Le Quattro Giornate di Napoli o l'8 Settembre?
Saratov, Russia, 24 Aprile 2022
Il Colonnello Pavel Leonidovich Sergetov uscì di umore cupo dal briefing di pianificazione della missione, nonostante fosse evidente che i rischi fossero minimi per non dire trascurabili.
Tutto il volo si sarebbe svolto su territorio amico, il supporto elettronico e la scorta caccia sarebbero stati formidabili.
Ma, dopo due mesi di guerra, non riusciva a prendere alla leggera nemmeno un volo di addestramento.
"Yurij" disse rivolgendosi al Capitano Yuij Dimitrovich Pavolv che era l'ufficiale alle armi.
"Voglio che testi i Kh-101 due volte e che controlli i waypoint tre volte. Le immagini degli obiettivi ce le consegnano tra poco".
La missione sarebbe stata effettuata da due coppie di Tupolev Tu-160M "Cigno Bianco" con il supporto di MiG-31 e Su-35.
Avevano 12 ore per i preparativi.
I giganteschi bombardieri sembravano api regine accudite da un nugolo di operaie.
Tecnici, veicoli e piloti si affannavano attorno ai velivoli per approntarli.
Le grandi stive bombe venivano caricate con cautela, senza fretta.
Sergetov supervisionò personalmente il carico di ognuno dei 36 missili più il carico speciale destinato al quarto bombardiere.
La missione non era neppure cominciata e lui già si sentiva stremato.
Per fortuna sarebbe stata breve: meno di cinque ore di volo dal decollo all'atterraggio.
Niente rifornimento in volo.
Pavel sentiva le porte dell'inferno aprirsi ad ogni passo che percorreva.
Il piano era sensato.
Rischioso, ma sensato.
Ma cosa era andato nel verso giusto negli ultimi due mesi?
Le notizie che filtravano dal fronte attraverso i firewall della censura erano cupe.
L'aviazione era un club ristretto e non si potevano nascondere le chiacchiere sulle perdite al fronte.
Calò la notte.
Da lì non si vedevano i lampi della guerra.
Una coppia di TU-95 Bear decollò rumorosamente.
I giganteschi bombardieri ad elica decollavano ogni notte per attaccare obiettivi in Ucraìna, ma la scarsità di missili da crociera ne limitava l'impiego pratico.
Ben presto, nelle tenebre, arrivò il suo turno.
Cielo sulla Russia Occidentale, prime ore del 25 Aprile 2022
Il 121° Reggimento Bombardieri Pesanti della Guardia stava iniziando una nuova guerra o avrebbe contribuito a vincere quella in corso.
Più a nord, due aerei radar Beriev A-50 si stavano addentrando nel territorio della Bielorussia scortati da caccia Su-35.
4 MiG-31M del 790° Reggimento Caccia Intercettori si alzarono in volo dalla base aerea di Khotilovo/Borisovskiy tenendo alla loro sinistra la lunga linea del fronte con l'Ucraìna.
Sul Baltico, poi, era prevista la presenza massiccia di caccia Flanker,
Far decollare 4 bombardieri da 275 tonnellate non era un compito banale.
I sedici uomini si incontrarono per chiarire gli ultimi dettagli prima di indossare tuta di volo ed equipaggiamento
Ma alla fine della lunga procedura Pavel si ritrovò schiacciato dall'accelerazione impressa dai 4 motori Kuznetsov NK-32 i cui postburciatori lasciarono una scia di fuoco e luce, l'unica luce nelle tenebre della guerra.
Ma per lui c'era solo quella degli strumenti.
Il suo equipaggio era silenzioso e occupato.
Una volta impostata la rotta, a lui non rimase molto da fare.
Non era necessario svegliare mezza Russia andando a velocità supersonica e il volo continuò tranquillo ad alta quota a 520 nodi.
A sinistra, di tanto in tanto, i sinistri bagliori delle esplosioni in Ucraina si levavano dall'orizzonte lontano.
"Nostre o loro?"
All'altezza dell'Autostrada Briansk Gomel la formazione virò ad Ovest puntando direttamente su Varsavia.
"Ci siamo" Pensò il pilota.
Inizia la giostra.
