L'Oblio in cui giace l'Operazione Herring è una delle tante concause della nostra crisi democratica.
Anche il 25 Aprile, ormai, deve essere difeso come ricorrenza e come luogo e ha perso il suo valore di Festa Nazionale, anche nel banale e apocrifo senso di quando la Nazionale di Calcio vince una partita importante.
Vi invito a leggere il link che ho riportato sopra su questo fatto d'armi avvenuto proprio nei giorni della Liberazione.
La collaborazione di tutte le forze che propugnano il progresso sociale , culturale e scientifico non è più un optional ma un fattore critico.
La Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo è stata conseguita grazie agli sforzi congiunti (più o meno coordinati) di tantissimi attori (dal peso, ovviamente, diverso):
le truppe alleate (inclusa la brigata ebraica: la bandiera del Gran Muftì di Gerusalemme sventolava a fianco di quella nazista ben prima della nascita di Israele);
i partigiani comunisti;
i partigiani di altra militanza (Cicero pro domo sua: Mai sentite le Aquile Randagie e O.S.C.A.R.?);
L'Esercito Italiano Cobelligerante.
Oggi, in due parole, il 25 Aprile è uno stanco rito che ricorda la lotta "paritetica" tra fascisti e comunisti.
Visto che il fascismo fu sconfitto all'epoca e il comunismo non esiste più di che state cianciando?
Questa catastrofica vulgata è, ovviamente, funzionale ad una erosione ormai definita dei valori dell'antifascismo: si bruciano le statue delle partigiane trucidate, si rompono le targhe, le istituzioni disertano e dileggiano il 25 aprile, è evidente che i tabù sono caduti. Non credo, tuttavia, che il rischio per la democrazia venga dai neofascisti. Viene dalle divisioni nella società civile figlia delle libertà antifasciste. Se non sei vegano non sei ambientalista, se non vai in bici sei servo dei petrolieri e delle case automobilistiche, se voti il PD sei peggio di Salvini, se sei cattolico sei per forza fan di Adinolfi ecc. In questa giornata sacra, quindi, fermiamoci a riflettere su quanto le cose che ci dividano siano molte di più di quelle che ci uniscono. Ma sono anche molto più piccole di quelle che ci uniscono: la Libertà, la Laicità, la Scienza, il Progresso Sociale dell'Uomo, il futuro di tutti i nostri figli. Ricordiamo, quindi, i paracadutisti dell'Esercito dell'Operazione Herring assieme a tutti i caduti di ieri nella lotta contro il Fascismo e decidiamoci una buona volta a ricostruire un fronte comune basato sul fatto che chi non è fascista è antifascista. E' vero, il Fascismo è la menzogna che crede di essere la verità ed è destinato, a medio termine, a perire sotto il peso delle proprie intrinseche contraddizioni. Ma non è il caso di aspettare per lasciarlo morire di vecchiaia: schiacciamogli la testa subito.
Paracadutisti Italiani il 20 Aprile del 1945 in volo verso le zone di lancio nei territori occupati dai tedeschi
Sono passati 10 anni dal tragico terremoto dell'Aquila.
Ci sono stati altri terremoti, dopo, ma ho indelebile nel cuore questa catastrofe perchè mi ha coinvolto in prima persona nei soccorsi.
I terremoti che sono venuti dopo li ho capiti ma non li ho vissuti.
Ho poche cose da dire, ne avrei molte da ricordare, ma una sola da testimoniare: nella notte delle lacrime di molti e delle risate di pochi alcuni scelsero di lasciare case, lavoro, fidanzate e mogli per andare ad aiutare degli sconosciuti.
Gratis.
Io ora non saprei più spiegare perchè siamo partiti.
Non lo so più, dieci anni dopo.
Nei miei post di 10 anni fa ci sono delle spiegazioni, valide più allora che oggi.
Perchè ho rinunciato a trovare conferme.
Me lo sento nelle ossa ma non ho più parole per descriverlo.
