Vent'anni fa stavo festeggiando, un po' in anticipo per motivi logistici, il mio compleanno.
A casa mia, con i ragazzi del Clan e i miei Capi.
Era un luminoso pomeriggio di maggio.
Eravamo in giardino, allegri.
Eravamo giovanissimi, un Clan, la mia famiglia, qualche vicino.
Ad un certo punto mio Padre chiamò in disparte Arco Sicuro, il mio ex Capo Reparto.
Erano le prime notizie sull'attentato a Falcone.
Altri più bravi di me commemoreranno come Dio comanda questo ventennale.
Io lascio qui scritta solo la memoria di quel pomeriggio tra gli alberi, in cui tutto sembrava possibile, a portata di mano.
Entrai in casa.
Cupi, i visi dei due uomini di fronte ad una tv in bianco e nero.
La festa di compleanno si spense.
Ed io diventai maggiorenne dopo poche manciate di ore.
Maggiorenne nell'Italia del tempo presente.
Nell'inverno successivo ricordo, in particolare, una riunione di clan.
In cui la strategia delle bombe mafiose scatenò in me una lunga sequenza di violanza verbale contro le istituzioni ed i partiti politici dell'epoca.
E ricordo che fui così veemente da suscitare qualche reazione non solo nei capi ma anche negli altri ragazzi.
Sono passati vent'anni.
E, nonostante tutto, non so ancora se avessi avuto ragione o torto.
Il ventennale delle morti di quei servitori dello stato, magistrati, scorte, familiari, si somma al trentennale della morte del Generale Dalla Chiesa.
Ero molto piccolo allora e ricordo un altro incupirsi degli adulti, in un altro luminoso pomeriggio di fine estate.
Io ed il mio amichetto passammo il tempo a lamentarci del fatto che avessero sospeso i cartoni animati.
E non solo di questo, quelle morti, ci hanno portato sospensione.
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