25 aprile 2009

Cronache di BAS 35: Martedì 14 Aprile 2009


La sveglia è nel gelo. Il telo delle tende è rigido perchè è congelato, non si piega. Ho tanta nostalgia.
Facciamo colazione con Giampiero e Rocco, abbastanza in fretta. L'atmosfera, nella tenda mensa semideserta è sfumatamente diversa. Sulla via del magazzino mi intercetta Tiziano, il mio referente della protezione Civile. Mi consegna i registri per annotare il materiale consegnato. Anche al magazzino l'atmosfera è strana. Ho un mucchio di scarpe da sistemare e i visitatori sono pochi. E spaventati. So che lo ripeterò, ma non posso continuare questo racconto senza ricordare che le genti d'Abruzzo sono meravigliose nella loro coesione, nella dignità e nella fierezza. Ma le scosse continue logorano e noi non possiamo far altro che rassicurare e sorridere.
Da oggi, poi, ci tocca anche il servizio Mensa, magari ne parlerò in seguito, fatto sta che per alcune ore da otto diventiamo sei al magazzino. In mattinata abbiamo pochi visitatori e per quei pochi piuttosto che distribuire materiale ci impegnamo a parlare, rassicurare: le scosse finiranno, l'intensità decresce, tornerà tutto a posto. " Chi ce lo doveva dire che ci doveva capitare una cosa così? Sa [mi danno del lei all'inizio ], abbiamo tanta roba in casa nostra ".... E noi, col sorriso...
Ed il sorriso ci viene naturale, dal cuore, perchè anche se tu sei " protezione civile" e loro sono "civili", ci metti un'istante a sapere che tutto quello che la scelta scout teorizza lì diventa pratica.
Andiamo a pranzo, ma eufemisticamente ci alziamo con un po' di appetito. Ormai la routine è stabilita e le varianti sono interessanti: oggi ci vengono a visitare i capoccia della pattuglia EPC nazionale, ma passano in fretta e la giornata continua: niente di nuovo sul fronte occidentale. Oggi non sono arrivati molti rifornimenti, ma a conti fatti ho distribuito qualcosa come 60 paia di scarpe.
Nota malinconica: Mariagrazia se ne torna a casa, lei è partita la notte del Terremoto con l'Unitalsi e il lavoro la reclama... Restiamo in 8 nel cuore, ma in 7 per il magazzino.
Anche dalla cena ci alziamo con appetito residuo. Decidiamo di andare a Coppito per il debriefing serale ( e per approfittare, egoisticamente, delle docce calde ).
Dopo la doccia, ho avuto un po' di tempo per fare finalmente una telefonata privata e curiosare per il comando interforze. L'atmosfera è quella del film Wargames: un centro di comando strapieno di console, con tutte le possibili organizzazioni ad occupare le postazioni disponibili, cavi di rete e di alimentazione che vengono e tornano all'infinito, gente in tutte le divise possibili che corre in piena notte senza pause, gente che dorme per terra o si affolla attorno al bar che distribuisce caffè, soldati in briefing e, ovviamente, anche scout in cerchio...


Raffaele, il caposquadra, deve restare alla riunione, ma è inutile soffrire in 7, quindi resto io ad attendere il Capo. E colgo l'occasione per salvare il CNGEI dall'irruenza di Giuseppe.: per me non è una novità trovarmi a casa mia seduto allo stesso tavolo coi fratellini del CNGEI eh eh eh. L'ora di attesa passa in fretta chiacchierando assieme al tavolo della segreteria agesci+cngei. Ci siamo confrontati, abbiamo scambiato opinioni e punti di vista. Un Bla Bla Bla confortante che è stato interrotto dall'offerta di un panino da parte dell'Esercito ( davvero il panino della salvezza ) e dal subitaneo rientro del Capo. E, attraversando L'Aquila un po' meno spettrale del Sabato notte, siamo tornati a casa sereni e puliti. E sazi.