In una Italia incattivita in cui i terremotati sono oggetto di fake news finalizzate all'odio, per me la parola "terremotato" non è quell'uomo a cui il soccorso e l'aiuto dello Stato sono sottratti per essere trasferiti a stranieri immeritevoli su istigazione di una minoranza di radical chic.
Che è il significato corrente.
Per me è ancora lo spezzarsi di una vita anche quando è salva.
Lo spezzarsi di una comunità, di un progetto, anche di una banalità.
Chi arriva ad aiutarti non lo sa.
Dieci anni dopo spero che le vite di soccorritori e terremotati si siano riannodate.
Spero che, pensando a quei giorni tragici e dolenti, tutti quelli che sono passati tra quei campi abbiano, nel tempo, ritrovato il senso di una esperienza terribile.
Ho fatto un giro su google maps e i luoghi sono irriconoscibili.
Eccetto il campo dove era montata la tendopoli.
Forse perchè non sarò mai capaci di guardare quelle zolle con altri occhi.
Cinquant'anni fa, nel pieno della catastrofica Guerra del Vietnam, impegnati nella lotta a morte con l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti misero al lavoro quasi mezzo milione di tecnici, ingegneri e scienziati per andare sulla Luna. Le dimensioni e la complessità di quel progetto non sono facilmente comprensibili ad uno sguardo contemporaneo: ci ho pensato un po' su e posso serenamente affermare che, da allora, l'Umanità non è stata coinvolta in niente di paragonabile. Neppure lo Space Shuttle e la Stazione Spaziale Internazionale reggono il confronto. Non è in corso nessun progetto tecnico-scientifico che raggiunga lo stesso ordine di grandezza, soprattutto considerando il livello tecnologico dell'epoca. Negli anni '60 i calcoli si facevano a mano ed il non plus ultra della tecnologia informatica era proprio il computer di bordo dell'Apollo che aveva una velocità di 2MHz e 2k di RAM.
Il Computer di Bordo dell'Apollo
Tutto il Progetto Apollo è denso di oggetti, idee e fatti che possono essere descritti in termini apologetici. Il razzo Saturn V, alto più di 100 metri e pesante quasi 3000 tonnellate, è sicuramente uno degli elementi più appariscenti del sistema.
Saturn V
Ma si commetterebbe un grave errore nel considerarlo l'apice del progetto. Che è raggiunto, invece, non dal singolo componente, ma dalla complessa interazione tra tutti i sottosistemi. Il razzo, la navicella, il sistema di navigazione, il supporto vitale, il modulo di discesa, i sistemi di raffreddamento, la tuta spaziale, persino le modalità di preparazione del cibo e di gestione dei rifiuti, tutto doveva combaciare alla perfezione. Centinaia di migliaia di sottosistemi vennero integrati senza l'aiuto di software gestionali. Quando si ha a che fare con sistemi complessi (e il Programma Apollo lo è di certo) entrano in gioco le non linearità e le interazioni incrociate tra tutti i componenti. La vera sfida, quindi, è tener traccia e gestire tutte le possibili interazioni retrograde tra ognuno dei sottosistemi. Fu un'impresa titanica, non priva di tragedie (Apollo 1) e di guasti catastrofici (Apollo 13) ma che riuscì a portare più volte uomini a camminare sulla Luna.
