7 febbraio 2012
6 febbraio 2012
Regalami dei libri che finiscano bene
Regalami dei libri
che finiscano bene
in mancanza di romanzi
anche delle poesie
in mancanza di poesie
anche una quartina
in mancanza di una quartina
anche un solo verso.
Regalami un amore
che finisca bene
il vostro è fuggito via
il vostro ha lasciato la porta aperta
ai suoi fantasmi
Tristano ed Isotta
Romeo e Giulietta
Henri e Yvonne
papà e mamma
per sempre riuniti
per sempre separati.
Da quaranta anni
provo a scrivere una vita
che finisca bene
da quaranta anni
sono morto quaranta volte
sono nato quarantuno volte
da quaranta anni
sono coperto da cicatrici di separazioni
mi sveglio la notte
in mezzo ad una piaga
che lascia ciascuno
dall'altro lato del sangue.
Regalami dei libri
che finiscano bene
L'isola del tesoro
ma non Il Dottor Jekill e Mister Hyde
L’ammutinamento dell’Elsinore
ma non Vent’anni dopo
ma non Madame Bovary
non Il rosso e il nero
non, come il suo stesso titolo suggerisce,
Illusioni perdute
Le avventure del capitano Hornblower
ma non Moby Dick
Via dalla pazza folla
ma non Giuda l'oscuro
né parecchi capolavori del XX secolo
i Vangeli
ma non l'eroe dei Vangeli
né parecchie vite del XX secolo.
Lascia la pagina al suo biancore
attraversala
senza scriverla
non impegnarti in un verso
di cui ti rammaricheresti
che ucciderebbe nel grembo
gli altri versi.
Lascia questa donna al suo sguardo
non iniziare
una storia che finirà male
un giorno
lei morirà
ti lascerà
ti lascerà solo
dinanzi alla nostalgia immensa
dell’attimo
prima dell’incontro
quando era possibile
vivere una storia
che sarebbe finita bene
che non sarebbe finita affatto
come questo verso di Gérald Neveu
la bagnante scivola via parallela al desiderio
come quest'altro di Mallarmé
il trasparente ghiacciaio dei voli che non sono fuggiti.
Non so nuotare
ma la seguo
non comprendo i versi di Mallarmé
ma lo sento
come ho sentito
corre voce che si possa essere felici
e l’ho seguita.
Regalami una poesia
che non comincia
e non finisce
Regalami una poesia.
Yvon Le Men. Traduzione di Giancarlo Cavallo
2 febbraio 2012
Battute. Poi ti tocca il maalox
Ah, il gusto della battuta.
Chi può resitervi?
Neppure l'algido Presidente del Consiglio.
Che bella battuta quella sulla monotonia del posto fisso, nel paese delle dimissioni firmate in bianco, dei sindacati di pensionati, del 30% di disoccupazione giovanile (valore ufficiale, il che implica che in pratica i giovani davvero occupati sul serio saranno meno di 1 su 2) e compagnia bella.
Risparmiamoci l'elenco dei mali patri.
Il Discorso di Monti non fa una piega, dico, la seconda parte.
Quella sulla necessità di creare lavoro.
Ok, fattori emotivi a parte, tutto sommato, il ragionamento filerebbe se fossero già vere un paio di cosucce:
Sovrabbondanza di lavori precari e lavori precari di gran lunga più onerosi di quelli stabili.
Allora sì che sarebbe possibile accogliere le battutine del premier con qualcosa di differente dallo sconcerto.
No, dico: pure lui?
Pure lui sente il bisogno di far battute sulla pelle degli altri?
Ma perchè non ci si rende conto di quanto siano sgradevoli le battute sulla vita e sulla morte?
Tu puoi anche permetterti di abolire l'articolo 18, tagliare l'età pensionabile e licenziare, licenziare, ma le battute NO.
Le battute sono la cosa più berlusconiana che abbia fatto Monti.
Tra le altre...
31 gennaio 2012
Week end al Rifugio Fasanelli: 10 e lode!
Ah, che soddisfazione!
Che bella soddisfazione davvero!
Basilicata, Italia.
La perfezione dell'accoglienza turistica.
