'sta cosa mi è venuta in mente pochi giorni fa e, complice la febbre ho pensato di condividerla.
Diciamoci la verità: chi ama Burioni (eccomi) in parte lo ama perchè frustrato. Lo ama perchè vede finalmente qualcuno dire le cose come stanno (nel suo specifico campo).
Lo ama perchè vorrebbe potersi comportare pubblicamente con la sua stessa sicurezza almeno nell'enunciare l'ovvio. Ma chi, in Italia, può davvero permettersi di dire ad un pericoloso ignorante incompetente ed arrogante che è tale riuscendo anche a prevalere nella dialettica e nei fatti? Se lo può permettere un qualunque cittadino medio di fronte a un qualunque #novax in altri campi?
E non mi riferisco, lo dico in maniera esplicita, allo sfogo tra amici e sul web e nemmeno alla discussione paritetica.
Perchè far notare, anche in pubblico, l'irrazionalità matematica e pericolosa di un certo comportamento dell'interlocutore, ormai, resta un esercizio sterile inconclusivo anche di fronte all'evidenza.
Invece, Burioni no.
Lui ci è riuscito.
Ad invertire un trend, a contribuire all'approvazione di una norma di civiltà, a far tornare la categoria #novax al suo posto, quella della superstizione perniciosa.
Insomma, Burioni mi piace anche perchè lo invidio.
Non per quello che è, ma per quello che può fare: vivere un paradigma normale. Pochi giorni fa il Sindaco di Bologna si è nuovamente iscritto al partito dei #novax-con-altri-mezzi parlando a Punto Radio accusando i ciclisti di andare troppo veloci (sic.) e che metterà altri vigili in borghese a fare multe ai ciclisti che 'pigiano troppo sul pedale'. Ora, il limite di velocità in centro a Bologna è di 30 km orari, tranquillamente ignorato dagli automobilisti e dai vigili. Io, alla fine di una lunga discesa, con una bici col cambio, riesco a toccare i 27 km/h (che è la velocità rilevata da una app alla fine della discesa lieve di via Larga il giorno in cui tornavo di corsa a casa dall'ufficio perchè mia moglie aveva le doglie... vedete voi se andavo forte...) A chi si riferisce, quindi, il Sindaco? Allo 0,1% dei ciclisti in grado di sfiorare i 30? Perchè ha sentito, in una città in cui c'è una specie di record nel 2018 di pedoni ammazzati sulle strisce pedonali (i vigili sono tutti dentro le Mura a inseguire gli emuli di Pantani), a definire pubblicamente una categoria come pericolosa nonostante le evidenze statistiche dimostrino senza dubbio il contrario? Al più, una minoranza di ciclisti nel centro di Bologna sfioreranno i 20 km/h: per andare al lavoro io ci metto 15 minuti per fare 3 km e la mia velocità media (su un percorso pianeggiante e privo di semafori con una bici di fascia media) è di un patetico 12 km/h: non è che il Sindaco se la prenderà con me per intralcio alla circolazione? Poi: con quali strumenti tecnologici i vigili in borghese certificheranno che il ciclista sta superando i limiti di legge? Con lo spannometro? Mai come in questi giorni ho desiderato un Burioni della mobilità che blasti pubblicamente Merola per la qualità e la quantità delle affermazioni antiscientifiche pronunciate in libertà sulla mobilità e sulle sue responsabilità per quel che concerne le morti di pedoni falciati sulle strisce pedonali nel 2017-18. Quando Burioni dice qualcosa sento nel petto ardere un 'finalmente'. Finalmente, sulla cruciale questione dei vaccini il medioevo è stato, se non respinto, almeno fermato. E sulla Mobilità? Dov'è il mio Burioni che faccia seguire alle fantascientifiche e letali dichiarazioni del Sindaco di Bologna (&C: il Corriere della Sera si è inventato un articolo da deferimento all'ordine dei giornalisti in cui un cronista racconta di essersi divertito a fare il ciclista selvaggio nel Centro di Bologna) una severa ma giusta blastata che renda evidente a tutti non tanto il torto o la ragione quanto la realtà scientifica che è alla base della Nuova Mobilità? Nel frattempo:
Il Primo Tempo della catastrofica guerra civile europea.
