29 novembre 2011
28 novembre 2011
Una Giornata Particolare: Bose ad Ostuni
Il portamessale è di pietra, al centro della Stanza intonacata di bianco.
Dietro c'è un altare semplicissimo, poco più di un tavolo, coperto da un panno verde.
Sono seduto in prima fila, a sinistra.
Di fronte all'altare, quattro monaci sono in raccoglimento dandomi le spalle.
Dietro di me, a destra, di fronte al messale, nel centro dell'Assemblea, il Sacerdote, inizia parlando direttamente nel mio orecchio destro, la Santa Messa.
E' la prima volta che assisto ad una funzione del genere.
I canti dei monaci tengono vivissima la mia attenzione.
Meraviglia, poi, quando il sacerdote si sposta dietro l'altare e tira via il drappo scoprendo una coppa di semplice argilla smaltata ed una ciotola contenente l'Eucarestia in forma di pane.
Oggi sono stato con la mia famiglia ad Ostuni, nella locale succursale della Fraternità Monastica di Bose.
Grazie a Radio Tre, grazie ad Uomini e Profeti, ho avuto il privilegio di conoscere ed ascoltare le parole di Enzo Bianchi, che di Bose è il priore.
Ho disertato, quindi, l'Assemblea Regionale dell'Agesci Basilicata, una cosa di cui mi dolgo, ma credo di aver fatto la scelta giusta partecipando, invece, all'incontro sul Tempo di Avvento tenuto da Padre Daniele Moretto, Monaco di Bose.
Il tema della giornata è "La Menzogna".
Nelle due ore abbondanti di predicazione, divise tra mattino e pomeriggio, Daniele ha affrontato con precisione di linguaggio e con passione tale da rendere il discorso avvincente questa drammatica spia della condizione umana.
Mi piace ascoltare la logica disegnata dalle Scritture, così come mi piace trovare le corrispondenze con il pensiero Laico.
Nonostante la sveglia antelucana ( ad orari scout eh eh ), le due ore di scomodo viaggio, il tempo trascorso ad Ostuni nel monastero della Fraternità di Bose è volato.
Volato.
E come potrebbe essere diversamente in una Comunità che è Chiesa vera, viva, fatta di gente e non di gerarchie?
Dopo aver ascoltato la Parola è stato il momento del pranzo comunitario, tutti assieme all'interno del piccolo monastero.
Ovviamente, per puro caso, mi sono trovato di fronte a Vecchi Scout...
La Domenica, quindi, è trascorsa tra letture della Prima Lettera di Giovanni, del Salmo 12 ( tradotto letteralmente dall'ebraico antico ) con incursioni di Dostoevskij ( I Fratelli Karamazov: Mentendo si arriva al vero Odio ) e di un filosofo di Cultura Ebraica (Vladimir Jankélévitch: la Menzogna e il Malinteso ).
Ho preso appunti a non finire e ho registrato: caso mai servissero per un percorso di Catechesi eh eh eh.
Sono stato molto contento di aver conosciuto questa realtà, una testimonianza di esistenza della Chiesa che non ci si aspetta, di una Chiesa che non è patinata d'oro e che di certo condanna solo chi sparge lacrime e sangue e non altri fluidi corporei, di una Chiesa in cui in prima fila non si affollano i potenti di turno ma che è organizzata circolarmente, con al centro la Parola ed attorno tutti i membri della Comunione.
Una Chiesa di cui non ci si deve vergognare di farne parte.
Ma tra le cui fila è possibile senz'altro rispondere: "Eccomi!"
Il tema della giornata è "La Menzogna".
Nelle due ore abbondanti di predicazione, divise tra mattino e pomeriggio, Daniele ha affrontato con precisione di linguaggio e con passione tale da rendere il discorso avvincente questa drammatica spia della condizione umana.
Mi piace ascoltare la logica disegnata dalle Scritture, così come mi piace trovare le corrispondenze con il pensiero Laico.
Nonostante la sveglia antelucana ( ad orari scout eh eh ), le due ore di scomodo viaggio, il tempo trascorso ad Ostuni nel monastero della Fraternità di Bose è volato.
