Vediamo un po'.
Da dove cominciamo?
Dall'appello di Libertà e Giustizia sull'imprescindibilità di una rinascita dei partiti come mattoni fondamentali di una democrazia compiuta?
O da una discussione che ho avuto qualche tempo fa da un Cliente?
Iniziamo da qui: un caso reale:
piccola azienda efficace ed efficiente con un pugno di dipendenti, tutti tecnici laureati specializzati che potrebbero trovare un altro lavoro anche a Sud del Rubicone ed anche nel 2012.
Lontanissima anni luce dalle soglie di applicazione dell'Articolo 18 in una condizione di flessibilità ideale quasi da manuale del piccolo liberista...
Eppure, il locale boss ha avuto parole di fuoco contro i sindacati rei di impedire i licenziamenti dei fannulloni eccetera eccetera.
Dunque, dicevo tra me, quest'azienda deve triplicare le dimensioni prima di arrivare alle soglie di applicabilità dell'articolo 18.
E allora perchè questa attenzione maniacale a qualcosa di esclusivamente teorico?
Voglio dire: attorno a quel tavolo l'Articolo 18 era concreto come i viaggi nell'iperspazio, ma pareva che da questo feticcio dipendesse il nostro futuro lavorativo.
No, cari miei.
I conti non tornano.
I recenti avvenimenti alla Fiat di Melfi dimostrano come da un lato l'articolo 18 sia l'ultima sottile linea di difesa tra noi e la cinesizzazione dell'Italia auspicata dai marchionne di turno, capaci di sbandierare slogan roboanti sull'efficienza ma ben pochi risultati pratici.
Probabilmente, il titolo di questo sintetico post nasce da una presa di coscienza graduale sull'importanza dei prossimi mesi nella vita democratica di questo Paese.
A me, forse, l'Articolo 18 non servirà mai, ma ho abbandonato da qualche tempo l'idea che l'irrilevanza personale di questo importante strumento mi autorizzi a cessare di lottare per la sua salvaguardia.
Dobbiamo ricordare i recenti dati sui bassissimi salari italiani?
Pensateci: se interessa abolirlo ai vari marchionne &C, a tutti gli altri non può che interessare mantenerlo, no?
Piccola nota a fondo pagina:
ma l'interesse, anche per chi non si troverà MAI ad avere a che fare con l'Articolo 18, per abolirlo, non ricorda tanto tanto da vicino una frasetta impropriamente lasciata nel dimenticatoio?
Che so... Lotta di Classe?
Eppure, il locale boss ha avuto parole di fuoco contro i sindacati rei di impedire i licenziamenti dei fannulloni eccetera eccetera.
Dunque, dicevo tra me, quest'azienda deve triplicare le dimensioni prima di arrivare alle soglie di applicabilità dell'articolo 18.
E allora perchè questa attenzione maniacale a qualcosa di esclusivamente teorico?
Voglio dire: attorno a quel tavolo l'Articolo 18 era concreto come i viaggi nell'iperspazio, ma pareva che da questo feticcio dipendesse il nostro futuro lavorativo.
No, cari miei.
I conti non tornano.
I recenti avvenimenti alla Fiat di Melfi dimostrano come da un lato l'articolo 18 sia l'ultima sottile linea di difesa tra noi e la cinesizzazione dell'Italia auspicata dai marchionne di turno, capaci di sbandierare slogan roboanti sull'efficienza ma ben pochi risultati pratici.
Probabilmente, il titolo di questo sintetico post nasce da una presa di coscienza graduale sull'importanza dei prossimi mesi nella vita democratica di questo Paese.
A me, forse, l'Articolo 18 non servirà mai, ma ho abbandonato da qualche tempo l'idea che l'irrilevanza personale di questo importante strumento mi autorizzi a cessare di lottare per la sua salvaguardia.
Dobbiamo ricordare i recenti dati sui bassissimi salari italiani?
Pensateci: se interessa abolirlo ai vari marchionne &C, a tutti gli altri non può che interessare mantenerlo, no?
Piccola nota a fondo pagina:
ma l'interesse, anche per chi non si troverà MAI ad avere a che fare con l'Articolo 18, per abolirlo, non ricorda tanto tanto da vicino una frasetta impropriamente lasciata nel dimenticatoio?
Che so... Lotta di Classe?