Matera è diventata Capitale Europea della Cultura e sento che la cosa mi è praticamente indifferente.
Potete anche risparmiarvi il seguito perchè il succo di questo post è questo.
Se proprio ci tenete, proseguite pure nella lettura.
Io ci ho provato, dopo la Laurea (in Ingegneria al Politecnico di Torino) a vivere a Matera.
Per quasi 10 anni.
Dalla fine del 2012, però, non per mia scelta, lavoro e vivo in un’altra città, un’altra capitale europea della cultura di qualche anno fa.
Ho sostenuto la Candidatura durante la campagna elettorale delle elezioni locali del 2010.
Ho dato il mio contributo nella successiva militanza politica.
Ho pure partecipato alle iniziative legate ad OpenStreetmap.
Ho seguito e partecipato a polemiche, dibattiti, riunioni, iniziative e affini.
Devo confessarmi di non aver mai provato, in vita mia, una serie di sentimenti così contrastanti nei giorni precedenti alla proclamazione della città vincitrice.
Trepidazione, ansia, attesa, speranza, rabbia, indignazione, allegria, malinconia, nostalgia, invidia, tristezza, gioia, sollievo, indifferenza.
Mettete voi in ordine a seconda dei vostri gusti.
Poi, l’evento è passato.
Ed io non sono riuscito a decifrarmi.
A decifrare, ricostruire, inquadrare quello che la festa dell’Ottobre scorso significa e significherà per me e la mia famiglia da oggi in poi.
Ho aspettato che le emozioni decantassero e ho ascoltato me stesso.
Per settimane, quasi un mese.
A risultato raggiunto e bocce ferme la parola d’ordine è inclusione, partecipazione, anzi, vittoria della partecipazione popolare, nessuno si senta escluso, dobbiamo tutti lavorare per Matera2019.
Ecco, io vorrei tanto capire come fare a non sentirmi escluso.
Da dove cominciare.
Come includermi.
E, soprattutto: perchè includermi?
Sul mio bigliettino da visita c’è scritto (al momento) System Manager.
Quanti nuovi System Manager (o progettisti di sistemi fotovoltaici, o spcialisti in sistemi biomedicali o in migrazione al Software Libero) saranno necessari stabilmente a Matera grazie a questa Vittoria?
Non ho dubbi sul fatto che un certo numero di materani otterrà vantaggi duraturi e che un certo numero di giovani e non potrà evitare di seguire il mio cammino.
Questo dovrebbe costringermi a gioire?
E dovrei sentirmi meschino e colpevole se, invece, non provo nessuna gioia a riguardo?
La realtà è che per me e per i gravi problemi che il vivere lontano da Casa comporta, la vittoria di Matera non cambia praticamente niente.
Che ben poco posso fare per contribuire affinchè ci sia spazio ed attenzione anche al di fuori della filiera del turismo.
Che quasi nulla posso fare, in generale, da così lontano.
E che, purtroppo, questo mio sentimento singolare è, quasi certamente, fin troppo plurale per troppi miei simili sparsi per il Mondo.
E alla fine ci sono arrivato, nella lunga sequenza di sentimenti di qualche riga fa, a sedimentarmi su uno in particolare.
Matera2019 forse non ha bisogno di me.
Forse, Matera2019 non vuole quelli come me.
Ma, opo aver ondeggiato paurosamente sull'orlo del baratro della rabbia ed essere, poi, scivolato indietro, per lunghi giorni di travaglio, mi sono ritrovato, oggi, seduto nella prateria dell'indifferenza.
Indifferenza verso l'evento.
Perchè, purtroppo, Matera ha ancora bisogno di me e mi chiama ancora.
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