5 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte prima )

Gentile Dottor Marchionne, 
le lettere, anche aperte, si sa, iniziano così.
Risparmio ai lettori il riassuntino delle ultime nuove a riguardo.
Prima di avanzare la mia controproposta, tuttavia, mi occorrono dei dati aggiuntivi che, in mesi di dibattito, purtroppo, non sono venuti affatto fuori:
Marchionne, infatti, Lei ci dovrebbe fare la cortesia di spiegarci un mucchio di cose.
Prima di tutto: io mica mi dimentico che la Sua fortunata attività è basata su decenni di elargizioni pubbliche. Lei parte assai avvantaggiato rispetto alla concorrenza: sarebbe cortese ringraziarmi, in quanto elargitore del Suo vantaggio.
Poi, deve spiegare come mai una Punto fatta a Melfi da operai che  paga 1200 € ( e a cui una pizza al pub costa 10 - 15 € ) costa quanto una Polo fatta in Germania da operai che di € ne prendono il doppio ed a cui un pranzo al pub con birrone costa 5 €.
Deve, inoltre spiegare a chi pensa di vendere le FIAT.
Io, di benestanti con una FIAT non ne conosco neppure uno! 
La demolizione del reddito della classe sociale dei principali clienti FIAT da Lei costantemente propugnata ed implementata è un piano suicida neppure troppo originale: succede già in Italia da quasi dieci anni ed è palese l'effetto del crollo del potere d'acquisto delle classi medie sull'economia Nazionale. Ora, Lei punta ad istituzionalizzarlo.
La Sua azione è mirata ad una strategia di breve, brevissimo termine, di profitto immediato a discapito di una catastrofe sociale: se a Torino, nella FIAT, non si può più fare una pipì ogni 4 ore, cosa crede che succederà in Calabria? 
Poi, ci deve spiegare come sia possibile vantarsi un giorno delle vendite di Grande Punto ( costruita a  Melfi ) ed il giorno dopo insultarci tutti sull'inutilità delle fabbriche italiane: a chi crede di averle vendute, le Grande Punto? Ai miliardari svizzeri?
Lei produce in tutto il mondo auto per redditi medio bassi la cui gran parte vende in Italia.
Lei sta distruggendo scientemente ogni possibilità per i Suoi clienti storici di continuare a comprare i Suoi prodotti.
Del resto, è verissimo che Lei può costruire auto ovunque o tentare di farlo senza il supporto morale di metà dei Suoi dipendenti.
E' ancor più vero che i Suoi ex clienti, intendo i precari, i cassintegrati, i disoccupati, gli sfruttati presenti e futuri, possono acquistare automobili dal miglior rapporto qualità prezzo di quelle da Lei vendute.
Non nascondiamoci dietro il dito, Dottor Marchionne:
Lei tenta disperatamente di comprimere dove può i Suoi costi. Ma sappiamo entrambi che penalizzare a riguardo la forza lavoro è un palliativo per le ragioni di cui sopra. Lei paga già pochissimo le Sue maestranze.  E' di infrastrutture decenti che Lei necessita, come il resto del paese. Ma, della cui mancanza, ha maggior responsabilità Lei, come classe dirigente, che le Sue maestranze. Che, magari, hanno una responsabilità diversa, in quanto elettori del Cavaliere o della Lega.
E' vero, siamo arrivati ad un punto critico.
E' vero, produrre in Cina ( o in Bangladesh, magari ) costa meno.
Però, dottor Marchionne, a riguardo io Le faccio due appunti distinti:
Lei può produrre al prezzo che vuole, ma, come già detto, a chi intende vendere?
E' questa la chiave del prossimo decennio: anche in Cina i salari raddoppiano. In Occidente in generale, ma nell'impoverita Italia in particolare, ora il salto logico inizia a diventare piuttosto altino e Lei, Dottor Marchionne, è filosofo. Solo per questo La scuso.
A chi pensate di vendere i vostri prodotti a basso costo?
Anche semplicemente trascurando le problematiche energetico ambientali...
Il mondo è in evoluzione quotidiana e l'equazione "Produco a basso prezzo nel Terzo Mondo per essere concorrenziale in Occidente " è già parzialmente falsa.
Inoltre, Dottor Marchionne, la Sua formazione filosofica ha lo zampino anche in questo:
Vuole imporre alle Sue maestranze i diritti dei cinesi, il salario nostrano ma ne pretende una produttività Tedesca. O Americana. Neppure in questo è chiaro.
Beh, questo si chiama "Botte piena e moglie ubriaca". Come prima, i salti logici nella realtà non funzionano. Certo, Lei può tentare lo stesso approccio del Cavaliere alla Realtà, ma, date le conseguenze, non mi sembra un gran viatico.
Eppure voleva comprare la Opel. Eppure ha comprato la Chrysler...
Non c'è niente di male nel voler aumentare la produttività. Ma, scusi, a Melfi Lei ha già un'elevata produttività specifica. Solo che la produttività complessiva degli stabilimenti Fiat mica è bassa perchè gli operai sono pigri ( ossia godono di diritti novecenteschi ), è bassa perchè Lei non riesce a vendere un sufficiente numero di FIAT da poter mantenere elevata la produzione degli stabilimenti.
Se uno stabilimento è progettato ( e pagato ) per produrre 1000 auto al giorno con 5000 operai ma ne produce 200 al giorno con 1000 operai non è mica colpa di quei mille se la produttività dello stabilimento è del 20%. Anche questa è una cosa che Lei non spiega.
Lei sta tentando di aumentare la produttività dello stabilimento in questione, in pratica, cercando di portarlo dal 20 al 25% a spese dei mille operai...
No, Dottor Marchionne.
Lei si è senz'altro fatto i Suoi calcoli, ma Le manca il punto di vista del resto del mondo.
Quello che Le suggerirebbe un'alleanza e non una guerra permanente con le maestranze.
Lei, purtroppo, rispetto alle sfide del XXI secolo per l'azienda Italia, è dolorosamente antiquato nelle intenzioni e negli strumenti.
Certo, è solo l'ultimo di un lungo coro di capitani di Titanic. Titanicitalia.


