed amore per il proprio Paese, per uscire da questo momento molto preoccupante.
Invece, purtroppo, bisogna prendere atto che solo una piccola parte dell'attuale classe politica possiede queste caratteristiche, mentre il resto è composto da persone incompetenti e non preparate che non hanno nessuna percezione dei problemi del Paese, della gravità del momento e tantomeno una visione mondiale degli scenari futuri che ci aspettano.
Anche una parte del mondo economico del Paese (intendo quella che non vive di mercato e di concorrenza) ha le sue gravi responsabilità della condizione in cui ci troviamo ora: per troppo tempo ha infatti avuto rapporti con tutta la politica (in base alle opportunità e alle loro convenienze del momento) sostenendola in tanti modi, senza mai richiamarli al sesnso del dovere e nell'interesse dell'Italia. 
Ora la gravità della situazione impone che le componenti della società civile più serie e responsabili, che hanno veramente a cuore le sorti del Paese (politici-mondo delle imprese-mondo del lavoro) si parlino tra di loro e si adoperino e lavorino per affrontare con la competenza e la serietà necessaria questo difficile momento. 
Bisogna dare prospettive positive per il futuro dei giovani, creare e proteggere posti di lavoro e garantire a tutti una vita dignitosa, soprattutto a chi ha più bisogno.
Alla parte migliore della polita e della società civile che si impegnerà a lavorare seriamente in questa direzione, credo che saremo in molti a dire grazie.
A quei politici, di qualunque colore essi siano, che si sono invece contraddistinti per la totale mancanza di competenza, di dignità e di amor proprio per le sorti del Paese, saremo sicuramente in molti a volergli dire di vergognarsi. 

Diego Della Valle



Confindustria, ora Basta

Lo spettacolo indecente ed irresponsabile che molti di voi stanno dando non è più tollerabile da gran parte degli italiani e questo riguarda la buona parte degli appartententi a Confindustria
Il vostro agire attento solo a piccoli o grandi interessi personali e di casta, trascurando gli interessi del Paese, ci sta portando al disastro e sta danneggiando irrimediabilmente la reputazione dell’Italia nel mondo. 
Rendetevi conto che tanti Italiani non hanno più nessuna stima e nessuna fiducia in molti di Voi e non hanno più nessuna intenzione di farsi sfruttare da una classe imprenditoriale che, salvo alcune eccezioni, si è totalmente allontanata dalla realtà delle cose e dai bisogni reali della Collettività. 
La grave crisi che ha colpito le economie mondiali, Italia compresa, impone serietà, competenza, buona reputazione, senso dello Stato ed amore per il proprio Paese, per uscire da questo momento molto preoccupante.
Invece, purtroppo, bisogna prendere atto che solo una piccola parte dell'attuale classe imprenditoriale possiede queste caratteristiche, mentre il resto è composto da persone incompetenti e non preparate che non hanno nessuna percezione dei problemi delle stesse proprie aziende, della gravità del momento e tantomeno una visione mondiale degli scenari futuri che ci aspettano.
Infatti, la gran parte del mondo economico del Paese (intendo quella che non vive di mercato e di concorrenza) ha le sue gravi responsabilità della condizione in cui ci troviamo ora: per troppo tempo ha infatti avuto rapporti con tutta la politica (in base alle opportunità e alle loro convenienze del momento) sostenendola in tanti modi, senza mai richiamarli al senso del dovere e nell'interesse dell'Italia: solo delocalizzazione e depauperamento dei redditi dei propri stessi consumatori hanno saputo fare!!! 
Ora la gravità della situazione impone che le componenti della società civile più serie e responsabili, che hanno veramente a cuore le sorti del Paese (politici-mondo delle imprese-mondo del lavoro) si parlino tra di loro e si adoperino e lavorino per affrontare con la competenza e la serietà necessaria questo difficile momento. 
Bisogna dare prospettive positive per il futuro dei giovani, creare e proteggere posti di lavoro e garantire a tutti una vita dignitosa, soprattutto a chi ha più bisogno.
Alla parte migliore della polita e della società civile che si impegnerà a lavorare seriamente in questa direzione, credo che saremo in molti a dire grazie.
A quegli imprenditori, che si sono invece contraddistinti per la totale mancanza di competenza, di dignità e di amor proprio per le sorti del Paese, saremo sicuramente in molti a volergli dire di vergognarsi. 

Un Bamboccione a Caso.