20 gennaio 2011

La Segreteria del Partito Democratico e la censura leghista



In queste ultime settimane il fronte politico non è rimasto inoperoso e mi ha condotto a confrontarmi nella nuova Segreteria del Partito Democratico materano.
E', ovviamente, prematuro esplicitare qualsivoglia forma di ottimismo per il futuro, figuriamoci quanto lo sia cantare vittoria o proporre pubblicamente un percorso di ricostruzione fattiva del tessuto del PD Materano.
L'ottimismo preferisco esprimerlo sul presente.
E, francamente, sui dati di fatto già acquisiti sia per la metodologia di lavoro proposta che per le motivazioni espresse.
Il Partito Democratico è stato spesso criticato duramente su queste pagine dal sottoscritto.
Ma ritengo di potermelo permettere, in quanto costruttore anche di contenuti e di forza.
Nella mia prima esperienza di questo genere ho avvertito la volontà comune di voltare pagina.
Ma, queste, sono intenzioni.
Lodevoli, ma pur sempre intenzioni.
Vedremo se mi riuscirà di contribuire a trasformarle in fatti.
PErchè è di fatti che abbiamo urgenza.
E i fatti non mancano.
Il Partito Democratico è l'unica organizzazione politica italiana ad aver conservato la  fondamentale parola " Partito " nel suo nome. Mi è stato fatto notare con giusto orgoglio.
PDL, FLI, SEL, IDV, tutti partiti senza partito, tutti partiti ad personam.
Il Partito Democratico ha tutti i difetti che volete, ma è l'ultima barriera rimasta tra noi ed il cesarismo istituzionalizzato.
Questo è un fatto.
Che non nasconde gli altri, dolorosi, fatti che riguardano il PD.
Ma è senz'altro un punto di partenza.
Perchè, con tutti i difetti di questo mondo, il PD ha la sua forza nell'infrastruttura di cultura ed idee costruite nel tempo che è arrivato il momento di rimettere a frutto.
Guardando oltre il bunga bunga, infatti, sono assai più preoccupato da quello che succede in Veneto dove le istituzioni si sono sbriciolate nell'incredibile squallore della caccia al libro leghista.
Dopo la morte del nostro soldato in Afghanistan è questa la notizia della settimana.
Anche i libri di Saviano, con tempismo da consumati Torquemada, sono finiti all'indice.
Questi sono veri e propri mostri che iniziano ad aggirarsi fisicamente per le strade del Paese, probabilmente ignari di essere solo reincarnazioni di un male già visto.
Ecco perchè è nel Partito per antonomasia, il contenitore di una pluralità fisicamente vera, che può esistere una soluzione alternativa ad un futuro di tribuni della plebe.
Ecco perché ritengo valga la pena lavorare nel PD: è una delle ultime linee di difesa collettive non tanto verso l'apparenza degli scandali del Cavaliere e dei suoi, quanto contro la controcultura del personalismo squallido che vede in azioni come quelle della censura dei libri la prassi corrente del futuro che ci attende se falliremo.
E non falliremo.


18 gennaio 2011

L'A$$oluzion€.