SEGUE

2 gennaio 2011

Vivo o Morto, Tom Clancy ritorna, l'America non si sa...

Ok, 
a tempo di record, complice la più classica influenza di Capodanno, ho divorato l'ultimo romanzo di Tom Clancy, Vivo o Morto. Mi prendo la briga di perdere dieci minuti di tempo per parlarne non certo per le sue spettacolari qualità letterarie, ma per nostalgia di un tempo passato e, soprattutto,  per lo smarrimento accompagnato da fiducia e speranza che ho trovato tra le 850 pagine di questa nuova avventura di Jack Ryan.
Iniziamo dal finale, ma tranquilli: niente spoiler. Per quanto il protagonista sia più Jack Ryan Junior che senior, è evidente che il nostro buon vecchio Jack, come si dice, Will came back!
Tom Clancy sembra tornato agli antichi fasti, quindi, se le sue vecchie avventure vi avevano conquistato a suo tempo, probabilmente anche questa vi piacerà.
Cosa mi ha 'colpito' del romanzo?
Beh, il disastro irakeno e quello afgano non potevano che aver duramente segnato e sconvolto il nuovo Omero dell'epica militare USA. Si avverte, tra le righe, quasi la sorpresa per l'accaduto: ma come, non volete i nostri blue jeans?
Contemporaneamente, la fede nell'America, resiste. E Clancy rilancia.
Condanna l'uso della tortura, ovviamente non per motivi umanitari o perchè contraria allo spirito americano. Correttamente, il nostro, fa notare che un agente del controspionaggio competente riesce a strappare più informazioni da un prigioniero mettendolo a suo agio e magari durante una partita di ping pong piuttosto che col water boarding...
Insomma, l'era Bush non è condannata come meriterebbe, ma un certo disagio per come sono state condotte le operazioni si avverte.
Non sono riuscito a capire se nel romanzo l'amministrazione Obama sia condannata o meno, ma non è poi tanto importante. Clancy, per quanto Repubblicano di Ferro, è Americano. 
Lo so, voi mi direte: embè?
No, dico, noi siamo italiani. Per un americano esistono innumerevoli circostanze per cui essere repubblicano o democratico è una cosa completamente irrilevante. Cosa che, da queste parti, non è...
Quindi, alcune tematiche, per Clancy, sono perfettamente bipartisan.
La cosa che mi è piaciuta, in fondo, è il sottofondo di speranza per l'America e l'Occidente che ne vien fuori: "Ok, ci siamo comportati da stronzi per lustri, ultimamente ci siamo fatti trovare coi calzoni calati, ma non è detta l'ultima".
Che dire, anche Ubuntu ( in una fantomatica versione 1.3, ci vedo lo zampino della traduzione... ) fa la sua parte per combattere i cattivi...
Ah, piccola nota su cui farei riflettere un sacco di benpensanti:
Clancy non ha mai espresso grande stima per le forze armate del Bel Paese.
In questo romanzo, invece, si lancia in un'inaspettata lode dell'efficienza e dell'efficacia dei nostri servizi segreti...
Cosa sa lui che noi non sappiamo?