24 aprile 2009

Cronache di BAS 35: 13 Aprile 2009, Lunedì dell'Angelo

Ha piovuto durante la notte e pioviggina anche al mattino. Sveglia alle 7, mi sono fatto la barba usando come specchio il mio fido piattino di hard disk e sono riuscito a lavarmi, con un po' di buona volontà, assai meno felinamente dei giorni precedenti. Stamattina la colazione è classica all'italiana: Caffè, latte caldo, cornetto alla crema, pezzi di cioccolato provenienti dalle uova di Pasqua, biscotti e succo di frutta. La colazione è il momento più calmo della giornata. La Tenda Mensa è semideserta e la stessa aria, più che il caffè, sembra infonderti l'energia, la volontà di fare, dare, operare. In Italia è Pasquetta, a Tempera è un altro giorno di lavoro per tutti. Ci riuniamo coi ragazzi della squadra abruzzese. Sono passate quasi 48 ore dal nostro arrivo in Tendopoli ed è la prima volta che riusciamo a guardarci tutti in faccia. Allora non sapevo quanto avremmo legato, lavorato, combattuto nelle poche giornate successive. Ci organizziamo un po', iniziamo a mescolarci, a conoscerci, ad apprezzarci. Ma pochi minuti dopo sono già nei miei 'negozi', ossia nelle tende magazzino in cui mi capita di lavorare più spesso. Mi servirebbe una scopa per spazzare, mi servirebbero pantofole comode e calde per signora e tante tante tante scarpe numero 42. Invece ho uno scatolone di scarpe leopardate coi tacchi a spillo... Ma anche il magazzino Letti richiede una bella ripassata per riordinare e distinguere lenzuola, federe, coperte, asciugamani e piumini. Salvo che per la mezz'ora del pranzo è tutto un susseguirsi di faticosi spostamenti e selezioni di merci. I ragazzi di Chieti ( Marco e Antonio ) hanno iniziato a costruire le scaffalature per i containers. Siamo andati avanti ad oltranza, senza neppure salire per la grigliata di Pasquetta che i ragazzi della Cucina sono riusciti ad organizzare per la Tendopoli. A dir la verità qualcosina è arrivato pure giù da noi, per forutna...
A questo punto devo riferire di un fatto per noi scout antipatico. Sia per evitare accaparramenti, che per poter fare una statistica delle necessità, ci viene richiesto di effettuare una registrazione di quello che diamo alle persone. Noi lo facciamo malvolentieri, ma la gente invece ne è contenta: forse lo prende come un segno di attenzione, un indizio di normalità.
Dopo cena andiamo a Paganice per cercare uno Zio di Maddalena impegnato nella Protezione Civile, senza successo. Torniamo subito alla tendopoli, il paesaggio è spettrale e non rende incline ai giri turistici. Restiamo in macchina per scaldarci un po', siamo lì lì per andare a dormire quando ecco la scossa: una spinta laterale che ci scuote improvvisa. Nessun danno, neppure un vero spavento. Ma il peggio arriva, terribile, subito dopo. Dalla tendopoli emergono figure di persone disperate, che corrono a vedere le proprie case, che vanno verso le macchine per passarci la notte incuranti delle nostre rassicurazioni. Vedo ancora la signora che, affranta, mi dice:" Non finirà mai". Il volto della disperazione di chi esce dal sonno per svegliarsi in un incubo.
Andiamo a dormire, la notte è fredda ma serena.