Preferisco di gran lunga che siano meri interessi economici, banalmente umani, uguali nei secoli, a spiegare l'acquiescenza delle Gerarchie Cattoliche Italiane di fronte alle circostanze complessive del Paese e peculiari di questi ultimi mesi.
Massicce esenzioni dall'Ici su attività commerciali, Otto per Mille, sostanziose addizioni ai fondi per le scuole private cattoliche in tempi di tagli alla scuola pubblica, queste sì che sono argomentazioni che consolano il cuore di chi altrimenti non si spiega cosa abbia a che fare la Luce di Cristo con il Silenzio.
Guardate, non si tratta di indignarsi per la mancata scomunica ad un Presidente del Consiglio ed ai suoi 'comportamenti disordinati', o ad un folto nugolo di politici di centro e destra così amanti della Famiglia da averne più di una da donne diverse.
E' peggio.
Come suonano vane e vacue le parole di condanna del disfacimento dei Valori Comuni, i richiami alla Sacralità della Vita di fronte al Silenzio su lustri di telepornocrazia che hanno corrotto due intere generazioni di italiani, imposto un'amoralità sessista germinata dalle nudità spacciate in prima serata, per non parlare del Silenzio sulla Violenza dello Stato: la Violenza dei Respingimenti in mare dei migranti, la Violenza delle notti della monnezza, la Violenza sui terremotati, la Violenza sugli studenti, la Violenza contro gli Operai ed è meglio che mi fermi qui o facciamo notte.
E che dire della rabbia quando sento esaltare la Famiglia, mentre l'opportunità di costruirsi una Famiglia è stata scippata alla mia generazione da una classe politico-imprenditoriale in generale, puntualmente presente nelle prime file delle chiese e da vent'anni di berlusconismo in particolare?
Nel Silenzio.
Sia chiaro, del disastro corrente la Sinistra è co-responsabile, ma alla Sinistra le bacchettate  e, peggio, gli sgarri ed ostracismi elettorali non sono mancati.
Invece, anche oggi, dico oggi 18 Gennaio 2010, in un Paese sull'orlo della carestia, in cui la guerra civile strisciante oscilla paurosamente oltre l'orlo delle parole, il meglio che la Chiesa possa mettere in campo mediaticamente sono le ovvie condanne di Vendola come peccatore impenitente...
Questo Silenzio è un'assoluzione insopportabile del male, non tanto quello che sta al Governo, ma quello che serpeggia tra i ragazzini allo sbando, tra i disoccupati che si ammazzano, tra le famiglie intossicate da veline e grandi fratelli.
Perchè, molti problemi sono complessi ed hanno cento padri.
Molti altri, invece, hanno nome e cognome.
Niente che un bel mucchio di Euro possa far dimenticare.
Speriamo: sarebbe davvero il male minore.
La prospettiva di una Chiesa che tace per motivi diversi da quelli materiali è troppo spaventosa solo a pensarci.
Certo, grattando sotto la superficie di quanto traspare al di là dei bollettini di guerra del TG1, la Chiesa non tace affatto: una cosa è l'impatto mediatico, un'altra il lavoro e le voci dei milioni di uomini e donne che sono Chiesa, Vescovi inclusi, che a tutto ciò si oppongono semplicemente essendo cristiani nei fatti.
Ma, appunto, inutile nascondersi dietro il dito: mediaticamente ed elettoralmente parlando, Silvio ha ancora il pieno appoggio delle Gerarchie.
E i numeri non hanno religione.

16 gennaio 2011

il talento mancante

La mia chitarra elettrica funziona benissimo.
Nonostante un abbondante lustro di naftalina.
Purtroppo, nonostante gli anni, non mi è ancora riuscito di imparare a suonarla.
La mia chitarra elettrica mi ricorda i talenti:
quelli che ho.
E quelli che non ho.
Suonare la chitarra elettrica, ad orecchio, improvvisando ( ma pure con lo spartito ) non è cosa mia.
Mi piacerebbe davvero tanto suonare almeno discretamente la chitarra.
Mi sono sforzato, impegnato, ho studiato.
Compravo le riviste e le leggevo.
Niente da fare. 
Il massimo che posso fare è accompagnare con lo spartito davanti e guai a togliermelo.
Intendiamoci, per usi Agesci è più che sufficiente.


Dopotutto, mica mi posso lamentare sempre: so cucinare passabilmente, pazienza se non so suonare passabilmente la chitarra.

13 gennaio 2011

Una direzione senza direzione ( la testa sotto la sabbia )

Va bene, la direzione del PD è andata come è andata.
Cioè, se non fosse per le circostanze, mica è andata male.
Purtroppo, le circostanze, ci sono.
Un tentativo senza precedenti di schiacciare il concetto di lavoro per come è inteso in Occidente dal primo dopoguerra ad oggi è attualmente in corso.
Si progetta spudoratamente di succhiare ulteriori energie al Paese in cambio della possibilità per le classi dirigenti di mantenere i propri privilegi.
La crisi del Paese peggiora costantemente mentre a pochi chilometri fenomeni simili portati alle estreme conseguenze sono già sfociati in rivolta.
E cosa fa il PD?
Complessivamente, nulla.
Le relative fazioni, invece, oscillano tra prese di posizione costruttive e puntuali e la simpatica uscita dei Sindaci di Firenze e Torino a favore di Marchionne.
Da buon lavoratore autonomo che certi diritti se li sogna ( che so, un mese di ferie all'anno o la malattia: sì e no se di ferie all'anno posso fare 8 giorni e con la febbre a 38 confermo che si lavora alla grande ), potrei francamente fottermene, tanto, per me, tanto peggio tanto meglio.
Invece, questa è la fase cruciale.
Non è tanto importante che vinca il Sì o il No.
E' importante che si riesca a fare una scelta di campo:
dobbiamo inseguire la Cina ( Dottrina Marchionne ) o dobbiamo inseguire la Germania e la Scandinavia ( Opzione Giordano & Soci ) ?
La Questione è che la Dottrina Marchionne è un falso storico: con l'incidenza del 7% del lavoro operaio sui costi di produzione delle auto, concentrarsi con tutto 'sto po' po' di guerra su una componente ridicolmente bassa della faccenda è oggettivamente un pretesto di controllo sociale che poco ha che vedere coi rendimenti finanziari di una multinazionale.
Ecco perchè sono parecchio seccato con dirigenti e rottamatori, macchinisti ed affini:
Il PD NON deve suggerire di votare Sì o No agli operai che sono anche adulti e vaccinati e vivono in una realtà impermeabile al pensiero di questa dirigenza.
Il PD avrebbe dovuto urlare non all'attentato ai diritti, per quello ci sono i sindacati, ma alla mistificazione del governo e dei poteri economici incapaci di costruire una strategia vincente per il Paese e determinati a mantenersi lì, in cima, a discapito di tutto.
Invece, ci si lascia colpevolmente attrarre nel falso gioco a perdere degli investimenti qui, dei posti di lavoro lì, mentre si fa finta di dimenticare che un'impresa seria gli investimenti li fa e basta se vuol sopravvivere.
Passi il Sindaco di Torino, ma rilevare un'ulteriore convergenza tra la leadership del movimento dei rottamatori con Berlusconi è un triste segnale di fallimento genetico del Partito.
Eppure, gran parte del PD un progetto di rilancio del Paese, di ricostruzione di una forza comunitaria di rinnovamento nazionale, ce l'ha, coerente ed efficace.
Peccato che non abbia voce, né spazio.
Peccato davvero.