30 dicembre 2010

appendice 2010

Beh, il 2010 sta finendo e mi sembra giusto dedicare un post ad un anno importante colmo di soddisfazioni di ogni genere eccetto quelle economiche, ovviamente.
Iniziamo con un po’ di numeri:
Secondo Anobii, recentemente ripristinata a pieno regime, nel 2010 ho letto la bellezza di 56 libri per un totale di 23699 pagine, che fanno una media di 65 pagine al giorno. Mi ci ritrovo, dato che, quando leggo, leggo velocemente.
Questo è anche l’anno a cui posso associare il numero 11: il numero delle persone che ho direttamente aiutato a liberarsi dalla schiavitù di Windows per passare a GNU / Linux.
E’ stato l’anno delle Elezioni Comunali, a cui posso associare le 153 Persone che mi hanno dato fiducia e a cui sono contento di aver già potuto dimostrare la coerenza tra quanto raccontato in Campagna Elettorale e quanto, per quel che si può, si sta continuando a costruire.
Questa è stata una specie di svolta soprattutto per la gran quantità di persone nuove, diverse e differenti con cui sono entrato in contatto. 
La cosa che mi intriga è la complessita che è dietro la Politica, una complessità di cui non è assolutamente di moda tener conto, dato che questo Paese, ormai, cerca soluzioni facili che vengano incontro alle sue capacità mentali medie...
E’ stato, anche, l’anno in cui ho dovuto abbandonare il Servizio attivo in AGESCI e la congiuntura non fa ben sperare sulla brevità di questa interruzione.
E’ stato anche l’anno del disincanto, non tanto su quello che è possibile fare con le proprie forze, ma su quanto sia difficile collaborare per uno scopo comune. 
Nella media, si oscilla tra il fallimento e gli insulti.
Materalinux ed Agesci a parte, ovviamente, dove certi problemi non si sono mai presentati...
La cartina di tornasole secondo cui è possibile fare le cose in un certo modo: per molti, ma non per tutti.
Francamente, quindi, per il 2011 ho come unico proposti di tenermi lontano da quello che è diventato il nuovo sport nazionale: 
Prevalere nel conflitto verbale a sicuro discapito della risoluzione del problema in questione.
Preferisco vivere...
Di altri buoni propositi ne faccio volentieri a meno.
Non mi sento di progettare un percorso dato che mi sento come quando attraverso un torrente saltando sui sassi: l’importante è saltarli tutti di corsa e non fermarsi mai: questo sì che implicherebbe cadere, senz’altro, in acqua.
Quindi, affronterò l’incognita 2011 a cuor leggero e sorriso sulle labbra, senza grandi prospettive ma senza neppure ansia e paura.

Non è poco.

28 dicembre 2010

Farewell, Dylan Dog, l'incubo italiano ti ha sopraffatto.

Sono quasi 25 anni e 291 numeri che, fedele, leggo le tue avventure di sogni, incubi e cellulosa.
Non ho comprato il numero in edicola il mese scorso che sta per essere soppiantato dal nuovo.
Vecchio amico mio, come per molte cose che avevo saputo eterne, nella Vita, è arrivato il giorno di scoprire che non ho più spazio per te.
Letteralmente, intendo.
Non ho più spazio per te come non è rimasto spazio, nel tempo, per Martin Mystére e Nathan Never.
Per spazio intendo quello fisico. Non ho più posto per te nella mia vita fisica.
La vita digitale non trascende dalla realtà, purtroppo.
Costi ed occupi spazio.
Certo, se il tuo editore offrisse un abbonamento alle tue avventure in formato epub e prezzo ridotto rispetto a quello di copertina, probabilmente, per puro autocompiacimento affettivo, lo sottoscriverei.
Ma non è solo questo il punto.
Il problema, caro Dylan, è anche il tempo.
Perchè è capitato fin troppo spesso di leggermi anche tre albi di seguito delle tue avventure, quando ho trovato il tempo per farlo.
E sai perchè non trovo il tempo?
Perchè, caro Dylan, sangue a parte, la stupida follia dell'ipocrisia egoista e dell'egoismo ipocrita che combatti attraverso i mostri e gli incubi sono diventati la quotidianità di questa vita in questo Bel Paese.
Abusi, violenza, sfruttamento, fine delle speranze, tradimento, non ho più voglia di leggerli trasfigurati in vampiri e mostriciattoli tra le tue note di carta, sono fin troppo occupato a scansarle nel quotidiano. 
Insomma, Dylan, non credo che tu stia cambiando in peggio, è la realtà a farlo per te.
Sarà anche per questo che riesco ancora a trovare spazio e tempo per Julia, le cui narrazioni si intrecciano sugli stessi temi ma su un piano meno irritante ai miei occhi. La Julia è assai più vera di te. Se da ragazzino ti potevo anche invidiare le tue conquiste mensili, da adulto ho trovato in questa tua capacità una debolezza di fondo che Julia non mostra affatto. Le tue conquiste, caro Dylan, sono la più berlusconiana delle tue peculiarità. Credi di amarle tutte. Lo so. E' scritto ovunque nelle tue biografie.
Credi, appunto.
La debolezza strutturale del tuo personaggio è nella contraddizione tra questo atteggiamento diffuso tra molti dei miei compatrioti contemporanei e nelle tue azioni di Cavaliere Senza Macchia.
Ti manca un pezzo, Dylan: i tuoi mostri, affrontati da solo, non sono più credibili per me.
Questa tua piccola ipocrisia nascosta ti rende umano, Dylan. Ma Julia è più umana di te, anche nei suoi incubi ( che, francamente, sono la cosa che mi convince meno delle sue avventure ) ma, soprattutto, nei suoi affetti.
Certo, anche lei ha i suoi difetti: un coraggio eccessivo, sovrumano, che si spiega con un inumana ( da supereroe ) separazione delle emozioni. Lei è coraggiosa, tanto da travalicare , in certe circostanze, nella patologica assenza di paura, per poi ripiombare nella normalità degli incubi. Tu, invece, sei più uniforme nei sentimenti.
Peccato, Dylan. Mi piacerebbe davvero continuare a seguirti e magari lo farò ogni tanto, al mare magari.
Arrivederci, Dylan, ma non riesco più a ridere di Groucho.
E mi spanciavo dalle risa con il mio vicino di casa e di cuore, vent'anni fa.
Andiamo avanti.