22 aprile 2009

Danza la vita

Per caso ho scoperto questa splendida canzone Scout.
Per caso?
Avevo intenzione di cantarla come regalo, come traccia di un percorso che dalla strada porta alla comunità e poi al Servizio. Un seme.
I semi sono rimasti quasi tutti nella bisaccia, ma con pazienza, in attesa della prossima occasione, senza fretta:

Danza la vita

Canta con la voce e con il cuore, con la bocca e con la vita,
canta senza stonature, la verità…del cuore.
Canta come cantano i viandanti: (canta come cantano i viandanti)
Non solo per riempire il tempo, (non solo per riempire il tempo)
Ma per sostenere lo sforzo. (ma per sostenere lo sforzo)
Canta e cammina (Canta e cammina )
Se poi, credi non possa bastare, segui il tempo stai pronto e…
Danza la vita al ritmo dello spirito oh Danza, danza al ritmo che c'è in te
Danza la vita al ritmo dello spirito oh Danza, danza al ritmo che c'è in te
Cammina sulle orme del Signore Non solo con i piedi ma
Usa soprattutto il cuore Ama… chi è con te.
Cammina con lo zaino sulle spalle: (cammina con lo zaino sulle spalle)
La fatica aiuta a crescere (la fatica aiuta a crescere)
Nella condivisione (nella condivisione)
Canta e cammina (Canta e cammina ) ( 2 VV )
Se poi, credi non possa bastare, segui il tempo stai pronto e…
Danza la vita al ritmo dello spirito oh Danza, danza al ritmo che c'è in te
Danza la vita al ritmo dello spirito oh Danza, danza al ritmo che c'è in te

Cronache di BAS 35: 12 Aprile 2009, Pasqua di Resurrezione


La Santa Pasqua inizia gelida, ma ci rendiamo subito conto che prima ci mettiamo in attività prima riusciamo a riscaldarci. Mi metto in uniforme dopo una lavata felina e scendo in magazzino, non ricordo di preciso perchè. Ho trovato i ragazzi della protezione civile di Melfi seduti nel pickup: avevano sorvegliato il magazzino tutta la notte per proteggerlo dagli sciacalli e verso le 5 del mattino la loro sorveglianza ha trovato giustificazione in qualche figura che, proveniendo dall'esterno della Tendopoli, si è avvicinata al magazzino salvo scappare appena individuati. La colazione è stata a base di uova sode, due fette di salame di milano ed un pezzo di salsiccia secca. Non proprio principesca, ma avevo fame e ho spazzato via anche la razione di Maddalena. Quindi ci siamo precipitati al magazzino per continuare il lavoro interrotto la sera prima. Siamo risaliti di corsa in sala mensa per la Santa Messa di Pasqua. Solo in questa circostanza mi sono accorto della squadra di Chieti e di quella Veneto che facevano servizio con noi, rispettivamente coi bambini ed in segeteria. La Messa è stata toccante, costellata dai pianti di molte persone. Il sacerdote, forse tedesco, sicuramente straniero, alto e gentile, giovanissimo, cantava gli inni con trasporto. I canti della messa sono stati a nostra cura, ovviamente, ma non potevo concentrarmici troppo. Il mio sguardo vagava sulle donne in lacrime, sugli uomini stanchi e sui bambini comunque allegri che aspettavano la sorpresa dell'uovo di pasqua. Ricordo nitidamente la messa, lo ricorderò a lungo. Appena finita volevamo fare conoscenza con gli altri ragazzi, ma siamo stati immediatamente richiamati al magazzino: era appena arrivato un altro carico da selezionare. Qui devo fare una parentesi tecnica per spiegare dove finiva gran parte delle nostre energie. Lo sforzo di generosità degli italiani verso le popolazioni terremotate è stato notevole, ma, come si dice spesso, " troppa grazia". A parte i carichi di aiuti gestiti direttamente dalla Protezione Civile, l'immensa quantità di aiuti arrivava compressa in scatoloni immensi che contenevano di tutto: sia abiti nuovi sigillati, che abiti usati ma decenti e puliti che letteralmente immondizia. Quindi, ogni pacco deve essere aperto ed il suo contenuto attentamente selezionato: non è assolutamente possibile destinare materiale scadente, usato o sporco a chi ha bisogno, è indegno, sarebbe una mortificazione e non un soccorso. Per fare queste operazioni se ne va tempo e fatica: un pezzo del nostro servizio. Anche se per carità di Patria dovrei tacere, per dovere di cornaca non posso che rammentare tutta l'immensa quantità di spazzatura che certi gentiluomini e gentildonne hanno spedito in Abruzzo scambiando la Solidarietà per l'occasione di svuotare gli armadi o peggio, per l'opportunità di scaricare un po' di biancheria non lavata. Non posso sorvolare sull'immensa quantità di scarpe da donna con tacco a spillo che mi sono pervenute al posto delle pantofole e delle scarpe da ginnastica così necessarie. E di tutta questa roba cosa ne dovevamo fare? L'abbiamo ammonticchiata all'ingresso del magazzino, ma non potevamo certo pretendere che qualcuno venisse a ritirarla. Torniamo, quindi, alla mattina di Pasqua: dopo la Messa abbiamo deciso che quel mucchio di rifiuti non era accettabile e abbiamo dovuto ancora lavorare per riordinarlo, reimpilarlo in cartoni da coprire coi teli in maniera da preservarli dalla pioggia. Per il pranzo di Pasqua, quindi, abbiamo fatto i turni in modo da non lasciare sguarnito il magazzino neppure per un minuto. Io, Rocco, Giuseppe e Raffaele siamo andati a pranzo alle 1230 e alle 1315 eravamo di nuovo giù. Tutti assieme abbiamo tirato fino alle 1930 quando, poi, abbiamo sigillato le tende magazzino in previsione della Pioggia. E, nel frattempo, volti, occhi, persone, parole, mani e sorrisi. Si cena tutti assieme con pasta e fagioli e roast beef. Dopo, una serata al biliardino con Alessio, il campione di Tempèra, chitarre e salsiccia offerta dalla squadra di Chieti. Roverrò, Scouting for Boys, E' di nuovo Route... ma alle 23 già dormivo...