11 gennaio 2011

La Dottrina Marchionne, ovvero: Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?

Cambiare l'Italia?
Vediamo un po'.
In Italia non si nasce e non si sposa perchè tra una cosa e l'altra i figli guadagnano tra 1/3 ed 1/2 dei Padri a prezzi relativi come minimo raddoppiati di case ed auto.
L'Italia ristagna per tante ragioni, la malapolitica, la malavita, la malapianta, tutto vero. 
Ma, alla fine della fiera, siamo nella cacca fino al collo perchè le classi dirigenti dagli anni '80 in poi hanno deciso che quello che per trent'anni si è fatto ad un salario ed ad un costo si dovesse fare a mezzo salario e doppio costo.
Tutto qua.
Le nuove generazioni hanno lavori precari invece che stabili come le vecchie.
Le nuove generazioni hanno orari lavorativi pre seconda guerra mondiale, non come le vecchie.
Le nuove generazioni guadagnano al meglio metà di quelle vecchie.
I guadagni delle professioni tecniche e specialistiche sono anche inferiori.
I prezzi delle case sono anche decuplicati in certe circostanze.
E queste sono decisioni politiche prese dalla Classe dirigente come dire, pro domo sua.
Ora: per cambiare lo stato delle cose quale sarebbe il piano?
La Dottrina Marchionne estesa ad ogni comparto produttivo?
Bel piano: più fatica, meno soldi, meno sicurezza. 
C'è già stata un'altra Dottrina Marchionne un paio di secoli fa:
"Non hanno pane? Perchè non mangiano brioches?"
Non è andata a finire troppo bene.

Ops, sulla cattiva strada...

L'alba fredda della Torino dell'11 Gennaio 1999 mi accolse con la notizia della sua morte.
Mo', non è che ad ogni 11 Gennaio dobbiamo per forza tracciare un nuovo panegirico di Fabrizio De Andrè.
Ogni 11 Gennaio, almeno tutti gli 11 Gennaio che mi va, cerco di parlare di me attraverso le sue parole, questo credo sia più ragionevole.
Dopotutto, la qualità delle sue parole da me così apprezzate non rappresenta mica un'astratta poesia lontana. Dopotutto, c'è molta più attinenza tra l'apprezzare De André e saper gestire una Sala Server ( o scalare una montagna ) di quanto si possa sospettare...
Oggi vi dedico La Cattiva Strada.
Le recenti affermazioni del Pontefice contro l'Educazione Sessuale, per me il più efficace strumento contro l'aborto assieme a servizi alle famiglie ed alle ragazze madri degni del nome, mi lasciano ben più che perplesso.
Per me, che amo la Strada, la sua fatica ed i suoi preziosi ed unici doni, scoprire di aver percorso anche la cattiva strada questa volta mi è di lode e non di condanna..

Da Volume 8, di Fabrizio De Andrè. I corsivi sono miei:

La cattiva strada


Alla parata militare 
sputò negli occhi a un innocente 
e quando lui chiese "Perché " 
lui gli rispose "Questo è niente 
e adesso è ora che io vada" 
e l'innocente lo seguì, 
senza le armi lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Sui viali dietro la stazione 
rubò l'incasso a una regina 
e quando lei gli disse "Come " 
lui le risposte "Forse è meglio è come prima 
forse è ora che io vada " 
e la regina lo seguì 
col suo dolore lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

E in una notte senza luna 
truccò le stelle ad un pilota 
quando l'aeroplano cadde 
lui disse "È colpa di chi muore 
comunque è meglio che io vada " 
ed il pilota lo seguì 
senza le stelle lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

A un diciottenne alcolizzato 
versò da bere ancora un poco 
e mentre quello lo guardava 
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi 
adesso è ora che io vada" 
l'alcolizzato lo capì 
non disse niente e lo seguì 
sulla sua cattiva strada. 