Lo sbarco sulla Luna
A cosa è servito? Beh, tanto per tagliare subito la testa al toro: solo direttamente per l'economia USA degli anni in cui fu speso il denaro si parla di una generazione di tre dollari per ogni dollaro speso. Così facciamo subito piazza pulita delle antiscientifiche tesi sull'inutilità dell'esplorazione spaziale: se ti serve un euro per risolvere un dato problema ti conviene spendere trentatré centesimi in una impresa come il programma Apollo, l'Euro che ti serve arriverà di conseguenza. Una gran quantità di oggetti e tecnologie di uso comune ebbero la loro origine (se non tecnica almeno commerciale) con il programma spaziale USA. Dall'Elettronica alle telecomunicazioni passando per i sensori delle fotocamere moderne per non parlare dei computers, delle TAC, della moderna tecnologia aerospaziale, insomma mezza tecnologia occidentale ha le sue radici nella corsa allo spazio. Fico, direte voi. Non abbastanza, rispondo io. Già, perchè dopo aver camminato sulla Luna, non siamo andati oltre. Certo, abbiamo i GPS anche negli orologi, abbiamo costruito lo Shuttle, un telescopio orbitale, una stazione spaziale e le missioni umane nello spazio portano il loro contributo pratico alla vita di tutti i giorni, basti pensare alle cruciali osservazioni meteorologiche satellitari in tempi di cambiamento climatico. Eppure, mentre l'Uomo camminava sulla Luna, si dava per scontato che entro qualche anno avremmo camminato su Marte. E non è successo. Cosa è andato storto? Qualche tempo fa ho letto un bell'articolo su Internazionale (Numero 1/7 Marzo 2019) in proposito. Non ne condivido le conclusioni, nel senso che anche se riconosco che le cause della mancata prosecuzione dell'esplorazione umana dei pianeti sono, probabilmente, quelle esposte, non per questo le considero ragionevoli. L'autore, Philip Ball, è un divulgatore scientifico inglese, sicuramente serio e preparato. La sua tesi è che le missioni spaziali con equipaggio non hanno senso a causa degli elevatissimi costi insostenibili da parte di una opinione pubblica ostile.
Inoltre, gli astronauti, passato il primo momento di gloria, secondo Ball si sono rivelati convenzionali, borghesi, vuoti e noiosi, insomma: banali, al di là delle lauree in ingegneria. Philip Ball conclude il suo articolo su "Internazionale" con questa frase: "In fin dei conti, una manciata di rocce lunari non ci ha ispirato abbastanza e non ha risolto nessuno dei nostri problemi, quindi ci sono buoni motivi se non siamo tornati sulla Luna". Inizierei da quest'ultimo punto: Mah. Philip Ball è un divulgatore scientifico rispettabile, pertanto, rispettosamente, gli chiederei, soprattutto avendo in mente il mondo contemporaneo privo delle seguenti tecnologie: la TAC ha risolto qualche problema? L'elettronica per come la conosciamo oggi ha risolto qualche problema? I moderni equipaggiamenti di soccorso dei pompieri, i voli low cost o... Gli impianti fotovoltaici: risolvono qualche problema? Io ritengo che il mondo sull'orlo della crisi climatologica dovrà la sua salvezza al progresso tecnologico e che una missione su Marte, ad esempio, avrebbe almeno lo stesso effetto che ebbe quella sulla Luna sulle tecnologie informatiche, mediche, aerospaziali, energetiche. Ma non è così, abbiate pazienza, che voglio chiudere questo mio post. Richiamo la vostra attenzione sulla denuncia, da parte di Ball, del vuoto spirituale che c'è dietro gli astronauti (reali o cinematografici che sia). Io credo che sia questo il punto più debole del ragionamento di Ball. Qualcuno di voi ha sentito parlare di Chuck Yeager? E' stato un pilota di caccia della Seconda Guerra Mondiale e poi pilota collaudatore, il primo uomo a superare il muro del suono nel 1947.
Qualcuno di voi ha mai volato in aereo? Beh, spero che non vi sentiate tutti superuomini dotati di particolare profondità spirituale per aver passato qualche ora seduti su un aeroplano le cui capacità e la cui complessità sovrastano di ordini di grandezza i velivoli pilotati da Yeager 70 anni fa. Dal breve scritto che ho letto Ball non ritengo abbia capito a cosa serve l'esplorazione dello spazio. Non serve a trovare un nuovo Achille/Enea/Ercole/Batman. E non serve neppure a mettere un'altra bandierina su Marte. Serve a rendere banale un ambiente ostile e letale esattamente come è ostile e letale la stratosfera in cui si viaggia da Londra a Bari. Perchè nessuno degli astronauti, dal famoso Gagarin all'ultimo sconosciuto ospite della Stazione Spaziale Internazionale, pensa di essere arrivato da qualche parte. Il nostro livello tecnologico nei viaggi spaziali non è nemmeno paragonabile a quello degli aerei della Prima Guerra Mondiale rispetto agli odierni voli low cost. Si deve lavorare ancora molto per giungere al risultato minimo: rendere possibile la vita umana nel Sistema Solare. Che non dovrà essere abitato da uomini superiori, ma da uomini comuni. Il guaio è che, nonostante siamo circondati dall'eredità tecnologica del Programma Apollo nessuno sta facendo abbastanza per metterli a frutto, probabilmente perchè l'umanità è troppo impegnata a ignorare i cambiamenti climatici, odiare i ciclisti e rispolverare teorie sociali ottocentesche come in questi giorni a Verona. In cento anni siamo passati dai biplani di carta ai voli low cost di massa. Il volo spaziale è di almeno 1 o 2 ordini di grandezza più complesso, forse di più. E, anche se colmassimo tutti il vuoto spirituale che Ball vede nella moderna astronautica, non abbiamo molta scelta: o le Stelle o l'estinzione.