Volato.
E come potrebbe essere diversamente in una Comunità che è Chiesa vera, viva, fatta di gente e non di gerarchie?
Dopo aver ascoltato la Parola è stato il momento del pranzo comunitario, tutti assieme all'interno del piccolo monastero.
Ovviamente, per puro caso, mi sono trovato di fronte a Vecchi Scout...
La Domenica, quindi, è trascorsa tra letture della Prima Lettera di Giovanni, del Salmo 12 ( tradotto letteralmente dall'ebraico antico ) con incursioni di Dostoevskij ( I Fratelli Karamazov: Mentendo si arriva al vero Odio ) e di un filosofo di Cultura Ebraica (Vladimir Jankélévitch: la Menzogna e il Malinteso ).
Ho preso appunti a non finire e ho registrato: caso mai servissero per un percorso di Catechesi eh eh eh.
Sono stato molto contento di aver conosciuto questa realtà, una testimonianza di esistenza della Chiesa che non ci si aspetta, di una Chiesa che non è patinata d'oro e che di certo condanna solo chi sparge lacrime e sangue e non altri fluidi corporei, di una Chiesa in cui in prima fila non si affollano i potenti di turno ma che è organizzata circolarmente, con al centro la Parola ed attorno tutti i membri della Comunione.
Una Chiesa di cui non ci si deve vergognare di farne parte.
Ma tra le cui fila è possibile senz'altro rispondere: "Eccomi!"
26 novembre 2011
24 novembre 2011
Diritti e doveri o piuttosto Autorità e Responsabilità?
In Italia si sente parlare spesso dell'eterna guerra tra diritti e doveri di ciascuno.
Inizio a pensare che sia un confronto sterile nell'ottica di gestire la crisi del sistema, almeno a certi livelli.
Mi perdoni Heinlein se, magari, storpio il suo pensiero, ma sono sempre più propenso, invece, a considerare come prioritario concentrarsi sulla dualità autorità - responsabilità.
Esempio spicciolo: chi è responsabile per la chiusura di Termini Imerese e le sue conseguenze?
Responsabilità zero ed autorità intesa come arbitrio. Ecco l'Italia del tempo presente. Diritti, doveri, forse ci dobbiamo pensare dopo, forse prima serve che le persone possano fare quel che dovrebbero e debbano assumersi la Responsabilità di quel che fanno.
Spread
Adesso che anche i bund tedeschi sono in crisi, per quelli lo Spread con chi lo misureremo?
Kenz dice "Con l'Impero Klingon!"
Giustamente.
Magari qualcuno si renderà conto che il problema è europeo.
Che l'attacco speculativo è all'euro e non al singolo stato canaglia.
E che la soluzione potrebbe anche passare dal rafforzamento dell'Europa in senso economico e politico:
se ci vogliono morti, sopravviviamo.
Se ci vogliono deboli, rafforziamoci.
Se ci vogliono separati, uniamoci.
22 novembre 2011
15 novembre 2011
La Bomba degli Ayatollah: fine del problema Palestinese
Lo so, dovrei occuparmi di Spread e cronache del giorno dopo.
Ma cosa credete che siccome ora abbiamo un governo appena presentabile il peggio sia alle spalle? Forse i peggiori danni sono stati fatti, ma il loro effetto rimane e ce li dobbiamo sciroppare.
Ma cosa credete che siccome ora abbiamo un governo appena presentabile il peggio sia alle spalle? Forse i peggiori danni sono stati fatti, ma il loro effetto rimane e ce li dobbiamo sciroppare.
Invece credo sia di gran lunga più importante occuparsi di possibili cronache del dopobomba.
La Bomba degli Ayatollah.
Premessa: sono contrario ad un attacco preventivo alle installazioni nucleari iraniane.
Per motivi irrazionali.
Dentro di me qualcosa si oppone con tutte le forze.
Nonostante il fatto che io sappia le implicazioni del completamento del programma nucleare iraniano.
L'Orrore.
