27 novembre 2008

Incroci Pericolosi

Ultimamente, sono stato un po' latitante. Un po' per problemi di lavoro, un po' per pigrizia, un po' perchè non saprei da dove cominciare, ho abbandonato momentaneamente blog & similia. Ma è tempo di riprendere anche per fare chiarezza nei miei pensieri.
Temo che vi tedierò con la descrizione di quello che mi è capitato qualche tempo fa: L'Hike ci era stato praticamente imposto e non è che ci andasse tanto di farlo. Ma il premio era sostanzioso: una promozione sul campo per meriti di guerra, in pratica. Così, una bella domenica mattina di autunno, ci ritrovammo in due di fronte il Panificio San Giacomo. Prima a messa e poi ci siamo incamminati. La strada non finiva mai: curva su curva, metro dopo metro. Un po' di chiacchiere, ma neanche tante: eravamo entrambi piuttosto taciturni. Si passa La Martella e ci si incammina verso Timmari. Dalle auto che passano ci guardano male, con disprezzo. Arriviamo al Bivio per Timmari e la strada si fa salita. E' una salita breve, certo, ma noi eravamo già un po' stanchi. Quindi, il sentiero per San Salvatore. E la salita aumentò di pendenza. Ma eravamo giovani e poco carichi. Arrivammo a destinazione, non ricordo affatto che tipo di attività di catechesi ci toccò di compilare, poi accesi il fuoco. Cucinammo sulla viva fiamma: antipasto, primo e secondo. Divorammo tutto in un battibaleno. E tornammo indietro con maggior pena e fatica, arrivando alle nostre case all'imbrunire. Il Sabato successivo, nel quadrato del Reparto Sagittario, i Capi Reparto ci permisero di scoprire la Terza Tappa, dato che avevamo raggiunto la Seconda. 12 km all'andata, 12 km al ritorno... Era l'autunno del 1988. Vent'anni fa un Hike di 24 Km era condizione necessaria, ma non sufficiente, per raggiungere la Seconda Tappa di progressione personale E/G. E oggi? Qualche tempo fa , avevo scritto un post ironico e scherzoso sulle modalità di costituzione degli staff di unità. Beh, a posteriori l'ironia si è dissolta e di scherzare non ho più voglia. Non sto parlando di staff, ma di livelli più elevati. Lo scorso week end si è svolta l'Assemblea Regionale dei capi Agesci della Basilicata. Ne sono stato solo parzialmente soddisfatto. Anzi, mi correggo: a fronte di alcuni eventi senz'altro positivi, le implicazioni di frasi, affermazioni, espressioni facciali ed annessi e connessi mi hanno lasciato profondamente sconsolato.
Fino a poco tempo fa credevo che la mia bella Associazione fosse più in crisi delle banche americane. Ora non più. Probabilmente sono io fuori posto: se io non mi ci ritrovo più non vuol dire che l'Associazione sia in crisi, ma che uno dei due si sia spostato rispetto al passato. Magari l'Associazione è andata avanti ed io sono rimasto immobile, as usual... Oppure siamo rimasti in pochi abbarbicati alla vetta ed il resto è precipitato... Non so...
Io non mi sento più a mio agio. Non sono sereno quando una persona che fa in una settimana lo stesso lavoro che io faccio in due giorni se ne viene col dito in cielo a definire "poco Cristiano" chi non partecipa agli eventi regionali. Non sono sereno quando mi trovo a dover discutere di un'astratta ed autoreferenziale filosofia dello scoutismo mentre mi mancano gli strumenti per far fronte ad emergenze che vedo crescere sotto i miei occhi. Emergenze che hanno nomi e cognomi e date di nascita troppo recenti perchè mi siano indifferenti. Non posso essere sereno quando vedo dissolversi il concetto di Servizio a favore della soddisfazione personale nell'interpretare un ruolo che nella pratica si traduce in feste e lazzi nell'indifferenza verso gli scopi ultimi dell'Associazione. Forse, può darsi che lo scoutismo sia diventato davvero una specie di doposcuola convergente al modello della scuola italiana. Con le ovvie conseguenze sul piano dell'efficacia... Ma, forse, sono io che non sono in grado di adeguarmi. Non ho tempo per far palestra, andare al cinema, leggere un libro. Solo Lavoro(i), famiglia, Agesci. Null'altro. Quindi, l'Agesci non può ulteriormente espandersi nell'arco della mia settimana tipo: a scapito di cosa? Delle mie 7 ore di sonno? Se c'è un imprevisto e l'attività pianificata deve essere spostata, o se ne aggiunge una nuova, non c'è semplicemente spazio. Quindi, sentirmi dire : "Come, non vieni? Ma lo sai che poi ci vanno di mezzo i ragazzi?" mi provoca una strana sensazione di alienazione: sarò strano io a trovare inconcepibile che un adulto lavoratore da 60 ore a settimana debba sapere che alcune ore o giorni della sua vita se le dovrebbe ciucciare lo "scoutismo" magari con solo 12/48 ore di preavviso? Almeno 'sta volta ho avuto la prontezza di spirito di rispondere che: "Al contrario, è proprio perché ci sono io che i Ragazzi possono fare scoutismo, pazienza se saltano questo evento, parteciperanno agli altri.Se non ci fossi io salterebbero questo e gli altri". Non mi stupirò mai abbastanza del fatto che, nonostante ci si organizzi in base alla disponibilità oggettiva, capiti troppo spesso che sia richiesto, come minimo, il 105% di quello che è il tuo massimo.
Io credevo di giocare ad un gioco da svolgersi in un bosco con pentoloni, cordino e paletti, su una strada di speranza, mi ritrovo a fare da notaio di decisioni ed azioni di cui non vedo alcun ritorno educativo. Non scrivo per fare il calssico pianto greco: dopotutto le cose a me, personalmente, stanno andando piuttosto bene. Eccetto il particolare che faccio più il Capo Squadriglia che il Maestro dei Novizi. Purtroppo, non vedo in costruzione un futuro associativo possibile su queste linee di affanno continuo in cui spuntano, di tanto in tanto, anche atteggiamenti patologici a salare la torta...
Quindi, se il mio sacrificio è ritenuto peggio che inutile: dannoso, a che senso farlo? Se occorre di più, se al gioco dello scoutismo possono partecipare solo certe categorie sociali che non devono lavorare più di 40 ore a settimana per vivere, basta dirlo, chiarirlo, l'Agesci delibera e pubblica tante cose, concede così tanta libertà di interpretazione di cosa sia lo scoutismo che può anche permettersi di ufficializzare quelle 10 ore a settimana e 3 week end al mese che pare siano indispensabili tra i requisiti per la nomina a Capo. Insomma, io al solito magari esagero, ma si fa sempre più largo in me l'idea che forse è meglio lasciar perdere quella che a tutti gli effetti è una lotta contro i mulini a vento. Se siamo diversi e divisi, come dice uno dei miei ragazzi, a che pro tentare di unirci a tutti i costi? Meglio un buon vicinato che una cattiva convivenza, no? Forse sarà questa la causa del proliferare di associazioni scout: pare che per ogni gruppo che chiude nascano due associazioni...
Non so, davvero non so che pesci prendere. Va bene, il mio Servizio quest'anno sembra abbastanza definito, ma non basta per ritenersi sulla strada giusta. E io vorrei davvero essere sicuro di stare sugli stessi passi che 'sto ragazzino qui sotto percorreva venti anni fa.