Sulla nota vicenda della vernice versata sulla Statua di Montanelli a Milano ho letto un bell'articolo di Carla Panico che potete trovare qua.
Ritengo che il suo unico punto debole sia il totale rifiuto, da parte dell'autrice, della contestualizzazione storica dei fatti che viene perentoriamente vietata.
Negli anni '30 Montanelli comprò una bambina da una famiglia durante il suo servizio militare in Africa Orientale Italiana e la usò come schiava e mai si è pentito di questa violenza rivendicandola come un fatto normale nei tempi e nei luoghi in cui fu commessa.
Uso la parola debole non con maschio paternalismo di fronte ad una femminea deficienza ma in senso tecnico perchè ad ignorare il contesto o, peggio, a stabilirne assiomaticamente l'irrilevanza, si fa poca strada.
Oltre al classico esempio dell'Imperatore Romano Adriano, passato alla storia come sovrano filosofo ed umanissimo ma meno noto come schiavista, dittatore militare e pedofilo, avviciniamoci un po' al nostro tempo e consideriamo Baden Powell, il Fondatore dello Scoutismo.
Era un ufficiale (poi generale) dell'Esercito Britannico in pieno colonialismo. Passò molti anni in servizio attivo in India ed Africa partecipando, tra l'altro, alla campagna contro i Matabele e alla guerra contro i Boeri durante la quale 25mila civili boeri morirono.
Non è necessario scendere in ulteriori dettagli per prendere coscienza dell'evidenza: la Persona che ha inventato uno dei movimenti più efficacemente pacifisti, non violenti, rispettosi dell'ambiente e fattivi attori della Parità di Genere non ha avuto un passato professionale coerente con lo stesso Scoutismo.
Dovremmo buttare vernice (rosso sangue) sulle sue statue e targhe?
Facciamo un altro esempio: già oggi esistono sufficienti prove che dimostrano la pericolosità ambientale del consumo di carne (per tacere della mobilità automobilistica a discapito di quella ciclabile), dobbiamo, quindi, rassegnarci tutti ad essere considerati dei delinquenti tra un paio di generazioni?
Ma torniamo all'articolo, il cui succo trovo pienamente condivisibile.
L'autrice invoca alleanze per spezzare il circolo vizioso del paternalismo maschilista e, nonostante la grave debolezza logica che ho evidenziato, non mi sento di rifiutare il mio aiuto a chi si oppone, ad esempio, al decreto Pillon.
Inoltre, come sostengo pubblicamente da tempo, credo che sia davvero urgente spingere sulla società civile italiana perchè prenda coscienza dei crimini coloniali e fascisti, quindi accolgo volentieri il suo appello pur rendendo esplicito che considero questa alleanza, appunto, debole, minata dalla manifesta volontà di ignorare i fatti, faccenda poco promettente in ambito scientifico e storico.
Indro Montanelli non è un campione di umanità, ma è stato uno dei massimi giornalisti italiani (il cui merito maggiore, per la Sinistra, è stato, probabilmente, essersi opposto a Berlusconi in tarda età).
E' stato anche vittima del terrorismo brigatista.
