Tra un mese è il mio compleanno, pensavo io.
Ancora 30 giorni.
E, cosa ancora migliore, tra un mese e sei giorni finirà la scuola.
Ah, le vacanze della Seconda Media.
Dal Primo Giugno a metà Settembre.
Giochi all'aperto nella periferia materana, un cantiere eterno di cui non sapevo vedere le brutture ma solo le collinette di terra di risulta da cui lanciarsi in bici, di cui non vedevo i cumuli di rifiuti ma le assi per costruire casette, le cinghie di contenimento dei blocchi di mattoni per farne miccie per i nostri piccoli roghi.
La primavera era esplosa e quelle ultime settimane di scuola erano davvero pesanti.
L'anno successivo saebbero entrati gli scout nella mia vita, ma quella primavera era tutta per la bicicletta, risiko, monopoly ed Uno.
Finchè arrivò una sera di fine aprile ed il telegiornale ci raccontò che anche il nostro mondo era cambiato per sempre
Ecco, io ricordo perfettamente questo video con le esatte parole del conduttore "ondate radioattive provenienti dall'Unione Sovietica"
Ero fresco di shock per la visione di The Day After e mi ero fatto la classica cultura da ragazzino nerd degli anni '80 (versione Sud Italia, però).
Una centrale nucleare in una condizione peggiore della Sindrome Cinese.
Una centrale nucleare in una condizione peggiore della Sindrome Cinese.
La notizia mi raggelò.
Quella stessa notte cominciò l'ansia.
Che cosa sarebbe successo quando la nube radioattiva, la cui avanzata ci veniva comunicata con bollettini di guerra allarmanti ed angoscianti, ci avesse raggiunto?
Il Cancro? La Leucemia? Ma, ancora prima: l'aria sarebbe diventata puzzolente? Amara? Urticante?
La nube arrivò e smettemmo di uscire di casa.
Per andare a scuola ci infilavamo di corsa nelle macchine senza respirare.
E pensare che a scuola ci andavamo a piedi, prima.
Smettemmo di bere latte e di mangiare verdure (hurrà).
Smettemmo di giocare all'aperto, nei campi e nei cantieri.
Ci rifugiammo nelle tavernette, come in inverno, mentre fuori brillava il sole di Maggio e i radionuclidi immaginavo facessero luccicare l'aria di effetto Cherenkov.
Poi, esattamente come il tempo ha abraso i ricordi, anche l'emergenza si diluì nelle ultime giornate di Maggio.
Mi dimenticai del mio compleanno, ma non dimenticai più il volto grave che mi annunciava la morte strisciante che cavalcava le "ondate radioattive".
Mi dimenticai del mio compleanno, ma non dimenticai più il volto grave che mi annunciava la morte strisciante che cavalcava le "ondate radioattive".
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