17 novembre 2008

Questo tipo di scoutismo NON è una mia idea...

Ma vorrei avere modo di parteciparvi e metterla in pratica!
Datevi un'occhiata alla Home Page dell'iniziativa...
Forse, non siamo proprio in pochi a pensarla così...

12 novembre 2008

Reloading Ammo

La Bomba in Testa, di Fabrizio De André.

...e io contavo i denti ai francobolli dicevo "grazie a Dio" "buon Natale "
mi sentivo normale eppure i miei trent'anni
erano pochi più dei loro ma non importa adesso torno al lavoro.
Cantavano il disordine dei sogni gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico paese.
E io ho la faccia usata dal buonsenso ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale e mi sorprendo ancora a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.
Rischiavano la strada e per un uomo ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.
Chissà cosa si trova a liberare la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.
Rischiare libertà strada per strada, scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena, per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.
Mi sforzo di ripetermi con loro e più l'idea va di là del vetro
più mi lasciano indietro, per il coraggio insieme
non so le regole del gioco senza la mia paura mi fido poco.
Ormai sono in ritardo per gli amici per l'olio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre più impreciso.
E l'esplosivo spacca, taglia, fruga tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato a rilevar l'impronta dietro ogni maschera che salta
e a non aver pietà per la mia prima volta.

11 novembre 2008

Netbook

Già, la febbre del netbook inizia a contagiarmi pian piano...
Cos'è un netbook? Beh, è un mini computer portatile dalle dimensioni di un foglio A4 circa, pesante poco più di 1kg, pensato per consentire, in economia, l'uso di internet ed applicazioni office ovunque. Niente prestazioni estreme, solo quello che serve per navigare e scrivere. A suo tempo ho comprato un notebook che, in realtà, è un pc mobile, non portatile: pesa parecchio e per muoverlo devo organizzare una specie di trasporto eccezionale. il Netbook, invece, è pensato per esser messo nella tasca del cappotto. Chiaro?
E ora la fatidica domanda: e che te ne fai?
Ci faccio tutto quello che credevo avrei fatto con il mio bell'HP 9044ea e che in realtà non ci faccio, perchè ci vogliono dieci minuti reali per spostare il notebook da una stanza all'altra e renderlo operativo, prima di tutto trovando un tavolo libero ( è impensabile tenerlo su una sedia o meno che mai sulle ginocchia) e poi collegando l'alimentazione: la batteria dura quasi due ore ma senza alimentazione di rete le prestazioni crollano..
Di cotesti netbook esistono varie marche, versioni e sottoversioni. Fortunatamente, la mia più forte difesa immunitaria contro il contagio della febbre da netbook e la conseguente apparizione sotto il Presepio di un ennesimo scatolotto tecnologico è che non esiste ( ancora ) il mio netbook ideale. E non è solo questione di $oldi che non mi posso permettere di spendere. Ecco quello che cerco:
  • Monitor tra i 9 e i 10" e non oltre.
  • almeno 1, meglio 2Gb RAM
  • Tutta la connettività possibile: oltre al Wireless e al bluetooth ESIGO la connettività 3G/HSPDA ecc integrata per potermi connettere ovunque vi sia un segnale cellulare.
  • Disco allo stato solido ( no Hard Disk! ) da almeno 16, meglio 32 GB.
  • Lettore di Schede e Webcam decente.
  • Piena compatibilità con Linux, anzi, se viene venduto già con Ubuntu MID è meglio...
  • Autonomia almeno di 4 ore effettive.
  • Prezzo Max: € 400,00 incluso il caricabatterie per auto: ci siamo capiti, non 1 €c di più..
Ormai, ho una certa esperienza nel 'IT. Un netbook come quello descritto qui su ancora non esiste: esistono macchine anche più performanti, ma lacunose in qualcuno dei settori appena descritti. Stimo che per la primavera del 2009 il mio Netbook dovrebbe essere disponibile...
Diciamo in tempo per il compleanno ;-)