Non era possibile nascondere 4 bombardieri che volavano in alto, anche a 400 km dalla frontiera Polacca.
La comunicazione di Vanya, il capitano addetto ai sistemi difensivi, arrivò precisamente quando prevista: "Rapporto ESM, i radar di ricerca NATO in Polonia stanno raggiungendo la soglia di rilevabilità: ci vedranno entro un minuto al massimo".
Il Generale a bordo dell'aero radar più arretrato diede l'ordine.
I 4 bombardieri Tu-160 iniziarono la loro accelerazione fino a superare la velocità del suono.
Il Tu-160 poteva raggiungere Mach 2, ma non avrebbero raggiunto quella velocità durante l'azione.
Ma era fondamentale per il piano che i 4 bombardieri si avventassero verso lo spazio aereo polacco a velocità supersonica.
L'azione sarebbe durata pochi minuti.
Cielo sulla Germania centrale, prime ore del 25 Aprile 2022.
Due mesi di belligeranza in Europa non avevano compunque portato la noia a bordo dell'Aereo Radar NATO E-3 che orbitava pigramente in costanti ellissi sopra la Germania.
L'aereo riceveva informazioni da tutti i sensori NATO a nord delle Alpi.
"Oh bella" Disse un operatore Belga quando nel giro di pochi secondi troppe cose andarono storte.
"Generale, abbiamo 4 Blackjack in avvicinamento su rotta 268, distanza 1400 km, velocità 700 nodi e in aumento. Puntano su Varsavia. Poi, sul Baltico abbiamo un improvviso traffico di radar Irbis-E a tutta potenza".
In pochi concitati minuti il quadro si fece ancora più fosco.
"I Blackjack si avvicinano a mille nodi, abbiamo conferma di almeno 6 Flanker che puntano verso Tallinn dal mare e... Generale, 4 MiG-31 hanno appena acceso il radar, abbiamo rilevazioni di Zaslon a sud di Minsk".
Era molto improbabile che i russi stessero per iniziare un attacco alla NATO, ma tante cose atrocemente improbabili erano diventate una crudele realtà, se non per i negazionisti, negli ultimi due mesi.
Il generale non poteva ignorare i fatti.
"Scramble Polonia e Baltici".
Nonostante la crisi in atto, c'erano solo 8 intercettori disponibili per coprire la Polonia e gli stati Baltici pronti al decollo, ossia in QRA: Quick Reaction Alert.
La situazione era inquietante ma non necessariamente pericolosa.
Cielo della Bielorussia, prime ore del 25 Aprile 2022
I bombardieri rallentarono bruscamente al di sotto della velocità del suono per sganciare le armi e iniziare subito dopo la virata che li avrebbe ricondotti alla base.
"Yurij, vai, spara!"
I tre Tu-160 armati di missili Kh-101 iniziarono a lanciare i 36 ordigni che trasportavano in totale.
Ormai erano ben dentro il raggio d'azione dei radar della difesa aerea polacca e l'improvviso aumento della segnatura radar dei bombardieri causato dall'apertura della stiva bombe non poteva essere interpretato ambiguamente.
Il Kh-101 era un missile da crociera stealth, ma questo non voleva dire che fosse completamente invisibile ai radar, solo che la distanza da cui poteva essere individuato era ridotta, soprattutto a bassa quota.
Ma, nella fase di lancio, a breve distanza dai radar mobili polacchi installati in prossimità della frontiera bielorussa, erano perfettamente rilevabili.
Sull'Aereo Radar NATO le bestemmie, tuttavia, furono immediatamente sommerse da un'ondata di panico quando il quarto bombardiere russo sganciò il suo carico.
Tonnellate di chaff vennero sganciate dalle prime due stive bombe, mentre dalla terza si sprigionò una potentissima ondata di disturbi elettronici.
L'enorme nuvola di chaff composta da milioni di trucioli metallici tagliati in dimensioni diverse per riflettere le frequenze dei vari radar NATO e l'ondata di disturbi accecarono per lunghi minuti la difesa aerea NATO a Nord delle Alpi.
L'allarme generale iniziò a propagarsi dall'Aereo Radar ai vari comandi di difesa aerea nazionali.