21 aprile 2009

Cronache di Bas 35: 10 ed 11 Aprile 2009

La Bradanica è deserta, davanti a me c'è solo il fiorino guidato da Rocco con a bordo anche Raffaele. Dietro la mia vita. Assieme a me Maddalena e Mariagrazia, ancora loquaci. La luna fa capolino a tratti tra le nubi, ma le tenebre avvolgono la Basilicata nella notte tra venerdì e sabato. A Matera i locali sono ancora sicuramente affollati, noi siamo in marcia. Lunedì la terribile notizia del Terremoto, poi un sentimento che cresce, che arde. Fare qualcosa. Fare. Portare aiuto. Riunione di Co.Ca. straordinaria per aderire al fonogramma della Protezione Civile. Sento distintamente il cuore che batte mentre salgo le scale della sede. All'improvviso mi tranquillizzo e so. So di non avere di fronte una scelta, perchè tutto me stesso, tutto quello che sono e rappresento decide di accettare la chiamata. Il mio nome è sulla scheda. Mi arrogo di decidere per la mia famiglia, per chi mi è vicino.
Così, alle 23:35 di Venerdì 10 Aprile 2009 esco di casa in uniforme, con il mio zaino, assieme ai miei fratelli. Partiamo.
Una notte di guida non la facevo da tempo. Per me è stato pesante, sono abituato a ritmi da gallina. La strada sembrava domandarmi:" Ma sei davvero sicuro di quello che stai facendo? Ma non hai gli affari tuoi da curare, soprattutto in queste settimane cruciali per la tua carriera date le scelte che hai fatto?" E io mi sentivo sordo a questi richiami, quasi testardo. Però avevo paura, avevo paura di essere lì per vanità, per secondi fini, per altre ragioni diverse dall' "eccomi" che avevo pronunciato dentro me qualche giorno prima.
Ci fermiamo a Candela dove si unisce a noi il resto della Squadra Bas 35: Giuseppe, Giampiero e Mario. Si riparte, ma a Pescara chiedo pausa: ho bisogno di dormire un po' nonostante l'incredibile numero di caffè ingurgitati tra casa e le numerose soste in autostrada. Poi l'alba sulla statale alla periferia della città: L'Aquila. L'atmosfera è surreale: a prima vista L'Aquila è intatta. Deserta. Sarà l'orario, penso. Invece...
Circolano solo le forze dell'ordine e i mezzi di soccorso, nessun altro in giro. Nei pressi del centro scorgo un blindato che sbarra la strada, militari fucile in pugno e penso: se sorpasso senza mettere la freccia mi sparano? Poi osservo meglio i palazzi e i segni del sisma ci sono tutti, dappertutto...Arriviamo a Coppito, la scuola della Guardia di Finanza, il nostro quartier generale. All'ingresso ci ignorano, io non so ancora che siamo stati identificati come "non civili", come membri delle forze di soccorso. Ci accoglie la segreteria agesci e sembra di tornare a casa nel caos dell'open space interforze. Ci spiegano la destinazione, le modalità di contatto, mi intimano di tenere il telefono acceso giorno e notte e ci licenziano.
Usciamo dalla caserma, svegliandoci pian piano. Con un po' di difficoltà raggiungiamo la destinazione: Tempèra, frazione de L'Aquila...