10 novembre 2008

l'ora dello stambecco

Beh, il mio sistema è finalmente passato completamente alla nuova versione della mia distro preferita. Ed è da un bel po' che non parliamo di linux da queste parti, mi sembra il caso di rimediare. Il 30 Ottobre scorso ha fatto capolino sui server di mezzo mondo Ubuntu 8.10. Non cercate qui descrizioni particolarmente tecniche e neppure changelogs. Vi racconto semplicemente la mia esperienza di utente che ha installato su 2 PC ed un notebook il sistema operativo in questione. Ho usato la versione a 64 bit per tutt'e tre le macchine. Ho esordito con il tentativo di installare Kubuntu sul muletto dotato di 2 hard disk: un sata ed un pata. Ho installato kubuntu sul PATA ma non mi è riuscito di correggere il "grub error 15" che è venuto fuori al primo riavvio. Non c'è stato nulla da fare. Piallo tutto ( che bello avere un backup funzionale ) e 20 minuti dopo ero felice configuratore di un bell'ubuntu 8.10 che ha configurato da se tutto, stampante compresa. Poi è stato il turno del mio desktp personale. Ho riprovato con Kubuntu e stavolta niente grub error 15. Tutto a meraviglia. Il magico KDE 4.1 splende sul mio lcd. Installo i drivers proprietari e vado ad impostare il doppio monitor con un bel sudo nvidia-settings. Come per magia lo schermo si estende sul secondo LCD.... vado per salvare la configurazione ma ho un errore di segmentation fault. Anche qui le provo tutte finchè me ne vado a nanna. Il giorno dopo, di cattivo umore, mi sfogo piallando anche il desktop e ripiego sul fido GNOME... CD alternate nel lettore e... sorpresa ( seccante ma non amara ): l'installer dell'alternate è lentissimo: i dialoghi compaiono con lentezza esasperante, come se stessi usando un Pentium 2.... Invece, tra un dialogo e l'altro, tutto corre liscio con la velocità che è lecito attendersi da un Q6600 con 4GB RAM. Terminata l'installazione tutto sembra liscio e scattante, salvo un particolare: manca l'audio. La mia povera audigy2 si sarà forse rotta? Riavvio con Windows e... tutto ok! Mi informo, mando al diavolo pulse audio e ritorno al fido ALSA e tutto torna a posto. E' il momento del notebook, un HP DV 9044EA con 2 Hard Disk. Il boot loader di windows vista non va molto d'accordo con Grub e l'ultima volta che ho provato un dual boot le cose non mi sono andate troppo bene. C'è da aggiungere che il muletto ha solo ubuntu ed il mio desktop non ha un vero dual boot dato che i due sistemi operativi coesistono ignorandosi a vicenda: sono io a scegliere manualmente da quale Hard Disk far partire il PC in fase di boot... Quindi, al dual boot sono piuttosto allergico!Ma ho scoeprto WUBI che consente di impostare il dual boot in maniera sicura e reversibile: ossia, è possibile disinstallare tutta la partizione dedicata ad ubuntu e ripristinare le condizioni iniziali semplicemente da Pannello di Controllo di Windows. Visitate il sito e leggetevi un po' di documentazione. Mi sento di suggerire anche ad un utente relativamente inesperto questo metodo che permette di installare Linux in sicurezza e senza patemi. Ho deciso ( lo so, sono capa tosta ) di riprovare con Kubuntu e stavolta sono stato premiato. Funziona discretamente. Per ora ho individuato 3 problemi: non rileva la webcam integrata, non funziona la condivisione delle cartelle ( ma la rete funziona ) e Kopete invia continuamente segnalazioni di crash anche se tutto funziona...
Insomma, ho aggiornato tutto, venendo meno alla seconda regola del sys admin ( se funziona non toccarlo ) e sono soddisfatto soprattutto del mio notebook con kde, di cui, ultimamente, avevo un po' perso le tracce. Spero di recuperare il tempo perduto.
In definitiva sono comunque soddisfatto della nuova release di Ubuntu, ma avrei gradito OpenOffice 3.0 incluso di default ed un maggior controllo sulla condivisione di files e cartelle.
E voi che aspettate?