I missili viaggiavano tra 700 e 970 km orari e avrebbero impiegato meno di mezz'ora a raggiungere Varsavia.
Lentamente, la nuvola di chaff si disperse e, man mano che il bombardiere dotato di contromisure elettroniche speciali si allontanava, i radar NATO riconquistarono efficienza.
La situazione sul Baltico fu la prima a chiarirsi: i caccia flanker avevano fatto retro front.
Anche i MiG-31 avevano spento i radar e avevano preso una rotta verso Est seguendo i bombardieri in ritirata.
Ma i missili?
I caccia NATO sui cieli polacchi furono inviati, radar accesi, a cercarli tra Varsavia e la frontiera con la Bielorussia.
Ma fu presto chiaro che era stato solo un crudele scherzo dei russi:
i missili erano probabilmente diretti a sud, verso la regione di Leopoli
Crudele ma costoso: 36 missili erano più di quanti ne avessero mai usati i russi dopo la prima notte di guerra.
Crudele e basta: dove avrebbero colpito questa volta?
Un F-16 ebbe un contatto radar con alcuni missili che confermava l'ipotesi e fu tutto.
Gli ucraini erano già stati avvisati della strana incursione e furono avvisati anche dell'attacco in corso.
Effettivamente, i missili si diressero a bassissima quota verso Leopoli.
Oltrepassarono la città ad Est e proseguirono verso sud.
Uno fu abbattuto da un SAM Ucraino, gli altri 35 proseguirono a bassissima quota.
Cielo dell'Ungheria, prime ore del 25 Aprile 2022
Il Kh-101 volava a 30 metri di quota sul terreno guidato da un sistema di navigazione inerziale assistito da satelliti gps russi GLONASS.
Inoltre, era dotato di un sensore elettro-ottico in grado di riconoscere la mappa del terreno memorizzata nel computer di bordo correggendo la rotta in maniera del tutto indipendente da sorgenti di dati esterne.
Il missile non era dotato di radar e non emetteva, pertanto, nessuna radiazione elettromagnetica che potesse essere intercettata.
I 35 missili superarono la frontiera ungherese e si diressero verso Budapest.
Nessun intercettore NATO, però, era in volo sull'Ungheria.
E non c'era un E-3 ad orbitare a sud delle Alpi a fare da aereo radar sui Balcani.
I missili furono scoperti a ovest di Debrecen, ben dentro lo spazio aereo ungherese.
E la rotta non lasciava molti dubbi sull'obiettivo: poteva essere Budapest, ma a che pro bombardare la capitale del paese più amichevole verso la Russia? Poteva essere Lubiana, ma a che pro attaccare una piccola capitale di un paese disarmato? E poteva essere Aviano.
Al quartier generale della difesa aerea NATO (Integrated Air and Missile Defence System) fu dato l'allarme generale.
Cieli dell'Italia, prime ore del 25 Aprile 2022
In Italia decollarono caccia da Grosseto e da Aviano stessa.
4 Typhoon e 4 F-16.
La notte dell'Italia settentrionale fu squarciata dai bang supersonici dei typhoon che volavano verso nord nel disperato tentativo di arrivare a portata dei missili russi che si dirigevano verso Aviano.
L'Ungheria non era certo il paese più ostile alla Russia di Putin ma era comunque un Paese NATO e gli unici 2 caccia Gripen in servizio di allarme si alzarono in volo dalla base aerea di Kecskemét, ma i missili erano troppo vicini e i jet ungheresi non riuscirono ad intercettarli subito e si misero all'inseguimento.
Così, mentre ad Aviano suonavano le sirene dell'allarme aereo gettando nel panico più completo la popolazione, i missili arrivati al Danubio cambiarono rotta virando bruscamente a sud.
Tutti salvo uno, che malfunzionò e proseguì verso Ovest schiantandosi senza esplodere nel lago Balaton.
I due Gripen Ungheresi ripresero il contatto col piccolo stormo di spietati assassini meccanici poco prima del confine ungherese con la Serbia.
I due caccia avevano 4 missili AMRAAM a guida radar e 4 Sidewinder a guida infrarossi in tutto e lancirarono gli ordigni sui bersagli rilevati dal radar di bordo e dai sensori a infrarossi (IR) dei Sidewinder.