Ad Ottobre 2011 avevamo una mezza idea di farci il nostro classico trekking autunnale.
Ovviamente, ci abbiamo messo un po' prima di riuscire a mettere insieme tempo e denaro sufficienti alla bisogna. Un tre mesi...
Ma la pazienza è stata premiata.
Abbiamo prenotato un pernottamento al Rifugio Fasanelli, nel territorio di Rotonda (www.rifugiofasanelli.it ).
Grazie alla solita protesta selvaggia all'italiana di alcuni camionisti, siamo rimasti in forse fino all'ultimo causa serbatoio auto vuoto, ma ce l'abbiamo fatta.
Per arrivare al Rifugio da Matera servono due ore e mezzo abbondanti o tre ore scarse, dipende dalla strada: probabilmente conviene fare tutta la sinnica, scendere la Salerno Reggio Calabria da Lauria Nord a Lauria Sud e poi prendere per Castelluccio - Rotonda, ma è possibile risparmiare qualche km (ma non qualche minuto) tagliando a sinistra subito prima di Latronico. Oppure è possibile uscire molto prima e passare per San Severino e Viggianello, ma credo che il tempo di percorrenza più o meno resti uguale a discapito di una maggior quantità di curve.
Comunque, giunti a Rotonda i cartelli sono chiari ed è semplicissimo raggiungere il rifugio.
Ristrutturata di fresco, la struttura è moderna ed accogliente.
Le stanze hanno TV LCD, un bel bagno, riscaldamento ed acqua calda a volontà.
Le sale comuni sono ottimamente attrezzate, con un monumentale camino e addirittura, udite udite, l'accesso internet gratuito sia via wifi che via notebook dedicato per gli ospiti.
Cena, Colazione e Pranzo, inclusi nel pacchetto, poi, si sono rivelati superlativi per qualità e quantità.
Ho scritto 'pacchetto'?
Sì: pacchetto.
Finalmente anche sul Pollino qualcuno capace di offrire pacchetti integrati di offerte turistiche.
Pernottamento e...
Ciaspolata.
Già, le ciaspole, queste sconosciute.
Sono delle racchette da neve, io non ne avevo mai usate prima, 'preferendo' affondare fino al ginocchio ed oltre nella neve durante i trekking invernali.
Povero stolto.
Le ciaspole, scoperte grazie all'impareggiabile Pino (la guida del Parco che ci ha accompagnato nella breve escursione della domenica mattina), permettono di camminare sulla neve e sul ghiaccio faticando meno e con tanta sicurezza in più, praticamente senza bagnarsi i piedi.
L'escursione sulla neve ci ha permesso di rilassarci ed è perfettamente inutile sprecare parole per descrivere lo splendore dei paesaggi.
La coppia di cagnoni del Rifugio, i nuovi amici conosciuti lì, l'aspro sapore del succo di rosa canina, il successivo tepore del camino ed i sapori della cucina lucana hanno allietato una splendida giornata d'inverno.
E la professionalità dei nostri ospiti ha contribuito a riscaldarci il cuore.
Questo è il livello di soddisfazione che vorremmo fosse offerto in tutta la Basilicata.
E sappiamo che non è così ovunque.
Per Ottanta Euro abbiamo passato 24 ore in un ambiente accogliente nel cuore del Parco del Pollino.
Bravi, così si fa!
27 gennaio 2012
l'amico ritrovato
Ho letto molti anni fa "L'Amico Ritrovato".
Ho riascoltato, in questi ultimi giorni, tutta la Trilogia del Ritorno.
Non ho avuto un'impressione diversa da quella che ebbi, adolescente, nello scoprire in cosa consistesse questo 'ritrovamento'.
Il ritrovare un amico ritenuto perduto è una fortuna?
Meglio sarebbe stato non averlo mai perduto.
Molto meglio.
Ho atteso qualche giorno per decantare queste parole.
L'atrocità della Trilogia del Ritorno, in cui i campi di sterminio non sono descritti e incombono sullo sfondo come un frammento di paesaggio, sta nella continua sensazione di perdita, di amputazione, di irreversibilità.