No, non metto il voto agli scout

Qui sopra c'è la cartina del percorso dell'uscita di Noviziato di Domenica 9. Niente di eccezionale, una passeggiata al Villaggio Saraceno, passeggiata che avrebbe dovuto fare da preludio ad un certo programma ma che ho dovuto cambiare obtorto collo. Infatti, all'ultimo momento, il Noviziato quasi al completo ha ritirato la sua disponibilità per un'uscita di giornata intera. L'organizzazione dell'uscita era stata tutta affidata alle pattuglie e, nonostante io sia notoriamente poco propenso a cedere in queste situazioni ed avrei preferito rispettare il programma anche se fossimo rimasti in due soli, mi è parso più ragionevole dimezzare l'impegno e triplicare il numero dei partecipanti. L'uscita merita solo due cenni: se in Route non vogliamo morire di sete e/o perderci nelle nostre tasche, temo che dovrò dedicare parecchio tempo alle basi dell'orientamento. Comunque l'attività è andata a buon fine e con un po' di pazienza abbiamo costruito la nostra bussola, trovato il nord con l'orologio e triangolato la nostra posizione sulla carta.
L'altro punto, il più importante, è che i ragazzi ora parlano. Parlano di tutto e iniziano ad uscire dal torpore post-passaggi. Mi hanno fatto una proposta di attività per il mese prossimo non proprio ortodossa, ma è stata avanzata con entusiasmo e non sarò certo io a frenarli. Infatti, ho notato che i ragazzi, in generale, propongono poco. Accettano le nostre iniziative, salvo poi disertare puntualmente quelle che ritengono noiose. Ed è proprio su questo punto che sto lavorando. Evitare che lo scoutismo diventi "un'altra scuola, un'altra palestra, un altro corso, un altro rigo dell'agenda da rispettare, un altro genitore di cui soddisfare le aspettative dicendo si".
Purtroppo, il trend non è favorevole.


7 novembre 2008

LE SCUSE UFFICIALI

Qui Un pezzo d'Italia si scusa, ma il silenzio del resto è una canto suicida.

Cantico dei Drogati: ce l'ho in testa, non va via...

CANTICO DEI DROGATI,
di Fabrizio De Andrè

Ho licenziato Dio, gettato via un amore,

per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore.

Le parole che dico non han più forma né accento

si trasformano i suoni in un sordo lamento.

Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco

che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà di domani luminosi

dove i muti canteranno e taceranno i noiosi

quando riascolterò il vento tra le foglie

sussurrare i silenzi che la sera raccoglie.

Io che non vedo più che folletti di vetro

che mi spiano davanti che mi ridono dietro.

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere

per i giorni già usati per queste ed altre sere.

E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole

chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore.

E soprattutto chi e perché mi ha messo al mondo

dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota

allora avrò il mio premio come una buona nota.

Mi citeran di monito a chi crede sia bello

giocherellare a palla con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito

che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto che sia

differente da quello della mia vigliaccheria.

6 novembre 2008

We Can't ( allarmi siam fascisti )