Abbatterono 4 Kh-101, poi i missili entrarono in Serbia e i jet ungheresi fecero dietro front.
30 missili proseguirono la loro corsa verso Sud ma un altro si schiantò nelle montagne della Bosnia.
Ovviamente, dalla Serbia non arrivarono informazioni sui missili in volo.
A questo punto, i bersagli dei missili sarebbero potuti essere ovunque, dalla Romania alla Grecia all'Italia meridionale.
A Gioia del Colle i 2 Typhoon in QRA furono raggiunti sulla pista di decollo da altri due caccia mentre ad Amendola i 2 F-35 in QRA si tenevano pronti.
Le poche batterie di missili antiaerei SAM Spada sparse per la Penisola erano in allarme.
Tutti gli aerei dotati di missili aria aria disponibili nel cuore della notte di un giorno festivo erano o in volo o pronti al decollo.
Ma non ci fu tempo per approntarne altri.
Dopo lo scramble inutile verso la frontiera con la Slovenia gli F-16 e i Typhoon di Grosseto si erano diretti a Sud-Est lungo l'Adriatico paralleli alla costa della Croazia.
E finalmente individuarono i 30 missili russi all'altezza della costa del Montenegro.
A quel punto tutti i caccia disponibili decollarono da Gioia del Colle, Amendola e Trapani.
I radar della difesa aerea inquadrarono i 'vampiri' in arrivo subito dopo.
I missili erano ventinove.
Gli aerei NATO in volo a portata utile dei Kh-101 erano dieci con un totale di 40 missili aria aria.
Furono lanciati tutti.
Tre non funzionarono.
Dodici mancarono il bersaglio ma 25 fecero centro.
4 Missili passarono.
I SAM Spada a presidio della Base di Gioia del Colle non avevano un radar sufficientemente avanzato per individuare i missili stealth russi a grande distanza e ne abbatterono solo 1.
L'Italia aveva, a poche centinaia di KM dall'obiettivo dei missili russi, una fabbrica in grado di produrre missili superfice aria efficaci contro la minaccia in arrivo.
Ma la popolazione del Bel Paese ha sempre preferito vendere ottime armi all'estero piuttosto che comprarle.
I 3 missili superstiti colpirono la base distruggendo uno dei preziosissimi Typhoon, un Hangar e un deposito munizioni la cui corazzatura resistette e non ci furono esplosioni secondarie.
Quattro militari restarono uccisi, dieci feriti.
Il Presidente della Repubblica era stato svegliato quando i missili si erano diretti verso Aviano e fissava impietrito l'alba del 25 Aprile sorgere su Roma.
Il Colonnello Pavel Leonidovich Sergetov stava atterrando a Saratov con lo stesso sguardo cupo.
La difesa aerea della NATO poteva essere bucata con facilità.
Gli Italiani erano avvertiti, non si sarebbero fatti trascinare in una guerra non loro. Questo diceva il piano di Mosca. La NATO sarebbe stata spezzata politicamente e in cambio l'Italia avrebbe ricevuto gas e petrolio. L'opinione pubblica italiana era stata lavorata a dovere per decenni, inoltre, i russi non avevano sparato sulla base NATO di Aviano ma solo su quella italiana di Gioia del Colle.
Il Colonnello russo e il Presidente italiano condivisero lo stesso pensiero.
L'Italia avrebbe invocato l'Articolo 5 del trattato NATO?
Il Presidente sapeva di dover parlare alla Nazione ma sapeva anche che sarebbero stati gli italiani a decidere.
Come per le Quattro Giornate di Napoli o l'8 Settembre 1943.
Arrendersi o reagire?
Note:
non ho indagato a fondo sul numero di intercettori in QRA effettivamente disponibili ma i gruppi italiani di intercettori Typhoon sono 3 più uno su F-35 al momento.
Non ho fatto indagini troppo approfondite nemmeno sulla dislocazione dei radar e sulle batterie di SAM Spada.
Sono stato piuttosto ottimista col rateo di intercettazione dei missili russi.
In altre parole, il racconto non è tecnicamente accuratissimo. Le conclusioni sì.