Ad un processo per amore 
baciò le bocche dei giurati 
e ai loro sguardi imbarazzati 
rispose "Adesso è più normale 
adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto 
che io vada " 
ed i giurati lo seguirono 
a bocca aperta lo seguirono 
sulla sua cattiva strada, 
sulla sua cattiva strada. 

E quando poi sparì del tutto 
a chi diceva "È stato un male" 
a chi diceva "È stato un bene " 
raccomandò "Non vi conviene 
venir con me dovunque vada, 
ma c'è amore un po' per tutti 
e tutti quanti hanno un amore 
sulla cattiva strada 
sulla cattiva strada.

9 gennaio 2011

Nucleare? Certo, per far esplodere l'astronave madre aliena... e BASTA!!!

Trovo oscillante tra l'incredibile ed il criminoso il tentativo di riportare in vita in Italia il nucleare civile.
Anticipo subito che la mia affermazione non è ideologica: gli Stati Uniti, ad esempio, sono una nazione che potrebbe vantaggiosamente, secondo me, utilizzare favorevolmente tale forma di energia. Non dico che se fossi il presidente USA lo farei, dico solo che gli USA potrebbero ragionevolmente optare per il nucleare civile.
Noi, no.
Perchè?
Stiamo ai fatti ed ai numeri, quindi facciamo anche finta che una centrale nucleare progettata e costruita oggi sia immune da rischi di incidente alla Chernobyl o peggio.
Cos'hanno gli USA che noi non abbiamo?
Tecnologia: la tecnologia per costruire reattori nucleari si basa su brevetti praticamente esclusivamente in possesso di multinazionali ed agenzie federali USA. Non so stimare la percentuale, ma dato in 6 - 8 Miliardi di  € ( ad essere ottimisti ) il costo di una centrale elettronucleare, dubito che il conto in brevetti che dovremmo versare agli USA sia di qualche spicciolo. Si parla di milioni di €.
Ossia: in Italia non sappiamo costruire in proprio centrali elettronucleari e dobbiamo comprare gran parte della tecnologia dall'estero. Questo è vero nel 2010 come nel 1980: affermazioni del tipo " Eh, ma se avessimo potuto continuare la ricerca che ci è stata bloccata dal referendum..." Sono ridicole più che offensive in un Paese che non fa ricerca affatto. Inoltre, il referendum di certo non bloccò la ricerca nucleare.
Esperienza.
Gli USA gestiscono da decenni centrali e reattori nucleari militari. 
Inoltre, hanno esperienza nella gestione della Sicurezza Nucleare a livelli a noi sconosciuti. 
Spazio:
Gli USA dispongono di vaste zone desertiche e geologicamente stabili in cui concentrare le scorie. Non sto dicendo che negli USA siano in vigore le giuste precauzioni, dico solo che nei vasti deserti del West lo spazio per stoccare le scorie almeno in teoria c'è. Da noi neanche a parlarne.
Disponibilità di Combustibile:
gli USA sono produttori di Uranio e comunque possono accedervi in maniera più semplice che l'Italia ( dal Canada, dal Congo... ). L'Italia non produce Uranio o altro materiale fissile. Le centrali a fissione funzionano grazie ad un minerale ( in esaurimento ), pertanto non sono da considerarsi energia rinnovabile.
Ossia: siamo comunque costretti ad importare petrolio ed importare gas, dovremo anche importare uranio: chi parla di nucleare come sistema per renderci indipendenti dall'estero mente sull'ovvio.
Ok, questo è il Paese che ha votato Berlusconi più volte, l'ovvio non è una caratteristica su cui far conto purtroppo.
Ecco perchè, secondo me, se gli USA volessero costruire una nuova generazione di reattori nucleari a fissione, ritengo che la loro scelta ( che non condivido affatto ) si poserebbe su basi concretamente ragionevoli: sanno come costruirle, come gestirle, dove costruirle ( hanno i giganteschi fiumi necessari al raffreddamento, noi si e no sul Po possiamo contare ) e dove stoccare, anche impropriamente, le scorie. Hanno, inoltre, il combustibile.
Noi, non abbiamo nulla di tutto ciò.
Passiamo ai costi.
Una centrale elettronucleare costa 8 Md € e dura vent'anni. I costi di gestione non sono noti e comunque dipendono dal prezzo del combustibile ( in ascesa costante ). Quelli di smaltimento non sono calcolabili in quanto ad oggi nessuno ha mai smaltito completamente  una centrale ( alcune migliaia di t di acciaiocemento radioattivi ).
Facciamo un esempio pratico per i miei concittadini: se domani qualcuno decidesse di mettere un bell'impianto sportivo al posto della Cementeria ( in un Parco Naturale magari non è una scelta tanto peregrina ), potrebbe fare i suoi calcoli e metter mano al portafoglio ed al piccone.