Grazie. Grazie, amici. Grazie a voi per essere qui in questa bella serata in Arizona.Amici, siamo arrivati alla fine di un lungo viaggio. Il popolo americano ha parlato, e lo ha fatto chiaramente.Poco fa, ho avuto l’onore di chiamare il Senatore Barack Obama e congratularmi con lui.Congratularmi per il fatto che egli è stato eletto presidente di quel paese che entrambi amiamo. In una competizione così lunga e difficile come è stata questa campagna, il suo successo, da solo, richiede il mio rispetto per la sua abilità e perseveranza. Il fatto, poi, che sia riuscito a ottenere un tale successo ispirando le speranze di così tanti milioni di americani che un tempo credevano di aver poca influenza e poco a che fare con l’elezione di un presidente americano, è qualcosa che ammiro profondamente e per il quale lo lodo.Questa è una elezione storica, e riconosco il significato speciale che porta per gli afroamericani e per l’orgoglio speciale che devono provare questa notte.Ho sempre creduto che l’America offra un’opportunità a tutti quelli che hanno l’impegno e il desiderio di coglierla. Anche il Senatore Obama crede in questo.Ma dobbiamo riconoscere che, anche se è passato molto tempo dalle vecchie ingiustizie che un tempo hanno infangato la reputazione della nostra nazione e hanno negato ad alcuni americani tutti i privilegi della cittadinanza, la memoria di quelle ingiustizie ha ancora il potere di ferire.Un secolo fa, l’invito a cena alla Casa Bianca rivolto dal Presidente Theodore Roosevelt a Booker T. fu ritenuto un oltraggio in molti quartieri.L’america di oggi è lontana un mondo dalla crudele e spaventosa bigotteria di quei tempi. Non c’è prova migliore di questo che l’elezione di un presidente statunitense afroamericano.Che non ci sia alcuna ragione… che non ci sia alcuna ragione per cui un americano non possa gioire della propria cittadinanza in questa, nella più grande nazione della terra.Il Senatore Obama ha ottenuto un grande successo per sè e per il suo paese. Lo applaudo per questo, e gli offro la mia sincera compassione per il fatto che sua nonna non abbia potuto vivere fino a vedere questo giorno. Tuttavia, la nostra fede ci assicura che ella riposa alla presenza del creatore e che è molto orgogliosa del brav’uomo che ha aiutato a crescere.Il Senatore Obama e io abbiamo differenze e ne abbiamo discusso, e lui ha avuto la meglio. Non c’è dubbio che molte di quelle differenze rimarranno.Questi sono tempi difficili per il nostro paese. Questa notte, prometto solennemente che farò tutto quello che potrò per aiutarlo a condurci attraverso le molte sfide che ci attendono.Esorto tutti gli americani… tutti gli americani che mi hanno supportato a unirsi a me non solo per congratularlo, ma per offrire al nostro futuro presidente la nostra buona volontà e il nostro più onesto sforzo per trovare i modi di riunirsi e giungere ai necessari compromessi per scavalcare le nostre differenze e aiutare a riprendere la nostra prosperità, difendere la nostra sicurezza in un mondo pericoloso, e lasciare ai nostri figli e nipoti un paese migliore e più forte di quello che abbiamo ricevuto.Quali che siano le nostre differenze, siamo tutti cittadini americani. E credetemi quando vi dico che non vi è un’unione che per me abbia avuto più significato di questa.E’ naturale. E’ naturale, questa sera, provare un po’ di delusione. Ma domani, dobbiamo andare oltre e lavorare assieme per rimettere in moto il nostro paese.Abbiamo combattuto - abbiamo combattuto tanto forte quanto abbiamo potuto farlo. E se non ce l’abbiamo fatta, il fallimento è mio, non vostro.Sono molto grato a voi tutti per il grande onore del