8 marzo 2020

La Linea del Piave

La reazione del Bel Paese e di troppi dei suoi abitanti all'Epidemia (eligenda a Pandemia) di Coronavirus Covid-19 mi garantirebbe una gran quantità di spunti per i soliti post corrosivo-polemici che i miei pochi lettori conoscono e apprezzano.
Voglio dedicare queste righe, invece, ai miei amici che, mentre sto qua a scrivere con bicchiere di vino e stuzzichini in una tiepida serata di fine inverno, stanno combattendo strenuamente per salvarci la pelle.
L'ultima linea di difesa di questa umanità italica di cui troppi si comportano oscillando tra il suicida e l'omicida sono medici ed infermieri.
Tra i miei amici, tra  i miei fratelli scout, medici e infermieri non mancano.
Il pensiero del pericolo a cui li espone il loro Servizio, il loro lavoro, si è intrufolato piano piano, come una infiltrazione d'acqua, nella mia coscienza tanto da essere più preoccupato per loro che indignato per la diffusione della bozza di decreto ad opera dei leghisti lombardi e la conseguente fuga untrice della notte verso Sud.
Fin da ora mi dichiaro scettico sulla possibilità che questa epidemia cambi il comporamento di quegli italiani che nel week end affollano i luoghi di divertimento nonostante medici e infermieri li supplichino di continuo di non farlo.
Ma ora è il momento di stringersi, appunto, attorno ai medici e infermieri, ai miei medici e infermieri, persone che conosco, a cui tengo, che nemmeno posso credere, mentre scrivo queste parole, siano così esposti, così sereni (quelli con cui ho parlato), così lontani, oltre la barriera della quarantena.
Siete nei miei pensieri.
Ci vorrà una bella birra quando tutto sarà finito.



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