27 dicembre 2010

E-book reader, Sì, grazie...

Quest'anno, Babbo Natale mi ha consegnato un Sony PRS-650.
Cos'è?
Un E-book reader, l'ultima frontiera del lettore ossessivo compulsivo.
Iniziamo con una minirecensione e poi proseguiamo.
E' un oggettino carino carino, amaranto, che, con custodia, è poco più piccolo di una confezione di DVD.
La custodia, di per se, è un oggetto notevole. Protegge il lettore ed integra una minilampada da lettura. Già, perchè questo tipo di e-book reader non è dotato di un display retroilluminato, tipo LCD. Ma di un display ad inchiostro elettronico. Questo implica due fatti: 
è perfettamente leggibile come un libro senza affaticare la vista,
in mancanza di luce è perfettamente illegibile come un libro di carta.
Personalmente, ho bisogno degli occhiali per lavorare al computer, mentre non ne ho bisogno per leggere libri nè il PRS-650.
Il Lettore dispone di porta usb non standard ( ma è compatibile con quella Nokia ), pulsante di reset, cuffia, volume, Stilo, accensione e due slot per memorie di massa ( Secure digital e memory stick ).
Sul frontale ci sono i tasti di controllo per cambio pagina, menu, zoom ed opzioni.
Il software di gestione a corredo non mi è sembrato particolarmente brillante, meglio affidarsi ad ubuntu 10.10 ( che lo riconosce perfettamente ) e Calibre.
Tuttavia, ad essere sinceri, basta fare copia incolla del file dell'ebook e si è pronti a leggere.
I 2 GB di memoria integrata sono più che sufficienti. Aggiungere altri libri sulle memorie esterne può anche essere utile, io, però, mi sono trovato a dover gestire fin troppi titoli ed ho preferito, dopo gli smanettamenti iniziali, usare solo la memoria integrata con una quindicina di libri, diventa complicato gestire decina di GB di testi...
Ho provato il lettore con vari formati: il migliore resta l'epub ( che è possibile creare in proprio a partire da .doc, .txt, .rtf con Openoffice e relativa estensione o mediante calibre che converte anche i pdf ). Con l'epub i caratteri restano nitidi e lo zoom è scalabile a piacere. Anche gli altri formati vanno bene, ma, ad esempio, i pdf potrebbero portare a qualche incertezza in certe pagine.
Il cambio delle pagine è veloce, si ha un fastidioso effetto di sfarfallio in transizione, ma ci si abitua in fretta.
L'aggeggio è anche un lettore musicale, ma non ho provato questa funzione.
L'ho usato come lettore di libri e basta.
E, come lettore di libri, funziona benissimo.
Con un minimo di pratica, questo lettore da le stesse sensazioni di lettura di un libro cartaceo.
La batteria dura parecchio, intendo almeno un paio di settimane di uso intensivo.
Insomma, sono pienamente soddisfatto dell'acquisto!
E questa è la parte facile!
Passiamo ora a dare una risposta ad una domanda banale: 
"Che cosa ci fai con un e-book reader?"
Leggo dei libri, certo, ma quali?
Inoltre: un ebook reader sostituisce il libro tradizionale?
Calma e gesso, andiamo con ordine.
Dispongo da anni, eredità dei tempi del Politecnico, di una discreta collezione di ebook ed altri ne ho aggiunti soprattutto grazie alla sana abitudine di alcuni editori stranieri che includono da tempo la versione digitale assieme a quella cartacea dei loro manualoni.
L'e-book reader sostituisce il libro cartaceo?
Assolutamente NO.
L'e-book reader è uno strumento tecnologico che mi permette di aumentare la mia capacità di lettura.
Credo che mi spiegherò meglio facendo degli esempi.
Consideriamo la "letteratura da treno" tanto vituperata dal Prof. di greco de "I ragazzi della III C ". E' vero, lo confesso: mi piace leggere, forse più del dovuto, romanzetti gialli, fantascientifici e technothriller di non alta qualità letteraria.
Ecco, questo genere di libri sarei dispostissimo ad acquistarli esclusivamente in formato elettronico per risparmiare spazio.
Infatti, i libri, io, dico, praticamente non so più dove metterli e non sono manco al mezzo del cammin di nostra vita, secondo i parametri del 2010...
Ovviamente, ad una condizione ben precisa: che costino al  massimo il 40% dell'edizione cartacea.
