15 maggio 2020

la solitudine delle parole che curano






E' più di una settimana che cerco di scrivere qualcosa sulla differenza tra una Messa e uno spettacolo cinematografico pur restando del tutto contrario all'apertura precoce delle Chiese (come di ogni altra attività non essenziale che possa essere inutilmente rischiosa per la vita, scout inclusi).
Ma sono stato distratto.
Dall'odio su una vita salvata, poi l'odio su centinaia di migliaia di persone che ti mettono il piatto a tavola, poi l'odio sulla scienza, l'odio sulle biciclette.
Uso la parola odio perchè ritengo che sia la parola, sola, somma di tanti stati concreti delle vite delle persone: ignoranza materiale, paura, privazione di empatia, vedete voi.
Alla fine credo che tutto questo derivi da malattie diverse delle nostre anime, delle nostre coscienze e dei nostri corpi, malattie di cui Covid-19 è solo una manifestazione più estrema.
E allora ho riletto il mio post sulla differenza tra Messa e Cinema e l'ho trovato simmetrico rispetto all'odio.
Senza nemmeno una parola o intenzione di odio dentro.
Ma "senza odio" non basta.
Non mi basta più.
Sento il bisogno di andare avanti, andare oltre.
Nel cuore della pandemia mi piacerebbe che tutto fosse per quanto possibile, Cura.
I vangeli ci dicono che Gesù ha guarito molti malati, ma ci dicono anche che ha curato tutti quelli che ha incontrato.
Ho cancellato il mio post perchè non conteneva nessuna Cura.
Poi, domani me ne dimenticherò, ma oggi ho ben chiara una via di uscita dalla paura, dall'ignoranza, dalla solitudine.
La cura.
E se è impossibile, per me, per come sono fatto, aver cura delle Persone, costandomi molto ogni gesto di attenzione.
Ma può essere che mi riesca di usare poche parole di Cura.
Anch'esse sole, flebili, magari cieche, senza effetto di guarigione.
Ma luminose nella mia notte.

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