"Leggere Lolita a Teheran", non un qualsivoglia rapproto di agenzie di intelligence contiene sufficienti informazioni per rendere di probabile realizzazione l'affermazione:
"Se il regime teocratico degli Ayatollah Sciiti otterrà l'arma nucleare la userà contro Israele.
E la Palestina sunnita."
E la Palestina sunnita."
L'Atomica Iraniana è quasi certamente sinonimo di distruzione definitiva della Palestina.
Non solo di Israele.
Non c'è ragione per l'Iran di dotarsi di un arsenale atomico se non per usarlo contro Israele.
Vi sono altri stati islamici di cui si è vociferato che dispongano della Bomba, Arabia Saudita in primis.
Esiste il Pakistan, potenza nucleare.
Nessuno suscita in me più preoccupazioni dell'Iran.
Ripeto: non scrivo queste parole in base a 'rapporti' dell'Intelligence Occidentale o in base al recentissimo rapporto IAEA, sulla carta di estrazione indipendente.
Il problema non è a che punto sia l'Iran, il problema è che l'Iran è guidato da una teocrazia sostenuta da una base di giovani Basiji poveri e fanatici che hanno avuto ragione degli ultimi sommovimenti democratici.
Il problema è che quello che sembra fantascienza, nelle parole di Azar Nafisi, è tragica e quotidiana realtà.
Il problema è che la leadership religiosa sciita non ha gran stima della popolazione palestinese sunnita, sperticandosi in maledizioni contro il Piccolo Satana ed attestati di solidarietà spicciola ma disprezzando in privato gli eretici tanto deboli da non aver saputo schiacciare gli ebrei nel '47.
Il problema è che costoro credono.
Credono che lo sterminio degli ebrei d'israele sia cosa buona e giusta.
E lo dicono in pubblico da tempo.
Anche all'Onu.
D'altro canto Israele ha le sue cento bombe.
Suggerisco vivamente di leggere l'articolo di Wikipedia che ho appena linkato.
Ma, come disse un vecchio generale israeliano, l'arsenale nucleare di Israele è inutile: può essere usato o troppo presto ( quando Israele non è ancora minacciato a morte in maniera palese agli occhi dell'opinione pubblica mondiale ) o troppo tardi, quando, cioè, della Palestina / Israele non siano rimaste che ceneri radioattive e quindi come sterile e sanguinosa ritorsione post mortem.
Concordo con chi è contrario ad attaccare l'Iran, per ragioni evidenti ed ovvie che ritengo inutile spiegare a chi non le colga d'istinto.
Ma segnalo contemporaneamente che se l'Iran raggiunge lo status di potenza nucleare ce ne pentiremo tutti assai amaramente e la questione palestinese sarà risolta dagli Ayatollah in stile Antico Testamento.
PS:
l'immagine rappresenta gli effetti di una detonazione nucleare su Gerusalemme, al netto del fallout, che renderebbe inabitabile anche tutta la Cisgiordania.
Tanto per restare sul concreto.
Non solo di Israele.
Non c'è ragione per l'Iran di dotarsi di un arsenale atomico se non per usarlo contro Israele.
Vi sono altri stati islamici di cui si è vociferato che dispongano della Bomba, Arabia Saudita in primis.
Esiste il Pakistan, potenza nucleare.
Nessuno suscita in me più preoccupazioni dell'Iran.
Ripeto: non scrivo queste parole in base a 'rapporti' dell'Intelligence Occidentale o in base al recentissimo rapporto IAEA, sulla carta di estrazione indipendente.
Il problema non è a che punto sia l'Iran, il problema è che l'Iran è guidato da una teocrazia sostenuta da una base di giovani Basiji poveri e fanatici che hanno avuto ragione degli ultimi sommovimenti democratici.
Il problema è che quello che sembra fantascienza, nelle parole di Azar Nafisi, è tragica e quotidiana realtà.
Il problema è che la leadership religiosa sciita non ha gran stima della popolazione palestinese sunnita, sperticandosi in maledizioni contro il Piccolo Satana ed attestati di solidarietà spicciola ma disprezzando in privato gli eretici tanto deboli da non aver saputo schiacciare gli ebrei nel '47.