Sempre per esempio: un bel romanzone di fantascienza, che so: "Limit" di Frank Schatzing., mi andrebbe di leggerlo. Ma è un malloppone di quasi mille pagine. I miei spazi sono preziosi e, con tutto il rispetto per l'autore, non credo che valga la pena conservarselo per i posteri in maniera fisica. Per non parlare della fruibilità: un tomo così grosso non posso di certo portarmelo appresso in giro e leggiucchiarlo nei tempo morti.
Già, perchè un e-book reader consente una cosa bellissima: di leggere facendo finta di lavorare o facendo finta di prendere appunti. Congressi noiosi, conferenze a cui non puoi mancare, riunioni pallose, attese di fronte alla barra di installazione di un programma di windows... Tutte cose che sarebbe poco elegante affrontare con un tascabile in mostra diventano accettabili se affrontate con uno strumento tecnologico aperto sulle gambe...
Quindi: prima categoria di e-book: romanzetti che, letti una volta con piacere, non li rileggerete più.
Tuttavia, non è questo il solo motivo od utilizzo: c'è tutto il ramo della manualistica professionale di cui auspico venga presto importata la sana abitudine statunitense di includerne nel prezzo il pdf scaricabile dal sito dell'editore. Beh, un manuale da 1500 pagine è sicuramente più fruibile nella versione cartacea: puoi prenderci appunti, bestemmiarci e versarci sopra la cocacola. Sfortunatamente, è anche poco pratico da portarti appresso da un cliente o comunque al lavoro. Un manuale, pertanto, lo studi in forma cartacea e lo porti con te come ebook...
Ultimo esempio: consideriamo, invece, un libro che non acquisterei mai in solo formato elettronico: "Lepanto", di Alessandro Barbero. E' un saggio sulla battaglia omonima che non vedo l'ora di leggere. E rileggere. E conservare.
Ma, anche questo è un bel librone impossibile da portarsi appresso ( credo sia più spesso di Limit ) ma che ritengo valga, oltre al denaro, anche il privilegio di un posto in prima fila nella mia libreria assieme agli altri testi di Barbero.
Se questo libro fosse venduto come auspico, ossia in Cartaceo con possibilità di scaricare il relativo pdf anche protetto da DRM, ne avrei un gran vantaggio: il piacere feticista dell'edizione cartacea, la comodità pratica di poterlo leggere ovunque senza slogarmi i polsi o correre il concreto rischio di rompermi il naso dato che amo leggere fino alla sonnolenza, la sera e quando il tomo mi sfugge e mi cade in faccia... son dolori direttamente proporzionali alle dimensioni... Che contano!!!
Ok, battute a parte: come vedo io l'alba dell'editoria digitale.
Ci vorrebbe una serie di topics ad hoc e mi sono già dilungato troppo.
Se gli editori imiteranno i discografici prevedo una banale esplosione della pirateria libraria. Un libro in epub, pesa, inoltre, come mezzo mp3 ad essere generosi... La pirateria libraria non avrebbe neppure bisogno del file sharing su P2P per affermarsi...
Se gli editori affronteranno il mercato elettronico con spirito diverso, prevedo una marea di opportunità per editori, scrittori, librai ( già, non dimentichiamo i librai che saranno le prime vittime se gli editori decideranno un approccio egoistico ) e lettori.
Ecco perchè auspico che il mercato si diriga su una piattaforma di offerta plurima per un prezzo unico: non si azzardi nessuno a tentare di farmi pagare due volte lo stesso libro, non starei al gioco: il libro non è un prodotto.
Mi piacerebbe, pertanto, che il mercato si organizzi quanto prima per offrirmi contemporaneamente la versione cartacea, quella elettronica ed anche quella audio dei miei beneamati libru.
E, ovviamente, relative permutazioni scalabili. Esce il romanzone di Grisham a 25€? Certo, se contiene libro, pdf ed mp3 audio scaricabili ed anche protetti. Lo vuoi senza? Ok, sono 20 €. Vuoi solo l'audio? 10 €. Solo il PDF dopo 1 anno dalla prima uscita? Sono 5 €...
In sostanza, un e-book reader in un contesto di mercato aperto, non sostituisce affatto il libro cartaceo: lo affianca e lo completa.
Peccato, siamo in Italia, nel peggiore dei mondi possibili...