Il Secondo Tempo si è concluso nel 1945. Spero non ce ne sia un terzo. Effettivamente, non c'è ragione che ci sia un Terzo tempo. Non c'è ragione storica, nè economica, nemmeno geopolitica. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica ci fu chi profetizzò la fine della Storia, ossia un graduale allineamento dell'Umanità ad un livello di benessere globale nella forma di governo della democrazia liberale assicurata dal Capitalismo. Apparentemente, la profezia si è dimostrata un clamoroso falso. C'è stato l'11 Settembre, l'Unione Europea sembra in Crisi, il mondo Islamico, i migranti, bla bla bla. Tutte cose reali, tutte cose molto serie, tutte cose vere. Visto da molto vicino ed ingrandito cento volte, uno Scorpione è più mostruoso di Godzilla. Può pungere, far male, essere anche fatale in qualche sfortunato caso. Ma non è Godzilla. La battaglia di Verdun, nella Prima Guerra Mondiale, durò dieci mesi e quasi 600mila uomini vi finirono macellati. E fu solo un singolo episodio di quella lunga Guerra. Durante i quasi 9 anni della Seconda Guerra del Golfo (la "liberazione" dell'Iraq) gli americani hanno avuto meno di 5000 caduti. In 17 anni di guerra in Afghanistan gli americani hanno avuto meno di 2500 caduti. Dal punto di vista del tributo di sangue, che non è proprio quello secondario, una settimana di battaglia di Verdun vale all'incirca quanto tutte le guerre post 11 Settembre (per l'Occidente). Se poi si passa alle vittime del terrorismo Islamico, le Politiche per la Mobilità della Repubblica Italiana sono di gran lunga più perniciose e sanguinose dei terroristi dell'ISIS. Un raffronto con le vittime dell'Inquinamento, inoltre, dimostra su due piedi dove sia il vero pericolo. Guardate che se non ci si pensa non lo si vede, ma il dato è univoco. La sicurezza del cittadino occidentale medio è gravemente messa in pericolo dagli effetti del riscaldamento globale e dall'inquinamento ambientale. Non dalla Russia nè dalla Cina. Se consideriamo il numero di vittime del terrorismo islamico, ad esempio, a raffronto le strisce pedonali bolognesi sono di gran lunga più pericolose.
E' di oggi la notizia che la Marina Russa non è più in grado di portare a termine i lavori di ammodernamento della portaerei Kuznetsov perchè l' industria navale russa non è capace di riparare il bacino di carenaggio galleggiante (costruito lustri fa dalla Svezia) danneggiato in un incidente qualche settimana fa nel cantiere di ristrutturazione. Un'ulteriore conferma dell'argillosità delle fondamenta della potenza militare russa. E, poi, a che pro? Cioè, che cosa se ne farebbe Putin di riprendere Berlino? Forse che le Mercedes che usa verrebbero meglio? E anche se l'Armata Rossa (non si chiama più ufficialmente così dal 1946 eh!) fosse così debole come sembra dalle prove sul campo, questo non vuol dire che noi si potrebbe pensare di provare di nuovo a prendere Mosca. Insomma, l'Unione Europea (mi correggo: i Popoli dell'Unione) farebbe davvero un grande affare se unificasse i bilanci della difesa per costruire un esercito comune. Potrebbe risparmiare più della metà introducendo un fattore di stabilità globale che consentirebbe anche alla Russia di smetterla con tutti 'sti bluff ottimamente giocati grazie al carisma di Putin (ma sempre bluff restano) e integrarsi maggiormente con il resto dell'Europa. Quando sento parlare di faccende riassumibili con la classica formula "Competizione Economica supportata dalla Forza" mi viene l'orticaria. Le questioni ambientali sono quelle che contano. Sono quelle che importano. Sono quelle che uccidono. Cent'anni fa è finita una terribile guerra che, alla lettura che ne fanno oggi i più, resta incomprensibile. Cent'anni fa è finita una guerra che dimostra la banalissima e letale pericolosità di un sistema geopolitico inadeguato ai tempi e, soprattutto, la disastrosa pericolosità di un livello di consapevolezza globale arretrato rispetto ai tempi. Cazzate come 'dulcis et decorum est pro patria mori' possono essere relativamente innocue con un rateo di perdite dell'1% al mese, diventa un crimine se lo si incardina nei cervelli delle persone con un rateo di perdite del 40% all'ora. L'ho fatta troppo lunga. La Prima Guerra Mondiale è finita cent'anni fa. Ci sono tutte le condizioni razionali per agire globalmente secondo priorità. Purtroppo, ci sono anche tutte le condizioni #novax e #gialloverdi per agire come nel 1914.
