1 dicembre 2015

La Libreria dell'Arco

Non ho avuto ancora modo di informarmi nei dettagli e non intendo certo farlo via Web, provvederò di persona a suo tempo.
Pare che la Libreria dell'Arco, di cui sono stato Cliente dalla sua nascita al mio forzoso trasferimento a Bologna, rischi di chiudere o di dover traslocare in locali.
Non intendo scrivere, qui, un coccodrillo prematuro nè fare analisi che lasciano il tempo che trovano.
Ne ho già lette fin troppe col risultato di dover ingollare un maalox per difendermi dall'acida ipocrisia di cui trasudano.
Gli italiani leggono sempre meno e non esiste più la mezza stagione.
Ho comprato molti libri dalla Libreria dell'Arco, sin dalla sua apertura nella sua vecchia sede.
Ho passato moltissime ore piacevoli in entrambe le sedi.
Oggi, non più.
I miei libri li compro alla Feltrinelli o alle librerie Coop o, più raramente, su Amazon.
I libri costano e ingombrano, la vita che ci è capitata non è molto compatibile con lo spendere 20 € a settimana e traslocare ogni 2 anni con scatoloni sempre più pesanti di carta e pensieri.
Le cose sono cambiate, è vero.
Gli E-Book, per esempio, ma non è tutto qui: non basta l'avvento dei libri gratis scaricati dal web a giustificare la crisi delle piccole librerie.
E non è nemmeno questa la sede per annoiare i miei pochi lettori con le mie teorie in merito.
Io non faccio il libraio nè lo scrittore, sono un lettore.
La mia libreria preferita della mia città di origine forse trasloca, forse chiude.
Entrando in una libreria provo sempre, assieme a quello che immagno, in maniera perfettamente sessita, provi una ragazza in un negozio di scarpe,  un po' di malinconia se penso a tutti quei libri bellissimi e sconosciuti, che mi piacerebbero tantissimo, ma di cui non scoprirò mai l'esistenza, perchè i libri di fronte a me sono troppi.
Sarò egoista, ma devo confessare che la cosa che mi disturba davvero è nell'essere impossibilitato a comprarli, quei libri che avrebbero garantito alla mia Libreria la possibilità di continuare a venderli.

 E mi dispiace vedere sugli altri gli effetti della mia forzata emigrazione:

Io ero uno che andava a teatro;
Che acquistava riviste;
Che acquistava libri;
Che visitava musei;
Che andava ai concerti.

E ora?

Chi incassa i miei consumi culturali?

Amazon? La Feltrinelli? Le librerie Coop?

Nessuno nella Capitale Europea della Cultura.

La Cultura si mangia, ma non quando è di princisbecco, televisiva ed elettorale.


Nessun commento:

Posta un commento

Che ne dici?