Se al posto della Cementeria ci fosse una centrale nucleare questa operazione non sarebbe possibile dato che nessuno, oggi, è in grado di ripristinare il suolo occupato da una centrale nucleare alle condizioni precedenti...
Con 8 Md di € si possono montare circa 2,700GW di picco di impianti fotovoltaici pari a 4 GWH annui prodotti. Facendo i conti col pallottoliere, significa che con 8 Md € fotovoltaici produco 80 GWH in 20 anni. Tutto dal Sole, senza perdite perchè produco dove consumo, senza consumare terreno perchè l'impianto è sul tetto: la superficie già cementificata del Bel Paese è più che sufficiente per ospitare i pannelli fotovoltaici necessari a soddisfare l'intero fabbisogno energetico nazionale:
L'Italia consuma ogni anno 340000 GWH all'anno. Per produrli tutti col fotovoltaico servirebbe installare 220 - 260 GW di picco di potenza fotovoltaica, ossia sarebbe necessario ricoprire poco più di 10000 ( ma meno di 20000 ) km quadrati di tetto... 
Il tutto calcolato con costi e rendimenti del 2010.
Vi ricordo che in Italia circa il 10% del territorio è edificato e parliamo di oltre 30000 Km quadrati di territorio già cementificato.
Io dico che il nostro fabbisogno energetico da fotovoltaico montato su tetti esistenti ci sta comodo, lì dentro...
Al prezzo delle 6 centrali previste, quindi, noi potremmo ottenere da Fratello Sole qualcosina come 16 GW di picco fotovoltaico, circa il 5% del nostro fabbisogno ad essere pessimisti al cubo: se l'ENEL lanciasse un'operazione simile credo che riuscirebbe almeno a raddoppiare tale cifra tra economie di scala e caduta del prezzo del pannello.
Il tutto alla bella cifra di 10 € cent per kWh fotovoltaico prodotto...
Il forum nucleare, come costo del kWh, nucleare fornisce cifre oscillanti tra 7 e 20 € cent... 
Dico, numeri loro...
Prendete i miei calcoli cum grano salis, anche perchè i dati sui costi del nucleare, al contrario di quelli sul fotovoltaico, sono contraddittori e piuttosto nascosti.
Aggiungete, però, il fatto che il prezzo del kWh solare è in costante discesa.
Ne vien fuori che l'energia nucleare, pur lasciando perdere le problematiche di cui sopra, costa ora forse un po' di meno dell'energia solare ma costerà senz'altro di più di quella solare nel giro di un paio di anni...
Dati i tempi in gioco il confronto, razionalmente parlando, è impietoso...
Una centrale nucleare la si costruisce in 5 anni, i singoli impianti fotovoltaici in pochi giorni.
Se, invece di spendere tali cifre in questa antieconomica follia si investisse in energia rinnovabile ( esiste anche l'eolico a darci una mano quando non c'è il sole ) si innescherebbe un meccanismo virtuoso che potrebbe davvero renderci indipendenti dalle fonti fissili per la produzione di elettricità nel giro di pochi lustri.
Certo, il Sole di notte non c'è.
Certo, il vento non sempre c'è.
Ma esiste l'idrogeno.
Esistono già dei sistemi che trasformano direttamente l'energia solare in idrogeno.
Nulla ci vieta di immagazzinare energia sotto forma di idrogeno prodotto via fotovoltaico di giorno per usarlo di notte, in caso di maltempo, nelle auto...
Già, le auto: una centrale nucleare non risolve il problema della benzina: il ciclo combinato fotovoltaico - idrogeno, invece, sì.
Certo, non nel 2020.
Ma intanto, nel 2020, un paese razionale, potrebbe aver già visto i suoi consumi di petrolio calare notevolmente grazie alle energie rinnovabili. Per allora saremo anche pronti per abbandonare la benzina.
Sempre che i nostri denari non se ne vadano nelle tasche dei soliti noti propugnatori di una tecnologia nucleare costosa ed insufficiente.
Beh, sono stato bravo: non ho sollevato nè lo spettro dell'incidente nè quello della mala gestione delle scorie. 
L'unico motivo per ricorrere al nucleare, secondo me, è per rendere credibili gli incredibili film di fantascienza alla "indipendence day" e smollare un megaton di potenza nell'hangar dell'astronave degli alieni invasori cattivi e tanto fessi da usare windows in modo che i nostri eroi possano infettare i loro computers e guadagnarsi l'accesso...
Per il resto attendiamo un reattore a fusione funzionante, prima, cari amici atomici, non tornate da queste parti, per favore...
Davvero, non è necessario affatto decidere contro il nucleare per paura. 
Basta farlo per povertà.
E per voglia di ricchezza.

