21 febbraio 2011
20 febbraio 2011
le nostre firme ( il granello di senape )
Ora,
considerando che niente riesce a smuovere il Cavaliere, a guida di un governo che ha praticamente ammazzato l'Italia, ho qualche dubbio che alcuni milioni di firme valgano allo scopo.
No, non credo proprio che lo scopo sia raggranellare alcune casse piene di carta firmata.
Ieri, come domenica scorsa del resto, ho partecipato alle manifestazioni di raccolta delle firme.
Freddo a parte, ho collezionato qualcosa di più prezioso di alcuni fogli ricoperti di nomi:
l'opportunità di parlare, raccogliere il malcontento delle persone verso la Sinistra ancor prima che, ovviamente, contro il Presidente del Consiglio.
Ed esporre il mio punto di vista:
"Ok, raccogliere le firme non serve a molto in prima istanza, il Partito Democratico è quello che è, ma da qualche parte dobbiamo tutti incominciare a darci una mossa: se firmate, ricordatevi che avete firmato e ricordatevelo ogni giorno quando parlate con chi ritiene che siano sempre gli altri a dover agire"
Ora, si può firmare, non firmare, ma in entrambi i casi non basta:
non basta firmare,
non basta non firmare.
Non basta firmare perchè occorre cambiare le cose su ben altri piani che quelli di pezzi di carta e su queste pagine ne ho già parlato in lungo ed in largo.
Non basta non firmare, poi, per ragioni ormai palesi:
Se questa iniziativa, questo Partito Democratico, questa opposizione sono tali da non meritare neppure il sostegno simbolico di una firma, tu, qui, ora, che fai?
Nulla?
E nulla sia.
Un nulla in meno di cui preoccuparsi.
Sia chiaro, esistono molti altri modi di fare qualcosa, anche senza firmare, anche al di fuori dell'attuale forma politico partitica dell'opposizione.
Ma denigrarla e basta, scusate, qui, ora, equivale a nulla.
E, del nulla, se ne occupano i filosofi.
Quindi, facciamoci ancora un bel po' di mazzo con gli altri compagni raccogliendo firme. Saremo magari quattro gatti, ci piglieremo pure gli sfottò, ma, comunque, noi già siamo.
E saremo.
PS: Il Netbook con Kubuntu 10.10 come jukebox e per il collegamento ad internet dal banchetto non è nulla...
18 febbraio 2011
Spaghetti Western
Spaghetti Western, ( Baustelle - Amen )
"Ti spacco la faccia con un calcio e poi ti mando al creatore"
Disse l'uomo bianco al magrebino sporco: "Te la spacco in due"
Poi gli sputò sul muso e "cosa avete da guardare?" urlò
Clint Eastwood è un signore ha fatto grandi film
i nostri pomodori sono buoni il mondo va così
"se vuoi lavorare" disse il caporale a un altro disperato
"porta la tua donna che la scopa il capo se vuoi lavorare"
poi prese il cellulare sputò a terra e ritornò alla jeep
Lee Van Cleef è morto, è morto Volontè
i nostri imprenditori sono esperti il mondo è quel che è
Tanti messicani in un deserto a Foggia e pochi pistoleri
fanno sì che i nostri maccheroni al sugo restino i migliori
ogni tanto il tonfo di una spranga i cani scappan via
Sergio Leone è vivo per lo meno qui e
l'occidente lento muore di tumore va così
Ecco.
Va così.
Io, mica mi lamento.
Ad oggi sono tra gli yankees, non tra i pistoleri e neppure tra i messicani.
E, forse, è solo la possibilità non più remotissima di finire tra i messicani mi fa smuovere ed indignare un po', ogni tanto. Sì, vabbè, sulla carta la mia parte l'avrei anche fatta, eppure non mi sento tranquillo con la coscienza.
Perchè, di fatto, me ne sto sazio e comodo al caldo col bicchiere di grappa in mano e mi sento in estrema minoranza.
Insomma, sto mettendo su pancia e temo che il prossimo passo sarà voltarsi dall'altra parte diventando un banale benpensante.
Oh, intendiamoci, ora non mi considero certo al di fuori della banalità: i dolori muscolari ed i disturbi da sedentarietà di queste settimane non sono certo straordinari, va così, no?