18 dicembre 2010

Ha preferenze tra cianuro e colpo alla tempia?


Non so perchè, ma invece di progettare ed attuare una linea, ultimamente sembra che nel PD, se ci va bene, ci venga chiesto cosa preferiamo.
Tra opzioni al ribasso.
Preferite Vendola o Di Pietro?
Preferite Di Pietro o Casini?
Preferite Casini o Rutelli?
Che ne dite se facciamo mannaggia al diavoletto con la Binetti?
E se per sconfiggere Berlusconi andassimo a braccetto pure con Fini ( quello della Legge Bossi Fini e ho detto tutto )?
Ora, non è questo uno dei famosi blog dei maggiorenti del Partito, però mi posso anche permettere di affermare che uno sta nel PD perché preferirebbe che fosse il suo leader a proporre un percorso di riforme di Sinistra tra diritti e pensiero sociale cattolico ( dato che il PD ha in se una componente geneticamente cattolica che è da valorizzarsi al massimo soprattutto nei riguardi delle forze reazionarie annidate nelle Gerarchie Ecclesiastiche tutt'ora pervicacemente allineate a sostegno di politici anticattolici nel merito ).
Io preferirei che fosse il mio segretario a proporre strategie di rottura col passato in modo da costruire anche alleanze elettorali, ma soprattutto una proposta del PD unitaria e soprattutto condivisa a tutti i livelli.
Se proprio non è possibile, ma davvero, solo allora, magari, forse, possiamo pure accettare che l'uomo di rottura sia un altro esterno al Partito.
Ma che sia un qualcuno di cui non doversi vergognare a priori.
Con il terzo polo, ente astratto di cui di concreto esiste solo la definizione, senza peso politico se non funzionale a votare contro Bondi, dato che contro The big B. o per un governicchio è insufficiente, possiamo solo accidentalmente convergere localmente in sede di voto parlamentare.
Ogni altro rapporto è peggio di un errore: è un suicidio.
Quindi: Primarie per i candidati e alleanza organica con Vendola e Di Pietro ( ma per carità, mandiamogli un commissario politico a vagliare i candidati, prima  e poi facciamogli vagliare pure i nostri...).
Possibilmente domani, dato che per ieri siamo in ritardo.

17 dicembre 2010

Ue', Jack, da quanto tempo!

Settembre non è il mese ideale per gli adolescenti che detestano la scuola. Ovviamente.
Tuttavia, io avevo vari antidoti alla depressione prescolastica. Uno di questi era la quasi puntuale uscita dell'annuale romanzone di Tom Clancy.
Ho scoperto Tom Clancy all'uscita di "Uragano Rosso" durante le vacanze di Natale del 1986. Beh, ricordo distintamente che dopo uno dei megacenoni natalizi feci indigestione e passai una notte intera tra la tazza del cesso e le pagine del romanzone. Da allora è stato amore. Un amore nato sul cesso: non attribuisco alcuna velleità letteraria al buon Tom, ma qualche capacità tecnica sì ed anche parecchia capacità di analisi e previsione ( si veda il terrificantemente preveggente finale di "Debito d'Onore" ). 
Credo di aver letto tutti i suoi libri, eccetto quelli a suo nome ma scritti da altri.
Il personaggio cardine di gran parte dei suoi romanzi è Jack Ryan.
La versione repubblicana del principe azzurro.
Non somiglia affatto a 007 o alle reincarnazioni cinematografiche di caccia a ottobre rosso e successivi. E' un brav'uomo, padre di famiglia, gran lavoratore, che combatte i cattivi per lo più leggendo libri ( anch'io, anch'io!!! ), rapporti ed analizzando i dati. La sua carriera? Ex marine, ex broker, se ne stava tranquillo a fare l'insegnante di Storia  finché la Storia è entrata nella sua vita. Così, scalerà gradino dopo gradino i vertici della CIA più con bloc notes e matita che con Beretta silenziata fino a diventare Segretario alla Difesa e Presidente degli USA.
Un po' come Putin.
Quando, nella vetrina su Piazza Vittorio Veneto della Gloriosa Libreria Cifarelli, compariva la copertina del suo romanzone, per me era festa.
Iniziavo a leggerlo appena entrato nell'autobus numero 6 per tornare a casa.
E andavo avanti per un paio di giorni di fila.
Poi, dopo l'ultima pagina, piccolo picco di depressione.
Jack Ryan, dopo essere diventato presidente degli USA, vinto un paio di guerre e portato la pace ai nostri giorni, per quasi dieci anni è scomparso.
Vi dirò: il ragazzino fan suo o del Colonnello Generale Alekseyev o del Tenente Edwards un po' i gusti li ha cambiati.
E non ha mica tanto creduto alla favola degli americani buoni ( mentre ha sempre saputo che sovietici, nazisti, fascisti, guardie rosse e pasdaran sono sicuramente tanto cattivi ). Quindi, dell'esilio dalle librerie di Tom Clancy non si è mai troppo rammaricato.
Oggi, però, il ragazzino torna ad esultare, perché Tom Clancy ha fatto tornare Jack Ryan in azione con "Vivo o Morto".
Non ho grandi speranze di ritrovare un capolavoro.
Ma almeno un saluto, ad un vecchio amico che mi ha accompagnato per migliaia di pagine, glie lo devo.




15 dicembre 2010

Kubuntu 10.10 e Dell Mini 9: prestazioni nuove di zecca!!