E non si è mai nemmeno pentito della sua Violenza.
Ma sempre un grande giornalista resta.
Imbrattarne la statua è segno di debolezza. La debolezza di chi prevarica ed ignora. Ossia, maschilista e paternalista (ma con altri mezzi).
Basta leggersi, che so, Barbero su Caporetto quando dimostra che fu più il contesto di arretratezza, clientelismo e feroce incompetenza a causare la disfatta rispetto alla potenza degli austro-tedeschi per capire l'imprescindibilità della separazione tra gli ambiti assoluti (stupratore era Montanelli, stupratore resta) e quelli relativi all'epoca storica (Baden Powell è stato il fondatore di un movimento benemerito per l'Umanità, nonchè soldato di uno spietato esercito colonialista).
Ragionare in questi termini obbligherebbe a rigettare praticamente tutto il passato (e non è che del presente italico ci sia molto da salvare) in quanto contaminato di default dalla pratica millenaria della sottomissione femminile.
Non mi pare molto costruttivo, se non altro perchè andrebbero alle ortiche anche tutti i processi di emancipazione per proprietà transitiva.
Non ho l'abitudine di suggerire a terzi come perseguire meglio i propri scopi ma di sicuro non avrei trovato nulla da ridire in una azione (legale) contro i SUV parcheggiati in divieto di sosta. Davvero qualcosa di più di un simbolo del Patriarcato maschilista degli anni 30. Insomma, sarebbe meglio imparare dal passato, leggere il presente e cambiare il futuro piuttosto che fare qualcosa tipo lo schiaffo del soldato ad una statua di un morto. Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 ha donato all'umanità un termine piuttosto preciso per indicare comportamenti sopra le righe finalizzati all'apparenza piuttosto che alla concretezza: schicchiante. Ecco, li eviterei schicchiantamenti come questi, perchè i Pillon avanzano, anche all'ombra della vernice rosa.
Qualche tempo fa mi è successo un curioso incidente: stavo vedendo un film. Ho interrotto la riproduzione e dopo una mezz'ora ho avviato un altro film. L'audio era ritardato di circa 1 secondo. Ho riavviato il PC (non avevo voglia di fare debug) ma al reboot il problema si è ripresentato con tutti i player (vlc, MPV,) e anche su amazon video e netflix.
Dopo una lunga ricerca su google ho trovato un primo indizio sul wiki di Arch Linux.
A quanto pare "il problema potrebbe essere causato da una dimensione non corretta dei buffer"
Quindi, nel file:
/etc/pulse/daemon.conf
Ho impostato:
default-fragments = 4
default-fragment-size-msec = 2
Dopodichè ho riavviato il computer ma il problema è rimasto.
Ovviamente non è necessario riavviare il computer su linux per riavviare un pezzo del sistema. Per riavviare pulseaudio, da terminale come utente normale si procede così:
pulseaudio -k
che termina il processo pulseaudio. Entro pochi secondi systemd lo farà ripartire automaticamente.
Ho continuato la ricerca e ho scoperto che pulseaudio ha dei files di configurazione locali 'per utente' posizionati nella cartella
/home/nomeutente/.config/pulse
cosa che mi è parsa subito ovvia quando ho notato che il riavvio del server audio va fatto come utente normale e non come root.
Quindi, dopo aver 'aggiustato' i parametri del buffer questi files di configurazione vanno cancellati prima di riavviare il server audio.
mv ~/.config/pulse ~/.config/pulse.old
pulseaudio -k
questa procedura ha risolto il mio problema.
Ovviamente, quando siete sicuri che è tutto ok, i vecchi files di configurazione possono essere traquillamente cancellati:
rm -rf ~/.config/pulse.old
Tutto risolto?
No. Il vero problema è: "che cosa è successo al mio sistema per 'rompere' la configurazione?"
Purtroppo, non sono riuscito a individuarne la causa e questo, su sistema linux, è uno smacco serio.
A curious incident happened to me some time ago: I was watching a movie. I stopped playing and after half an hour I started another movie. The audio was delayed by about 1 second. I restarted the PC (I did not want to debug) but after the reboot the problem has recurred with all the players (vlc, MPV,) and also on amazon video and netflix.