E, poi, ad un certo punto uno si scoccia pure: il Servizio, la raccolta differenziata, il risparmio energetico, il buttare la carta nel cestino, il far attraversare i pedoni, la legalità, la tolleranza, il rispetto, l'impegno, la letteratura, la verdura cinque giorni a settimana, il linux day, il cioccolato fondente solo dalla bottega del mondo, beh, sapete che c'è?
Mica posso fare tutto io, no?
Tanto a Foggia ( Policoro ) i pistoleri stanno preparandosi per accogliere una nuova infornata di messicani ed ho sempre questa sensazione di impotenza che sta diventando debilitante.
Per me, mica per loro: dopotutto, va così...
PS: il cinismo riversato in queste righe potrebbe anche catarticamente riconvertirsi in idea ed azione o, al peggio, in un bel Sushi o in una notte sul Pollino, meglio che niente, di questi tempi.
16 febbraio 2011
15 febbraio 2011
Sollievo
Ma sarò strano io a non avere nessuna nostalgia dei tempi di Liceo ed Università?
Scout a parte, si intende.
Cioè, se mi guardo indietro mi viene sempre da pensare: "Per fortuna non le devo rifare quelle cose..."
Una primavera islamica?
Sono così soffocato dalla realpolitik che 'sta cosa mi è venuta in mente solo oggi:
Se, dal Marocco all'Iran si instaurassero democrazie non dico come quelle nord europee ma almeno come quella turca, dico, avete presente?
Tunisia ed Egitto sono tabula rasa, se lasciassimo che la Natura facesse il suo corso...
Magari a Gaza faranno uguale..
Le possibili ricadute positive sono di ordini di grandezza superiori ai rischi: significherebbe pace in Palestina, libertà e fine della contrapposizione nel Mediterraneo.
Probabilmente, siamo sull'orlo o del disastro o di una rivoluzione paragonabile alla caduta del muro di Berlino e non credo che, tutto sommato, CIA, MI6, Mossad, FSB e compagnia bella possano interferire più di tanto in un verso o l'altro.
Sta ai popoli: avremo teocrazie o democrazie?
Siamo all'alba della nascita di una Civiltà dei Popoli del Libro, di una Civiltà Cristiano-Islamica o del tonfo finale tra le culture monoteiste?
14 febbraio 2011
Se non ora, quando ?
Beh, mi sono divertito molto, soprattutto al mattino.
Al pomeriggio, invece, mi sono infreddolito molto, ma è stato un piacere raccogliere i commenti di chi veniva a firmare per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, .
Qualcosa è stato fatto, ma dobbiamo fare molto di più.
13 febbraio 2011
12 febbraio 2011
Gli eterni Saturnali dell'Italia morente
Questa Nazione si sta suicidando e probabilmente è già morta per come la conosciamo.
Lo strumento del suicidio è la semplice sovversione della Realtà.
Il Presidente del Consiglio trascina il paese nella tragicomica farsa della Nipote di Mubrarak?
E che vuoi che sia!
La scellerata politica finanziaria pro lega nord ci sta portando abbondantemente dentro il baratro? Ma è colpa dei feudi del partito democratico! Mica di Tremonti e Calderoli e dei LUSTRI per cui hanno agito smantellando l'equilibrio dei redditi di questa Nazione.
L'anticultura della mignottocrazia televisiva porta genitori e fratelli ad esultare per l'avvenuta prostituzione di figlie e sorelle e chi si disgusta di ciò è un moralista ipocrita.
La nostra politica estera, in questo tragico momento di delicato mutamento nel Mediterraneo , è meno consistente di un fantasma, ma se il Piddì fosse diverso, è colpa loro!
Pure sull'ovvio, tipo nucleare e ponte sullo stretto si specula a favore dei soliti noti ma è un complotto comunista.
Io non nego nè ho mai negato la nefande debolezze e le contraddizioni della Sinistra, ma qui si accusa il cuore di non aver resistito al proiettile sparatogli contro come se l'assassino non fosse lì sorridente con la pistola fumante in mano.
No, così non si può tirare avanti.
Da un lato siamo sull'orlo di una catastrofe sociale, economica, ambientale ed internazionale a livelli da Seconda Guerra Mondiale.
Dall'altro, sembra che qui l'unica preoccupazione sia posizionarsi comodamente sparando nelle crepe dell'alternativa, forse perchè la muraglia culturale e materiale del papy è così imponente da mettere paura...