7 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte seconda )

L'innovazione che può ancora salvarci non è possibile che si riduca a copiare solo i pezzi delle ricette che più ci fanno comodo.
Un rilancio complessivo del Paese non è Sua esclusiva responsabilità, ovviamente. E' di Sua responsabilità la salvaguardia della FIAT.
Ma, un'azione che porti un biennio di vantaggi in borsa per Lei e poche centinaia di altri a discapito di milioni di italiani non è accettabile.
Industrie automobilistiche in attivo esistono.
Industrie che producono in occidente, dico.
La mia Ford Fiesta di 4 anni fa è progettata in Germania e costruita nel Regno Unito, ma mi è costata 1500 € in meno della Punto Classic...
Eppure, non mi sembra che tedeschi ed inglesi siano soggetti al regime da Lei proposto. 
Tutto il contrario.
Dobbiamo, poi, parlare, di Ferrari?
Ora, io non ho esperienza alcuna di amministrazione industriale, sarebbe presuntuoso da parte mia buttar lì un piano d'azione.
Ma un approccio strategico, date le varie circostanze relative alla mia professionalità ed alle varie competenze maturate posso permettermi di suggerirlo.
L'obiettivo strategico, per prima cosa.
Stabilirlo una volta per tutte.
Poi, rispondere alle domande: FIAT deve produrre in Italia?
Se la risposta è no la strada intrapresa è errata: meglio sarebbe stato chiudere e basta.
Meglio, perchè poche migliaia di prepensionamenti sono un prezzo basso da pagare rispetto alla pakistanizzazione dei diritti ed alla dissoluzione senza riforma del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici.
Non intesi come astrazioni, ma come somma di vite di tante persone, tutte quelle che la Sua azione, Dottor Marchionne, devasterà per effetto domino sulle classi lavoratrici più deboli.
Se la risposta, invece, è sì, vale quanto detto in precedenza ma Le suggerirei di partire dai punti di forza dei modelli esteri a cui Lei desidera far credere al Pubblico di ispirarsi.
La partecipazione delle Maestranze ai processi decisionali va associata alla banalità dei comportamenti virtuosi delle organizzazioni di successo:
vi chiediamo molto, vi diamo moltissimo.
Vi chiediamo di più, vi diamo di meno e vi facciamo pure le pernacchie è il viatico del fallimento organizzativo.
Dal punto di vista tecnologico, poi, siamo in piena desertificazione.
Dov'è l'innovazione strategica promessa?
Dal punto di vista comunicativo le cose vanno ancor peggio.
Perchè la FIAT non è in grado di giocare la carta dell'Italianità?
Ossia di proporsi come punta di lancia di un nuovo modello di made in Italy in cui si lavora molto e si guadagna a sufficienza da acquistare ciò che si produce? A partire da una casa, si intende... E, magari, con un occhio puntato alla sostenibilità ambientale della produzione?
Io, personalmente, non rincorrerei la deriva della produzione al minimo costo economico col massimo impatto ambientale associata al massimo profitto personale di breve periodo.
Non perchè è immorale:
ma perchè è suicida: ci sono ben altre organizzazioni capaci a farlo assai meglio di quello che potrebbe mai fare FIAT.
Invece, ad oggi, se dovessi acquistare un'auto, non mi farei scrupolo ad acquistarla straniera.
Eppure, un tempo, non era così.
Ma, grazie a Lei, Dottor Marchionne, acquistare una macchina cinese non è più un tabu per molti: cinesi per cinesi, poveri per poveri, insultati per insultati, depredati per depredati, almeno avremo avuto la sensazione di non aver contribuito al suo bonus milionario nè a fornirle la base di potere da cui fare quel che fa:
senza la produttività degli operai di Melfi grazie a cui FIAT ha venduto milioni di auto nessuno, in Italia,  conoscerebbe il Suo nome, scusi...
Un ultimo appunto riassuntivo.
E' l'approccio: "Se fate così e cosà io vi faccio gli investimenti" Ad essere tarato alla base.
Lei, in pubblico, afferma di non aver tenuto adeguate le infrastrutture produttive come avrebbe potuto...
Non ritengo vi sia altro da aggiungere.