Certo, la magistrale pagina finale della prima novella, in cui l'amico viene ritrovato in quella maniera tragica e commovente, emerge come un'isola di salvezza nel mare della desolazione di solitudine e rabbia.
Ma è un singolo episodio.
Ritrovare l'amico che si considerava perduto perchè nazista, e un nazista (o fascista) perduto lo è per definizione, nell'istante in cui si legge che ha perso la vita per tentare di uccidere Hitler, regala un attimo di sollievo.
Ma l'amico non c'è più.
Ci si può consolare per la consapevolezza di non essersi sbagliati nell'amare una persona che ha saputo ritrovare se stessa, ma l'assenza definitiva pesa.
Corrode.
Quel che rimane, dopo l'OIocausto ed il tradimento non può che aggirarsi smarrito per il mondo.
Ecco, la trilogia del ritorno.
Ritorno, sì, ma dove?
Ritorno a quel che rimane.
Perchè quel che si è ritrovato è troppo poco.
Oggi, noi vivi potremmo, se volessimo, fare molto.
Prima di tutto perchè siamo vivi.
Poi, perchè ricordiamo.
E potremmo, se volessimo, ricordando, leggere il quotidiano dei nostri giorni e delle nostre ore e correggere.
Correggere le bestialità di questi tempi.
67 anni dopo la liberazione di Auschwitz chi ci crede più?
Beh, forse questo è troppo.
Ma, almeno correggere certi smarrimenti inesplicabili, quello sì.
Possiamo.
Ho atteso qualche giorno per decantare queste parole.
L'atrocità della Trilogia del Ritorno, in cui i campi di sterminio non sono descritti e incombono sullo sfondo come un frammento di paesaggio, sta nella continua sensazione di perdita, di amputazione, di irreversibilità.
Certo, la magistrale pagina finale della prima novella, in cui l'amico viene ritrovato in quella maniera tragica e commovente, emerge come un'isola di salvezza nel mare della desolazione di solitudine e rabbia.
Ma è un singolo episodio.
Ritrovare l'amico che si considerava perduto perchè nazista, e un nazista (o fascista) perduto lo è per definizione, nell'istante in cui si legge che ha perso la vita per tentare di uccidere Hitler, regala un attimo di sollievo.
Ma l'amico non c'è più.
Ci si può consolare per la consapevolezza di non essersi sbagliati nell'amare una persona che ha saputo ritrovare se stessa, ma l'assenza definitiva pesa.
Corrode.
Quel che rimane, dopo l'OIocausto ed il tradimento non può che aggirarsi smarrito per il mondo.
Ecco, la trilogia del ritorno.
Ritorno, sì, ma dove?
Ritorno a quel che rimane.
Perchè quel che si è ritrovato è troppo poco.
Oggi, noi vivi potremmo, se volessimo, fare molto.
Prima di tutto perchè siamo vivi.
Poi, perchè ricordiamo.
E potremmo, se volessimo, ricordando, leggere il quotidiano dei nostri giorni e delle nostre ore e correggere.
Correggere le bestialità di questi tempi.
67 anni dopo la liberazione di Auschwitz chi ci crede più?
Beh, forse questo è troppo.
Ma, almeno correggere certi smarrimenti inesplicabili, quello sì.
Possiamo.
26 gennaio 2012
l'assalto ai forni
"Costui vide, e chi non l'avrebbe veduto? che l'essere il pane a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fissò la meta (così chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il grano si fosse comunemente venduto trentatre lire il moggio: e si vendeva fino a ottanta. Fece come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovinire, alterando la sua fede di battesimo.....tra gli urtoni, arrivò Renzo finalmente davanti a quel forno. La gente era già molto diradata, dimodoché poté contemplare il brutto e
recente soqquadro. Le mura scalcinate e ammaccate da sassi, da mattoni, le finestre sgangherate, diroccata la porta." Questa poi non è una bella cosa ", disse Renzo tra sé: " se concian così tutti i forni, dove voglion fare il
pane? Ne' pozzi? ""
Milano, Italia, 1628
Ecco.
Io credo che siamo a questo punto.
Matera, Italia. 2012
24 gennaio 2012
Sì, Sì, il blocco (web)stradale anch'io!!!!