L'Italia di Caporetto è la regola, quella di Vittorio Veneto l'eccezione.
Così Mario Silvestri, uno dei massimi storici militari italiani.
Cent'anni fa ebbe termine una delle più assurde stragi della Storia Umana: la Prima Guerra Mondiale.
E' un fatto storico che va letto, come tutti i fatti storici, nel contesto dell'epoca in cui è avvenuto e nella prospettiva dell'epoca in cui viviamo.
Noi non possiamo rimproverare all'Imperatore Adriano (secondo i parametri moderni un dittatore militare pedofilo e stupratore) di non aver abolito la schiavitù come non possiamo fare una colpa al Presidente Lincoln di non aver instaurato i matrimoni tra omosessuali.
Allo stesso modo non possiamo giudicare né, tanto meno, schierarci come se la Prima Guerra Mondiale fosse una questione politica contemporanea: non è il Reddito di Cittadinanza o la Flat Tax.
Eppure, il livello di dibattito sulla questione sembra proprio questo.
Da un lato una insopportabile retorica nazionalista e dall'altra l'altrettanto retorica del pacifismo a senso unico.
Eppure, cent'anni fa un esercito di contadini analfabeti, male armati e peggio guidati da ufficiali incompetenti e generali macellai riuscì a tenere il fronte dopo Caporetto e a vincere.
Perchè non ci si può limitare ad esporre memoria dei crimini mostruosi commessi contro l'umanità e la contestuale memoria di un risultato di cui dovrebbe essere banale l'evidenza?
L'Impero Austro Ungarico non esiste più.
L'Italia è ancora qua.
Cosa significa, quindi, memoria del 4 Novembre 1918?
Memoria dell'assurdità della Guerra.
Memoria delle conseguenze di una Guerra Assurda: i totalitarismi e la peggior mattanza della Seconda Guerra Mondiale.
Memoria di come l'Italia, nelle peggiori condizioni possibili, sia sopravvissuta, di come gli Italiani possano andare avanti nonostante bassa istruzione e leader incompetenti e corrotti.
Memoria di come questi regolari bagni di sangue siano stati interrotti dal processo di unificazione economica e culturale prima, si spera politica poi, dell'Europa.
E, certo, Memoria delle stragi di innocenti e degli eroismi di ragazzini di 18 anni.
Memoria non è retorica e nemmeno arma.
Memoria è crescita, guardarsi indietro e poi avanti, verso un futuro progettato in maniera da evitare gli errori del passato.
L'Italia di Caporetto è la regola, è vero: è l'Italia della Marcia su Roma, quella dei Gas tossici sugli etiopi, quella del fascismo, delle leggi razziali, dell'aggressione vigliacca a Francia e Grecia, l'Italia dell'esercito in Russia senza carri armati e con le scarpe di cartone, l'Italia dell'8 Settembre.