Il problema è che costoro credono.
Credono che lo sterminio degli ebrei d'israele sia cosa buona e giusta.
E lo dicono in pubblico da tempo.
Anche all'Onu.
D'altro canto Israele ha le sue cento bombe.
Suggerisco vivamente di leggere l'articolo di Wikipedia che ho appena linkato.
Ma, come disse un vecchio generale israeliano, l'arsenale nucleare di Israele è inutile: può essere usato o troppo presto ( quando Israele non è ancora minacciato a morte in maniera palese agli occhi dell'opinione pubblica mondiale ) o troppo tardi, quando, cioè, della Palestina / Israele non siano rimaste che ceneri radioattive e quindi come sterile e sanguinosa ritorsione post mortem.
Concordo con chi è contrario ad attaccare l'Iran, per ragioni evidenti ed ovvie che ritengo inutile spiegare a chi non le colga d'istinto.
Ma segnalo contemporaneamente che se l'Iran raggiunge lo status di potenza nucleare ce ne pentiremo tutti assai amaramente e la questione palestinese sarà risolta dagli Ayatollah in stile Antico Testamento.
PS:
l'immagine rappresenta gli effetti di una detonazione nucleare su Gerusalemme, al netto del fallout, che renderebbe inabitabile anche tutta la Cisgiordania.
Tanto per restare sul concreto.
12 novembre 2011
11 novembre 2011
il baratro
Il Baratro non è il default.
Quello è una catastrofe.
Una catastrofe fa danni e vittime, ma lascia sempre sopravvissuti.
Il Baratro è la fine della Democrazia.
L'avvento di un feudalesimo bancario.
La BCE al potere significa semplicemente le banche al comando.
Non significa risanamento, crescita, rinnovamento culturale per la costruzione di un'economia sostenibile.
Certo, è necessario prendere atto che anche per il ricco Occidente la pacchia è finita.
Sono necessarie riforme e provvedimenti inizialmente impopolari.
Ma che siano i cittadini a scegliere chi deve condurci nella valle di lacrime.
Soffocato dalle incombenze lavorative, non ho avuto modo di esprimere chiaramente il mio pensiero fino ad ora:
NO assoluto ad un governo con il PDL.
Si vuole fare la transizione? Sia pure se transizione significa legge elettorale da farsi in 3 settimane con annesse misure d'emergenza. Ma poi alle urne.
E questo solo come misura di compromesso estremo.
Io credo che il PD, nella figura di Bersani, possa e debba, finalmente, liberarsi dalle fasce infantili e crescere:
rompa col passato, Bersani:
Faccia Primarie libere e aperte di collegio elettorale per la scelta dei candidati al Parlamento in modo da poter andare al voto anche col porcellum schiantando così, con questa mossa di apertura democratica, le giuste diffidenze della Società Civile, che non sarà migliore del Partito Democratico che critica, ma ha tutto il diritto alla diffidenza.
Basta scilipoti nelle nostre liste.
Perchè se un governo PDPDL tranquillizza i mercati manda in paranoia i cittadini consapevoli che quel governo è strategicamente determinato a fare gli interessi delle banche e non del Paese.
Sacrifici?
Sì, ma decisi da un governo responsabile di fronte ai suoi elettori.
No all'abbraccio mortale del PDL:
diventiamo il PD che saremmo già dovuti essere.
7 novembre 2011
Prossima Fermata: Italia!
Quello che succederà domani ha una sua importanza.
Ma ritengo che abbia maggiore importanza quello che succederà il Giorno Dopo.
Io non credo che sia interesse del Paese arrivare a nuove elezioni dopo un logorante periodo interlocutorio.
In cui, magari, Lega Nord e nucleo duro del PDL possano costruirsi un alibi a cui i sono sicuro che un sacco di gente sarà felice di credere.
No, no: elezioni subito.
E, dato che è impensabile che la Legge Elettorale venga convenientemente modificata per tempo da questo Parlamento, meglio le Elezioni col porcellum, purchè...