Arriviamo alle 10, dopo aver passato Paganica e aver visto davvero le prime case crollate. Parcheggiamo vicino la tendopoli e il primo impatto è uno shock! Il traffico di mezzi di soccorso è intenso, ma il viavai di gente dalla tendopoli lo è ancora di più. Ci sono tre scout alla sbarra. Sono stravolti, bruciati dal sole e ci accolgono con sollievo. Fanno parte della prima squadra di soccorso, quella che è lì dalla sera del Sisma. Dobbiamo dargli il cambio subito! Un ragazzo alto, rosso per l'insolazione ci prende in consegna e ci presenta al responsabile del campo che gli chiede di farci un approfondito briefing e di ritornare da lui dopo un paio d'ore. Non l'ho mai più visto. Infatti siamo condotti al campo in allesitmento e immediatamente reclutati per il magazzino.
Già, il magazzino.
3 container e 5 tende davanti a cui si accumulavando decine di grossi scatoloni pieni di vestiario, coperte, scarpe. Monnezza.
La nostra casa per 8 giorni.
Ci siamo trovati catapultati al lavoro, un lavoro durissimo fisicamente almeno nei primi giorni, senza neppure accorgercene. La zona sembrava un formicaio umano, con persone che si affaccendavano accumulando pacchi, coi muletti che sfrecciavano tra le tende senza tregua. il pranzo l'abbiamo fatto a turni e poi ci siamo rimessi a lavorare come dannati. Prendi il pacco, aprilo inizia a smistare, prendi quello che ti serve, portalo alla tenda di tua competenza, sistemalo e poi ricomincia daccapo. Nel frattempo, appena arriva un civile, sorridigli e ascoltalo. Nel tardo pomeriggio ci assegnano la tenda, la A2. Mancano ancora le brandine e inizia a piovere, una pioggia rada ma gelida che fa da giusto contrappunto al calore della giornata che ci ha fatto mettere in maglietta e pantaloncini. Con un ultimo sforzo portiamo il materiale nelle tende e nei containers e ci trasciniamo in tenda dove, miracolo, Massimo, il capo della squadra veneta che si occupa della segreteria, ci ha procurato le brandine. La tendopoli è al buio, la corrente non c'è ancora. Ci cambiamo e andiamo a mensa dove spazzoliamo fino all'ultima briciola. La mensa è una tenda di fianco al tir cucina. E' grande e lì si riunisce la comunità di Tempèra. Vorrei guardarmi attorno, ma sono troppo stanco. Putroppo, non è finita. Devo accompagnare Raffaele, il Caposquadra, al briefing al quartier generale a Coppito. Ci mettiamo in macchina in anticipo, sperando di fare in fretta. Di notte, L'Aquila è uno spettacolo da Armaghedon. La città è illuminata e deserta, i semafori lampeggianti o spenti. L'atmosfera è resa sinistra da centinalia di lampeggianti che illuminano crudelmente di azzurro e rosso le facciate dei palazzi. Ogni incrocio è presidiato, gli unici veicoli sono carabinieri, ambulanze, polizia e volontari. In piena notte il centro di Coppito è pienamente operativo. Inizio a capire che la mia uniforme scout mi rende un 'collega' agli occhi dei finanzieri di guardia, dei vigili che montano attrezzature in piazza d'armi, del carabiniere che parla al cellulare fuori dalla palestra trasformata in CIC.
Non ho molti ricordi della riunione, mi sono addormentato più volte da seduto. Quando mi sdraio sulla branda, in una Tempèra deserta, fredda e buia, sono l' 01:05 del mattino di Pasqua...