Storia vecchia.
Tassisti e camionisti, da bravi bravi del nostro tempo, in poche ore possono paralizzare l'Italia. Matera è paralizzata da ieri, figuriamoci i disagi nelle grandi città.
Non ho nulla da aggiungere al bollettino di guerra che imperversa sul web e nei bar sulla faccenda. Il decreto del caso prevede il rimborso trimestrale delle accise sul gasolio e sconti sull'RC Camion? E che ti chiedono i nostri eroi? Gasolio meno caro e assicurazioni scontate. Delle due l'una: o non hanno letto il decreto o vogliono altro. Pertanto, inutile continuare a sprecare tempo (mio e vostro) nell'analizzare il comportamento di costoro. Devo ammetterlo. un po' di invidia mi fanno, costoro. Loro possono rompere i coglioni ed io, in apparenza, no. Però, stamattina, mentre riflettevo sull'orticello eterno delle varie categorie italiane, mi è venuto in mente che, dopotutto, su un orticello ho potere anch'io. Che fa l'italiano medio stamattina? Si sveglia, non si fa il caffè perchè è finito, sta due ore per arrivare al lavoro perchè ci sono i blocchi e/o ha finito il gasolio, poi arriva in ufficio e che fa? Ma si mette su Facebook. Ecco! Eureka. Allora sapete cosa fo? Io blocco Facebook.
Cari colleghi Amministratori di Sistema, blocchiamo Facebook e facciamo sentire la nostra presenza. Cari Informatici negletti, laureati magari in astrofisica (o informatica, ingegneria ecc) e spina dorsale di quel che resta dell'infrastruttura produttiva di questo Paese: fate un bel DoS su Facebook! Buttiamo giù Facebook per dimostrare ai nostri compatrioti, italioti ed italiani, che anche noi possiamo. Alle rivendicazioni ci pensiamo dopo, tanto ci concedono quello che vogliamo se in ufficio non funziona Facebook.
Fidatevi.
E nessuna paura di rappresaglia: siamo già odiati da tutti negli uffici.
Quindi, animo: bloccate Facebook per protesta.
Per cosa?
Le solite cose:
dalle angherie dei fornitori di connettività agli utenti che ti segnalano il problema delle 9 del lunedì alle 1645 del venerdì.
Dal cliente che ti dice che "Fa tutto il computer mica vuoi essere pagato" ad inarcassa.
Aevoglia a trovare motivi di protesta.
Blocchiamo anche noi, come camionisti e tassisti.
Così.
Per sport.
Blocco, ergo sum.
Evviva #italiawebloccata!
Corro a darne giusta diffusione su Facebook
22 gennaio 2012
18 Gennaio 2012
GIUDICE - Imputato, alzatevi! Come vi chiamate?
IMPUTATO - Rossi Alberto, nipote di Rossi Pio.
GIUDICE - Di che cosa siete accusato?
PUBBLICO MINISTERO - Per l'appunto, signor Giudice, l'imputato è accusato di avere gravemente offeso suo zio.
Si figuri che in un tema in classe ha scritto: Lo zio è il padre dei vizi!
I testimoni sono tutti concordi: il signor zio è un modello di virtù.
Non beve, non fuma, non si asciuga i piedi nell'asciugamano delle mani, non prende il sale con le dita, non si mette le dita nel naso, non ficca il naso negli affari altrui.
GIUDICE - E vero tutto questo? Imputato, rispondete.
IMPUTATO - È verissimo, signor Giudice.
GIUDICE - E voi avete osato scrivere nel vostro tema che - questo cittadino esemplare è, nientemeno, il padre dell'invidia, dell'avarizia, della gola, dell'ira?
IMPUTATO - Ma, signor Giudice, è stata tutta colpa di un apostrofo.
GIUDICE - Quale apostrofo? lo qui non vedo apostrofi.
IMPUTATO - Appunto. Si tratta proprio di un apostrofo mancante.
AVVOCATO DIFENSORE - Signor Giudice, l'imputato Rossi
Alberto aveva intenzione di scrivere: L'ozio è il padre dei vizi.
Ma l'apostrofo, forse consigliato dai cattivi e compagni, è fuggito dalla penna.