Purchè il PD, accogliendo la proposta di Civati, dia un segno concreto e pesante di rinnovamento effettuando delle primarie aperte di collegio per la scelta dei candidati:
La Destra ha imposto il Porcellum?
Il PD restituisca ai cittadini la possibilità di scegliersi i rappresentanti anche al di là della vigente legge elettorale.
Dia concretamente questo segnale da tanti e da troppo tempo atteso.
Primarie di Circoscrizione Elettorale per la scelta dei candidati.
Prima è meglio è.
5 novembre 2011
Rendersi conto, a step.
Mi sto rendendo conto, con crescente imbarazzo e frustrazione, di star vivendo i perniciosi effetti della parte televisiva della mia infanzia.
Uno fa tanto per farsi una cultura musicale, ascolta Radio Tre, se ne sta a guardare l'orizzonte dalla finestra accompagnato da Bach.
Poi, mentre va a gettare l'immondizia, si scopre a canticchiare il motivetto di una pubblicità di Bim Bum Bam.
Esci dal mio corpo, stramaledetta sigla del mulino bianco, voglio far spazio nella mia mente, non dico a Pergolesi, ma almeno ai Gogol Bordello!!!
PS: 19Q4 è di imminente uscita e mi sono appena reso conto di non aver avuto il tempo di prenotarlo...
3 novembre 2011
Debian 6.0.3 su HP Probook 6540b: una recensione
Lo ammetto.
Ho sempre considerato Debian un sistema operativo da cui tenermi religiosamente alla larga. Stabile, leggero, efficiente,ieraticamente arretrato.
Sì, arretrato:
E non funziona questo e non ha ancora quello, ma come, che kernel ha? E come sarebbe a dire che firefox e thunderbird sono ( rimarchiati ) ancora alla versione 3?
Insomma, mi sono sempre detto: è la mamma di ubuntu, massimo rispetto, ma perchè dovrei avere gli stessi software di ubuntu 10.04 a fine 2011?
Però, come dire, dopo il Linux Day in cui ho potuto apprezzare all'opera un Notebook Debian perfettamente configurato mi sono detto che avrei potuto tentare.
In effetti, grazie alla presenza in archivio di un SSD da 64 GB proveniente dalla fallita prima installazione di Ubuntu 11.10 sul PC desktop, ho avuto l'occasione di installare Debian in tutta sicurezza, cioè conservando sul disco tradizionale da 500 GB l'installazione esistente di Ubuntu. "Se non mi piace rimetto il disco originale nel Notebook e non se ne parla più".
Vi anticipo che il disco da 500 GB è, ora, incellofanato nella sua bustina antistatica originale a prendersi un po' di riposo in un cassetto.
Al primo tentativo le cose non sono andate troppo bene.
Imposto l' LVM cifrato in fase di partizionamento del disco, ci mette un'infinità a formattarlo e, al riavvio, con orrore, la bestiolina si pianta praticamente all'istante.
Riprovo senza LVM e questa volta va tutto liscio.
Installo il pacchetto .deb contenente il firmware della scheda wireless che mi è stato segnalato come mancante in fase di installazione, peccato per il bluetooth che non ne vuol proprio sapere di funzionare, ma confesso di aver dedicato alla faccenda tipo 40 secondi, dato che non lo uso l'ho disabilitato da BIOS e la prossima volta si pensa.
All'avvio ho un dilemma: piallare via tutto il software inutile / obsoleto che Debian 6.0.3 porta con se? Mi riferisco a Iceweasel, Epiphany, Rithmbox, Totem, Empathy, Evolution ed Openoffice.
Il guaio è che da synaptic sembra che questa pulizia si porti via i pacchetti fondamentali del desktop di Gnome.
So che sono dei metapacchetti, non indispensabili, ma fa sempre una certa impressione tirarli via.
Ho incrociato le dita e mi sono ritrovato più leggero dopo il riavvio.
