So che in molti attendono un mio commento sulla mia non certo volontaria ed entusiastica emigrazione.
Beh, piano piano, a pezzi e bocconi, sono riuscito a mettere assieme un ragionamento che spero sia sensato.
Andar via non è stata una vera scelta.
Restare o andare. Se resto mi devo accontentare di un lavoro meno qualificato e di servizi inferiori, se vado lavoro, reddito e servizi saranno superiori ma perdo la mia Terra e la mia Comunità...
Mica è stato questo il ragionamento che ho potuto fare.
No, bisognava andare e basta!
Grazie al perverso meccanismo dei contributi minimi di Inarcassa, per esempio, non mi era rimasta altra scelta che trovare un lavoro entro poche settimane o fronteggiare i mastini di Equitalia.
Magari ci si aspetta che spari fuoco e fiamme, che inveisca, che sfoghi in parole scritte la rabbia.
Ma di quella rabbia non c’è traccia, qui, a Nord della Linea Gotica.
Solo pietà.
Andiamo con ordine.
Io non me ne sarei mai voluto andare da Matera.
Ho fatto di tutto per potermi costruire una vita ed una carriera accettabili a Matera.
Sognavo una vita fatta di lavoro, scoutismo ed impegno sociale.
E domeniche passate tra un Reparto, una famiglia e gli amici.
Ho combattuto tantissimo per questo, ma non sono riuscito a raggiungere questo risultato.
Io non ci sono riuscito.
Non c’è stato un complotto mirato per impedirmelo.
Quindi, non intendo incentrare il mio racconto su quanto siano state stronze le circostanze.
Lascio volentieri ad altri il pianto greco.
La mia storia inizia con la chiusura dell’azienda per cui lavoravo a Taranto.
E’ passato un anno da allora.
E dopo quest’anno di battaglie ho dovuto prendere la via del nord.
E’ stato un anno di guerra.
Vi racconto un esempio spero paradigmatico: a Gennaio rispondo ad un annuncio di lavoro di un'azienda privata pugliese. Dopo 14 minuti dall'invio della mail vengo contattato telefonicamente e mi si fissa un appuntamento. Seguono i rituali tre colloqui e proposta di assunzione finale. Sembra tutto a posto ma si deve aspettare “l'ok burocratico” del principale cliente dell'azienda per la cui commessa verrei assunto. Un Ente Pubblico con sede in Basilicata. Certo, in prospettiva si prevedono altri incarichi presso altri clienti, ma, per ora, si deve iniziare da lì. Da febbraio 2012, fino a Luglio, il vostro ingegnere aspetta paziente tenendosi in contatto periodicamente con l'azienda barese che avrebbe davvero bisogno di inserirmi lì dove vorrebbe. Ma l'”Ok burocratico” non arriva, finchè, a Luglio, è ormai evidente che non arriverà mai. Giusto per colmare la misura vengo ufficiosamente informato del fatto che un pezzo di quello che avrebbe dovuto essere il mio lavoro su server Linux lo sta facendo, invece, un consulente esterno che fa il pendolare dal Nord Italia.
E’ stato quando ho ricevuto questa notizia che ho deciso di emigrare...
E di esempi come questi ne potrei descrivere altri: finanziamenti per bandi vinti e mai arrivati o, tanto per riderci su, un contratto da me firmato con un ente pubblico per un lavoro di breve durata (1 mese) che mi ha obbligato a mantenere aperta la partita iva, che doveva iniziare subito dopo la firma per poi essere rimandato sine die di settimana in settimana senza spiegazioni impedendomi, per mesi, di impegnarmi altrimenti: per completezza di ragionamento, sappiate che l'azienda pugliese di cui sopra avrebbe voluto offrirmi un breve contratto su Bari sperando che la situazione lucana, nel frattempo, si sbloccasse, ma ho dovuto rifiutare proprio a causa di questo contratto già firmato di cui poi non si è saputo più nulla.
Io, gli impegni con lo Stato (Inarcassa, Ordine degli Ingegneri, fisco) li devo rispettare, ma, ovviamente, non vale il viceversa.
Chissà cosa sta facendo, ora, in questo momento, il dipendente pubblico responsabile di questo evento.
Sarà tranquillo a casa sua coi pensieri di tutti gli uomini...
Già...
Il succo del discorso è che un lavoro avrei anche potuto trovarlo se non fosse stato per la Repubblica Italiana e per i suoi ‘servitori’ locali, in questo caso.
O se avessi voluto ‘accontentarmi’.
Ma ad un certo punto ho detto basta.
Da un giorno all’altro.
Non ce la facevo più a vivere in questa sospensione del tempo omicida.
Mi sono reso conto di non essere riuscito a raggiungere l’obiettivo e che bisognava cambiare strategia e tattica.
Questa cronaca non sarebbe completa senza affrontare l’argomento “Partito Democratico”.
Come credo sia evidente dai fatti, il mio non è stato un tentativo clientelare, nè, purtroppo, un tentativo riuscito.
Tentativo di cosa?
Ma di fare Politica.
Non di riformare, aggiustare, sistemare, ripristinare, correggere.