After a long search on google I found a first clue on the wiki of Arch Linux.
Apparently "the problem could be caused by an incorrect buffer size"
So, in the file:
/etc/pulse/daemon.conf
I set:
default-fragments = 4
default-fragment-size-msec = 2
Then I restarted the computer but the problem remained.
Obviously it is not necessary to restart the computer on linux to restart a piece of the system. To restart pulseaudio, from the terminal as a normal user:
pulseaudio -k
which ends the pulseaudio process. Within a few seconds, systemd will restart it automatically.
I continued the search and found that pulseaudio has local configuration files 'per user' located in the folder
/home/nomeutente/.config/pulse
which seemed obvious to me when I noticed that the audio server should be restarted as a normal user and not as root.
Therefore, after having adjusted the buffer parameters, these configuration files must be deleted before restarting the audio server.
mv ~/.config/pulse ~/.config/pulse.old
pulseaudio -k
this procedure solved my problem.
Of course, when you're sure it's ok, the old configuration files can be quietly deleted:
rm -rf ~/.config/pulse.old
All solved?
No. The real problem is: "What happened to my system to 'break' the configuration?"
Unfortunately, I could not identify the cause and this, on linux system, is a serious failure.
Negli ultimi mesi l'AGESCI ha diramato un paio di insoliti comunicati stampa legati al mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo italiano.
Uso la parola 'insolito' senza pregiudizio, in senso statistico.
I Comunicati Stampa dell'AGESCI sono, in genere, una teoria di eventi associativi, notizie logistiche, annunci di programmi e progetti tipo: ecco i vincitori dell'Agesci Music Festival!
Ma, tra una veglia di preghiera ed un convegno sulla disabilità, un festival di musica scout e un evento internazionale, troviamo anche questo e soprattutto quest'altro comunicato stampa.
Si tratta di prese di posizioni relativamente nette per una associazione dichiaratamente apartitica. La chiave per comprendere sia l'eccezionalità che la necessità di questi comunicati è nel Patto Associativo dell'Agesci. Spero che tutti i Capi Agesci l'abbiano letto, personalmente lo faccio ogni anno e mi sembra di capire qualcosa in più ad ogni lettura. Per un profano può sembrare un documento buonista, privo di rigore nella definizione di ciò che è o non è scoutismo. Effettivamente, in prima approssimazione, la formulazione così aperta del documento può fuorviare. Non ha senso, per gli scout, prevedere esplicitamente la malafede perchè in tal caso non si sarebbe, automaticamente, più tra scout. Quindi, il Patto Associativo deve per forza avere quell'aria un po' ingenua ai malfidati come me. Beh, vi siete dati una bella lettura? Richiamo la vostra attenzione sull'ultimo paragrafo: la scelta politica. Scusatemi ma devo riprodurne qua gran parte del testo per evitare fraintendimenti:
La scelta di azione politica è impegno irrinunciabile che ci qualifica in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune. Il Progetto Educativo, elaborato dalla Comunità Capi sulla base del confronto con la realtà e vissuto nelle unità, è strumento per un'azione educativa che abbia valenza politica. La proposta scout educa i ragazzi e le ragazze ad essere cittadini attivi attraverso l'assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà ci presenta. L'educazione politica si realizza non solo attraverso la presa di coscienza, ma richiede, nel rispetto delle età dei ragazzi e del livello di maturazione del gruppo, un impegno concreto della comunità, svolto con spirito critico ed attento a formulare proposte per la prevenzione e la soluzione dei problemi. La diversità di opinioni presenti nell'Associazione è ricchezza e stimolo all'approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana. Ci impegniamo pertanto a qualificare la nostra scelta educativa in senso alternativo a quei modelli di comportamento della società attuale che avviliscono e strumentalizzano la persona, come il prevalere dell'immagine sulla sostanza, le spinte al consumismo, il mito del successo ad ogni costo, che si traduce spesso in competitività esasperata. Ci impegniamo ad educare al discernimento e alla scelta, perché una coscienza formata è capace di autentica libertà. Ci impegniamo a rifiutare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione del nostro Paese, tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instaurare l'autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole, di dare spazio alle discriminazioni razziali. Ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia. Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale. Ci impegniamo a promuovere la cultura, le politiche ed i comportamenti volti a tutelare i diritti dell'infanzia. Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l'ambiente, coscienti che i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle generazioni future. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell'azione educativa iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica. A livello individuale il Capo vive la realtà concreta del suo oggi ed esercita la propria cittadinanza attiva in coerenza con i valori dell'Associazione. L'AGESCI, consapevole di essere una realtà nel mondo giovanile, sente la responsabilità di dare voce a chi non ha voce e di intervenire su tematiche educative e politiche giovanili sia con giudizi pubblici che con azioni concrete. Collabora con tutti coloro che mostrano di concordare sugli scopi da perseguire e sui mezzi da usare relativamente alla situazione in esame, in vista della possibilità di produrre cambiamento culturale nella società e per "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato".