5 gennaio 2011

Caro Marchionne, io non La contrasto, io rilancio ( parte prima )

Gentile Dottor Marchionne, 
le lettere, anche aperte, si sa, iniziano così.
Risparmio ai lettori il riassuntino delle ultime nuove a riguardo.
Prima di avanzare la mia controproposta, tuttavia, mi occorrono dei dati aggiuntivi che, in mesi di dibattito, purtroppo, non sono venuti affatto fuori:
Marchionne, infatti, Lei ci dovrebbe fare la cortesia di spiegarci un mucchio di cose.
Prima di tutto: io mica mi dimentico che la Sua fortunata attività è basata su decenni di elargizioni pubbliche. Lei parte assai avvantaggiato rispetto alla concorrenza: sarebbe cortese ringraziarmi, in quanto elargitore del Suo vantaggio.
Poi, deve spiegare come mai una Punto fatta a Melfi da operai che  paga 1200 € ( e a cui una pizza al pub costa 10 - 15 € ) costa quanto una Polo fatta in Germania da operai che di € ne prendono il doppio ed a cui un pranzo al pub con birrone costa 5 €.
Deve, inoltre spiegare a chi pensa di vendere le FIAT.
Io, di benestanti con una FIAT non ne conosco neppure uno! 
La demolizione del reddito della classe sociale dei principali clienti FIAT da Lei costantemente propugnata ed implementata è un piano suicida neppure troppo originale: succede già in Italia da quasi dieci anni ed è palese l'effetto del crollo del potere d'acquisto delle classi medie sull'economia Nazionale. Ora, Lei punta ad istituzionalizzarlo.
La Sua azione è mirata ad una strategia di breve, brevissimo termine, di profitto immediato a discapito di una catastrofe sociale: se a Torino, nella FIAT, non si può più fare una pipì ogni 4 ore, cosa crede che succederà in Calabria? 
Poi, ci deve spiegare come sia possibile vantarsi un giorno delle vendite di Grande Punto ( costruita a  Melfi ) ed il giorno dopo insultarci tutti sull'inutilità delle fabbriche italiane: a chi crede di averle vendute, le Grande Punto? Ai miliardari svizzeri?
Lei produce in tutto il mondo auto per redditi medio bassi la cui gran parte vende in Italia.
Lei sta distruggendo scientemente ogni possibilità per i Suoi clienti storici di continuare a comprare i Suoi prodotti.
Del resto, è verissimo che Lei può costruire auto ovunque o tentare di farlo senza il supporto morale di metà dei Suoi dipendenti.
E' ancor più vero che i Suoi ex clienti, intendo i precari, i cassintegrati, i disoccupati, gli sfruttati presenti e futuri, possono acquistare automobili dal miglior rapporto qualità prezzo di quelle da Lei vendute.
Non nascondiamoci dietro il dito, Dottor Marchionne:
Lei tenta disperatamente di comprimere dove può i Suoi costi. Ma sappiamo entrambi che penalizzare a riguardo la forza lavoro è un palliativo per le ragioni di cui sopra. Lei paga già pochissimo le Sue maestranze.  E' di infrastrutture decenti che Lei necessita, come il resto del paese. Ma, della cui mancanza, ha maggior responsabilità Lei, come classe dirigente, che le Sue maestranze. Che, magari, hanno una responsabilità diversa, in quanto elettori del Cavaliere o della Lega.
E' vero, siamo arrivati ad un punto critico.
E' vero, produrre in Cina ( o in Bangladesh, magari ) costa meno.
Però, dottor Marchionne, a riguardo io Le faccio due appunti distinti:
Lei può produrre al prezzo che vuole, ma, come già detto, a chi intende vendere?
E' questa la chiave del prossimo decennio: anche in Cina i salari raddoppiano. In Occidente in generale, ma nell'impoverita Italia in particolare, ora il salto logico inizia a diventare piuttosto altino e Lei, Dottor Marchionne, è filosofo. Solo per questo La scuso.
A chi pensate di vendere i vostri prodotti a basso costo?
Anche semplicemente trascurando le problematiche energetico ambientali...
Il mondo è in evoluzione quotidiana e l'equazione "Produco a basso prezzo nel Terzo Mondo per essere concorrenziale in Occidente " è già parzialmente falsa.
Inoltre, Dottor Marchionne, la Sua formazione filosofica ha lo zampino anche in questo:
Vuole imporre alle Sue maestranze i diritti dei cinesi, il salario nostrano ma ne pretende una produttività Tedesca. O Americana. Neppure in questo è chiaro.
Beh, questo si chiama "Botte piena e moglie ubriaca". Come prima, i salti logici nella realtà non funzionano. Certo, Lei può tentare lo stesso approccio del Cavaliere alla Realtà, ma, date le conseguenze, non mi sembra un gran viatico.
Eppure voleva comprare la Opel. Eppure ha comprato la Chrysler...
Non c'è niente di male nel voler aumentare la produttività. Ma, scusi, a Melfi Lei ha già un'elevata produttività specifica. Solo che la produttività complessiva degli stabilimenti Fiat mica è bassa perchè gli operai sono pigri ( ossia godono di diritti novecenteschi ), è bassa perchè Lei non riesce a vendere un sufficiente numero di FIAT da poter mantenere elevata la produzione degli stabilimenti.
Se uno stabilimento è progettato ( e pagato ) per produrre 1000 auto al giorno con 5000 operai ma ne produce 200 al giorno con 1000 operai non è mica colpa di quei mille se la produttività dello stabilimento è del 20%. Anche questa è una cosa che Lei non spiega.
Lei sta tentando di aumentare la produttività dello stabilimento in questione, in pratica, cercando di portarlo dal 20 al 25% a spese dei mille operai...
No, Dottor Marchionne.
Lei si è senz'altro fatto i Suoi calcoli, ma Le manca il punto di vista del resto del mondo.
Quello che Le suggerirebbe un'alleanza e non una guerra permanente con le maestranze.
Lei, purtroppo, rispetto alle sfide del XXI secolo per l'azienda Italia, è dolorosamente antiquato nelle intenzioni e negli strumenti.
Certo, è solo l'ultimo di un lungo coro di capitani di Titanic. Titanicitalia.