vostro supporto e per tutto quello che avete fatto per me. Vorrei che il risultato fosse diverso, amici.La strada è stata difficile fin dall’inizio, ma il vostro supporto e la vostra amicizia non si è mai affievolita. Non posso esprimere compiutamente quanto mi senta vostro debitore.Sono particolarmente grato a mia moglie Cindy, ai miei figli, alla mia cara madre… alla mia cara madre e a tutta la mia famiglia, e a tutti i vecchi e cari amici che sono stati al mio fianco durante tutti gli alti e bassi di questa lunga campagna.Sono sempre stato un uomo fortunato, ancora di più per l’amore e l’incoraggiamento che mi avete dato.Sapete, le campagne elettorali sono spesso più dure per la famiglia di un candidato che per il candidato stesso, e questo è stato vero anche per questa campagna.Tutto quello che posso offrire in ricompensa è il mio affetto e la mia gratitudine, e la promessa di anni più pacifici davanti a noi.Sono inoltre - sono inoltre, naturalmente, molto grato alla Governatrice Sarah Palin, una delle migliori candidate che abbia mai visto… una incredibile nuova voce nel nostro partito, per l’impegno riformatore e per i principi che sono sempre stati la nostra più grande forza… suo marito Todd e i loro cinque figli… per la loro infaticabile dedizione alla nostra causa, e il coraggio e la grazie che hanno mostrato nelle asperità e stravolgimenti di una campagna presidenziale.Possiamo guardare avanti con molto interesse al suo futuro servizio in Alaska, nel partito Repubblicano e nella nostra nazione.A tutti i miei colleghi di campagna, da Rick Davis a Steve Schmidt e Mark Salter, a ogni volontario che ha lottato così duramente e con tanto valore, mese dopo mese, in ciò che a volte è sembrata la campagna più difficile dei tempi moderni, grazie mille. In un’elezione persa resta comunque per me il privilegio della vostra fiducia e della vostra amicizia.Non so - Non so cosa altro avremmo potuto fare per provare a vincere queste elezioni. Lascio ad altri il compito di capirlo. Ogni candidato fa errori, e sono certo di aver fatto la mia parte. Ma non passerò un momento del mio futuro rimpiangendo quello che avrebbe potuto essere.Questa campagna è stata e rimarrà il più grande onore della mia vita, e il mio cuore è pieno solamente di gratitudine per questa esperienza e per il popolo americano, che mi ha concesso una equa udienza prima di decidere che il Senatore Obama e il mio vecchio amico Senatore Biden dovrebbero avere l’onore di guidarci per i nostri prossimi quattro anni.Non sarei - Non sarei un americano degno di questo nome se rimpiangessi un destino che mi ha concesso il privilegio straordinario di servire questo paese per mezzo secolo.Oggi, ero un candidato per il più alto incarico elettivo del paese che amo tanto. Questa notte, rimango al servizio di questo paese [come senatore]. Questa è una sufficiente benedizione per chiunque, e ringrazio il popolo dell’Arizona per questo.Questa notte- questa notte più di ogni altra notte, porto nel cuore nient’altro che l’amore per questo paese e per i suoi cittadini, sia che abbiano supportato me o il senatore Obama - sia me che il Senatore Obama.Auguro ogni successo all’uomo che è stato il mio rivale e che sarà il mio presidente. Ed esorto tutti gli americani, come ho fatto spesso in questa campagna, a non disperarsi per le attuali difficoltà, ma di credere, sempre, nella promessa e nella grandezza dell’America, poichè niente, qui, è inevitabile.Gli americani non si danno mai per vinti. Non ci arrendiamo mai.Non ci nascondiamo mai dalla storia. La storia la scriviamo.Grazie, Dio vi benedica e benedica l’America. Grazie davvero a tutti.