Lo zio - Si,signor Giudice, sono convinto anch'io che mio nipote; in fondo, sia un bravo ragazzo.
GIUDICE (commosso) - Lei è proprio una persona di buon cuore.
Faremo così. (rivolto all'imputato)
Cercherete di rintracciare l'apostrofo fuggitivo e di convincerlo a rientrare anche lui sulla retta via?
IMPUTATO - Lo prometto, signor Giudice.
GIUDICE -Va bene; per questa volta siete perdonato.
(Zio e nipote si abbracciano. . Anzi: s'abbracciano con l'apostrofo ).
Gianni Rodari
11 gennaio 2012
5 gennaio 2012
Equitalia e i Promessi Sposi
"I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che,
in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non
solo del male che commettono, ma del pervertimento
ancora a cui portano gli animi degli offesi."
Ecco, questa piccola citazione dal Terzo Capitolo dei Promessi Sposi mi pare descriva degnamente il mio stato d'animo riguardo gli attuali preoccupanti segnali di insofferenza 'esplosiva' nei rapporti tra Stato e Cittadinanza.
Alessando Manzoni, ma come hai fatto a descrivere così perfettamente l'Italia di 150 anni dopo la tua morte?
Secondo me l'hai fatto tu un viaggio nel tempo, nel futuro, ai giorni nostri, e poi te ne sei scappato nel tuo simile passato per scrivere i Promessi Sposi con la certezza di mettere nero su bianco parole di eterna rilevanza pratica, almeno per il Belpaese.
Alessando Manzoni, ma come hai fatto a descrivere così perfettamente l'Italia di 150 anni dopo la tua morte?
Secondo me l'hai fatto tu un viaggio nel tempo, nel futuro, ai giorni nostri, e poi te ne sei scappato nel tuo simile passato per scrivere i Promessi Sposi con la certezza di mettere nero su bianco parole di eterna rilevanza pratica, almeno per il Belpaese.
Mi riferisco al caso Equitalia, ma vale lo stesso per tutti i rapporti anomali tra cittadini e pubblica amministrazione, partendo dai crimini di Bolzaneto e Diaz, passando per le ingiustizie subite dai terremotati d'Abruzzo e finendo alle singole angherie quotidiane a cui non facciamo nemmeno più tanto caso.
Tanto per cambiare, ritengo sia una catena di eventi su cui è legittimo sprecarsi in superlativi come "gravissimo, pericolosissimo, ecc".
Legittimo ma poco pratico.
Analisi, contranalisi, appelli, sparate populiste, di zuppa ce n'è in giro a sufficienza.
Spero di riuscire a mettere le cose da un'altra prospettiva.
Dando torto a tutti.
Dò torto ad Equitalia perchè nel 2012 è inaccettabile sperare di far passare per buono il vecchio adagio "Io obbedisco soltanto agli ordini".
Non è più di moda dal 1945.
Prendiamo un cittadino che deve al fisco mille euro di tasse che non riesce a pagare perchè un ente pubblico non gli ha pagato i tremila euro che gli spettavano per un lavoro su cui è stato giustamente tassato.
Prendiamo un cittadino che deve al fisco mille euro di tasse che non riesce a pagare perchè un ente pubblico non gli ha pagato i tremila euro che gli spettavano per un lavoro su cui è stato giustamente tassato.
Un funzionario di Equitalia che sequestra l'auto ad un cittadino che è sì debitore del Fisco (un Servizio di Stato) di una somma di denaro, ma che è preventivamente anche creditore dallo Stato di una somma probabilmente superiore, senz'altro agisce nel pieno rispetto della legalità.
Ma non nel rispetto dei diritti del cittadino di cui è servitore.
Lavorare e non essere pagati è già abbastanza triste, doloroso, umiliante.
Che chi non ti paga poi pretenda anche le tasse su quanto NON ti ha corrisposto è davvero troppo.
Le implicazioni economiche, sociali, morali e pratiche del perdurare, da parte dello Stato, di questo atteggiamento ignavo porteranno senz'altro alle superlative espressioni di cui sopra abbondanti nel Web in questi giorni.