Il rovesciamento della realtà sta raggiungendo il parossismo finale.
Il tempo sta scadendo, materialmente:
l'economia collassa, la società ha come modello le Notti di Arcore mentre la ricetta della medicina amarissima che può salvarci è già scritta: abbiate pazienza se non sto a considerare troppo chi contesta il colore della penna usata.
Pazienza: al peggio faremo di nuovo come al solito in Italia: la rivoluzione a metà fuori tempo massimo: ma io dico, non sarebbe meglio fare qualche riforma per tempo?
11 febbraio 2011
La Guerra dei Bottoni, D'Artagnan e Mass Effect
Che faccia ha Lebrac?
Lechi?
Lebrac, perbacco, il protagonista della Guerra dei Bottoni.
Non vi viene in mente, vero?
Che faccia ha, invece, D'Artagnan?
Beh, la risposta è facile:
quella di Gene Kelly nel film di Sidney del 1948.
Per me è sempre stato così.
Ho visto il film prima di leggere i romanzi di Dumas e tra le loro pagine il faccione di Gene Kelly spuntava spesso e volentieri nella mia testa!
I Tre Moschettieri è il romanzo d'appendice per antonomasia: amore e morte, guerra ed intrighi, tutto il necessario per strapparti dall'autobus Numero Sei che ti porta in centro dall'estrema periferia nord.
L'immaginario letterario, generalmente, è un universo autistico.
Certo, gli autori si affannano con variabile successo nel descrivere su carta le loro soggettive realtà.
Ma, anche nella pagine di Proust, c'è spazio per far crescere, tra le lettere, la fantasia e la mente in generale.
Un romanzo non produce mai su due persone lo stesso imprinting mentale, le stesse sensazioni, figuriamoci a livello di immaginario.
Tutto quello che non è descritto è lasciato al lettore ed anche gran parte di quello che è descritto lo è.
Se tra te, lettore, e le pagine di un romanzo ben scritto non vi è stata alcuna mediazione cinematografica, stai sicuro che i gesti, i paesaggi e le emozioni in generale prodotte dal tuo cervello sono il frutto di un'interazione univoca tra te e l'opera dell'autore.
Non si ripeterà mai identica con altri.
Io, quindi, so esattamente come sono fatte Longverne e Verlans nella mia personalissima geografia mentale de "La Guerra dei Bottoni", so dov'è la capanna del tesoro, com'è la fionda di Camus e com'è fatto il campo di battaglia.
Andate pure a leggervi il romanzo, non avrete mai la mia stessa mappa mentale.
Il cinema non funziona allo stesso modo.
Certo, anche per il cinema le emozioni sono soggettive, ma sono comunque categorizzate in maniera alquanto più rozza. Inoltre, è uno strumento cognitivo in cui gran parte dell'interazione è indotta in forma passiva.
Possiamo immaginare, certo, ma sicuramente meno che leggendo e, spesso, per lo più dopo aver visto il film.
No, ora saggi su letteratura e cinema qui non ne scrivo, ma voglio solo far notare l'affermazione di un terzo attore:
il videogioco.
No, non Bubble Bobble e, francamente, neppure Doom o Civilization.
Intendo il tipo di videogioco che si propone come film interattivo.
Il genere è andato crescendo man mano che le potenzialità dell'hardware ha permesso la costruzione di intelligenze artificiali almeno degne del nome.
Se gran parte dei videogiochi sono scenograficamente spettacolari ma, tutto sommato, lineari nelle possibilità d'interazione, si sta affacciando sul mercato una nuova generazione di giochi incentrati proprio sulla possibilità di interagire con la trama a livelli impensabili in precedenza.
Forse non mi sto spiegando bene:
la nuova generazione di giochi permette al giocatore non semplicemente di scegliere tra bene e male, ma di affrontare le varie situazioni in una maniera completamente flessibile: ci si può comportare da perfetti boy scouts in certe circostanze e poi sparare alle spalle ad un tizio non tanto per risparmiarsi mezz'ora di battaglia, ma per avere migliori occasioni di comportarsi da perfetto boy scout altre cento volte.
Le possibili scelte, infatti, non sono più destra o sinistra, si o no, ma seguono percorsi anche basati su 5-6 variabili.
Inoltre, il personaggio del nostro videogame può essere spesso importato nell'episodio successivo della stessa 'serie' del videogame.