Ho scaricato l'ultima libreoffice che è andata al suo posto con un bel dpkg -i *.deb effettutato con utenza root mediante terminale nella cartella in cui avevo scompattato l'archivio scaricato, installato Chrome, sostituito Evolution con Thunderbird 7 ( il che mi ha consentito di importare posta, rubrica, estensioni e settaggi dalla precedente installazione con un banale copia - incolla della cartella /home/angelo/.thunderbird) e ho piazzato VLC come unico lettore multimediale del notebook.
Ho pure installato Firefox 7 per scopi di test e didattici.
Il resto della configurazione qualche problema me l'ha dato.
In particolare Truecrypt.
Di installare si installa facilmente, ( al peggio ricordatevi che potete installarlo 'a mano' copiando le sue sottocartelle in /usr e /bin ) ma il maledetto non ne vuol sapere di funzionare coi permessi di root. Ossia, lo lancio, chiedo di creare una partizione cifrata ( o di montarne una già creata ) ma la password di root non basta. Sono stato costretto ad abilitare il sudo sulla mia utenza normale.
Il guaio più serio, però, è stato far funzionare la stampante: un' HP Laserjet Pro M1212nf. Il problema è nel pacchetto HPLIP che, per motivi misteriosi e non conoscibili alla volgare massa degli utenti finali, richiede, per funzionare, il download di un 'misterioso' plugin. Per ogni versione di hplip esiste una corrispondente versione del plugin.
Il mistero è non tanto nel perchè sia 'scomodo' reperire le varie versioni di hplip, ma sulla quasi impossibilità di reperire il plugin corrispondente.
Per esempio: per installare la stampante sotto Ubuntu è necessario installare ( non dal software center ) la versione 3.11.10 di hplip e sbattersi sul web alla ricerca del corrispondente plugin 3.11.10.
Che NON è scaricato assieme al pacchetto.
Ma chi l'ha progettato il sito http://hplipopensource.com/ , il ministero dell'istruzione?
Vabbè.
Il Peggio è con Debian.
La versione di Hplip presente nei reposytories sarà buona per qualche stampante ad aghi.
L'installazione della 3.11.10 fallisce causa dipendenze non soddisfatte ( ma quali? Gosh, l'installer di HP sembra scritto per windows e non scrive un tubo da nessuna parte ). Così passo un certo tempo a cercare una versione che si installi ( 3.10.6 ) e un certo tempo elevato al cubo a reperire il relativo plugin 3.10.6.
Dopodichè tutto si mette magicamente a funzionare. Che la HP non riesca ad investire 500 Mb di spazio web per conservare le varie versioni di hplip e relativi plugin è praticamente uno scandalo.
Per fortuna il resto è andato via liscio. Skype, pidgin, Eclipse, SDK Android ( questi ultimi due importati anch'essi con un bel copiaincolla dalla home dell'installazione di Ubuntu ), java 7, va tutto a meraviglia.
Nessun problema per vpn ed altre amene utilità di sistema.
Se non che...
Per 3 di numero 3 volte il mio notebook si è spento di botto.
E' roba di kernel, sicuramente, il messaggio sul log è chiaro:
kernel: [ 70.616563] general protection fault: 0000 [#2] SMP
ma, ad ora, non sono ancora riuscito a risolvere ( in verità non sono proprio riuscito ad affrontare per ragioni di tempo ) il problema.
Per il resto una favola:
parte in pochi secondi, i documenti di libreoffice in due secondi netti, il monitor esterno ed il videoproiettore sono stati riconosciuti all'istante ( alla faccia della scheda video radeon 4500 ) e non ho avuto alcuna difficoltà ad impostare il mouse Logitech Performance MX.
Insomma, problema dello spegnimento a parte, sono soddisfattissimo.
E non solo per la velocità del sistema, ma per la sua flessibilità nel venire incontro alle mie necessità lavorative.
Debian è davvero IL sistema operativo universale.
Con pochi sforzi sono riuscito ad installarci su software aggiornato alle ultime versioni.
Devo ancora capire come funzionano i suoi repo del software, evidentemente Debian NON è una Ubuntu spartana e richiede uno studio approfondito delle sue funzioni più avanzate: già mi ci sto divertendo.
Lo consiglierei ad un neofita? E perchè no?