E' l'Italia della Diaz e di Bolzaneto, l'Italia di Ustica, l'Italia di Salvini/Novax & affini.
Ma c'è sempre l'eccezione:
quella di Vittorio Veneto, quella di El Alamein, di Nikolaewka, della Resistenza, del Miracolo Economico, della Longevità, della Sanità per tutti, della Lunga Pace e di un livello di benessere materiale riservato a pochi sul Pianeta.
Libri del giorno: Isonzo 1917 e Caporetto, di Mario Silvestri. PS: dato che l'Italia non è circondata da Stati con un livello di civiltà pari a quello Islandese, dato che il Paese è uno dei più sicuri al Mondo per chi ci vive, un pensierino di ringraziamento alle Forze Armate oggi sarebbe dovuto proprio da tutti tutti...
Ma a contribuire a creare una Sinistra Italiana Moderna.
E non per stanchezza, ripicca o altro sentimento, umano ma improduttivo.
Per fredda razionalità.
Come dice, in "Wargames" il Professor Falken:
"L'inutilità. Che c'è un momento in cui si deve rinunciare."
Non sarò certo io a fare la miglior sintesi dei mali e delle cause dei mali che hanno portato la Sinistra al suo minimo storico, sia nelle urne, sia nei cuori degli italiani.
Ma ritengo di esporre, qui, un punto di vista se non nuovo, almeno poco diffuso:
"La Sinistra non è in Crisi per la somma composita di problematiche macroscopiche più o meno note. Muore perchè le Persone di Sinistra sono in numero insufficiente nel tessuto sociale. Sono troppo poche le persone disposte ad accettare il continuo stato di delusione che una azione comunitaria davvero efficace comporta"
Non sta a me dipingere i tratti della 'vera' persona di Sinistra prestandomi al tradizionale gioco che poi porta all'arrivo del 'più puro che ti epura'.
Ma ci sono evidenti categorie escludenti.
Dell'antisemitismo epidemico che affligge elettori e militanti di gran parte dell'arco costituzionale ho scritto più volte.
Se sei antisemita (non importa quanto ti stracci in distinguo tra ebrei ed israeliani: se non applichi ad un militante di Hezbollah gli stessi criteri etici che applichi ai soldati israeliani SEI antisemita) non sei di sinistra.
Se sei #novax non sei di Sinistra.
Ma se pensi di essere perfettamente razionale su questioni tipo quelle dei vaccini ma ti lasci guidare dai pregiudizi, che so, verso la mobilità ciclabile o la tolleranza alle stragi automobilistiche non sei di Sinistra, nemmeno con la tessera FIOM in tasca.
E non per una motivazione ideologica alla "Il Fascismo non è una idea ma è un crimine".
Non sei di sinistra perchè sei favorevole a violazioni di diritti umani che, però, riguardano terzi (o anche te stesso nel caso di comportamenti antisociali come nel caso della mobilità).
Attenzione:
Io sono profondamente convinto dell'incoerenza profonda dell'essere umano e che possano convivere in tempi e modi diversi verità ed errore nella stessa persona. La delusione è il sentimento di base di una Comunità vincente. Saremo pure degli ipocriti più o meno tutti, ma se accettiamo il fatto possiamo comunque lavorare assieme se non altro per tirarci fuori dallo status quo.
Purtroppo, la banalità dell'uomo comune non è ammessa nel verbo della Sinistra Classica.
Non parlo certo del bispensiero berlusconiano, padre nobile della politica by fake news del governo pentastelleghista.
Ma è lecito mangiarsi un hamburger pur avendo a cuore l'ambiente, come è lecito ignorare la stragrande maggioranza delle Buone Cause che meriterebbero piena attenzione per impossibilità materiale di dedicarsi a tutto.
I social, poi, hanno dato il colpo di grazia alla vera forza della Sinistra: la capacità di aggregazione popolare per compiere atti concreti.