John McCain, la notte del 4 Novembre.

5 novembre 2008

Per una Pace Vittoriosa

Ogni anno, circa, mi capita di vivere un dialogo come quello che segue. E non dalla parte del Generale:

"Il Generale cambiò argomento.
-Ama lei la guerra?
Io rimasi esitante. Dovevo o no rispondere alla domanda?Attorno v'erano ufficiali e soldati che sentivano. Mi decisi a rispondere.
-Io ero per la guerra, signor generale e alla mia università, rappresentavo il gruppo degli interventisti.
-Questo, disse il generale con tono terribilmente calmo, -riguarda il passato. io le chiedo del presente.
-La guerra è una cosa seria, troppo seria ed è difficile dire se... è difficile... Comunque, io faccio il mio dovere.
-Io non le ho chiesto, -mi disse il generale, -se lei fa o non fa il suo dovere. in guerra il dovere lo debbono fare tutti, perchè, non facendolo, si corre il rischio di essere fucilati. Lei mi capisce. io le ho chiesto se lei ama o non ama la guerra.
-Amare la guerra! -esclamai io, un po' scoraggiato. Il generale mi guardava fisso, inesorabile. Le pupille gli si erano fatte più grandi. Io ebbi l'impressione che gli girassero nell'orbita.
-Non può rispondere? -incalzava il generale.
-Ebbene, io ritengo... certo... mi pare di poter dire... di dover ritenere... Io cercavo una risposta possibile
-Che cosa lei, ritiene, insomma?
-Ritengo, personalmente, voglio dire io, per conto mio, in linea generale, non potrei affermare di prediligere, in modo particolare, la guerra.
-Si metta sull'attenti!
Io ero già sull'attenti.
-Ah, lei è per la pace?
Ora, nella voce del generale, v'erano sorpresa e sdegno. - Per la pace! Come una donnetta qualsiasi, consacrata alla casa, alla cucina, all'alcova, ai fiori, ai suoi fiori, ai suoi fiorellini! E' così signor tenente?
-No, signor generale.
-E quale pace desidera mai, lei?
-Una pace....
E l'ispirazione mi venne in aiuto.
-Una pace vittoriosa.
Il generale parve rassicurarsi."