Dopotutto, da qualche parte bisogna pur incominciare.
2 novembre 2011
Linux Day 2011, il punto di svolta?
Ho fatto davvero bene a partecipare ad organizzazione e svolgimento della quinta edizione del Linux Day materano.
L’esperienza, più umana che tecnica, per fortuna, ha consolidato una Comunità sicuramente più efficiente ed efficace di quanto ci si potrebbe aspettare dai meri numeri.
Vediamo un po’.
Per organizzare il Linux Day 2011 ci abbiamo messo 4 riunioni serali.
Abbiamo avuto il contributo di persone non fisicamente presenti.
La Comunità si è sicuramente allargata e sono stati nostri ospiti altri appassionati di Software Libero che ci hanno contattato sul nuovo sito.
Già, il nuovo sito. Grazie ad Antonio Stevecab, che ha fatto gran parte del lavoro, e ad Altrimedia che ha fornito l’hosting, ora abbiamo un sito in wordpress degno del nome che porta: www.materalinux.it.
Veniamo all’analisi dell’evento.
La collaborazione di Sui Generis è stata impeccabile e preziosa.
I seminari sono stati tutti di livello tecnico elevato.
L’affluenza di pubblico, inoltre, è stata superiore alle passate edizioni
Il Gruppo Facebook è tutt’ora attivo.
Insomma, ci sarebbe di che essere soddisfatti se non fosse abbastanza palese l’autoreferenzialità complessiva dell’operazione.
Certo, tra le gentili organizzatrici c’è più di un interesse a migrare a GNU / Linux quanto prima.
Certo, l’interesse della Stampa è stato concreto.
Certo, i nostri ragionamenti sono seguiti da dimostrazioni inoppugnabili.
Ma non è abbastanza.
Francamente, il Linux Day non è abbastanza.
Le Pubbliche Amministrazioni dormono.
Qualche timido segnale viene dalla scuola: infatti, forse, forse forse, qualche vecchio Pentiun II / III ci verrà concesso in pasto per rivitalizzarlo con Puppy o equivalente.
Ma credo sia necessario fare di più.
Per esempio, inizierei da una piccola campagna tra gli associati nel più perfetto stile “Porta un Amico”: ci si vede in bottega una sera con l’Amico ed il suo portatile backuppato e gli si installa su ubuntu con wubi.
Proseguirei con qualche altra scuola.
Andrei avanti con qualche azienda.
Sempre via passaparola.
Soprattutto, mi permetto di insistere, punterei sugli amici di ognuno.
Allarghiamo la base.
C%**o, i repubblicani americani coi tea party si sono ripresi il congresso, noi perchè non organizziamo qualche linuxbruschetta o cose del genere?
Mica tutte le settimane: 1 volta ogni due mesi, massimo 1 volta al mese.
Del resto, come scrivevo prima, qualcuno tentato da GNU / Linux c’è già tra i nostri, approfittiamome!
E, nel momento in cui dovessimo ricevere qualche segnale di attenzione dal Sesto Piano del Palazzo di Città, organizzerei un minievento dedicato e mirato alla Pubblica Amministrazione.
Ah, piccola critica costruttiva per il Linux Day 2012: credo che dovrà essere prodotto un vero e proprio mini corso di linux per neofiti assieme ai seminari tecnici. Questa è stata la mancanza più grave dell’edizione 2011.
Ce l’hanno chiesto in tanti. Rimedieremo.
1 novembre 2011
L'Ora Più Buia
Ho finito di leggere il terzo romanzo di Claudio Vergnani in un giorno di nebbia e fatica.
A malincuore ho portato a termine il compito.
Giunto attorno alla pagina 400 mi sono reso conto che avevo bisogno di determinazione e spazio per fare quello che andava fatto.
Ossia, avevo bisogno di trenta minuti di tempo per completare la lettura di un romanzo la cui lettura non avrei mai voluto terminare.
Perchè mi ha fatto ridere, ridere fino alle lacrime, fino a strapparmi attacchi di tosse notturni.
Perchè mi ha commosso l’intensità della narrazione.