Insomma, io non ne posso più. E' inutile.
Dopo il crollo delle elezioni 2018 un certo numero di iniziative l'ho pure vagliata. Al di là del solito antisemitismo diffuso, cosa su cui non torno ma che cito giusto perchè sarebbe criminale non farlo, mancano completamente elementi di novità e di reazione alla catastrofe, come se niente fosse successo. Andiamo sul concreto, senza giri di parole. Salvini vorrebbe espellere i ROM. Ovviamente, la Sinistra ne difende i diritti (umani). Per chi parteggiano gli elettori? Ovviamente per Salvini. E perchè? Perchè sono razzisti? Qualcuno sì e qualcuno no. Cosa succede quando un gruppo di poveracci si accampa in un parco? Non essendo quel parco dotato di infrastrutture da campeggio succede che diventa un immondezzaio. E' colpa dei Rom? Che domanda del cazzo. Chi se ne frega! A chi abita attorno al parco interessa poterci andare e che sia pulito. Salvini non risponde a questa istanza se non indirettamente: lui vuole eliminare i Rom dal Parco. E la Sinistra? Pensa (male, perchè se lo avesse fatto bene il problema sarebbe risolto da lustri) ai diritti umani dei Rom. E ai diritti di chi attorno al parco ci abita? A quelli la Sinistra non pensa. E perde voti. Inclusi quelli dei Rom che, giustamente, hanno votato per chi gli promette il Reddito di Cittadinanza. E così abbiamo una sconfitta multipla. Devo proseguire con altri esempi? Che so, la mobilità? In piena crisi ambientale nemmeno le amministrazioni di Sinistra del Nord (almeno quelle che rimangono) riescono a discostarsi dal suicida abuso di automobili comportandosi come #novax arrabbiati.
Dulcis in fundo,i crescenti attacchi ai cattolici da parte della sinistra laicista. E non mi riferisco alle doverose sbeffeggiature alle patetiche (e pericolosissime) figure tipo Adinolfi o vari movimenti che hanno portato ai gravi fatti di Verona e neppure alle sempre necessarie battaglie contro la Pedofilia. Ma a un continuo martellare a 360° schizofrenico (Aborto, Divorzio e recenti leggi sul fine vita ed unioni civili esistono grazie ai Cattolici, mica grazie a Left), settario, ostile e sostanzialmente 'grillino' verso i propri alleati naturali in tema di ambiente, diritti umani, lavoro e politica estera ha francamente superato il limite. Quello del Dottor Falken, per ripetermi. Bassissima, poi, l'attitudine a smettere di cianciare ed agire. E, ancora una volta, non mi riferisco alla singola, limitata, lodevole manifestazione. Ma al costante lavorio di base (Sì, quello delle scuole di italiano per migranti, quello della Caritas, quello della FIS (Gli scout: AGESCI & CNGEI assieme). Quello là. Quello che non si esaurisce in un evento, ma è di tutta la vita. Ecco. Da quando il governo gialloverde è andato al Potere non uno, non uno dei miei 900 e passa contatti Facebook (ovviamente non tutti 'disinistra') ha annunciato il proprio impegno in qualcosa di paragonabile.
Incorporo qui un video che ho visto (giuro) dopo aver steso quasi tutto questo post:
Tuttavia, anche se un po' datato, per i più pigri, credo che vada benissimo quest'altro:
In Reparto usano vecchie scatole di munizioni per conservare pentolame ed attrezzature.
Sono, ovviamente, scatole metalliche estremamente robuste tanto che resistono imperterrite alla violenta azione di generazioni di Esploratori e Guide.
Oggi ho scoperto che gli E/G non hanno la più pallida idea di cosa fosse contenuto, in origine, nelle loro casse.
Ed è bellissimo.
Che la scritta 105mm Super L36A2 non dica nulla ad un E/G è una grande conquista di civiltà.
