28 novembre 2020

il MiG 23 di Maradona

Quando il Napoli vinse lo scudetto ero in cantina ad ascoltare la Radio mentre costruivo un modellino di MiG-23.



Sul ripiano di finto marmo, sopra un telo di plastica imbrattato di colori, colla ed acquaragia, il MiG, nei colori della Vojska PVO, prendeva forma mentre dalla vecchia radio che trasmetteva “tutto il calcio minuto per minuto” elemosinavo notizie sull’unica partita che mi interessava, quella che avrebbe deciso la conquista del primo scudetto del Napoli, la mia squadra del Cuore.

Era il 10 Maggio 1987 e non avevo ancora 13 anni: il calcio era una cosa seria.

Era lo sport nel campetto dietro casa, l’argomento di conversazione, di vita, di riscatto.

All’epoca, ricordo, per me il Napoli non era solo Maradona. 

C’era Ferlaino, il Presidente che combatteva nelle arene televisive della Domenica Sportiva contro lo strapotere dei club settentrionali.

C’erano gli altri giocatori: Giordano e Carnevale e soprattutto,  i mitici Ciro Ferrara e Claudio Garella, difensore e portiere, da sempre i miei ruoli quando giocavo a pallone nel campetto di Via dei Messapi.

Il Calcio era tutto, parlato nell’intervallo a scuola, giocato subito dopo.

La stagione del primo scudetto del Napoli fu un evento Politico, anzi: uno dei miei primi eventi politici.

Il Calcio era Riscatto, il luogo dove il Sud povero poteva competere col Nord ricco, dove la capacità di prendersi un pallone in faccia valeva più della faccia tosta nel parlare con le ragazze.

Il Napoli di Maradona fu la mia prima illusione.

Tante ne sarebbero seguite, tante cose dorate si sarebbero rivelate di princisbecco.

Per primo cadde lo Sport, l’anno dopo, con lo scudetto regalato al Milan.

Le istituzioni, la Politica, la Scuola. Persino parte dello Scoutismo, si sono accavallati in una sequenza di svalutazioni che non è ancora finita.

Piuttosto mi meraviglio di quanto sia stato così caprone da rigiocare tante volte la stessa partita truccata.

Mi sto godendo il documentario su Maradona nel catalogo di Netflix.

Lo sto assaporando, come se i trent'anni in cui, per me, il Calcio è decaduto a costoso spettacolino oppiaceo per le masse non ci fossero mai stati.

Ricordo bene il ragazzino che corse felice su per le scale esultando per lo Scudetto del Napoli di Maradona.

Ma non mi si chieda di tornare a quel giorno per rivivere quella gioia: ne ho abbastanza di cose di princisbecco.

Ma stasera, con un buon rosso portoghese e l'ottima pancetta di Lucania, brindo sia al Grande Campione Maradona che all'esploratore del Reparto Matera I Sagittario che credeva nel Calcio, nello Sport e nel valore dell'Uomo.
Con la speranza che l'Uomo che è diventato smetta, tutte le volte che può, di essere un Funzionario, ligio al Politicamente Corretto e al velenoso avamposto dell'assolutismo ipocrita che mina ogni pensiero critico.



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