Come avete potuto leggere (le evidenziature in grassetto sono mie) l'azione dell'Agesci è focalizzata sull'educazione e sui ragazzi ma il Patto Associativo si guarda bene dall'obbligare gli Scout a rinchiudersi nelle Sedi e nelle Parrocchie. Anzi, proprio il contrario: la presa di posizione pubblica in certi ambiti e su alcune politiche non è un optional ma un obbligo. Dobbiamo, tuttavia, essere molto chiari su quali siano le questioni politiche rilevanti e quali quelle di ordine partitico su cui l'Agesci ha ben poco da dire. Consideriamo, ad esempio, le normative che regolano i rapporti di lavoro. Non spetta certo agli scout come Associazione rendere pubblica posizione su quale sia la soglia di salario minimo più adeguata o la tassazione più giusta del lavoro straordinario. Io, come cittadino ho le mie opinioni in merito ma, posto il comune obiettivo della Politica Partitica di migliorare la qualità della vita di tutti, che la soluzione migliore sia un salario minimo basso ed uno straordinario tassato molto o varie combinazioni non è cosa che riguardi lupetti, esploratori rover e Capi.
Di fatto, in una Italia civile e guidata da buon senso scientifico e rispettoso dei diritti umani, non succederebbe mai che l'Agesci emettesse un comunicato stampa sui provvedimenti governativi. Sfortunatamente, siamo ben lontani dal vivere in una nazione simile. Viviamo in una Nazione in cui il numero dei reati diminuisce da anni, nonostante il 'sentire comune'. Eccetto le aggressioni e le violenze razziste che si sono triplicate in meno di un lustro. I provvedimenti (no, non ne elencherò neppure uno: per pudore) di governo e amministratori locali alla base delle dichiarazioni e delle recenti manifestazioni dell'Agesci rientrano senza necessità di dimostrazione nelle casistiche declinate nel Patto Associativo. E mi sono limitati a riportare qui il paragrafo del Patto che riguarda la Scelta Politica, omettendo quello sulla Scelta Cristiana proprio perchè non mi piace vincere facile... Questo non vuol dire che approvo a cuor leggero la partecipazione di unità agesci a manifestazioni politiche, solo che, di fronte all'enormità della deriva razzista dell'Italia, il Patto Associativo è lapalissiano al di là di ogni possibile interpretazione contraria. Ci si deve pubblicamente opporre. Spiegare, con le opportune specificità, dalla Coccinella alla Scolta, come una legge che provochi la morte di innocenti e la sofferenza (per di più, statistiche alla mano, completamente inutile ai fini della 'Sicurezza') vada combattuta con tutti gli strumenti che la Democrazia prevede. Incluso il manifestare, in casi estremi (ripeto: estremi ma, data l'aria che tira, praticamente è già questo il caso) assieme a bandiere di Partito L'ultima riflessione che faccio è sui Capi Scout in posizioni eticamente problematiche rispetto al Patto Associativo a causa della loro militanza Partitica. Certo, sono ben pochi i partiti la cui piattaforma teorica e reale possa essere considerata inclusa del tutto nel Patto Associativo. Tuttavia, non è necessario che tutto quello che questo partito propone sia coerente rispetto al Patto Associativo ma è fondamentale che non sia tutto esterno ai valori della Carta fondamentale dell'Associazione. Spetta al singolo, poi, mantenersi coerente ai valori dello Scoutismo. Siccome un disegno vale più di cento parole...