Vuol dire che, per questi privilegiatissimi ragazzi, la minaccia della Guerra che ha riguardato le vite di tutti i loro antenati fino alla generazione dei loro nonni (e padri se ci mettiamo di mezzo l'URSS) non esiste.
Questa cosa mi è apparsa subito chiara e non ho voluto sporcare questa civilissima ignoranza.
Venga presto il giorno in cui vedendo un Carro Armato un ragazzino si domandi:
"Ma perchè facevano i trattori così strani?"
Intanto, la Lunga Pace Europea figlia dell'Unione Europea produce questo civilissimo ed umanissimo livello di ignoranza.
Lì dove c'erano proiettili ora ci sono strumenti di Vita, Crescita e Civiltà.
Mai stato così felice di aver constatato questa civilissima ignoranza tecnica.
Questo Ciclo di Servizio, iniziato con una corsa in un prato 4 anni fa, si è concluso.
Con un po' di sforzo riesco a mettere da parte l'emotività del momento.
E devo farlo, perchè, se lasciassi prevalere l'emozione ed il puro sentimento di breve respiro, non avrei mai acconsentito a lasciare il Cerchio.
Ma l'Amore deve andare oltre l'emozione dei pochi minuti.
Ed il Servizio deve essere paziente e lungimirante. Scrivo queste parole subito dopo la mia ultima riunione con le Coccinelle. Non vi dispiacete se tengo per me le emozioni e non ne parlo affatto. Non per pudore, ma per opportunità: voglio scrivere di un successo educativo e non di Amore. Questi 4 anni nel Cerchio dei Ciclamini mi hanno fatto conoscere un metodo educativo di cui ho potuto constatare l'efficacia. L'ambiente bosco in una unità parallela permette alle bambine di mettere a frutto i propri talenti e vivere le specificità della propria età (una maggior capacità di concentrazione, di coordinazione sociale ed affettiva, di conseguimento di mete ed obiettivi rispetto ai bambini loro coetanei) senza rinunciare alla coeducazione.
Posso testimoniare che l'ambiente bosco funziona. Per quanto artificiale (nel senso che non si ispira ad un'opera distinta come l'ambiente Giungla) è comunque coerente ed efficace. Tra gli 8 e gli 11 anni le bambine cambiano molto più dei bambini e i racconti contenuti in "Sette Punti Neri" ne tengono conto. Insomma, sono stati anni di Servizio molto belli e, credo, ancor più efficaci. Ma guardare lontano implica, purtroppo, anche il distacco. Quando il ciclo educativo si chiude è bene dar spazio ad altri, cambiare branca e far anche vivere la dolorosa, ma necessaria, esperienza del distacco ai ragazzi. Il succo è che le Coccinelle sono fantastiche per le bambine e le unità parallele Branco//Cerchio dovrebbero avre maggior diffusione. Il resto lo tengo per me. Lo scoiattolo va in letargo, è tempo di assaporare ancora il 'profumo di quel fuoco'.
Questo è il titolo di un pezzo de L'Espresso, l'ennesimo, sulla catastrofe italica.
Ritengo che valga la pena leggerlo pur in disaccordo con molto di quanto scritto.
Ora, non ho voglia di commentare questo pezzo descrivendo riga per riga quello in cui concordo e quello in cui non concordo.
Ma vorrei porre qualche domanda.
Chi sono gli intellettuali, in Italia?
Chi sono i miei intellettuali di riferimento, al momento?
Io sono un intellettuale?
Chi è un intellettuale?
Iniziamo dall'ultima domanda.
Un intellettuale non è solo uno scrittore, (o un poeta, un artista,) ma è uno scrittore le cui parole influiscono sulla Società.
Altrimenti, è solo uno scrittore.
Se volessi saltare subito alle conclusioni, in base a questo mio postulato, avremmo già finito.
Infatti, in cosa la Società Italiana è stata influenzata negli ultimi 20 anni da un'opera letteraria?