Beh, tanto per cambiare ora parliamo un po' di Kubuntu.
Il fratellino povero di Ubuntu. Povero perchè non sempre all'altezza della cura con cui è confezionato il fratello maggiore. 
Ho amato KDE. E' stato il primo Desktop Enviroment con cui sono riuscito a rimpiazzare Window$ su un PC, con una gloriosa Fedora 3. Poi, soprattutto con la versione 4, mi è riuscito difficile stargli dietro.
Ma, si sa, il primo amore...
Così, complici alcune deficienze che ho riscontrato in Lubuntu 10.10 ( la gestione delle condivisioni di rete ) e l'incertezza che avvolge la prossima release di ubuntu ( mi riferisco al nuovo server grafico e soprattutto all'abbandono de facto di gnome in favore di unity ) mi sono detto: proviamo Kubuntu sul netbook, poi, formattare per formattare se non va ci metto pochissimo a tornare indietro.
Il mio fido Dell Mini 9, ormai, ha due anni di duro lavoro in assoluta mobilità sulle spalle, mi segue come al solito in questa nuova avventura.
L'installazione è, come al solito, semplice ed immediata: basta selezionare la lingua e proseguire spediti con un pugno di click: il partizionamento è automatico, dato che non vi sono altri sistemi operativi sul netbook. Kubuntu si occupa anche di scaricare codec e drivers proprietari per il supporto flash ed mp3. Kubuntu è sicuramente più pesante di Lubuntu, ma è anche assai più completo. Insomma, KDE4 inizia ad essere maturo e a superare i problemi di dentizione.
All'avvio ho impiegato un attimo ad ambientarmi e ad eliminare l'interfaccia netbook in favore di quella classica kde: Impostazioni di Sistema -> Spazio di Lavoro -> Tipo di spazio di lavoro: Desktop invece di ultraportatile. 'sta mania di inventarsi interfaccie dedicate ai netbook è particolarmente frustrante e la trovo insensata letteralmente: un conto sono i tablet o i dispositivi touch, un altro dei computers con schermo piccolo dotati come dispositivi di input di mouse e tastiera: se proprio si vuole massimizzare ed ottimizzare lo spazio di lavoro sarebbe meglio dedicarsi alla possibilità di ridurre o far scomparire le barre dei menu e degli strumenti: cosa più semplice a farsi in KDE ( e Lubuntu ) che in Ubuntu: in quest'ultimo caso, infatti, l'altezza della barra del pannello non scende sotto i 21 pixel, mentre in KDE basta cliccare col tasto destro sulla barra del menu -> opzioni pannello -> impostazioni del pannello per ridurre l'altezza a dimensioni accettabili o fare praticamente tutto quello che vi pare.
Del mini 9 Kubuntu ha riconosciuto tutto out of the box, dal wireless al mouse bluetooth al modem 3g huawei E1692. Funzionano anche un minimo di effetti grafici. Non ho avuto problemi con VPN ed anche il gestore software di KDE sembra parecchio migliorato, anche se non è all'altezza dell'ubuntu software center, soprattutto per la velocità. I softwares KDE sono pienamente all'altezza delle controparti gnome, ho solo installato chromium come browser, per il resto mi tengo il generoso pacchetto di programmi installati di default.
Concludendo, KDE 4, una volta configurato, ha ridato smalto al mio Netbook consentendomi nuovamente di sfogliare le cartelle di rete. Francamente, suggerirei a Canonical di concentrarsi più su questi "dettagli" che sulle interfaccie grafiche: sono riuscito a far passare ad ubuntu un bel po' di felici utenti, sarebbe seccante che la ubuntu 11.04 fosse rigettata dagli utenti che non hanno voglia di rivoluzioni ma di lavorare, navigare ed ascoltare musica in semplicità, sicurezza e libertà.
Contribuiamo a risolvere i bug di Samba ed amenità simili, poi, a forkare gnome shell con un'interfaccia Unity ( ad oggi inutilizzabile, temo ) o a riempire gli schermi di pulsanti traslucidi c'è sempre tempo!

PS: qualche giorno fa ho installato Ubuntu 10.10 sul fido HP Probook 6540b, tanto per non lasciarlo solo con Windows 7 pro. Inutile farci un post: installazione liscia e rapidissima, data la potenza disponibile. Anche qui tutto riconosciuto out of the box, webcam inclusa...

14 dicembre 2010

Elhdy Seyou Gadiaga

Per quel che mi riguarda, la notizia del giorno è questa. 36 anni,da 15 in Italia, mio coetaneo, malato di asma ed abbandonato al freddo per due giorni. Il reato per cui i carabinieri lo hanno diligentemente arrestato? Permesso di soggiorno scaduto... Morto perchè clandestino. Ecco, è questa la notizia di oggi. 
Ieri, discutendo col buon dottore a spizzichi e bocconi tra un impegno lavorativo e l'altro mi è venuto da pensare all'efficacia e l'efficienza delle cose che riusciamo a fare nella nostra Vita. In particolare, mi riferisco al post di qualche giorno fa sulla settimana del Volontariato.
Il succo è: i ragazzi del Clan che hanno partecipato alla Colletta Alimentare, secondo me sono stati assai più efficaci di tanti altri che si riempiono la bocca di parole, che consumano CO2 imbrattando il web di geniali progetti tutti uguali mentre il mondo affonda, mentre il Prossimo Nostro affoga nel gelo dell'Inverno.
L'amarezza di aver assistito all'ennesima atrocità di questo paese che affonda è stemperata dalla coscienza che ci sono ancora persone che fanno le cose invece di parlarne e basta. Ma è acuita dalla coscienza di non poter più fare le stesse cose di prima. 
Quindi, a tutti quelli  che mettono a disposizione se stessi per gli altri posso solo raccontare la mia esperienza di queste settimane: per quanto le attività in cui sono impegnato siano potenzialmente foriere di benefici concreti per persone che neppure conosco, devo confessarvi che mi manca la certezza di aver messo un mattoncino al posto giusto, piccolo ma indiscutibilmente concreto.
Chi ha la fortuna di poter Servire, si ricordi che gli è data una preziosa opportunità che potrebbe non essere per sempre.
Per quel che mi riguarda, quindi, la notizia di oggi è questa. 
La notizia di una morte atroce ed assurda, in un paese che nemmeno si rende più conto di essere anch'esso morto.
Quindi, Elhdy Seyou Gadiaga, perdonami perchè tra un mese ti avrò scordato, ma non credo che ti dimenticherò, come non ho dimenticato chi ho dovuto lasciare per intraprendere nuove Strade che spero mi riconducano presto a Casa. 
Purtroppo, per te, come per troppi altri, nulla ha potuto il mio buon cuore, di gran lunga soffocato dalla mia pigrizia, ignavia ed accidia.
Forse, la tua morte, la tua uccisione ad opera di questo Stato, è più colpa mia che della legge Bossi FINI, del Ministro Maroni, fino all'ultimo elettore del PDL o all'ultimo sabotatore del PD.
Perchè molto di più avrei potuto fare invece di allontanarmi da quello che voglio e quello che devo.
Scusaci, non posso offrirti altro.

