Ogni anno, circa, mi capita di vivere un dialogo come quello che segue. E non dalla parte del Generale:
"Il Generale cambiò argomento.
-Ama lei la guerra?
Io rimasi esitante. Dovevo o no rispondere alla domanda?Attorno v'erano ufficiali e soldati che sentivano. Mi decisi a rispondere.
-Io ero per la guerra, signor generale e alla mia università, rappresentavo il gruppo degli interventisti.
-Questo, disse il generale con tono terribilmente calmo, -riguarda il passato. io le chiedo del presente.
-La guerra è una cosa seria, troppo seria ed è difficile dire se... è difficile... Comunque, io faccio il mio dovere.
-Io non le ho chiesto, -mi disse il generale, -se lei fa o non fa il suo dovere. in guerra il dovere lo debbono fare tutti, perchè, non facendolo, si corre il rischio di essere fucilati. Lei mi capisce. io le ho chiesto se lei ama o non ama la guerra.
-Amare la guerra! -esclamai io, un po' scoraggiato. Il generale mi guardava fisso, inesorabile. Le pupille gli si erano fatte più grandi. Io ebbi l'impressione che gli girassero nell'orbita.
-Non può rispondere? -incalzava il generale.
-Ebbene, io ritengo... certo... mi pare di poter dire... di dover ritenere... Io cercavo una risposta possibile
-Che cosa lei, ritiene, insomma?
-Ritengo, personalmente, voglio dire io, per conto mio, in linea generale, non potrei affermare di prediligere, in modo particolare, la guerra.
-Si metta sull'attenti!
Io ero già sull'attenti.
-Ah, lei è per la pace?
Ora, nella voce del generale, v'erano sorpresa e sdegno. - Per la pace! Come una donnetta qualsiasi, consacrata alla casa, alla cucina, all'alcova, ai fiori, ai suoi fiori, ai suoi fiorellini! E' così signor tenente?
-No, signor generale.
-E quale pace desidera mai, lei?
-Una pace....
E l'ispirazione mi venne in aiuto.
-Una pace vittoriosa.
Il generale parve rassicurarsi."
Emilio Lussu, Un Anno sull'Altipiano, Cap. VII. Einaudi
"Il Generale cambiò argomento.
-Ama lei la guerra?
Io rimasi esitante. Dovevo o no rispondere alla domanda?Attorno v'erano ufficiali e soldati che sentivano. Mi decisi a rispondere.
-Io ero per la guerra, signor generale e alla mia università, rappresentavo il gruppo degli interventisti.
-Questo, disse il generale con tono terribilmente calmo, -riguarda il passato. io le chiedo del presente.
-La guerra è una cosa seria, troppo seria ed è difficile dire se... è difficile... Comunque, io faccio il mio dovere.
-Io non le ho chiesto, -mi disse il generale, -se lei fa o non fa il suo dovere. in guerra il dovere lo debbono fare tutti, perchè, non facendolo, si corre il rischio di essere fucilati. Lei mi capisce. io le ho chiesto se lei ama o non ama la guerra.
-Amare la guerra! -esclamai io, un po' scoraggiato. Il generale mi guardava fisso, inesorabile. Le pupille gli si erano fatte più grandi. Io ebbi l'impressione che gli girassero nell'orbita.
-Non può rispondere? -incalzava il generale.
-Ebbene, io ritengo... certo... mi pare di poter dire... di dover ritenere... Io cercavo una risposta possibile
-Che cosa lei, ritiene, insomma?
-Ritengo, personalmente, voglio dire io, per conto mio, in linea generale, non potrei affermare di prediligere, in modo particolare, la guerra.
-Si metta sull'attenti!
Io ero già sull'attenti.
-Ah, lei è per la pace?
Ora, nella voce del generale, v'erano sorpresa e sdegno. - Per la pace! Come una donnetta qualsiasi, consacrata alla casa, alla cucina, all'alcova, ai fiori, ai suoi fiori, ai suoi fiorellini! E' così signor tenente?
-No, signor generale.
-E quale pace desidera mai, lei?
-Una pace....
E l'ispirazione mi venne in aiuto.
-Una pace vittoriosa.
Il generale parve rassicurarsi."
Emilio Lussu, Un Anno sull'Altipiano, Cap. VII. Einaudi
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