Ora, questo genere di tecnologia permette un'interazione tra uomo ed autore ( del videogame ) che acquista l'interattività mentale che si posiziona in un ambito assai incerto tra quello del romanzo e quello del film.
Francamente, dal mio punto di vista, un buon videogame di questo tipo sostituisce una certa tipologia di film ma non assolutamente il libro.
La saga di Mass Effect è il paradigma di quanto sto affermando qui, se potete provatela...
Il settore, tuttavia, è ai suoi albori e non ho ancora maturato la chiarezza mentale per definire meglio il rapporto tra letteratura, cinema e questo nuovo genere di espressione ed interazione tra uomini, macchine ed autori di storie...
Insomma, io ci devo pensare, ma di certo quello che è consolidato per cinema e letteratura non lo è per i Videogames interattivi avanzati su cui, in pratica, ancora niente è scritto.
Tutto quello che non è descritto è lasciato al lettore ed anche gran parte di quello che è descritto lo è.
Se tra te, lettore, e le pagine di un romanzo ben scritto non vi è stata alcuna mediazione cinematografica, stai sicuro che i gesti, i paesaggi e le emozioni in generale prodotte dal tuo cervello sono il frutto di un'interazione univoca tra te e l'opera dell'autore.
Non si ripeterà mai identica con altri.
Io, quindi, so esattamente come sono fatte Longverne e Verlans nella mia personalissima geografia mentale de "La Guerra dei Bottoni", so dov'è la capanna del tesoro, com'è la fionda di Camus e com'è fatto il campo di battaglia.
Andate pure a leggervi il romanzo, non avrete mai la mia stessa mappa mentale.
Il cinema non funziona allo stesso modo.
Certo, anche per il cinema le emozioni sono soggettive, ma sono comunque categorizzate in maniera alquanto più rozza. Inoltre, è uno strumento cognitivo in cui gran parte dell'interazione è indotta in forma passiva.
Possiamo immaginare, certo, ma sicuramente meno che leggendo e, spesso, per lo più dopo aver visto il film.
No, ora saggi su letteratura e cinema qui non ne scrivo, ma voglio solo far notare l'affermazione di un terzo attore:
il videogioco.
No, non Bubble Bobble e, francamente, neppure Doom o Civilization.
Intendo il tipo di videogioco che si propone come film interattivo.
Il genere è andato crescendo man mano che le potenzialità dell'hardware ha permesso la costruzione di intelligenze artificiali almeno degne del nome.
Se gran parte dei videogiochi sono scenograficamente spettacolari ma, tutto sommato, lineari nelle possibilità d'interazione, si sta affacciando sul mercato una nuova generazione di giochi incentrati proprio sulla possibilità di interagire con la trama a livelli impensabili in precedenza.
Forse non mi sto spiegando bene:
la nuova generazione di giochi permette al giocatore non semplicemente di scegliere tra bene e male, ma di affrontare le varie situazioni in una maniera completamente flessibile: ci si può comportare da perfetti boy scouts in certe circostanze e poi sparare alle spalle ad un tizio non tanto per risparmiarsi mezz'ora di battaglia, ma per avere migliori occasioni di comportarsi da perfetto boy scout altre cento volte.
Le possibili scelte, infatti, non sono più destra o sinistra, si o no, ma seguono percorsi anche basati su 5-6 variabili.
Inoltre, il personaggio del nostro videogame può essere spesso importato nell'episodio successivo della stessa 'serie' del videogame.
Ora, questo genere di tecnologia permette un'interazione tra uomo ed autore ( del videogame ) che acquista l'interattività mentale che si posiziona in un ambito assai incerto tra quello del romanzo e quello del film.
Francamente, dal mio punto di vista, un buon videogame di questo tipo sostituisce una certa tipologia di film ma non assolutamente il libro.
La saga di Mass Effect è il paradigma di quanto sto affermando qui, se potete provatela...
Il settore, tuttavia, è ai suoi albori e non ho ancora maturato la chiarezza mentale per definire meglio il rapporto tra letteratura, cinema e questo nuovo genere di espressione ed interazione tra uomini, macchine ed autori di storie...
Insomma, io ci devo pensare, ma di certo quello che è consolidato per cinema e letteratura non lo è per i Videogames interattivi avanzati su cui, in pratica, ancora niente è scritto.
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