13 dicembre 2010

Wikileaks ed il diabete

La Danimarca, si sa, è una di quelle belle nazioni nordiche che tanto piacciono allo scrivente.
In quel di Danimarca, tra l'altro, c'è una ditta farmaceutica che produce insulina. Immagino che anche lì vi sia l'equivalente nostrano della vigilanzalazzazzera o cose così. Me li vedo già: magari un anziano Danese allampanato e tranquillo, che si porta appresso un novellino incazzoso a fare il giro della fabbrica più che altro per controllare che tutte le luci siano spente. Poi inseriscono l'allarme e partono per altri lidi salutando con una battuta sul tempo il custode che guarda la TV nella guardiola assediata dalla neve. 
Questo fino a qualche giorno fa.
Già, perchè ora le cose sono senz'altro diverse.
Wikileaks ha pubblicato, giorni fa, un elenco di siti ed aziende che il governo degli Stati Uniti considera vitali per la propria sicurezza. A parte il petrolio e le infrastrutture energetiche e le ovvie fabbriche di armi, mi ha colpito la presenza di un bel mucchio di siti assolutamente irrilevanti da un punto di vista militare, come, appunto, una fabbrica di Insulina in Danimarca.
Penso a come mi sarei sentito io se Assange avesse messo a rischio l'azienda per cui lavoro allo stesso modo. Noi possiamo divertirci ed ironizzare, strepitare sulla libertà di informazione, ma ora, mentre leggete, ci sono un bel po' di persone, in Danimarca, che non sono più tanto sicure di uscire di casa per andare al lavoro.
E, magari, i tizi della vigilanzalazzazzera di cui sopra, non avranno più tanta voglia di scherzare col custode, che forse si è licenziato per la paura. Per non parlare di un dipendente a caso che magari passa la vita a cercare di migliorare quella di tanti malati di diabete ed è appena stato segnalato ad Al-Qaeda come bersaglio primario...
Non credo che il mondo stia meglio dopo quest'ultima 'rivelazione'. Ma già, il Mondo ha avuto a sua disposizione ben altre e migliori Novelle e non pare che ne abbia saputo approfittare più di tanto.
Sarà che sono (troppo ) poco informato, ma, ad oggi, non ho avuto nessuna 'notizia' da wikileaks. Lasciamo  perdere le facili ironie su quello che pensa il Dipartimento di Stato USA sul papy nazionale, qui mi riferisco al resto del mondo: ma che non lo sapevamo degli orrori di Iraq ed Afghanistan?
E poi tutta questa unilateralità nei confronti degli USA che, comunque, sono una nazione che i propri documenti, poi, li pubblica. Cavolo sarei curioso di sapere cosa c'è negli archivi italiani o cinesi o russi, quello si. Ma di sapere che la Guerra è merda non avevo bisogno di farmelo ripetere da Assange. Alle teorie dei complotti credo picc e nudd, ma, a giudicare un po' al di sopra del contenuto medio dei tiggì italici, Wikileaks, ad ora, come sottotitolo pare avere: " Abbasso Obama " per gli effetti che sta avendo... Di contro, non mi sento di un milligrammo più libero ora che un bel po' di cattivi soggetti hanno tra le mani una lista di obiettivi ( e non tutti producono radar o missili ) graziosamente precompilata associata ai nomi dei tanti poveri cristi, informatori e fonti varie dell'intelligence occidentale sparsi per il mondo a cui sarà comodo andare a tagliare la gola da qui all'eternità. Ci sono cose che non si hanno da sapere, almeno finchè ciò implica la morte possibile, probabile o certa per la gente comune che esce di casa al mattino per lo stipendio.

PS: le accusa ad Assange sono così ridicole, ma così ridicole che rischia di morire dal ridere...