Perchè sapevo ( lo sentivo dentro ) che avrei dovuto dire addio a personaggi amati.
L’ora più buia è un’opera che colloca Vergnani sull’olimpo degli scrittori veri.
Ormai è dimostrato: non si scrivono tre romanzi così per caso.
Uno può capitare, due magari per coincidenza, ma tre no.
Vi risparmio le banalità sulla trama avvincente, sulla lettura d’un fiato, ecc.
Vogli concentrarmi su alcuni spunti precisi che ho trovato nel romanzo:
"La Società può permettersi anche i vampiri, credimi. Si è permessa - e si permette - di peggio" - "Le ingiustizie e la violenza?" - "Quelle ci possono anche stare", riflettei "Se il mondo fa schifo non è a causa delle ingiustizie e della violenza, quelli ci saranno sempre, fanno parte della nostra limitatezza di esseri umani ... ma per via dei buoni e dei giusti che sono stati tanto incapaci di andare oltre il loro ruolo di bravi cittadini soddisfatti di sé",
Ecco, io credo che la trilogia vampiresca di Vergnani non dico sia riassumibile con queste poche parole, ma che sia indirizzata parecchio alla critica di una Società Italiana che vive costantemente sull’Aventino sociale e/o economico e/o culturale.
Lì dove i social network sono strumenti d’azione ( dagli USA di #occupywallstreet alle periferie nordafricane e siriane ) qui sono solo un anestetico e sfogatoio per masse di benpensanti che si illudono di ‘far qualcosa’ cliccando “mi piace” sul web.
A milioni si contano gli appartenenti al partito trasversale del bravo cittadino:
pago le tasse ma non denuncio gli evasori.
Non parcheggio in doppia fila nè guido ubriaco ma tollero questi comportamenti, dando magari la colpa al berlusconismo dilagante.
Faccio la raccolta differenziata ma mi guardo bene dal mandare a fare in culo in pubblico chi butta una carta a terra.
E così via.
Il guaio, quindi, non sono i Vampiri, gli evasori fiscali, i corrotti, i mafiosi, i drogati da grande fratello o portaporta, i minzolinidipendenti, quelli ci sono e ci saranno sempre.
Il guaio, come scrive con disarmante precisione Claudio, sono le Cooperative Sociali, istituite per soccorrere i bisognosi, che sfruttano come vampiri gli operatori che ci lavorano.
Il guaio, tanto per scrivere il terzo punto di questo breve elenco, è il disfacimento di quello che si vuol difendere perchè, mentre si combattono le minacce esterne, nessuno più pensa all’ordinaria manutenzione.
Della cultura prima che delle strade
della solidarietà prima che delle facciate dei palazzi.
Certo, ci sono Amicizia, Amore, Eros e Coraggio tra le pagine di questo romanzo.
Ma non mi sento in grado di parlarne in maniera originale.
E di originale in questo Libro c’è davvero tanto.
Leggetelo e vi renderete conto di quanto sia terribilmente plausibile la descrizione di un’Italia in cui tutti sanno che esistono i Vampiri ma nessuno ne è davvero sconvolto.
Un’epifania di sangue che non cambia la vita di nessuno, neppure ai clandestini disperati che coi più disperati dei vampiri dividono le tenebrose periferie urbane della Padania Leghista.
Se Claudio e Vergy torneranno li accoglierò a braccia aperte.
E, se non torneranno più, li porterò con me per come li ho conosciuti:
due commilitoni, fratelli in armi, incapaci di adattarsi ad una realtà folle.
Pertanto, folli anche loro.
E coraggiosi come l’avvocato Flinch ne “Il Buio Oltre la Siepe”. Se non l’avete letto non potreste capirlo, quindi inutile spiegarlo.
Per tutta questa splendida trilogia ho riso, ho temuto di voltar pagina e ho seguito con apprensione le loro avventure.
Ora siamo all’ultima pagina.
Il libro è chiuso e lo porterò presto a far compagnia ai suoi due predecessori.
In attesa di un nuovo mondo che Claudio Vergnani saprà donarci quando vorrà.
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