continua

19 aprile 2009

BAS 35: Lucania -> Tempéra, sola andata


Sono a casa, pulito e sazio.
Ho dormito un po' dopo il pranzo domenicale.
Oggi sono ancora lì, cammino tra le tende, sento i rumori, vedo i lampeggianti roteare azzurri, mi aspetto di dover consegnare materiale e attendo scatoloni di scarpe numero 42. Penso alle persone nella tendopoli. Non sono numeri, sono nomi, volti, sguardi, paura e speranza. Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, rielaborerò quello che ho visto, quello che ho testimoniato assieme a Giampiero, Giuseppe, Maddalena, Mariagrazia, Mario, Raffaele e Rocco: squadra Agesci BAS 35, Tempéra, l'Aquila, dal 10 al 18 Aprile 2009.
Siamo ancora lì.
Abbiamo fatto del nostro meglio.
Grazie a tutti.

10 aprile 2009

la salvezza è nella coerenza

In quest'ultimo mese sto obbligandomi a vivere come vorrei essere.
E ciò ha delle conseguenze pratiche.
Alcune evidenti, altre no.
Evidentissimo è lo zaino ai piedi del letto in una stanza piena di equipaggiamento da infilarci dentro. Non ho una vera scelta: una volta deciso di guadare il fiume saltando sui sassi, tentare di fermarsi significa cadere in acqua. La salvezza è nella coerenza.



Madonna degli Scouts, ascolta ti invochiam
concedi un forte cuore a noi che ora partiam.
La strada è tanto lunga e il freddo già ci assal.
Respingi tu, Regina, lo spirito del mal.

E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.
E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.

E lungo quella strada non ci lasciare Tu,
nel volto di chi soffre facci trovar Gesù.
Allor ci fermeremo le piaghe a medicar
e il pianto di chi è solo sapremo consolar.

E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.
E il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va.

7 aprile 2009

col dito sul bottone

Un intero lungo post dedicato alla situazione associativa che diventa obsoleto in poche ore.
Capita.
Paesi cancellati in pochi istanti.
Capita.
Ma abbiamo ritrovato la fiamma e le nostre avanguardie sono già laggiù.
Noi abbiamo assemblato due squadre di soccorso, compilato le schede, raccolto i codici del censimento, i codici fiscali, i codici di avviamento postale, trovato il caposquadra, inventato le ferie, inviato tutto a chi di dovere per via gerarchica. E aspettiamo.
La squadra mi tartassa, vogliono sapere se ci sono novità, quando si parte, dove andremo.
Ma la casella di posta del gruppo è vuota, il telefono tace.
Io non oso lamentarmi di fronte a tanto orrore, aspetto, tranquillo che arrivi la chiamata semmai verrà. Ogni tanto penso alla CR-F numero 2 che sta già lì e non la invidio, non la invidio affatto. Forse sarò geloso delle sue opportunità di guadagnarsi millimetri quadrati di paradiso, per le sue opportunità di Servizio, ma non le invidio quello che sta vedendo in questi istanti.
Siamo pronti.
E ora mi metto le scarpe e vado a comprare le tende per il Clan.
E anche i fornelletti.
O sono meglio le spiritiere?