28 dicembre 2010

Farewell, Dylan Dog, l'incubo italiano ti ha sopraffatto.

Sono quasi 25 anni e 291 numeri che, fedele, leggo le tue avventure di sogni, incubi e cellulosa.
Non ho comprato il numero in edicola il mese scorso che sta per essere soppiantato dal nuovo.
Vecchio amico mio, come per molte cose che avevo saputo eterne, nella Vita, è arrivato il giorno di scoprire che non ho più spazio per te.
Letteralmente, intendo.
Non ho più spazio per te come non è rimasto spazio, nel tempo, per Martin Mystére e Nathan Never.
Per spazio intendo quello fisico. Non ho più posto per te nella mia vita fisica.
La vita digitale non trascende dalla realtà, purtroppo.
Costi ed occupi spazio.
Certo, se il tuo editore offrisse un abbonamento alle tue avventure in formato epub e prezzo ridotto rispetto a quello di copertina, probabilmente, per puro autocompiacimento affettivo, lo sottoscriverei.
Ma non è solo questo il punto.
Il problema, caro Dylan, è anche il tempo.
Perchè è capitato fin troppo spesso di leggermi anche tre albi di seguito delle tue avventure, quando ho trovato il tempo per farlo.
E sai perchè non trovo il tempo?
Perchè, caro Dylan, sangue a parte, la stupida follia dell'ipocrisia egoista e dell'egoismo ipocrita che combatti attraverso i mostri e gli incubi sono diventati la quotidianità di questa vita in questo Bel Paese.
Abusi, violenza, sfruttamento, fine delle speranze, tradimento, non ho più voglia di leggerli trasfigurati in vampiri e mostriciattoli tra le tue note di carta, sono fin troppo occupato a scansarle nel quotidiano. 
Insomma, Dylan, non credo che tu stia cambiando in peggio, è la realtà a farlo per te.
Sarà anche per questo che riesco ancora a trovare spazio e tempo per Julia, le cui narrazioni si intrecciano sugli stessi temi ma su un piano meno irritante ai miei occhi. La Julia è assai più vera di te. Se da ragazzino ti potevo anche invidiare le tue conquiste mensili, da adulto ho trovato in questa tua capacità una debolezza di fondo che Julia non mostra affatto. Le tue conquiste, caro Dylan, sono la più berlusconiana delle tue peculiarità. Credi di amarle tutte. Lo so. E' scritto ovunque nelle tue biografie.
Credi, appunto.
La debolezza strutturale del tuo personaggio è nella contraddizione tra questo atteggiamento diffuso tra molti dei miei compatrioti contemporanei e nelle tue azioni di Cavaliere Senza Macchia.
Ti manca un pezzo, Dylan: i tuoi mostri, affrontati da solo, non sono più credibili per me.
Questa tua piccola ipocrisia nascosta ti rende umano, Dylan. Ma Julia è più umana di te, anche nei suoi incubi ( che, francamente, sono la cosa che mi convince meno delle sue avventure ) ma, soprattutto, nei suoi affetti.
Certo, anche lei ha i suoi difetti: un coraggio eccessivo, sovrumano, che si spiega con un inumana ( da supereroe ) separazione delle emozioni. Lei è coraggiosa, tanto da travalicare , in certe circostanze, nella patologica assenza di paura, per poi ripiombare nella normalità degli incubi. Tu, invece, sei più uniforme nei sentimenti.
Peccato, Dylan. Mi piacerebbe davvero continuare a seguirti e magari lo farò ogni tanto, al mare magari.
Arrivederci, Dylan, ma non riesco più a ridere di Groucho.
E mi spanciavo dalle risa con il mio vicino di casa e di cuore, vent'anni fa.
Andiamo avanti.

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