"Dureremo un giorno in più del Fascismo", Promisero le Aquile Randagie.
E prevalsero.
Per vent'anni lo Scoutismo italiano fu sommerso dal Fascismo, quasi annullato, eccetto pochi coraggiosi che portarono avanti in silenzio i suoi valori.
E col coronavirus?
Che ne sarà dello scoutismo ?
Noi scout siamo piuttosto resistenti a batteri e virus, dopotutto un campo scout può equivalere a parecchie vaccinazioni, (è solo una battuta eh).
Noi scout, forse, saremo antipatici anche perchè ad ogni catastrofe tipo terremoto di 'sto Paese siamo sempre lì ad occuparci di magazzini, segreteria ed animazione dei bambini.
Ma 'sta volta non c'è verso.
Branchi, Reparti, Clan, Capi, tutti a casa.
Nemmeno il fascismo era arrivato a tanto.
Un paio di settimane fa, molti Capi, da Nord a Sud, avevano pensato di continuare il Servizio al Prossimo organizzandosi per aiutare con la spesa anziani ed altre persone in difficoltà.
Ma l'Agesci ha dovuto ricordare bruscamente che queste iniziative isolate potevano essere più pericolose che vantaggiose e che ci si doveva attenere alle regole e alle leggi.
Al momento, io penso che dovremmo essere molto chiari, netti, sereni su due argomenti:
- Le attività di Soccorso si fanno solo inquadrati nella Protezione Civile secondo Protocollo (al momento in cui scrivo in Emilia Romagna valgono queste regole);
- Non se ne parla di riaprire le attività finchè non sarà ragionevolmente sicuro farlo, anche dopo l'attenuazione delle misure di quarantena in corso.
Il ragionevolmente lo farei definire a Roberto Burioni o a Ilaria Capua, tanto per essere chiari...
Tuttavia, non credo che sia tanto importante saper rispondere alla domanda: "quando sarà ragionevole ritenere che un socio non si infetti durante una attività scout?"
Perchè non è questo il nocciolo della questione.
Tutto lo scoutismo del mondo non vale una vittima prevedibile da coronavirus a causa dello scoutismo.
Quindi, si chiude?
No.
Possiamo continuare a fare del nostro meglio fuori e dentro le nostre case.
Dobbiamo fare del nostro meglio per tenere in piedi le unità (le cose virtuali vanno benissimo, sono esattamente l'equivalente della rianimazione in terapia intensiva).
Ma mi piacerebbe che facessimo, noi Capi, un po' di più smettendo di fare ipotesi su quando fare la prossima riunione di Unità.
Il mondo post-covid-19 sarà parecchio diverso.
Ecco, mi piacerebbe che gli Scout si facessero già promotori, mentra il morbo ancora infuria, di tutte quelle idee, pensieri, progetti, proposte e, scusate il termine, anche minacce, perchè il mondo post Pandemia sia migliore, e non peggiore, come sembra che ci si stia rassegnando ad accettare.
Quando riapriranno le fabbriche e, col virus ancora in giro, si attenueranno alcune limitazioni, cosa credete che succederà?
Io non lo so, ma non voglio che si ricominci business as usual "non è successo niente."
I nostri limiti come Società, come Occidente, come Cristiani (già, il Virus ha bloccato anche la Chiesa), sono lì a costringerci più della quarantena.
Le contraddizioni di un modello di sviluppo economico capace di farci cambiare un cellulare all'anno ed incapace di produrre per ognuno di noi 1 mascherina da 2 centesimi al giorno, letteralmente, ci soffocano.
Quindi, San Giorgio, Caccia Atmosfera, Campi Estivi, Route, apertura anno 2020-21 Sì/No,
beh, mi pare proprio che siano argomenti superati dal futuro prossimo.
Chi siamo?
Siamo Scout.
Siamo Esploratori e Guide.
Quindi?
Quindi il nostro posto, ora, non è (solo) dietro un monitor a fare riunioni virtuali, ma è all'avanguardia del mondo che verrà, gridando a gran voce sin da oggi, nel cuore nero del morbo, che questo mondo post pandemia lo vogliamo molto diverso dal vecchio.
E dobbiamo iniziare a gridarlo a gran voce.
Cari Capi, Cari Scout, è nell'ora più buia che dobbiamo prepararci a quando tornerà la luce.
Perchè il nostro futuro sia più Scout che mai!
Vi lascio un brano di David Grossman che cade a fagiolo:
Quando l’epidemia finirà,
non è da escludere che ci sia chi non
vorrà tornare alla sua vita precedente.
La presa di coscienza della fragilità e
della caducità della vita spronerà uomini
e donne a fissare nuove priorità.
A distinguere meglio tra ciò che è
importante e ciò che è futile.
A capire che il tempo - e non il denaro -
è la risorsa più preziosa.
Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro
che per anni lo ha soffocato e oppresso.
Chi deciderà di abbandonare la famiglia,
di dire addio al coniuge, o al partner.
Di mettere al mondo un figlio, o di non
volere figli. Di fare coming out.
Ci sarà chi comincerà a credere in Dio
e chi smetterà di credere in lui.
Ci sarà chi, per la prima volta,
si interrogherà sulle scelte fatte,
sulle rinunce, sui compromessi.
Sugli amori che non ha osato amare.
Sulla vita che non ha osato vivere.
Uomini e donne si chiederanno perché
sprecano l’esistenza in relazioni che
provocano loro amarezza.
Ci sarà anche chi rivedrà le proprie
opinioni politiche, basate su ansie o
valori che si disintegreranno nel corso
dell’epidemia.
Ci sarà chi dubiterà delle ragioni che
spingono un popolo a lottare contro
un nemico per generazioni, a credere
che la guerra sia inevitabile.
È possibile che un’esperienza tanto dura
e profonda come quella che stiamo
vivendo induca qualcuno a rifiutare
posizioni nazionalistiche per esempio,
tutto ciò che ci divide, ci aliena, ci porta
a odiare, a barricarci.
- David Grossman -