Emilio Lussu, Un Anno sull'Altipiano, Cap. VII. Einaudi

3 novembre 2008

Sul Pollino col Camper.

Il week end è stato investito nello sdoganamento del camper di famiglia, che non avevo mai guidato al di fuori di remote e breve tratte autostradali.
ovviamente ce ne siamo andati sul Pollino, mettendomi nella classica condizione: o bere o affogare. Infatti, sono qui a raccontare di queste 48 ore passate con un bestione di 3500 kg allacciato sotto il sedere su e giù per quei nastri incompleti di asfalto larghi al più 4m che passano per strade di montagna. Il Camper fa rumore, non ha il servosterzo ma ci ha condotto agevolmente, in circa 3.5 ore, fino al Rifugio De Gasperi. Finalmente il rifugio è di nuovo attivo e ben frequentato. Lo ricordo tristemente deserto ed abbandonato, qualche anno fa. Ma ora è gestito da persone ospitali e generose e non manca un magnifico cagnolone tanto bello da stringerci il cuore per la nostalgia.



Ci siamo accampati in una piccola area dedicata. Il tempo si è immediatamente guastato, com fitti nuvoloni che correvano sotto le cime... Ma questa volta davvero non temevamo pioggia od umidità: il camper ha la stufa ed anche l'acqua calda... Tuttavia, non abbiamo rinunciato al tradizionale bivacco con arrosto integrato...




Il mattino del 2 è stato splendido: sole in un azzurro purissimo. Ma, NEL camper, c'erano 3.8°C...
Per scaldarci siam saliti in alto... Dopo un corroborante caffè gentilmente offertoci dal gestore del Rifugio, ci siamo diretti all'azimuth verso il Timpone della Capanna snobbando il sentiero indicato sulla carta. La salita è stata davvero dura: numerosi scivoloni causati dal fogliame spesso ed umido, qualche escoriazione ( benedetta la cassetta di pronto soccorso scoutech ) e lo smarrimento dei miei occhiali da sole ( 40 € addio!! ) e, devo confessare, davvero tanta voglia di mollare e tornare alle comodità del Camper.
Di fronte all'esiguità o addirittura della nullità dei risultati garantiti dalla perseveranza, le attrattive della rinuncia sono sempre maggiori per me in questi ultimi tempi. Ad un certo punto, il bosco è finito e sembrava fossimo ormai in cima. Niente affatto: solo un'ampia radura oltre la quale la salita continuava implacabile. Beh, un bello scherzo. Siamo andati avanti fino in cima, con un ordinario sforzo di volontà.
Lassù abbiamo trovato il nostro premio.


La discesa èstata più rapida e meno faticosa, ma non meno insidiosa. Il premio, comunque, quello materiale si intende, è arrivato verso le 13:30, quando, all'agriturismo "Campo le Rose ", vicino Viggianello, abbiamo avuto il piacere di spazzar via una lunga serie di antipasti culminando il processo in una pasta al sugo di cinghiale da lasciar sbalordito Obelix... I ragazzi che gestiscono il locale sono gentili e competenti, peccato che abbiano già il tutto esaurito per il cenone di capodanno. Se capitate, passateci...
Ma, assieme alle certezze che si saldano nel cuore nel momento in cui si raggiunge la cima, vengon fuori anche i consequenziali dubbi: ora che siamo arrivati fin qua, in tutti i campi, come possiamo procedere meglio dopo? E se siamo capaci di tanta meraviglia, come mai gli attriti restano così dissipativi?
Stanotte ho dormito benissimo e mi sono svegliato un minuto prima della sveglia.