SEGUE

2 gennaio 2011

Vivo o Morto, Tom Clancy ritorna, l'America non si sa...

Ok, 
a tempo di record, complice la più classica influenza di Capodanno, ho divorato l'ultimo romanzo di Tom Clancy, Vivo o Morto. Mi prendo la briga di perdere dieci minuti di tempo per parlarne non certo per le sue spettacolari qualità letterarie, ma per nostalgia di un tempo passato e, soprattutto,  per lo smarrimento accompagnato da fiducia e speranza che ho trovato tra le 850 pagine di questa nuova avventura di Jack Ryan.
Iniziamo dal finale, ma tranquilli: niente spoiler. Per quanto il protagonista sia più Jack Ryan Junior che senior, è evidente che il nostro buon vecchio Jack, come si dice, Will came back!
Tom Clancy sembra tornato agli antichi fasti, quindi, se le sue vecchie avventure vi avevano conquistato a suo tempo, probabilmente anche questa vi piacerà.
Cosa mi ha 'colpito' del romanzo?
Beh, il disastro irakeno e quello afgano non potevano che aver duramente segnato e sconvolto il nuovo Omero dell'epica militare USA. Si avverte, tra le righe, quasi la sorpresa per l'accaduto: ma come, non volete i nostri blue jeans?
Contemporaneamente, la fede nell'America, resiste. E Clancy rilancia.
Condanna l'uso della tortura, ovviamente non per motivi umanitari o perchè contraria allo spirito americano. Correttamente, il nostro, fa notare che un agente del controspionaggio competente riesce a strappare più informazioni da un prigioniero mettendolo a suo agio e magari durante una partita di ping pong piuttosto che col water boarding...
Insomma, l'era Bush non è condannata come meriterebbe, ma un certo disagio per come sono state condotte le operazioni si avverte.
Non sono riuscito a capire se nel romanzo l'amministrazione Obama sia condannata o meno, ma non è poi tanto importante. Clancy, per quanto Repubblicano di Ferro, è Americano. 
Lo so, voi mi direte: embè?
No, dico, noi siamo italiani. Per un americano esistono innumerevoli circostanze per cui essere repubblicano o democratico è una cosa completamente irrilevante. Cosa che, da queste parti, non è...
Quindi, alcune tematiche, per Clancy, sono perfettamente bipartisan.
La cosa che mi è piaciuta, in fondo, è il sottofondo di speranza per l'America e l'Occidente che ne vien fuori: "Ok, ci siamo comportati da stronzi per lustri, ultimamente ci siamo fatti trovare coi calzoni calati, ma non è detta l'ultima".
Che dire, anche Ubuntu ( in una fantomatica versione 1.3, ci vedo lo zampino della traduzione... ) fa la sua parte per combattere i cattivi...
Ah, piccola nota su cui farei riflettere un sacco di benpensanti:
Clancy non ha mai espresso grande stima per le forze armate del Bel Paese.
In questo romanzo, invece, si lancia in un'inaspettata lode dell'efficienza e dell'efficacia dei nostri servizi segreti...
Cosa sa lui che noi non sappiamo?