In cosa è cambiato il Bel Paese dopo "Il Nome della Rosa?"
E la musica di Riccardo Nuti quanto ha influito sull'efficacia delle istituzioni scolastiche (anche solo musicali)?
In prima approssimazione, quindi, gli intellettuali sono scarsissimi in numero e qualità.
Quindi risulta facile rispondere alla domanda precedente: no, non sono un intellettuale.
La mia azione sociale si basa su quello che faccio (agli scout e marginalmente nell'attivismo per il software libero e la mobilità moderna).
E quello che scrivo non ha nessuna importanza.
Oggi il mio panteon di riferimento è piuttosto scarso.
Da ragazzino amavo De Andrè, Silvestri, Tom Clancy, Bulgakov, Lee, Camus, Celine e potrei continuare per un po' di righe ad elencar nomi.
Nomi di morti.
Ed oggi?
Francamente, la prima persona che mi viene in mente è Murakami.
Ma di italiani viventi?
Ho apprezzato molto De Luca che si è fatto processare, ma proprio non mi viene in mente il nome di uno scrittore Italiano a cui possa riferirmi.
Quindi, per concludere, gli intellettuali italiani (che senz'altro esistono), più che un flop, hanno avuto l'effetto dell'omeopatia: un principio attivo così diluito da risultare irrilevante.
Diluito in un mare sciapo di prosivendoli partitici, tra l'altro, per lo più, antisemiti.
E le cose non vanno meglio sul piano locale, come dimostra il caso #matera2019.
Insomma, gli intellettuali italiani sono... italiani e molto raramente hanno dato prova di integrità e credibilità.
Non è questione di frattura tra intellettuali a popolo.
Ho terminato da poche ore la lettura di questi due romanzi.
Nella notte delle Idi di Marzo, Cesare ricorda la sua vita dalla prima giovinezza a qualche ora del sorgere del sole del suo ultimo giorno.
Il romanzo, diviso in due parti, è tutto in prima persona, praticamente senza dialoghi.
La narrazione degli eventi ha un suo indiscusso valore, ma sono le espressioni del pensiero politico di Cesare il vero cuore del romanzo.
Cesare fu forse il più grande di tutti i romani più per il suo pensiero politico che per i suoi indubbi meriti militari.
Era un uomo moderno con una concezione del Potere e dello Stato avanzate per il suo tempo.
Mirava all'efficienza e a modernizzare una forma di governo che negli ultimi cinquant'anni era passata da una sanguinosa guerra civile all'altra.
Capace delle stesse crudeltà efferate dei propri avversari ma disgustato dalla necessità di tali atti che considerava solo strumenti necessari, Cesare è, invece, giustamente noto per la sua Immensa Clemenza che, alla fine, gli costerà la vita.
Il fascino di Cesare, Czar, Kaiser, Imperatore per Antonomasia mi ha colpito sin dalla prima infanzia. Al cinema, nell'interpretazione di Rex Harrison. E sulla carta nella Storia di Roma a Fumetti di Biagi. Finendo, con Plutarco e con la lettura in prima persona del De Bello Gallico.
Ho letto molti romanzi con lui protagonista.
Ma i due romanzi di Warner sono senz'altro i migliori che abbia mai letto su Cesare.
"Secondo me un po’ di riflessione, un’idea di umanità che limiti e definisca l’azione, anche militare, è un vantaggio per un uomo di Stato, o per un comandante esperto, che forse dovrebbe soffrire, almeno un po’, della schizofrenia che tormenta i poeti. E in particolare essere cosciente del fatto che quando si vince una battaglia o si approva una legge non si è raggiunto nessun risultato definitivo, ma allo stesso tempo essere assolutamente convinto che vincerà la battaglia o approverà il progetto di legge. Altrimenti non si giungerà mai a niente. L’uomo di Stato, o il comandante, deve comportarsi come se credesse che le sue azioni fossero definitive, anche se in realtà pensa che siano solo necessarie."