I guai iniziano quando ci si allontana troppo dalla cornice del Patto Associativo. Se vuoi fare il Capo, una posizione pubblica (ad esempio su Facebook) con cui diffondi:
Bufale sui migranti mirate a diffondere odio xenofobo;
Bufale sui vaccini o xilella o covid altre falsità antiscientifiche destinate a diffondere paura ed errore (scientifico) con tutte le letali conseguenze del caso;
oscenità omofobe e sessiste (e volendo anche contro il Papa);
beh, ritengo che tu sia al di fuori del Patto Associativo e ai limiti estremi della possibile correzione fraterna.
Tuttavia, non spetta a me emettere un giudizio. L'Agesci non funziona così, per fortuna. Il Ruolo di Capo è funzione della scelta fatta da un gruppo di Adulti (la Comunità Capi) e ho piena fiducia che un razzista bufalaro neofascista difficilmente (ma è capitato, purtroppo) finirà a fare Servizio Diretto ai ragazzi, rendendo, pertanto, inutile infiltrare in Agesci una mentalità di sospetto, giudizi sommari ed epurazione. PS: meglio una manifestazione oggi che un'aquila randagia domani .
Mi sono ritrovato nella necessità di visualizzare, sulla mia Linux box, film con risoluzione 2160p - 3840×2160 pixel, ossia Ultra HD, (4K per gli amici al bar).
Nonostante una CPU Intel Core i7-7700T, una scheda grafica NVidia GT 1030 e un SSD come supporto il mio film 4K non ne voleva sapere di scorrere fluido su VLC.
In altri tempi avrei dedicato un po' di energia al debug del problema, oggi mi trovo nella necessità di usare il mio tempo libero per ... il tempo libero e non per indagare sul perchè non sta funzionando quello che voglio usare per impiegare il (poco) tempo libero.
Una breve ricerca mi ha portato a scoprire un player multimediale leggero e funzionale ai miei scopi: MPV.
Il progetto è piuttosto giovane ed il software non ha nemmeno un'interfaccia grafica completa, ma funziona a meraviglia sulla mia configurazione hardware permettendomi di visualizzare video 2160p senza nessun problema di prestazioni.
E' multipiattaforma come VLC e ho testato su Mint 19.1 la versione 2:0.29.1+git3~zzbionic.
Seguendo queste semplici istruzioni è possibile usare la GUI di SMPlayer con MPV nel caso siano necessarie funzionalità aggiuntive.
MPV non è presente nei repo ufficiali e va installato da suoi PPA (qui uno dei tre):
la barra del menu, scarna ma con il necessario per riprodurre video, scegliere lingue e sottotitoli
I found myself in the need to view, on my linux box, films with a resolution of 2160p - 3840 × 2160 pixels, or Ultra HD, (4K for friends at the bar).
Despite an Intel Core i7-7700T CPU, an NVidia GT 1030 graphics card and an SSD as support my 4K movie did not want to run smoothly on VLC.
In other times I would have devoted some energy to the debugging of the problem, today I find myself in the need to use my free time for ... free time and not to investigate why it is not working what I want to use for my (little) free time.
A brief research led me to discover a light and functional multimedia player for my purposes: MPV.
The project is quite young and the software does not even have a complete GUI, but it works wonders on my hardware configuration allowing me to view 2160p video without any performance problems.
It is multiplatform like VLC and I have tested on Mint 19.1 the version 2: 0.29.1 + git3 ~ zzbionic.
By following these simple instructions you can use the SMPlayer GUI with MPV in case additional features are required.
MPV is not present in the official repo and must be installed by its PPA (here one of the three):