Dò torto, quindi, anche al mio sconquassato Partito Democratico, che, ovviamente, (è la base) difende la Legalità ed il personale di Equitalia ma non spiccica manco una parola sulla necessità di chiudere una-volta-per-tutte con uno Stato che ha cento mani ognuna delle quali ignara ed indifferente all'operato delle altre.
La Polizia non si cura quanto deciso dai Carabinieri, i Tribunali sono irresponsabili, e, ad esempio, i vigili urbani se ne catafottono delle prescrizioni degli assessori competenti. Poi, quando ci si trova ad opporre ad un'illegittima richiesta di un ente la documentazione prodotta da un ente terzo, nel 99% dei casi ci si accorgerà di avere in mano cartastraccia agli occhi dei nostri interlocutori.
Dire semplicemente che, se Equitalia invece di perseguitare un imprenditore moroso di 1000,00 € di tasse ma creditore di 2000000,00 di € nei confronti di uno Stato concretamente duemila volte più moroso del cittadino farebbe bene a segnalare a chi di dovere le manchevolezze del dirigente statale inadempiente per il mancato pagamento, era troppo difficile?
Dò torto, inoltre, a 5 Stelle, che vuol capire le ragioni.
Le ragioni di un povero cristo che magari ha svolto regolare concorso e ora si trova con un occhio di meno perchè gli è esplosa una busta in faccia?
Ennò.
Le ragioni di chi manda i proiettili (per ora con poca energia cinetica)?
Ma c'è qualcuno dotato di buon senso che crede che sia un cittadino come quelli degli esempi da me citati a preparare pacchi bomba?
Di chi dovremmo comprendere le ragioni?
Di chi è capace di mettere esplosivo e spedirlo per posta ad un altro essere umano?
Di chi è capace di mettere esplosivo e spedirlo per posta ad un altro essere umano?
Quante automobili legittimamente, ma ingiustamente, sequestrate, vale la mano di una persona?
Quisquilie? Pinzillacchere?
Questa comprensione per l'uso della violenza è solo una cartina di tornasole.
Amara.
E' il nuovo che avanza, una forma di populismo per giovani istruiti che ha come supplemento di rischio quello di non fornire facili soluzioni, ma di proporre solo apparentemente innovazione ragionata.
Perchè, nella pratica, poi, i delicati meccanismi che fanno funzionare (male) le cose sono ignorati e vilipesi come dal più rude dittatore sudamericano del secolo scorso.
E' il nuovo che avanza, una forma di populismo per giovani istruiti che ha come supplemento di rischio quello di non fornire facili soluzioni, ma di proporre solo apparentemente innovazione ragionata.
Perchè, nella pratica, poi, i delicati meccanismi che fanno funzionare (male) le cose sono ignorati e vilipesi come dal più rude dittatore sudamericano del secolo scorso.
Torniamo all'incipit di questo pezzo, troppo breve per esprimere tutte le mie considerazioni, troppo lungo per l'attenzione media degli internauti.
Dubbi ed incertezze.
Per lo più.
Ma una ferrea e triste convinzione.
Non tutte le azioni compiute a norma di legge sono giuste.
Tutte quelle compiute al di fuori della legge sono foriere di peggiori mali.
Che hanno due effetti: il danno diretto e quello a catena causato dal pervertimento della vita della vittima.
Da qui voglio iniziare.
Dalle Vittime e dal pervertimento del loro animo.
Da qui voglio iniziare.
Dalle Vittime e dal pervertimento del loro animo.
La mia solidarietà va a chi prova angoscia: quella di aver subìto da parte dello Stato l'oltraggio di una sanzione ingiusta, ma anche quella di aver paura di stare al proprio posto di lavoro.
Il mio disprezzo, parimenti, a chi fa il male in coscienza anche nel pieno rispetto della legalità, soprattutto nel Servizio Pubblico
Non sono pochi, in queste lande.
Sono troppi, comunque, a vivere nell'angoscia.
Siamo in troppi a considerare d'impulso come cose buone e giuste eventi che ci dovrebbero fare orrore.
Siamo in troppi a considerare d'impulso come cose buone e giuste eventi che ci dovrebbero fare orrore.
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