Solo di agire in base ad un pensiero meditato.
Ho consumato molte energie nella Segreteria del Partito Democratico Materano e non sono affatto soddisfatto dei risultati.
Di risultati pratici, praticamente, non ce n’è.
Politicamente, invece, qualcosina c’è.
Roba simbolica, si intende.
Ma concreta in un momento storico in cui idee realizzabili sembrano tabù nella Politica.
E’ stato dimostrato che è possibile parlare di argomenti come le energie rinnovabili, le nuove forme di lavoro, gli spazi di aggregazione giovanile, la speculazione edilizia e l’ovvio software libero anche nelle stanze del Direttivo del Partito Democratico materano.
Insomma, se un simpatizzante del PD volesse sapere se casomai qualcuno nel PD di Basilicata abbia mai parlato di altro rispetto al solito potrebbe andare a dormire tranquillo, se ciò gli bastasse per conciliarsi il sonno.
Il che, ovviamente, non può essere.
Questa esperienza mi ha lasciato un sapore agrodolce.
Quello di una vita agra per ignavia di ben precise scelte fondate su paura ed egoismo a breve termine.
E dolce per l’incredibile ricchezza umana di chi cerca l’incontro anche dove, secondo i moderni canoni del nuovo che avanza, ci dovrebbe essere solo violento e spietato scontro.
Le persone del Partito Democratico che porto nel cuore non sono poche e mi hanno insegnato molto.
Per me l’esperienza in Segreteria è stata una vera e propria scuola di Politica, ma, come per tante altre cose, anche di questa esperienza ne usufruiranno altre Comunità.
Ne ho già parlato precedentemente nel mio blog, ma ora vorrei quantificare un minimo.
Cosa perde Matera dalla mia emigrazione?
Una certa competenza tecnica in ambiti specialistici: sistemi aerospaziali, impianti fotovoltaici, sistemi IT piuttosto sofisticati e capacità di gestire le infrastrutture IT con sistemi open source.
E ho potuto constatare che parte di queste competenze si sono quasi estinte sul territorio materano.
Un Capo Scout brevettato: ad occhio, direi che una ventina di ragazzi materani all’anno non potranno correre lungo il sentiero educativo scout.
I Boy Scout sono spesso pubblicamente derisi, ma le liste d’attesa dei gruppi materani sono sempre ben satolle e lunghe ...
Più una discreta capacità di operare nel sociale e nel volontariato aggiuntive allo scoutismo (vedasi PD e Linux Day ad esempio).
Tutto questo ora passa a Casalecchio.
Il resto appartiene al privato.
L’unica sofferenza inquantificabile.
E di cui ritengo fuori luogo parlare ulteriormente qui.
Alla fine una cosa l’ho capita:
cambiare le cose non è impossibile, a patto che si lasci perdere l’idea di cambiare le cose.
Possiamo cambiare solo noi stessi.
Non gli altri.
Ecco perchè, ultimamente, sto passando molto tempo a pensare ai miei errori.
E ho praticamente smesso di pensare a quanto i i fattori esterni abbiano danneggiato il mio tentativo di vivere a Matera.
No, mi sono convinto che analizzare le altrui mancanze e le altrui scorrettezze sia tempo perso.
Mi sono laureato, sono tornato, ho cambiato un paio di lavori, è successo quel che è successo e francamente la domanda che ritengo abbia senso è: “Dove ho sbagliato?”
Cosa avrei potuto fare diversamente?
Per esempio, anche la recente vicenda del Linux Day materano, se ci penso la prima cosa che mi chiedo è:” Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto di sbagliato che ha impedito la nascita di una Comunità vitale ed autosufficiente?”
E’ un dato di fatto.
Sono stati i miei errori a costringermi all’emigrazione.
Io ho sbagliato a fidarmi di imprenditori scorretti, io ho sbagliato nel mettere energie in cause perse, io ho sbagliato nell’impiegare il tempo in iniziative controproducenti.
Sono i miei errori che pago, non l’indifferenza e l’egoismo di altri.
L’indifferenza, i sorrisetti di compiaciuta commiserazione (finchè parli di spostare qualche centinaia di migliaia di €uri dalle tasche di Micro$oft a quelle dei laureati materani, ma appena inizi a parlare di cemento e mattone subito si accende la spia rossa e diventano sorrisi zannuti), l’ignavia pervicace mi suscitano solo pietà.
Poveretti coloro che avrebbero dovuto semplicemente lasciar fare, neppure fare.
Ma la cui paura li ha dominati fino ad impedire che altri agiscano per il bene comune.
Un mese fa mi sono messo in macchina e sono partito per il Nord.
Statisticamente, altre 4 persone hanno lasciato la Basilicata con destinazione Nord quello stesso 3 Ottobre.
Molte relazioni si sono lacerate quel giorno.
E altre sono nate subito dopo.
Ma il più grigio e squallido cielo padano è senz’altro più colmo di Speranze rispetto all’azzurro più puro che si staglia sul più bello degli scorci del Parco della Murgia.
Inseguiamo la Vita e lasciamo indietro Nostalgia a combattere in retroguardia.